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Oggi, lunedì 11 dicembre, si apre un evento privato a Washington che riunisce il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán, i repubblicani contrari al sostegno all’Ucraina e i conservatori americani. Zelensky si recherà nella capitale federale anche il giorno successivo per sostenere la causa del mantenimento degli aiuti statunitensi.

La Cop 28 si apre domani a Dubai. Al centro delle discussioni ci sarà un tema: il debito? Perché Il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz ne discute con l’ex ministra delle Finanze della Nigeria Kemi Adeosun, l’ex ministro argentino Martín Guzmán e l’economista Ishac Diwan.

L’irruzione di Milei nella politica argentina è stata brutale quanto le sue parole. Nel giro di pochi anni, il paleolibertario ha conquistato settori crescenti della società, rompendo la logica bipartitica che ha finora prevalso in Argentina. In uno studio dettagliato, completo di 4 grafici, Gabriel Vommaro decifra la sociologia di una sorpresa elettorale che potrebbe cambiare il panorama politico in America Latina.

L’elezione di Milei è storica. Per la prima volta un autoproclamato libertario è alla testa di una grande democrazia. John Tomasi e Matt Zwolinski, specialisti della questione, ripercorrono la storia del libertarismo, dalla metà dell’Ottocento ai giorni giorni. Con una domanda di fondo: come si fa a governare quando si vuole abbattere lo Stato?

Possiamo imitare i metodi degli illiberali per uscire dall’illiberalismo? Questa è una delle domande che si pone l’opposizione polacca mentre si prepara a formare una coalizione di governo. Marcin Matczak, noto avvocato vicino all’opposizione, e Katarzyna Skrzydłowska-Kalukin, specialista di questi temi, riflettono sulle tracce lasciate dal partito di Jarosław Kaczyński. Comunque vada, dopo otto anni di governo del PiS, la democrazia polacca si è già trasformata.

Dall’Ucraina a Gaza, la guerra si estende. Il mondo si frattura sotto i nostri occhi. Benché prudente sull’idea di una seconda Guerra fredda, Carlo Galli dipana i punti di tensione e scontro che definiscono il nostro mondo, forte di una convinzione: «Il conflitto odierno è solo geopolitico, non ha come posta in palio una visione del mondo». Un’intervista essenziale.

L’oscillare dell’attenzione strategica degli Stati Uniti tra diversi teatri regionali, dall’Europa all’Asia, passando per il Medio Oriente, non è un gioco a somma zero. Le conseguenze delle scelte di non intervento degli Stati Uniti si faranno sentire in maniera sempre più estesa nei nostri anni Venti, mettendo il Paese davanti a un dilemma che culminerà nelle elezioni presidenziali del 2024.