Borrell a Kiev: l’Europa deve sostenere l’Ucraina «a qualunque costo»

«Lo stato naturale delle cose rimane la lotta tra grandi potenze. Nel mondo di oggi, la geopolitica sta tornando in auge e la Russia non ha dimenticato la propria illusione imperiale. Ecco perché la vostra guerra è stata un campanello d'allarme per l'Unione Europea. Dal 24 febbraio 2022, questa guerra non è stata solo una questione di assistenza militare e finanziaria per la maggior parte di noi, ma è stata soprattutto una rivoluzione nella nostra mentalità... Ora dobbiamo anche cambiare l'intero quadro istituzionale dell'Unione Europea per adattarlo a questa nuova realtà geostrategica».

La scorsa settimana l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea, Josep Borrell, ha visitato l’Ucraina per la sesta volta dall’invasione massiccia della Russia.

Il capo della diplomazia europea si è rivolto alla Rada, il Consiglio supremo, il parlamento unicamerale dell’Ucraina.

Il suo discorso si è svolto in un contesto di tensione. Dopo il fallimento della controffensiva ucraina, gli annunci della ripresa economica della Russia e la sempre più evidente presa di distanza degli Stati Uniti, il capo della diplomazia europea ha dichiarato che gli europei devono «cambiare paradigma e passare dal sostegno all’Ucraina “finché serve” all’impegno a sostenere l’Ucraina “costi quel che costi».

Questo articolo è anche disponibile in Inglese sul sito del Groupe d’études géopolitiques.

Signor Presidente, membri della Rada, signore e signori,  

sono molto onorato di essere ancora una volta qui con voi a Kyiv. E vi ringrazio di aver issato la bandiera dell’Unione europea. Questa è la mia sesta visita in Ucraina, la quarta dall’inizio della guerra, e in una città che, negli ultimi dieci anni, è stata più consapevole della propria identità europea di qualsiasi altra capitale del continente. 

Come ha scritto Yuri Andrukhovych – i cui libri sono sempre più tradotti in molte lingue europee – «Kyiv ha vinto il competizione per diventare lo scenario della più bella di tutte le rivoluzioni: la rivoluzione di Kyiv, la rivoluzione della dignità». Abbiamo appena celebrato il decimo anniversario di questa rivoluzione ‘hidnista’, della dignità in ucraino, e so che per difenderla avete pagato e state ancora pagando un prezzo terribile.  

Nato nel 1960 a Ivano-Frankivsk, nell’Ucraina occidentale, Yuri Andrukhovych è una delle figure più popolari della letteratura ucraina contemporanea, tradotto in venti lingue. Poeta, saggista, romanziere e performer, ha fondato il gruppo letterario Bu-Ba-Bu (Burlesque-Balagan-Bouffonnade).

Molti degli eroi della vostra rivoluzione sono morti sul fronte, combattendo contro gli invasori russi per la vostra libertà. Come, ad esempio, Roman Ratushny, attivista contro la corruzione. Non aveva neppure 25 anni. 

Vladimir Putin pensava che la guerra sarebbe durata solo una settimana, ma due anni dopo, siete ancora qui. Alcuni dei vostri soldati combattono in prima linea dall’inizio della guerra. Sono stati gli eroi della battaglia di Kyiv, quando le truppe russe erano a 8 chilometri di distanza. Sono stati gli eroi di Kharkiv, un nome che oggi tutti in Europa conoscono. Lo hanno fatto – lo avete fatto – con il vecchio equipaggiamento sovietico, senza poter contare ancora sull’aiuto dell’Occidente. Lo avete fatto grazie alla motivazione dell’esercito e del popolo.  

Oggi avete liberato metà del territorio che la Russia aveva preso e avete tolto il blocco nel Mar Nero. In ogni città liberata, le vostre truppe sono state accolte da persone la cui gioia per la liberazione era pari al dolore che avevano patito. I vostri soldati hanno visto ovunque morte e devastazione e hanno scoperto ovunque fosse comuni. Lo so perché l’ho visto di persona a Bucha.

