Una versione in inglese è disponibile sul sito del Groupe d’études géopolitiques.
Una presidenza a quattro direttrici
Il primo luglio la Spagna ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione europea con un’ambizione: che le nostre iniziative e il nostro slancio europeo permettano di continuare a costruire l’Europa del futuro. L’integrazione europea ambisce, prima di tutto, a garantire il benessere dei suoi cittadini ed estenderne i diritti attraverso un processo di progressiva creazione di nuove politiche e relazioni tra gli europei. L’ambizione dei fondatori del progetto europeo, quando concepirono la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, andava ben oltre la creazione di un regime comune per i prodotti essenziali alla ricostruzione economica. Sapevano di gettare le basi di un progetto per il futuro, inizialmente concepito per sei Paesi, ma pensato per un intero continente.
L’Unione Europea è quindi molto più di una costruzione pragmatica basata sullo sviluppo di politiche settoriali: è il progetto di un destino comune di tutti gli europei, l’unico in grado di raggiungere l’orizzonte di prosperità e benessere a cui tutti aspiriamo. Questo progetto è stato costruito attraverso alcuni dei più grandi esercizi di innovazione politica della storia, in cui una struttura istituzionale unica è stata sovrapposta alle fondamenta dell’ordine secolare europeo, lo Stato di Westfalia.
Mentre il Covid-19 e la guerra in Ucraina hanno fornito ulteriori esempi di come l’Unione possa svilupparsi in situazioni di crisi, la risposta europea all’aggressione russa differisce notevolmente dalle crisi precedenti. Invece di procedere in ordine sparso e in modo scoordinato, abbiamo reagito con unità e solidarietà, fornendo soluzioni europee e non solo nazionali, come abbiamo fatto di fronte alla pandemia. Ma questa è l’essenza stessa del nostro progetto di integrazione: è in continua creazione.
Milan Kundera, recentemente scomparso, diceva che il vero motivo per cui cerchiamo di fare nostro il futuro è cambiare il nostro passato. E da quel passato, segnato da due conflitti mondiali in trent’anni, noi europei abbiamo scelto – e siamo riusciti – a fare l’Unione europea, cioè l’esatto contrario di quel passato: un progetto di pace fondato sui valori della democrazia, della tolleranza, dell’uguaglianza e della non discriminazione.
L’inaccettabile guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina dovrebbe ricordarci quanta strada abbiamo fatto. È passato quasi un anno e mezzo dal 24 febbraio 2022. Quella mattina abbiamo assistito sconvolti all’inizio di un’invasione che ci ha riportato ai momenti peggiori della storia europea, mentre l’Unione era nata proprio per superarli. Il popolo ucraino è perfettamente consapevole della portata e del valore di ciò che abbiamo costruito negli ultimi 70 anni; da parte nostra, noi sosteniamo e riconosciamo il sacrificio che l’Ucraina sta compiendo in nome di questo ideale europeo.
Il progetto europeo deve quindi essere sorretto dall’unità e dalla coesione, che saranno due degli assi portanti della nostra Presidenza. Unità tra gli Stati membri e coesione interna, promuovendo politiche che mostrino chiaramente ai cittadini che l’Unione è un progetto di tutti gli europei e per tutti gli europei: politiche progressiste per continuare a muoversi verso un’Europa competitiva, ecologica e digitale, ma anche giusta e inclusiva. È così che costruiremo l’Europa di domani, un’Europa che disponga di un peso nel mondo e un progetto riconoscibile, sia all’interno che all’esterno dei nostri confini.
Questa è l’Europa in cui crede la Spagna. È l’Europa della Presidenza spagnola del Consiglio, il cui motto è “l’Europa, più vicina”, e che si concretizza in un programma ambizioso teso a formare un consenso continentale sulle principali questioni che l’Unione deve affrontare. La situazione lo richiede, perché la nostra sarà anche l’ultima presidenza completa dell’attuale legislatura europea, prima delle elezioni del Parlamento europeo del giugno 2024.
