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Intorno alle 6.30 del mattino di mercoledì 6 novembre, il Bitcoin ha superato per la prima volta la barriera dei 75.000 dollari. Allo stesso tempo, i primi canali statunitensi hanno annunciato che la Carolina del Nord si stava orientando a favore di Donald Trump. Il presidente eletto repubblicano ha sostenuto gli interessi dei giocatori di criptovalute durante la campagna elettorale.

Il voto per Trump è solo una questione di percezione?

Il buoni dati sull’economia statunitense nascondono realtà ben più oscure.

Su temi come l’alimentazione, la salute, le carceri, il consumo di droga riuniamo in questa analisi i principali indicatori del perdurare di una crisi profonda in un paese che si prepara ad eleggere il suo futuro presidente.

I risultati della notte sono stati ampiamente favorevoli al candidato repubblicano Donald Trump. Ha vinto in Carolina del Nord, probabilmente in Georgia, ed è in testa in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. Per cambiare il pronostico, Kamala Harris dovrebbe vincere tutti e tre questi Stati, cosa che pare sempre più improbabile, soprattutto perché sta perdendo terreno rispetto a Biden nelle periferie ricche. Al Senato, i Repubblicani hanno la maggioranza con 51 seggi, mentre i Democratici potrebbero riconquistare la Camera dei Rappresentanti, il che rappresenterebbe la loro unica grande vittoria. Il Bitcoin raggiunge un nuovo massimo di 74.000 dollari.

Con quali Stati Harris o Trump potranno vincere le elezioni presidenziali? Dove otterranno i grandi elettori necessari per superare la fatidica soglia dei 270 grandi elettori?

In vista di quella che si annuncia come una lunga notte americana, durante la quale la redazione si mobiliterà per seguire in diretta l’ultima grande elezione dell’anno, vi offriamo un esclusivo strumento interattivo che vi permetterà di visualizzare dinamicamente l’evoluzione dei voti del collegio elettorale a seconda degli Stati e di simulare i risultati.

In vista di un’elezione che in Europa è vista come un momento decisivo per il futuro delle relazioni transatlantiche, i capi di Stato e di governo dei 27 hanno detto poco pubblicamente sulle loro preferenze per il prossimo inquilino della Casa Bianca – con l’eccezione del primo ministro ungherese, che “tiene le dita incrociate” per l’elezione di Trump.

Sulla base delle dichiarazioni dei leader dell’UE, abbiamo elaborato una tipologia che ci permette di posizionarli in relazione alle elezioni americane.