La guerra è costata la vita a tanti. Ma permettetemi di citare una persona in particolare: Victoria Amelina, finalista al premio dell’Unione Europea per la Letteratura. Lavorava come investigatrice di crimini di guerra e invece di mettersi al riparo,  e’ andata nell’Ucraina orientale per raccontare le storie delle persone che vivevano sotto occupazione. 

L’estate scorsa un missile russo, come quelli caduti su Kyiv ieri sera, l’ha uccisa mentre cenava in una nota pizzeria. Era certamente un obiettivo. Aveva solo 37 anni. È diventata “Colei che è volata via troppo presto”, come aveva scritto in una delle sue poesie. Parlo di lei non potendo parlare di tutte le vittime e gli eroi di questa guerra. 

Ci sono molte tragedie come quella di Victoria Amelina. E tutte ci ricordano ciò per cui il popolo ucraino sta combattendo: la libertà e la propria terra. I soldati russi non sanno per cosa stanno combattendo. I soldati ucraini combattono per la loro stessa esistenza, per la vita delle loro famiglie, per il futuro dei loro figli, per la vostra libertà, per la vostra cultura. Perché la lingua ucraina non sia zittita e i vostri libri – come quello di Victoria – non restino incompiuti.  

Sapete qual è il vero confine tra Russia e Ucraina? Non è solo la linea del fronte sul campo di battaglia: è la linea del fronte politico tra un mondo governato dalla legge e dalla libertà e un mondo in cui i potenti impongono la loro volontà in patria e in altri paesi. È la linea del fronte tra democrazia e regimi autoritari. Niente di meno. 

Un’Ucraina che si oppone alla guerra di annientamento della Russia dà un forte contributo alla sicurezza dell’Europa nel suo complesso. Visto il mio ruolo di Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, potete facilmente comprendere quanto questo tema mi stia a cuore. Non si tratta di una frase retorica per strappare un applauso, ma della cruda realtà. L’Ucraina dà un enorme contributo alla sicurezza dell’Europa nel suo complesso. E il miglior impegno che possiamo assumere per la sicurezza dell’Ucraina è di integrarla nell’Unione europea.

Permettetemi di ricordarvi cos’è l’Unione Europea. L’Unione Europea non è un’alleanza militare. L’Unione Europea è stata costruita intorno all’economia, per disinnescare i conflitti tra gli europei attraverso negoziati e compromessi. E ha funzionato. 

Dopo le due terribili guerre mondiali del secolo scorso, l’Unione Europea ha goduto di pace per quasi 80 anni. Il vecchio antagonismo tra gli ex imperi europei è scomparso. I confini sono diventati invisibili. Ma questo è anche il motivo per cui molti europei hanno dimenticato che il mondo può essere un luogo terrificante in cui chi ha potere puo’ imporre la sua ragione. Abbiamo fatto pace gli uni con gli altri e tendiamo a credere che la pace sia lo stato naturale delle cose, il che purtroppo non è vero.

Lo stato naturale delle cose è ancora la lotta tra grandi potenze. Nel mondo di oggi, la geopolitica sta tornando in auge e la Russia non ha dimenticato la propria illusione imperiale. Ecco perché la vostra guerra è stata un campanello d’allarme per l’Unione Europea. Dal 24 febbraio 2022, questa guerra non è stata solo una questione di assistenza militare e finanziaria per la maggior parte di noi, ma soprattutto una rivoluzione del nostro modo di pensare. Abbiamo preso coscienza di quanto sia pericoloso il mondo a due passi da noi.

Questo ci ha fatto cambiare mentalità. Ora dobbiamo anche cambiare l’intero quadro istituzionale dell’Unione Europea per adattarlo a una nuova realtà geostrategica. La ragion d’essere dell’UE non è più fare la pace tra noi, ma affrontare le sfide ai nostri confini. 

Esattamente due anni fa, il 6 gennaio 2022, quando la Russia stava già ammassando le sue truppe sul confine, mi trovavo nel Donbass e incontrai il primo ministro Denys Shmyhal. Stavamo parlando nel suo ufficio e mi chiese: “Quando ci invaderanno – perché ci invaderanno – ci sosterrete? Ci fornirete le armi di cui abbiamo bisogno per difenderci?”. Non dimenticherò mai quella domanda e quel momento della mia vita: “Ci aiuterà?”. All’epoca non riuscii a dare una risposta netta, perché l’Unione Europea non aveva mai fornito aiuti militari a un Paese in guerra. 