Nei prossimi mesi avremo la grande opportunità di compiere progressi decisivi nei grandi dibattiti che plasmeranno il futuro dell’Unione per i decenni a venire. I nostri tempi lo richiedono. L’unità europea non sarà solo necessaria per continuare a rispondere con decisione alla sfida dell’aggressione russa; sarà anche necessaria per consolidare l’Unione come potenza con una propria voce nel mondo e per difendere il nostro modello di valori e principi.
Da anni la Spagna promuove politiche progressiste in Europa e incoraggia un’integrazione più stretta. Fedele a questo spirito, gli sforzi della Presidenza spagnola si concentreranno su quattro aree di lavoro.
Il progresso attraverso la protezione e gli investimenti
Il progetto europeo di ampliamento dei diritti è anche un progetto di progresso economico. La Spagna promuoverà politiche che contribuiscano ad attrarre le industrie, a modernizzare la nostra economia e a diversificare le nostre relazioni commerciali con l’estero. L’Unione deve ricercare una maggiore competitività per le sue imprese, assicurando che l’industria europea consolidi la sua posizione all’avanguardia nei principali settori del futuro. Dobbiamo promuovere la competitività e una crescita economica sostenibile e inclusiva, rafforzando e approfondendo il mercato unico mentre celebriamo il trentesimo anniversario della sua creazione. Tutto questo rientra nella riduzione delle vulnerabilità e delle dipendenze strategiche che altri Paesi possono usare come strumento di pressione, condizionando il nostro benessere economico.
A tal fine, dobbiamo continuare a promuovere un quadro normativo che coniughi gli incentivi allo sviluppo tecnologico e all’innovazione con la difesa del modello europeo e dei nostri valori. Questo modello europeo di digitalizzazione responsabile, basato sulla parità di accedere all’ambiente digitale e sulla garanzia della privacy, è una caratteristica rispettata e imitata in altre parti del mondo. Deve quindi essere visto come una risorsa da promuovere e non come un peso per l’innovazione. Uno degli obiettivi a questo proposito sarà quello di progredire nell’elaborazione di un primo regolamento sull’Intelligenza artificiale.
Allo stesso tempo, dobbiamo ridurre le vulnerabilità in settori fondamentali dell’approvvigionamento, come l’alimentazione, l’energia, la salute e la tecnologia. Uno dei dossier più importanti in quest’area è la legge sulle materie prime critiche, che la Presidenza spagnola spera di portare avanti in dialoghi a tre una volta che il Parlamento europeo avrà votato la sua posizione negoziale. L’aggressione della Russia ha evidenziato l’enorme rischio di un’eccessiva dipendenza da una potenza che vuole usare l’energia come arma di guerra. Ha anche dimostrato che la lotta contro queste dipendenze è un’ottima opportunità per investire in un modello energetico sostenibile. Diversificare i nostri fornitori e ridurre la nostra dipendenza ci offre quindi l’opportunità di raggiungere altri obiettivi strategici.
Nell’ambito di questo obiettivo, sarà particolarmente importante consolidare le alleanze con i nostri partner più affidabili, facendo progressi negli accordi di partenariato con le regioni prioritarie. La Spagna considera l’America Latina e i Caraibi la regione più “eurocompatibile” del pianeta, grazie ai valori che condividiamo e agli interessi che ci uniscono. Oltre agli importanti legami economici, sociali e culturali tra i nostri due continenti, siamo uniti da una profonda compatibilità per quanto riguarda la difesa dei valori democratici. Nell’attuale contesto geopolitico, le relazioni tra Europa e America Latina assumono una dimensione strategica alla quale dobbiamo rispondere.
Il vertice dei capi di Stato e di governo UE-CELAC del 17 e 18 luglio a Bruxelles segna una svolta nelle relazioni biregionali a tutti i livelli. Era dal 2015 che non si teneva un vertice con l’America Latina: segno che è fondamentale rafforzare il dialogo politico a tutti i livelli con maggiore contenuto e regolarità. I risultati sono stati promettenti e ci permettono di muoverci con decisione verso questo obiettivo: abbiamo approvato un’agenda di 45 miliardi di euro in investimenti strategici per la regione e consolidato un meccanismo di monitoraggio che ci permetterà di strutturare il nostro dialogo in futuro.
