La decisione di costruire e vivere alle pendici di un vulcano che può eruttare è così irrazionale? La pandemia di Covid-19 e i disastri dell’Antropocene lo dimostrano: preferiamo ancora barattare la fragilità del futuro con l’utilità e la comodità del presente.
La pandemia ha cambiato per sempre la natura del potere. All’indomani della crisi, stanno emergendo tre scenari estremi: uno scenario burocratico e dirigista, un secondo scenario “populista”, o una profonda trasformazione delle strutture di potere.
Secondo il giornalista al quale il primo ministro italiano ha concesso, dopo la caduta di Kabul, la sua unica intervista a oggi, Mario Draghi ha approfittato del caos lasciato dal ritiro americano dall’Afghanistan per cercare di chiamare l’Europa, e più in generale l’Occidente, ad assumere il suo ruolo centrale sulla scena diplomatica.
È possibile tracciare un parallelo tra il ruolo centrale svolto da Mediobanca, la banca creata nel 1946 da Enrico Cuccia, attraverso il Piano Marshall, e la sfida che l’Europa deve affrontare nell’attuale contesto geopolitico? La storia di Mediobanca e il suo ruolo nella ricostruzione dell’Europa del dopoguerra invita a riflettere sul posto che il Vecchio Continente vuole occupare nel mondo, alla luce del piano europeo di ripresa.
Lo stato neoliberista occidentale sembra ormai esaurito, sacrificato sull’altare della pandemia e della crisi economica. Prendendo ispirazione dal modello cinese e imparando dal passato, Joe Biden e alcuni leader europei si stanno muovendo verso un modello di Stato più interventista, segnando l’inizio di una nuova era – la cui natura, progressista o regressiva, è ancora da determinare.
Per sviluppare una vera politica di assetto del territorio, l’Europa deve approfittare dei Piani di ripresa. Deve inoltre tener conto delle linee di faglia che sono emerse sul continente dall’inizio degli anni 2000.
A cavallo tra il Mediterraneo e l’Europa continentale, a partire dall’inizio del secolo i Balcani sono stati lasciati fuori dal gioco geopolitico a causa delle loro limitate dimensioni economiche e demografiche. Eppure, pur lontani dai grandi temi scottanti, sono la scena di un confronto informale tra le tre grandi potenze: Stati Uniti, Unione Europea e Cina, con quest’ultima che approfitta della stagnazione del processo d’integrazione europea per imporsi come partner essenziale.
In questo testo programmatico, l’HRVP Josep Borrell delinea la sua dottrina per l’Indo-Pacifico. Secondo il capo della diplomazia europea, l’Unione deve adottare un approccio strategico a questa regione del mondo, in termini di commercio, ma anche di sicurezza.
In questa conversazione con Alice Fill, lo storico Lorenzo Kamel si sofferma sui movimenti di fondo che spiegano il recente aumento delle tensioni tra Israele e Palestina. Dando ampio spazio alla storia della regione e alla natura dei differenti attori, nonché alle forze presenti sul territorio, offre un’analisi su vari livelli per comprendere le questioni legate al riacutizzarsi del conflitto.
Dalla scuola dai gesuiti ai più alti livelli della burocrazia nazionale ed europea, la traiettoria di Mario Draghi è quella di un uomo che ha compreso il funzionamento delle regole dell’Europa del XXI secolo per usarle a proprio vantaggio. In questo ritratto particolarmente vivido, Ben Judah ricostruisce la serie di scommesse che hanno portato Draghi fino alla Presidenza del Consiglio.