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Il crescente scontento globale sta costringendo gli stati a trovare soluzioni a breve termine. Il multilateralismo del futuro dovrà contare su una profonda integrazione dei cittadini – e su una pianificazione negoziata – per risolvere questa crisi.
Il crescente scontento globale sta costringendo gli stati a trovare soluzioni a breve termine. Il multilateralismo del futuro dovrà contare su una profonda integrazione dei cittadini – e su una pianificazione negoziata – per risolvere questa crisi.
Il Green Deal ha il potenziale per essere una rivoluzione politica. A livello continentale, nazionale e locale, la sua narrazione può cambiare l’identità dell’Europa. Uno spunto di dottrina di Laurence Tubiana.
Per segnare l’inizio della stagione politica, gli economisti Jean Tirole e Olivier Blanchard hanno prodotto un sintetico aggiornamento del rapporto della commissione internazionale da loro presieduta.
La decisione di costruire e vivere alle pendici di un vulcano che può eruttare è così irrazionale? La pandemia di Covid-19 e i disastri dell’Antropocene lo dimostrano: preferiamo ancora barattare la fragilità del futuro con l’utilità e la comodità del presente.
La pandemia ha cambiato per sempre la natura del potere. All’indomani della crisi, stanno emergendo tre scenari estremi: uno scenario burocratico e dirigista, un secondo scenario “populista”, o una profonda trasformazione delle strutture di potere.
Per sviluppare una vera politica di assetto del territorio, l’Europa deve approfittare dei Piani di ripresa. Deve inoltre tener conto delle linee di faglia che sono emerse sul continente dall’inizio degli anni 2000.
Se il consenso sulla modernità verde sembra prendere piede ovunque, possiamo ancora scegliere il modello da seguire. Al di là della sterile alternativa tra capitalismo decarbonizzato e apocalisse, l’Europa ha i mezzi per inventare una proposta politica meno dipendente dallo spirito di conquista di quelle di Cina e Stati Uniti.
Perché gli ambientalisti devono imparare a parlare il linguaggio della geopolitica.
È un fatto: è diventato più facile immaginare la fine del mondo che la fine dell’automobile. L’automobile ha invaso il nostro immaginario così bene nell’ultimo secolo che sembra ormai impossibile trovare un’alternativa. Ma se vogliamo accelerare la fine di questa breve storia, dobbiamo accettare che la transizione non avverrà da un giorno all’altro – e smettere di vederla come una questione personale.
Il tecnopopulismo origina da uno scollamento tra politica e società: lungi dal risolvere questa frattura, i tecnopopulisti la esacerbano, erodendo le basi della rappresentanza democratica. La chiave per uscire da questa situazione di stallo sta nella ricerca di nuove forme di intermediazione politica.