Una transizione giusta e adeguata
Dare forma all’Europa del futuro significa inevitabilmente garantire alle generazioni future un pianeta di cui possano disporre. La seconda priorità sarà quindi quella di compiere progressi nella transizione ecologica e nell’adattamento ambientale. L’UE deve accelerare questo processo se vuole continuare a contribuire efficacemente alla lotta contro il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. Deve essere una transizione che migliori la qualità della vita dei nostri cittadini e crei opportunità di lavoro, garantendo al contempo un’equa ripartizione degli oneri e tenendo conto dei cittadini più vulnerabili.
Durante la nostra Presidenza, porteremo avanti importanti dossier in questo campo, come la legge sull’industria a zero emissioni nette. Speriamo inoltre di concludere i negoziati con il Parlamento europeo sulla direttiva e sul regolamento sul gas e l’idrogeno, un passo necessario per raggiungere la neutralità climatica e rafforzare la sicurezza energetica dell’Europa.
A tal fine, sarà essenziale accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e delle interconnessioni per ridurre la dipendenza energetica, rivelatasi tanto costosa per l’Europa, e completare il miglioramento del mercato dell’elettricità per garantire prezzi accessibili agli europei, anche in tempi di crisi. Incoraggeremo inoltre la decarbonizzazione dell’economia europea, completando l’adozione dell’iniziativa “Fit for 55” e promuovendo un’economia verde che garantisca posti di lavoro di qualità e competitività delle imprese europee.
Questo decennio di crisi concatenate ha lasciato nel nostro tessuto sociale ferite che dobbiamo curare. L’Europa di domani deve ricercare la coesione a tutti i livelli, affinché i cittadini si sentano parte di un progetto per il benessere comune. In linea con questo impegno, la nostra terza priorità sarà quella di promuovere una maggiore giustizia sociale ed economica. Gli europei chiedono risposte sociali ambiziose per ridurre le disuguaglianze, estendere e rafforzare i diritti sociali e del lavoro e proteggere i gruppi più vulnerabili. A tal fine, promuoveremo un’economia sociale in cui la creazione di ricchezza vada a beneficio di tutti gli europei e garantiremo i diritti dei lavoratori nei nuovi settori economici.
Redistribuzione, Stato sociale e giustizia sociale in Europa
Arrivare al centro di questo obiettivo significa che si dovrà garantire una giustizia fiscale europea, basata sullo spirito di ridistribuzione che è alla base di ogni progetto sociale. Il peso del rilancio delle misure sociali non deve ricadere sui più vulnerabili, perché abbiamo già visto a cosa portano queste politiche: esclusione, disaffezione e crescenti disuguaglianze. Per questo motivo ci impegneremo per l’adozione di standard fiscali minimi a livello europeo e per la lotta all’evasione fiscale.
Nello stesso spirito, intendiamo portare a termine con successo la riforma della governance economica dell’Unione europea. Vogliamo regole fiscali più eque, più realistiche e più prevedibili, che consentano agli Stati membri di finanziare le politiche e i servizi pubblici necessari al benessere dei cittadini europei, garantendo al contempo la sostenibilità del bilancio. È in gioco la coesione dell’Europa per i prossimi decenni: non possiamo ritornare ai tempi dell’austerità a danno del futuro dei nostri cittadini.
Un’Europa più vicina agli europei significa anche un’Europa con uno Stato sociale forte. Per questo motivo porteremo avanti le iniziative e gli obiettivi definiti nel piano d’azione per il pilastro europeo dei diritti sociali. Avanzeremo anche nell’adozione di misure volte a promuovere la parità di trattamento e l’inclusione, prestando particolare attenzione all’uguaglianza tra uomini e donne, nonché alle questioni relative ai bambini e alle persone con disabilità, un settore in cui stimoleremo l’approvazione di una carta europea della disabilità.
