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Key Points
  • A che punto siamo con la vaccinazione in Italia, in Europa, nel mondo? Qual è il livello di fiducia nei vaccini contro il Covid-19? Come funziona la distribuzione logistica del vaccino? La corsa al vaccino aumenta le disuguaglianze? 
  • Delle risposte sintetiche in tre mappe e nove grafici commentati dal Groupe d’études géopolitiques
  • Nota bene: i dati di questo articolo sono aggiornati una volta al giorno alle 19 sull’Osservatorio Geopolitico del Covid-19.

A che punto siamo con la vaccinazione su scala continentale?

La Commissione ha concepito un coordinamento della strategia di vaccinazione a livello europeo per limitare gli effetti della concorrenza tra gli Stati membri. Questo approccio unificato contribuisce ad assicurare uniformità nella distribuzione del vaccino a livello continentale: la quota della popolazione vaccinata in Romania (2,63%) è più alta che in Germania (1,82%). D’altra parte, l’eterogeneità delle capacità logistiche nazionali è un importante fattore di differenziazione tra i paesi.

Le strategie di vaccinazione riflettono scelte politiche che hanno conseguenze molto eterogenee a seconda degli indicatori considerati: mentre il Regno Unito ha optato per un approccio monodose che permette una vaccinazione di massa, che lo pone in cima alla lista dei paesi che hanno distribuito almeno una dose, si contano ora più persone completamente vaccinate in Romania (2,63%) che nel Regno Unito (0,82%).

Qual è il livello di fiducia nei vaccini contro il Covid-19?

Grazie a una strategia incentrata sulla vaccinazione di massa della popolazione, la fiducia nel Regno Unito è in forte aumento. La fiducia, emersa come un tema centrale in tutto il dibattito politico del Covid-19,  sulla questione dei vaccini porta con sé un notevole paradosso. Lo sviluppo di un vaccino a tempo di record è il risultato di un progresso tecnico e scientifico notevole, ma che è accompagnato da una recrudescenza della sfiducia e della preoccupazione della popolazione. Si può notare, per esempio, che la fiducia nel vaccino sta guadagnando terreno in Francia, ma rimane molto bassa rispetto agli altri paesi rappresentati. 

Qual è la logistica per la distribuzione del vaccino?

La campagna di vaccinazione contro il Covid-19 è una sfida logistica senza precedenti. Questo grafico mostra le diverse temperature che devono essere rispettate per garantire l’integrità della catena del freddo per la conservazione di ogni vaccino. Si osserva che la tecnologia dell’RNA messaggero usata per il vaccino Pfizer/BioNTech richiede una temperatura di stoccaggio particolarmente bassa per la sua conservazione e distribuzione. Tuttavia, secondo i dati pubblicati il 19 febbraio da BioNTech e Pfizer, il vaccino potrebbe essere conservato per due settimane a temperature inferiori, tra -25 e -15°C. Anche il vaccino Moderna utilizza questa tecnologia, ma il suo requisito di conservazione rimane inferiore. La necessità di garantire la catena del freddo è un fattore importante che sconvolge la solita logistica di stoccaggio e consegna. Va notato che il vaccino sviluppato da Johnson & Johnson può essere conservato per due anni a -20°C, mentre si può conservare per soli 3 mesi a 2-8°C.

La corsa al vaccino è transazionale. Questo grafico mostra la grande differenza di prezzo per dose tra i vaccini, compreso lo scarto maggiore tra il vaccino progettato da AstraZeneca e gli altri. Il grafico fornisce anche una rappresentazione visiva della strategia negoziale dell’Unione europea, particolarmente incentrata sul prezzo. Il divario con gli Stati Uniti è impressionante per i vaccini Janssen, Pfizer/BioNTech, AstraZeneca e Sanofi. Un’eccezione è fatta per il vaccino Moderna, per cui è importante ricordare l’accordo tra l’azienda americana e l’Unione Europea, che è tra i più bassi dell’Unione in termini di dosi ordinate.

La potenza alla prova del Covid-19: come analizzare le divergenze su scala globale?

Una crisi di questa portata fa emergere i segnali deboli e le tendenze determinanti che stanno ridefinendo la tettonica a placche. 