Ma quando poche settimane dopo vi fu l’invasione, reagimmo in un modo inedito. Da allora e fino a ora siamo rimasti uniti e abbiamo fornito – non una promessa ma un dato di realtà – 28 miliardi di euro in aiuti militari e in totale quasi 90 miliardi di euro in aiuti umanitari, economici e finanziarii.  

La scorsa settimana, gli Stati membri dell’UE – come sapete – hanno concordato un ulteriore pacchetto da 50 miliardi di euro per fornirvi finanziamenti certi per i prossimi anni e per aiutarvi a pagare stipendi e pensioni, e a fornire servizi pubblici. Perché dovete vincere la guerra e vincere la pace allo stesso tempo.  

Permettetemi di dire che la Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, e il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, hanno avuto il merito di mettere insieme questo pacchetto di aiuti, di averlo sottoposto al Consiglio Europeo e di aver lavorato duramente per farlo approvare da tutti gli Stati membri. Tuttavia, il pacchetto deve ancora essere presentato al Parlamento europeo, che è l’autorità di bilancio dell’Unione. È necessario un accordo tra il Consiglio e il Parlamento sulla proposta della Commissione. Sono fiducioso che arrivera’ entro la fine del mese.  

Ma so che dobbiamo andare oltre. Ho già detto che questa è la mia sesta visita in Ucraina. Dobbiamo cambiare il paradigma, passare  dal sostegno all’Ucraina “per tutto il tempo necessario” all’impegno a sostenere l’Ucraina “costi quel che costi”. Non è una questione di durata: più breve è la guerra, meglio è. E perché la guerra duri meno, il nostro sostegno deve essere più forte. Dobbiamo fare tutto il necessario per garantire la vittoria dell’Ucraina. 

Il riferimento è esplicito al famoso “whatever it takes” di Mario Draghi (la cui fonte latina todo modo è senza dubbio riconducibile all’educazione gesuitica dell’ex banchiere centrale), ripreso dal Presidente francese Emmanuel Macron con il “quoi qu’il en coûte” durante la crisi pandemica. Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, vale la pena notare che il presidente lettone Edgars Rinkēvičs ha dichiarato, in occasione di una conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Riga l’11 gennaio, che è giunto il momento che gli europei cambino la retorica del «sostenere l’Ucraina finché serve» e si impegnino invece a sostenere l’Ucraina fino alla vittoria totale «costi quel che costi».

Sentiamo dire da qualcuno che l’Ucraina non può vincere: questo e’ disfattismo. “Perché continuare a sostenere l’Ucraina se non può vincere? Non è vero. Dobbiamo contrastare questa idea. La Russia ha perso molte guerre nella sua storia. E dobbiamo anche smentire chi dice che “il sostegno occidentale non durerà”. 

Sono consapevole del peso delle mie parole in questo momento storico, qui davanti ai rappresentanti del popolo ucraino. E con questa consapevolezza dico che quanti sostengono che Putin deve essere placato si sbagliano. Si sbagliavano nel 2022 e si sbagliano oggi.  

È stato lo stesso Putin a dire: “Vogliamo porre fine a questo conflitto il prima possibile, ma solo alle nostre condizioni”. E quali sono queste condizioni? Denazificazione, smilitarizzazione e smantellamento. Questa e’ la ricetta di Putin per l’Ucraina. E queste parole significano solo una cosa: capitolazione del’Ucraina.  

Vladimir Putin ha dimostrato più volte di non negoziare in buona fede e di non rispettare gli accordi presi. La sua, ha chiaramente detto, e’ una guerra contro l’intero Occidente. Dunque, invece di cercare l’acquiescenza, dovremmo ricordare le lezioni che abbiamo imparato dal 2022, evitare di ripetere gli errori commessi e raddoppiare i nostri sforzi dove abbiamo avuto successo.  

Guardiamo in faccia la realtà. Nel 2023 la Russia non ha compiuto praticamente alcun progresso sul campo di battaglia. Le vostre forze armate sono riuscite a indebolire il dominio aereo russo in prima linea e a rompere il blocco dei porti del Mar Nero.  