La solidarietà e la coesione devono estendersi a tutti i nostri territori. La Spagna conosce bene le sfide poste dagli squilibri geografici, come l’insularità o la sfida demografica. Per questo motivo lavoreremo in direzione di una coesione territoriale che tenga conto delle caratteristiche naturali e geografiche dell’Unione, proteggendo la qualità della vita e lo stile di vita rurale e promuovendo una transizione ecologica e digitale che crei opportunità nelle zone rurali e nelle regioni ultraperiferiche. La sfida demografica e la lotta allo spopolamento sono una priorità trasversale della Presidenza spagnola e, a questo proposito, promuoveremo misure come il rafforzamento dei legami tra comuni rurali e aree urbane, l’analisi dei Fondi strutturali europei per determinarne l’impatto sulla lotta allo spopolamento o lo sviluppo di una strategia europea per adattare i sistemi nazionali di protezione sociale alla nuova realtà dell’invecchiamento della popolazione.
Tutto questo senza dimenticare ciò che la pandemia di Covid-19 ci ha tristemente ricordato: non possiamo aspirare a costruire uno spazio di prosperità senza prima garantire l’essenziale, cioè la salute delle persone. Per questo vogliamo completare un’autentica Unione europea della salute, creando uno spazio europeo dei dati sanitari e rafforzando l’azione europea nel campo sanitario e della salute mentale.
La transizione geopolitica dell’Unione
La quarta priorità sarà quella di mantenere l’unità europea nella difesa di un ordine internazionale basato sulle regole. La guerra in Ucraina non è solo un conflitto territoriale europeo, ma una crisi sistemica che riguarda tutte le nazioni del mondo. La Carta delle Nazioni Unite, i cui principi sono stati chiaramente violati, è una garanzia dell’indipendenza di tutti gli Stati del mondo, non solo di quelli europei. Senza la protezione della Carta, che viene erosa ogni volta che viene ignorata, stiamo per tornare alle relazioni internazionali del passato, basate sulla legge del più forte e sul dominio delle armi.
Dobbiamo quindi essere uniti contro l’aggressione. In un mondo sempre più interconnesso ma non per questo più stabile, la sicurezza dell’Europa dipende non solo dalla cooperazione tra gli Stati membri, ma anche da quella con i nostri partner e alleati. Per affrontare le sfide geopolitiche, sociali ed economiche del nostro secolo, abbiamo bisogno della forza istituzionale e della sicurezza economica che si possono ottenere solo rimanendo aperti al mondo. L’Unione deve mirare a consolidare uno spazio strategico europeo basato sugli interessi che ci legano ai nostri partner e alleati.
Nel Mediterraneo e nel Sahel, dobbiamo anche cercare di creare una comunità di interessi comuni di fronte alle grandi sfide della regione. Si tratta di una relazione biregionale in cui prosperità, stabilità e sostenibilità ambientale sono strettamente legate ed interdipendenti. Lavoreremo per rivedere la politica di vicinato a sud, con l’obiettivo di creare un vero e proprio partenariato mediterraneo, in l’Unione per il Mediterraneo sarebbe uno dei pilastri.
Ma l’unità nell’azione esterna sarà possibile solo se faremo progressi anche nelle grandi riforme già avviate all’interno dell’Unione. Una delle riforme chiave è il patto sulla migrazione e l’asilo. La gestione umana, ordinata, responsabile ed efficiente dei flussi migratori deve avere un posto più importante nel dibattito e nell’agenda europea. Oltre a combattere la migrazione irregolare, l’UE deve essere in grado di elaborare una politica migratoria che risponda alle sfide economiche e demografiche di medio e lungo termine. È essenziale lavorare con i nostri partner in una dimensione esterna della migrazione dotata di risorse adeguate.
Per questo motivo la Presidenza spagnola si impegnerà per ottenere risultati nelle due proposte di direttiva sull’immigrazione legale attualmente in fase di negoziazione. L’obiettivo è semplificare le procedure, proteggere le frontiere europee e tutelare i lavoratori migranti che cercano un futuro migliore in Europa. Inoltre, questo sforzo contribuirà ad attrarre e trattenere i talenti nel nostro continente, aiutando così a soddisfare i bisogni di manodopera a livello nazionale.
