Tra Israele e Hamas, la guerra potrebbe svoltare questa settimana. Se la fiammata al confine tra Libano e Israele dovesse diffondersi, quale sarebbe la reazione di Hezbollah? Per capire meglio cos’è e cosa vuole questa organizzazione creata quarant’anni fa per resistere a Israele, Aurélie Daher, specialista della questione, propone una panoramica in 10 punti.
Israele e la guerra del Sukkot: geopolitica delle reazioni all’attacco di Hamas del 7 ottobre
MediterraneoL’attacco su larga scala contro Israele da parte di Hamas la mattina del 7 ottobre è stato un momento che ha cristallizzato le linee di faglia del mondo. Pubblichiamo la prima versione di una mappa inedita – che aggiorneremo sistematicamente – che ci permette di tracciare e studiare le posizioni globali. Sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina da parte di Putin, questa mappa ci aiuta a comprendere i deboli segnali delle nuove alleanze dell’interregno
Israele: «Netanyahu ha esplicitamente rafforzato Hamas», una conversazione con Nitzan Horowitz
MediterraneoEx ministro della Salute e oppositore di Benjamin Netanyahu, Nitzan Horowitz è al centro della vita politica e intellettuale di Tel Aviv. In quest’intervista, denuncia la responsabilità dell’attuale Primo ministro facendo allo stesso momento un appello all’unità necessaria davanti alla guerra.
Almeno 150 persone sono state rapite dopo l’attacco scatenato da Hamas il 7 ottobre. Perché un numero così impressionante? Bisogna capire che l’organizzazione sfrutta la la dottrina dello Stato ebraico sugli ostaggi e i dispersi, facendone un’arma. In dieci punti sintetici Étienne Dignat, autore di La Rançon de la guerre (PUF, 2023), ci fornisce il contesto di questa guerra degli ostaggi: ci spiega cosa significa questo rapimento di massa e perché pone a Israele un dilemma politico e militare cruciale
In Israele, l’unità nazionale prevale per il momento di fronte all’attacco terroristico di Hamas. Solo Haaretz ha scelto di rompere questa tregua politica per lanciare un attacco molto violento a Benyamin Netanyahu, il Primo Ministro israeliano. La sua argomentazione in due tempi ne fa il principale colpevole di una situazione che il movimento islamista è stato capace di sfruttare.
Ambasciatore di Francia in Israele e negli Stati Uniti, rappresentante permanente della Francia all’ONU, il diplomatico Gérard Araud è una delle persone più adatte a cogliere le complessità sollevate dall’attacco di Hamas sabato. Lo abbiamo intervistato per chiedergli un’analisi a caldo della guerra del Sukkot
Da qualche mese, Fabrice Deprez osserva l’Ucraina da vicino. Forte delle testimonianza raccolte ovunque in Ucraina, ci racconta un conflitto di venti mesi, un periodo in cui tutto è cambiato. Cosa fare mentre la prospettiva della pace non è mai apparsi così lontana? La domanda è la chiave di questa istantanea di una società – più che mai – in guerra.
«L’Ucraina si prepara all’adesione all’UE mentre sopravvive all’aggressione russa», una conversazione con la Vice primo ministro ucraina Olha Stefanishyna
EuropaA pochi giorni dal Vertice di Granada, incontriamo la Vice primo ministro ucraina, cui Volodymyr Zelensky ha affidato il dossier dell’integrazione europea ed euro-atlantica dell’Ucraina devastata dalla guerra. In un’intervista esclusiva, Olha Stefanishyna parla delle opportunità storiche che giustificano l’allargamento dell’Unione e dello sforzo bellico intrapreso da Kiev per contenere l’aggressione russa alle porte dell’Europa
Nel suo complesso, l’Europa controlla più del 27% dell’industria della difesa a livello mondiale — seconda solo agli Stati Uniti. Eppure, dopo diversi anni, i molti tentativi dell’Unione di integrare i suoi sistemi di difesa arrancano. Secondo Karel Lannoo, direttore generale del CEPS, bisogna approfittare di una situazione eccezionalmente pericolosa per far emergere un mercato unico
Come riprendere un territorio che una potenza nucleare ritiene interno? È quello che tentano di fare da un anno gli ucraini in Crimea, inventando e mettendo alla prova una nuova strategia: la bollitura della rana