Si notano due tendenze: 

  1. Il rapporto con i dati non è omogeneo in tutto il mondo: non si dispone di dati sulle campagne di vaccinazione in Cina o in Arabia Saudita. Questo riflette e amplifica la messa in discussione del principio della governance globale. 
  2. La divergenza di potenza si riflette nel livello di integrazione regionale (in Messico la quota di persone vaccinate è più alta rispetto al Giappone) o nelle capacità di produzione.

Israele costituisce un’eccezione: una situazione che è il risultato di una strategia atipica sotto ogni aspetto. Tra le cause che sono state riscontrate: una popolazione relativamente piccola con un PIL elevato, grandi capacità logistiche, la disponibilità di Pfizer a consegnare una quantità di dosi per poter dimostrare l’efficacia del suo vaccino, la volontà politica di affermare la propria peculiarità. 

La corsa al vaccino aumenta le disuguaglianze? 

La disuguaglianza nell’accesso ai vaccini è evidente. Questo grafico mostra la disuguaglianza di accesso ai vaccini attraverso una classificazione in base al reddito. Così facendo, si può osservare che il livello di reddito dei paesi è un fattore determinante per l’accesso ai vaccini. I paesi con redditi più alti hanno quindi un accesso sproporzionato rispetto alle altre categorie. Questo accesso diminuisce in proporzione al livello  di povertà, mentre la vulnerabilità delle popolazioni dei paesi a basso reddito risulta maggiore. Tali rappresentazioni vengono messe in luce dall’iniziativa Covax, che mira a compensare questo squilibrio garantendo a tutti i paesi un accesso rapido ed equo ai vaccini contro il Covid-19, indipendentemente dal loro livello di reddito.

L’accesso ai vaccini contro il Covid-19 plasma una geopolitica multidimensionale e plurilaterale?

La corsa al vaccino mostra la natura pluridimensionale e multinazionale del potere. Il ruolo dei grandi gruppi farmaceutici si riflette, quindi, sia in termini di quota di mercato che di presenza globale. L’onnipresenza di Janssen, Pfizer e AstraZeneca, così come lo scarto tra gli Stati Uniti e l’Unione europea rispetto ad altre aree regionali, può essere vista in questo senso.

Nell’Unione Europea, l’Ungheria è l’unico paese che ha concluso accordi con la Russia e la Cina per l’acquisto di vaccini. 

La regolamentazione si declina sempre più su scala continentale. E questo si riscontra nell’approccio unificato e pluri-vaccinale dell’UE, che è importante per contrastare i ritardi nella distribuzione e produzione di vaccini in Europa. Questa mappa permette anche di rivelare la dipendenza di quasi tutto il continente africano e del Sud-Est asiatico dai processi di sviluppo e di approvazione istituiti dalle grandi potenze o nel quadro dell’OMS (Covax). La mappa mostra  anche le nuove relazioni di influenza, nella misura in cui permette di dedurre l’influenza degli attori sistemici non occidentali attraverso, per esempio, la diffusione dei vaccini cinesi e russi.

Caso di studio: la potenza nella pratica

La curva degli Stati Uniti è una dimostrazione di iperpotenza che al momento non sembra assumere un ruolo di leadership, non rispondendo all’appello di inviare il 5% delle dosi americane ed europee ai paesi in via di sviluppo, lanciato su iniziativa di Francia e Germania. La Russia e la Cina hanno dichiarato la loro disponibilità a farlo.

Questo grafico mostra il crescente slancio della campagna di immunizzazione in tutto il mondo. Si può riscontrare un’evoluzione progressiva per tutti i paesi durante i primi 20 giorni di gennaio 2021. Gli Stati Uniti hanno mostrato un improvviso aumento degli sforzi di immunizzazione a partire dal 9 gennaio 2021, poggiando su una  base crescente a partire  da quella data.

La distribuzione delle dosi è in gran parte in funzione del livello di reddito dei paesi. L’acquisto di dosi si è finora basato su iniziative unilaterali – il Canada, per esempio, ne ha ordinato una quantità di dosi cinque volte superiore la sua popolazione.