Avete costretto la Russia a ritirare la maggior parte della sua flotta dalla Crimea occupata e le esportazioni di grano ucraino si stanno nuovamente avvicinando ai livelli prebellici. Il blocco alle vostre esportazioni di grano è saltato. Ed è finito non grazie ad accordi con la Russia, ma grazie alla vostra lotta e ai corridoi di solidarietà messi in campo dall’UE, che hanno rappresentato un importante sostegno per le esportazioni ucraine. 

  Avete dimostrato anche un ingegnosita’ incredibile Due anni fa, l’Ucraina aveva sette impianti di produzione di droni militari. Oggi ne ha centinaia. Ieri ne ho visitati due. È davvero qualcosa di rivoluzionario. Non lo dico perché me l’hanno detto, ma perché l’ho visto con i miei occhi. Ho visto giovani appassionati, con molto ingegno e creatività, mettere a disposizione  le loro competenze tecniche e trasformate vecchie fabbriche in impianti per attrezzature ad alta tecnología, come droni che costano 300 euro e possono distruggere carri armati. L’ingegnosita’ ucraina è incredibile.  Sono certo che, quando questa guerra sarà finita, l’Ucraina sarà uno dei principali produttori mondiali di nuove attrezzature militari. Permettetemi quindi di congratularmi con voi e con il vostro popolo. 

Allo stesso tempo, la Russia sta ’cannibalizzando’ – se così si può dire – il proprio futuro. Putin ha mobilitato l’intera economia, società e sistema politico per lo sforzo bellico. I talenti – quando possono – lasciano il Paese e il declino demografico sta accelerando. Tuttavia, dobbiamo anche riconoscere che la Russia è stata in grado di adattarsi alla guerra e che la sua economia è più resistente del previsto.  

Dobbiamo guardare in faccia la realtà: è vero, le sanzioni stanno avendo un pesante impatto sull’economia russa e sullosforzo bellico. Colpiscono quasi 2.000 entità e individui, e c’e’ stata una riduzione del 60% dello   scambio commerciale con la Russia rispetto a prima della guerra. Ci siamo liberati della dipendenza energetica dalla Russia. Oggi diamo priorità alla lotta contro l’elusione delle sanzioni, che è un compito molto difficile, ma sta funzionando: lentamente ma inesorabilmente. Ci stiamo concentrando sul monitoraggio preciso dei flussi commerciali e sul blocco della riesportazione di beni che potrebbero essere utilizzati sul campo di battaglia. È un lavoro certosino che facciamo ogni giorno.

Soprattutto, abbiamo urgente bisogno di rilanciare l’industria europea della difesa. So che vi aspettate da noi più sostegno militare, più munizioni, più tutto. Negli ultimi due anni, la maggior parte del nostro sostegno militare e’ arrivato dalle scorte dei nostri eserciti. Ricostituire queste scorte continuando a fornirvi più armi e munizioni è una sfida importante per la nostra industria della difesa, che aveva ridotto la produzione a livelli da tempo di pace. 

Tuttavia, abbiamo già invertito questa tendenza. La capacità produttiva della nostra industria è già aumentata del 40% dall’inizio della guerra. Entro la fine dell’anno raggiungeremo una capacità produttiva di 1,4 milioni di munizioni.  

Voglio essere franco. Ho parlato con i vostri militari e so che il fabbisogno di munizioni è maggiore. Tuttavia, stiamo lavorando duramente su questo tema ed entro la fine dell’anno forniremo all’Ucraina oltre un milione di proiettili. Questo si aggiunge alle munizioni che l’industria europea vende all’Ucraina. 

Par essere chiari. L’Ucraina viene rifornita attraverso due canali: donazioni ed esportazioni. Quando parliamo di un milione di proiettili, parliamo solo di donazioni. Questo è ovviamente un grosso problema, perché si tratta di munizioni gratuite per l’Ucraina. Di la’ dalle donazioni, la nostra industria sta già producendo e vendendo una quantità simile di munizioni; non posso darvi un numero preciso perché siamo in tempo di guerra, ma il totale è molto più alto delle cifre di cui il pubblico sente parlare. 

