È cominciata la corsa alle elezioni europee. Nella settimana appena trascorsa, una serie di eventi hanno mostrato come gli attori politici si stanno preparando all’appuntamento elettorale del prossimo maggio. L’incontro tra Viktor Orbán e Matteo Salvini il 28 agosto a Milano ha dimostrato non solo che l’asse tra i due leader è saldo, ma che il leader della Lega è la star in ascesa della galassia sovranista. Tanto che, come diciamo in una delle nostre brevi, l’unica opposizione possibile in Italia sembra poter venire dall’interno del suo partito. All’asse sovranista si oppone chiaramente Emmanuel Macron, che durante il suo viaggio in Danimarca è sembrato accettare di accreditarsi in tale ruolo. Resta ancora da vedere però se riuscirà a formare una grande alleanza attorno alla sua persona.
Attorno a questi due schieramenti in formazione, gli altri attori politici cominciano ad agire. Questa settimana, Angela Merkel ha dato il suo sostegno alla nomina di Manfred Weber come Spitzenkandidat del Partito popolare europeo, dando ufficialmente il via alle candidature a guidare la prossima Commissione europea. La scelta di Weber potrebbe tornare utile in ottica di uno spostamento a destra del Parlamento europeo, come spiega François Hublet. Non è detto però che il sostegno della Cancelliera basti ad aprirgli la strada verso il Berlaymont : se il Ppe potrebbe preferirgli altri rivali più accreditati, in ogni caso è ancora difficile pronosticare come il Consiglio deciderà di affrontare un Parlamento frammentato e privo di una chiara maggioranza, scrive Quentin Ariès.
In questa edizione della Lettera, però, non ci soffermiamo solo sulle convulsioni politiche dell’Unione, ma guardiamo anche al suo esterno, dove succedono delle cose altrettanto rilevanti per il suo futuro : Angela Merkel e Sebastian Kurz hanno provato a proporre un’idea di politica estera europea, la prima durante il suo viaggio in Caucaso – di cui ci parla Pierre Mennerat – e il secondo nel suo intervento ad Alpbach, in cui ha indicato come priorità dell’Unione l’allargamento ai Balcani – dice Simone Ros. Intanto, i Balcani sono già al centro della strategia della Nato : come scrive Matthieu Caillaud, la sua continua espansione ai paesi della regione posiziona la Bosnia-Erzegovina come prossimo fronte dello scontro con la Russia.