Ambiente ed energia

Lettura estesa

A capo della Commissione mondiale per la riduzione dei rischi climatici, Pascal Lamy presenta i risultati della riflessione portata avanti da questo gruppo transnazionale. Per combattere la crisi climatica presenta una strategia multiscalare che attinge da diverse prospettive.

La guerra scatenata da Vladimir Putin contro l’Ucraina ha avuto un effetto importante sulle fonti di approvvigionamento energetico italiane. Nella fase in cui l’asse energetico orizzontale Est-Ovest si frattura, un asse verticale Sud-Nord potrebbe emergere, trasformando profondamente la penisola italiana. Facciamo il punto su un’evoluzione che potrebbe toccare tutta l’Europa.

Sempre più in tensione: come farà il nostro sistema energetico a superare l’inverno? Per capire la macro-crisi incombente, è necessario individuare gli indicatori giusti. Ogni venerdì alle 11, grazie al lavoro di analisi e sintesi del Groupe d’études géopolitiques, pubblicheremo 5 punti, 12 grafici e 6 mappe con gli indicatori chiave da seguire.

Ultimo aggiornamento: 4 novembre, ore 11.

Componenti essenziali del futuro elettrico auspicato da molti, le batterie sono tra le cose più difficili da produrre al mondo. Mentre l’UE intende ora incentivare questo settore in cui si ritrova in ritardo di vent’anni rispetto all’Asia, il co-fondatore della prima gigafactory europea ci porta nel cuore di una competizione al centro del capitalismo politico.

Come possiamo fare a meno del gas russo? A seconda dei diversi scenari di approvvigionamento, gli stati europei dovranno collaborare e fare sforzi considerevoli per far fronte alla carenza. Soprattutto, dovranno essere particolarmente creativi per riuscire ad articolare tre sfide: trasporto, distribuzione e condivisione dei costi.

Se il consenso sulla modernità verde sembra prendere piede ovunque, possiamo ancora scegliere il modello da seguire. Al di là della sterile alternativa tra capitalismo decarbonizzato e apocalisse, l’Europa ha i mezzi per inventare una proposta politica meno dipendente dallo spirito di conquista di quelle di Cina e Stati Uniti.

È un fatto: è diventato più facile immaginare la fine del mondo che la fine dell’automobile. L’automobile ha invaso il nostro immaginario così bene nell’ultimo secolo che sembra ormai impossibile trovare un’alternativa. Ma se vogliamo accelerare la fine di questa breve storia, dobbiamo accettare che la transizione non avverrà da un giorno all’altro – e smettere di vederla come una questione personale.