Stiamo cercando di dare priorità alle forniture all’Ucraina, dicendo alle nostre forze armate e ai nostri clienti nei Paesi terzi che possono aspettare perché non sono in guerra. La priorità deve essere data all’Ucraina. 

Come ho detto, con 28 miliardi di euro abbiamo già fornito un significativo sostegno militare. Per quest’anno – 2024 – i nostri Stati membri stanno pianificando ulteriori aiuti militari per circa 20 miliardi di euro, sia a livello bilaterale sia attraverso l’Unione Europea. Conoscete queste cifre, ma vorrei ricordarvele perché è importante che l’opinione pubblica comprenda l’importanza del nostro sostegno.  

Ma c’è un’altra battaglia che si sta combattendo in questa guerra, una battaglia di narrazioni, la battaglia per conquistare le menti e  non solo riconquistare territorio. Questa battaglia di narrazioni si sta svolgendo in tutto il mondo. La percezione che il resto del mondo ha della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e’ decisiva per isolare Putin e far funzionare le sanzioni. E nell’Unione Europea, sono io a essere responsabile anche di questa battaglia.

Tutti, non solo in occidente, ma anche in Africa, Sud America, Sud-Est asiatico, devono capire le cause profonde di questa guerra, perché sta infuriando e qual e’ la vostra battaglia. 

L’esperienza che piu’ ha segnato la storia di gran parte dei popoli nel mondo è stata il colonialismoe noi europei siamo stati le potenze coloniali. Eppure, paradossalmente, molti di coloro che hanno subito il colonialismo non vedono la Russia come una potenza imperialista e colonialista. Dobbiamo contrastare la narrazione russa. Questa non è una guerra “dell’Occidente contro tutti gli altri”, dei Paesi occidentali contro il resto del mondo. 

È una guerra per difendere la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. È una guerra per difendere i principi della Carta delle Nazioni Unite. In un mondo che sta diventando sempre più transazionale, è più importante che mai che questi principi universali siano protetti, compresi dai cittadini e rispettati dai leader mondiali. 

È proprio perché nasce da questi principi di sovranità e integrità territoriale che la formula di pace presentata dall’Ucraina e’ al momento l’unica cornice per una pace giusta e duratura.  

Se vogliamo contrastare la propaganda anti-occidentale russa, dobbiamo evitare di usare due pesi e due misure ed essere coerenti con i nostri principi in tutto il mondo. Ad essere onesti, non sono sicuro che sia sempre stato così, ma deve esserlo.  

Ecco perché l’Unione europea, e io personalmente, siamo così determinati a porre fine alla tragedia della popolazione civile di Gaza e a garantire il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. E poi arrivare finalmente alla soluzione dei due Stati che la comunità internazionale sostiene da decenni.  

Anche questo fa parte dei nostri sforzi per costruire un mondoche resista alla legge del più forte, con Paesi potenti in grado di cambiare i confini a piacimento e i deboli che cadono preda della sopprafazione. Finora la strategia di Putin è stata un fallimento. E deve rimanere tale. Se avesse successo, incoraggerebbe la Russia e altre autocrazie a perseguire le loro agende imperialistiche contro i loro vicini.  

Dobbiamo mostrare la Russia per quello che è: l’ultimo impero coloniale europeo, un anacronismo. Come scrisse lo scrittore russo Mikhail Shishkin nella sua lettera a uno sconosciuto ucraino: “Il mio Paese è scivolato fuori dal tempo”.

Oggi la Russia rimane una potenza imperialistia incapace di liberarsi di una visione colonialistica della propria identità. Finché la questione dell’identità non sarà risolta, la Russia rimarrà una minaccia per tutti i suoi vicini in Europa. Come disse una volta Václav Havel: “La Russia non sa dove inizia e dove finisce”. Finché un Paese non sa dove inizia e dove finisce, rimane una seria sfida per i suoi vicini. Putin lo ha confermato di recente  facendo scrivere nei suoi manifesti di propaganda elettorale che “i confini della Russia non hanno limiti “. Finché la questione non sarà risolta, il sistema politico russo rimarrà quello che è: autoritario, nazionalistico e violento. 

