La scorsa settimana il presidente della Bielorussia Alexandr Lukashenko ha attirato l’attenzione su di sé e sul suo paese dopo aver annunciato la creazione di un “gruppo regionale congiunto” che comprende forze russe, così come a seguito di altre dichiarazioni meno chiare su di un’ipotetica minaccia di aggressione alle frontiere del suo paese1.

  • Sebbene questo discorso rispecchi la classica retorica di Lukashenko, che cerca di mascherare la sua collaborazione con la Russia e di introdurre un certo grado di separazione tra Mosca e Minsk, l’annuncio riguarda l’arrivo di un contingente russo sul suo territorio e la velata minaccia a Kyiv di un maggiore coinvolgimento bielorusso nella guerra.
  • Il contesto di questi annunci è inscindibile da quello sul campo: la controffensiva ucraina e la riconquista del territorio a est e a sud hanno portato a un’escalation da parte di Mosca, che si sente sempre più messa all’angolo: missili sulle città, distruzione delle infrastrutture, soprattutto energetiche, e l’annuncio relativo alla Bielorussia.

Con l’epicentro degli scontri nel sud e nell’est dell’Ucraina, lo scopo principale di questi annunci è tattico. La minaccia di un’offensiva da nord potrebbe costringere l’esercito ucraino a spostare parte delle sue forze al confine con la Bielorussia, diminuendo o dividendo gli effettivi impegnati con successo nelle riconquiste territoriali delle ultime settimane.

Tuttavia, due fattori sminuiscono la portata di questa minaccia: il primo è che i russi, nelle prime settimane di guerra, avevano già invaso l’Ucraina da nord, con l’obiettivo di prendere Kyiv – senza riuscirci. 

  • L’Ucraina ha già dimostrato di essere in grado di rispondere alle offensive in quest’area.
  • Il secondo fattore è legato al terreno: il confine tra Bielorussia e Ucraina, lungo quasi 900 km, è densamente boscoso, il che non favorisce il passaggio di uomini, attrezzature e veicoli – per non parlare dell’ipotetico passaggio attraverso l’area contaminata intorno a Chernobyl, ora terreno di addestramento per le truppe ucraine.

Un modo per rafforzare questa minaccia è quello di evocare lo spettro dell’entrata in guerra della Bielorussia a fianco della Russia. Sebbene il Paese sia già in coinvolto nella guerra – le truppe russe attraversano il suo territorio e da qui hanno lanciato missili in Ucraina – l’esercito di Minsk non è ancora intervenuto direttamente nel conflitto.

Se la Bielorussia aiuta già la Russia dal punto di vista diplomatico e logistico, la sua entrata in guerra amplierebbe il conflitto coinvolgendo un ulteriore Stato. Oltre alle conseguenze militari (lo stato dell’esercito bielorusso e del suo arsenale è incerto per un conflitto di questa portata), le ricadute diplomatiche e geopolitiche sarebbero significative.

  • Oltre al teatro ucraino, l’ingresso della Bielorussia nel conflitto aumenterebbe la pressione sul Corridoio di Suwałki, la striscia di terra che divide l’Oblast di Kaliningrad, la Bielorussia, la Lituania e la Polonia.
  • Inoltre, l’ingresso di un terzo attore complicherebbe ulteriormente qualsiasi sforzo di cessate il fuoco, che dovrebbe tenere conto di un’ulteriore variabile (sebbene il Paese sia subordinato alla Russia).

La questione della posizione di vassallaggio della Bielorussia nei confronti della Russia deve essere sottolineata, poiché la potenziale entrata in guerra di Minsk dipenderà dal grado di difficoltà in cui si ritroverà Mosca, con il potere di Lukashenko garantito dalla sua controparte al Cremlino – dove si decide realmente la politica estera di Minsk. Nonostante il tentativo di Lukashenko di minimizzare l’adesione della Bielorussia alla linea russa, i fatti, come la sua recente visita alla repubblica secessionista dell’Abcasia, indicano il contrario.2.

Sebbene la Bielorussia sia, a livello internazionale, una sorta di protettorato russo, internamente la situazione potrebbe rivelarsi più complessa.

  • In primo luogo, non è scontato che gli apparati bielorussi sostengano l’entrata in guerra non è garantito e, dal punto di vista sociale, non dobbiamo dimenticare la portata delle manifestazioni di due anni fa: anche se sono state violentemente represse, il malcontento nei confronti dell’attuale potere è latente.
  • Con il potere bielorusso già pesantemente messo in discussione in passato (fino a poco tempo fa), ci si chiede se la società civile accetterebbe la decisione di inviare la sua gioventù a combattere gli ucraini a fianco dei russi.

Se una certa narrativa russa tendeva a considerare bielorussi e ucraini come “versioni” di russi (una visione che risale all’Impero russo, quando si parlava di “piccoli russi” e “russi bianchi”), questa si è trovata in difficoltà fin dall’inizio della guerra, stretta tra la negazione dell’identità ucraina e la loro designazione come nazisti. Tuttavia, la retorica dei popoli fratelli è ancora presente nelle relazioni russo-bielorusse ed è anche un argomento importante per l’approfondimento dell’unione statale tra i due Paesi.

Note
  1. « Belarus Says Forming Joint Military Group with Russia », The Moscow Times, 10 octobre 2022.
  2. Aleksandr Lukashenko visits historical places on north-eastern Black Sea coast, meets with Aslan Bzhania, President of the Republic of Belarus, 28 septembre 2022.