Prospettive


Dalla scuola dai gesuiti ai più alti livelli della burocrazia nazionale ed europea, la traiettoria di Mario Draghi è quella di un uomo che ha compreso il funzionamento delle regole dell’Europa del XXI secolo per usarle a proprio vantaggio. In questo ritratto particolarmente vivido, Ben Judah ricostruisce la serie di scommesse che hanno portato Draghi fino alla Presidenza del Consiglio.

Mentre, nel contesto della crisi sanitaria, gli Stati sembrano riscoprire le attrattive del protezionismo e dell’isolazionismo, la necessità di una governance globale dei beni comuni di fronte alle sfide che l’umanità intera si trova a dover affrontare è più evidente che mai. Sotto la direzione della professoressa Mireille Delmas-Marty, pubblichiamo il secondo numero della Revue européenne du droit, i cui contributi cercano di definire le caratteristiche di una governance globale pluralista e gli strumenti giuridici capaci di incarnarla, per assicurare l’unità nella pluralità.

Con il governo Draghi, l’Italia si avvia a diventare come la Svizzera?

Per comprendere le sfide che il nuovo governo istituzionale, sostenuto da un’ampia maggioranza, dovrà fronteggiare, è utile gettare uno sguardo oltralpe, dove il modello del “consociativismo” svizzero propone una chiave di lettura originale dell’evoluzione del sistema politico italiano.

La (de)militarizzazione, il disarmo, e il controllo di armi e mezzi della violenza rappresentano questioni sociali ed economiche centrali rispetto agli eventi che scuotono il Myanmar. Secondo Francesco Buscemi, tali questioni sono centrali perché forniscono molteplici chiavi di lettura degli eventi legati al cosiddetto colpo di stato, e al contempo rappresentano potenziali arene socio-economiche tramite cui scardinare e ripensare le relazioni tra società e istituzioni (statali e non-statali) su basi trans-etniche ed intersezionali.

La partecipazione di Matteo Renzi come ospite di spicco alla conferenza della Future Investment Initiative (FII), un evento finanziato dal Fondo sovrano di investimenti dell’Arabia Saudita, ha sollevato una serie di interrogativi su un possibile conflitto di interessi da parte di un senatore della Repubblica in carica. Ma oltre ai chiari risvolti ‘globali’, la parole dell’ex sindaco di Firenze hanno anche un importante peso di geopolitica ‘locale’, in quanto propongono una visione ben precisa della city diplomacy e dello sviluppo urbano.