Nessuno lo sa meglio di voi, ucraini. Per secoli siete stati vittime dell’imperialismo russo, relegati al rango di ‘piccoli russi’ – un modo di dire puramente colonialista – affamati durante l’Holodomor o deportati in Siberia. E l’imperialismo russo resta purtroppo una brutale realtà. Putin è ossessionato dalle sue fantasie sulle ‘terre storiche russe’, nonostante lei, caro Presidente, mi abbia mostrato mappe del 1.600 in cui l’Ucraina era chiaramente una nazione sovrana. 

Ecco perché stiamo assistendo ancora una volta alla repressione della vostra lingua e alle deportazioni nell’Ucraina occupata. Assistiamo in particolare alle orribili adozioni forzate di migliaia di bambini ucraini per ‘russificarli’ e farloro dimenticare le radici ucraine, i genitori e le famiglie. 

Ma voi non siete più il vassallo di qualche impero; non siete un oggetto, siete un soggetto. Gli ucraini sono padroni del proprio destino. Nel corso della storia, avete ripetutamente dimostrato la vostra determinazione a essere un Paese libero. Ed è insieme che scriveremo il prossimo capitolo di questa storia. 

Cari membri del Parlamento, 

Il vostro futuro è nell’Unione Europea. Questo è ciò che volete. È anche ciò che i leader dell’Unione Europea hanno deciso lo scorso dicembre. E questa decisione deve ora diventare realtà. 

Non sono solo chiacchiere. È un impegno serio e anche voi dovrete fare uno sforzo.  

Avete rinnovato la scelta europea in molte occasioni. E capisco i vostri sentimenti. Quando ero un giovane spagnolo immerso nelle tenebre della dittatura, l’Europa era per me il faro della libertà politica, della prosperità economica e crescita sociale. Come voi, volevo assolutamente far parte di questa Unione Europea. 10 anni fa, piazza Maidan si è trasformata in un mare di giallo e blu. Il giallo e il blu delle bandiere ucraine si mescolavano al giallo e al blu delle bandiere europee.

Oggi, e ne ho avuto conferma nei miei incontri, la scelta europeísta raccoglie il consenso unánime delle forze politiche, della società civile e delle imprese. Ma questo consenso deve essere preservato. Dovete mantenere questa unità. Sarà essenziale, perché il vostro percorso di adesione richiederà molti sforzi e compromessi da parte vostra, membri della Rada, da parte vostra, governo, ma anche da parte dei cittadini, delle imprese, della società civile. Richiederà una profonda e completa modernizzazione della governance, dell’ economia e della società. Con l’Ucraina, l’Unione Europea sarà diversa. E all’interno dell’Unione Europea, l’Ucraina sarà un Paese diverso. Questo viaggio richiederà un grande sforzo e voi dovete essere pronti ad affrontarlo. Vi sosterremo in ogni fase del percorso. Ma come ogni altro Paese candidato, dovrete attuare e applicare tutte le regole attuali dell’Unione Europea. 

E permettetemi di essere franco: per molti anni, la corruzione è stata il punto debole della società ucraina. È costata all’Ucraina un notevole ritardo nel suo sviluppo negli ultimi 30 anni. Il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy, è stato eletto con il mandato di combattere la corruzione. Di recente sono stati compiuti progressi sia in termini di legislazione sia di applicazione della legge e la vostra posizione sta migliorando nell’indice annuale di Transparency International, che misura il modo in cui un Paese affronta le sfide della corruzione. Si tratta chiaramente di uno sviluppo positivo, ma la strada da percorrere è ancora lunga. 

La corruzione sta compromettendo in modo significativo l’efficacia dello sforzo bellico e, in futuro, comprometterà l’efficacia della ricostruzione, ma sta anche compromettendo il sostegno che ricevete dalle aziende dell’Unione Europea.

Il processo di adesione all’UE sarà accompagnato anche da un grande sforzo di ricostruzione nei prossimi anni. Questi due processi devono andare di pari passo. Quando ricostruite case, strade, ponti, porti, dovete farlo in conformità con gli standard europei, soprattutto in termini di efficienza energetica. 