L’allargamento è un’altra importante riforma istituzionale in corso. Quest’anno, per la prima volta, l’Ucraina e la Moldavia saranno incluse nella relazione annuale della Commissione sui progressi compiuti dai Paesi candidati. Sulla base di questa relazione, la nostra Presidenza farà pressione affinché le conclusioni del Consiglio sull’allargamento offrano loro prospettive realistiche. Riconosciamo gli sforzi compiuti da molti paesi candidati dei Balcani occidentali e ci impegneremo per far avanzare il loro processo di adesione, anticipando al contempo l’apertura dei negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldavia.
La prospettiva di un’Unione con più di 30 Stati membri ci impone di promuovere il dibattito sulle procedure decisionali dell’Unione, al fine di renderle più agili ed efficaci. Nell’ambito del percorso della Conferenza sul futuro dell’Europa, la nostra Presidenza approfondirà il dibattito sulle clausole passerella per estendere il ricorso al voto a maggioranza qualificata, sia per le questioni di politica estera e di sicurezza comune che per altre politiche essenziali, come quella fiscale.
L’Unione europea, un progetto di valori ed estensione dei diritti
La nostra Presidenza giunge in un momento in cui il mondo e l’Unione stanno attraversando cambiamenti profondi. Alla base di questi cambiamenti ci sono proposte che mettono in discussione i diritti e i valori su cui abbiamo costruito la nostra pace e la nostra prosperità per decenni e attorno ai quali si è sviluppata l’Europa che conosciamo oggi. La guerra contro l’Ucraina ne è la manifestazione più visibile, ma è da tempo che questa ondata attraversa le nostre società: si esprime e si nutre della disaffezione e delle paure di molti nostri concittadini. La sua premessa è chiara: l’arretratezza e la regressione, con la polarizzazione sociale come cavallo di battaglia. Non si basa su proposte, non offre prospettive di progresso, di futuro o di mezzi per raggiungerlo, ma rappresenta la negazione dei valori e dei diritti che sono l’essenza dell’Europa.
Ecco perché, nel trentesimo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato di Maastricht e della creazione del concetto di cittadinanza europea, dobbiamo rivendicare l’Unione come il progetto di estensione dei diritti che è sempre stato. Fin dalle sue origini, la storia dell’integrazione europea è stata anche la storia della progressiva estensione dei diritti degli europei e in quanto europei.
Oggi tutti i cittadini degli Stati membri dell’UE possono considerarsi cittadini europei. Questa cittadinanza è accompagnata da tutta una serie di diritti politici e civili: il diritto di circolare e risiedere liberamente in tutta Europa, il diritto di votare e di essere eletti alle elezioni locali nel Paese di residenza, indipendentemente dal Paese di origine, il diritto di chiedere la protezione consolare di uno Stato membro all’estero, anche se non si è cittadini di quel Paese e il diritto di rivolgersi alle istituzioni europee in quanto cittadino
Oggi la nostra responsabilità è di continuare ad estendere la portata di questi diritti, con tanto più vigore ed energia quanto più vengono messi in discussione. Dobbiamo continuare ad avanzare, anche a livello europeo, verso il consolidamento dei diritti civili, sociali ed economici come prerequisito per una piena cittadinanza: sono il modo migliore per riaffermare il nostro attaccamento ai valori su cui si fonda la nostra Unione, ovvero il pluralismo, la non discriminazione, la tolleranza e l’uguaglianza tra uomini e donne.
Reinventarsi continuamente
Nei suoi sette decenni di esistenza, l’Unione europea non solo è riuscita ad adattarsi e reinventarsi, ma anche a diventare una comunità sempre più stretta, un punto di riferimento mondiale per la democrazia, il benessere e la prosperità. La Spagna assume la Presidenza del Consiglio con la determinazione di continuare a contribuire al processo di creazione, che è l’essenza stessa della nostra Unione: una comunità fondata su principi e diritti essenziali, capace di rinnovarsi costantemente per garantirli.