Ma ancora più importanti delle infrastrutture fisiche sono le infrastrutture invisibili che sono alla base delle democrazie. La separazione dei poteri, la governance inclusiva, il rispetto dei diritti umani, la coesione sociale e l’uguaglianza sono le infrastrutture invisibili che rendono un Paese libero e unito, sono il cuore di ogni società democratica. Sono più difficili da costruire e mantenere rispetto a strade, ponti e porti, ma sono la spina dorsale di società sane. 

So che è particolarmente difficile raggiungere questo obiettivo in un Paese in guerra. Per questo ho già detto che bisogna vincere due battaglie contemporaneamente: vincere la guerra e vincere la pace. Queste due battaglie non devono essere combattute una dopo l’altra, ma insieme. 

In tempi di guerra, la tentazione di accentrare il potere e limitare la libertà di espressione è sempre forte. Ma il rispetto dello Stato di diritto e la promozione del dialogo democratico tra governo e opposizione rafforzeranno la resistenza e la capacità del Paese di vincere la guerra.  

Cari membri della Rada, questo non è un messaggio di parte. 

Essere una società democratica e inclusiva è il vostro più grande vantaggio contro la dittatura di Putin. So che un detto popolare ucraino dice che “per ogni due ucraini, ci sono tre hetman”, o capi cosacchi. In Spagna si dice che se quattro spagnoli che cenano insieme, ci sono cinque partiti politici. È chiaro che il pluralismo può essere talvolta difficile da gestire. Ma la pluralità di opinioni è la differenza assoluta tra società democratiche e regimi autoritari, ed è la forza delle società europee. Questo è Putin non lo capirà mai. 

Sono stato Presidente del Parlamento europeo e so cosa significa un Parlamento. Questa Rada deve essere il forum in cui la pluralità – questa forza – trova spazio. Deve essere il forum in cui si discutono le riforme. Deve essere trasparente e tutti i gruppi sociali devono essere rappresentati. 

Proprio come avete fatto quando avete concordato la data e le circostanze delle elezioni, una volta revocata la legge marziale. È stato un segnale molto importante per l’Ucraina e per il mondo. 

Infine, signore e signori della Rada. 

Poco prima di arrivare in Ucraina ho controllato il numero di allarmi aerei che sono risuonati nei vostri cieli, nelle vostre notti, dopo la massiccia invasione della Russia. Sono stati quasi 40.000.  

40.000 volte il popolo ucraino e’ dovuto correre al riparo – come abbiamo fatto noi ieri sera. 40.000 volte bambini hanno dovuto leggere e fare i compiti nei rifugi. 55 allarmi al giorno, in posti bellissimi come Kharkiv, Dnipro e Leopoli. 

Noi visitatori stranieri andiamo e veniamo, ma voi rimanete. E rimanete sotto questa enorme pressione.

Dopo le elezioni di giugno, un’altra generazione di leader europei salirà sui treni per visitare Kyiv. Treni che, tra l’altro, non sono mai in ritardo, nemmeno sotto i bombardamenti. I treni continueranno a portare nuovi dirigenti che condivideranno con voi queste difficili circostanze. Ma sono convinto che quella nuova generazione di leader europei vi accompagnerà nel vostro viaggio verso l’Unione europea. 

Perché – e questo è il messaggio più importante che voglio darvi – sappiamo che ciò che state difendendo è anché la nostra sicurezza ai confini orientali dell’Europa. E quando diciamo “Per la nostra e vostra libertà”, significa che abbiamo un debito con voi. E questo debito ci impedisce di cedere alla stanchezza. Gli unici che avrebbero il diritto di essere stanchi di questa guerra siete voi e non potete esserlo.  

Le guerre si vincono con l’impegno e la motivazione della gente. Guardate cosa è successo in molti Paesi del mondo dall’Afghanistan alla Spagna contro Napoleone. Quante guerre sono state vinte da chi aveva meno armi? Sono state vinte da persone che sapevano per cosa stavano combattendo. 

Non credo proprio che voi cederete alla stanchezza della guerra. E se non lo farete voi, non lo faremo neppure noi. 

Grazie infinite.

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