Sánchez ha incontrato Netanyahu giovedì 23 novembre durante un colloquio piuttosto teso. 

  • Il Presidente spagnolo ha esordito condannando con forza i «terribili attacchi terroristici di Hamas» e ha chiesto di organizzare una conferenza di pace. Ha anche sostenuto una soluzione a due Stati per porre fine al conflitto. 
  • Sánchez ha anche voluto ribadire la sua solidarietà, sottolineando che anche la Spagna ha sofferto del «flagello del terrorismo» – riferendosi all’ETA – e può quindi comprendere la «frustrazione e il dolore» di Israele. Ha anche sottolineato ripetutamente che Israele è un «alleato» della Spagna. 
  • Tuttavia, ha anche aggiunto, riferendosi all’esperienza spagnola, che la violenza da sola non può risolvere il problema e che mentre Israele «ha il diritto di difendersi dagli attacchi, Israele deve anche rispettare il diritto internazionale e il diritto umanitario». Queste parole, pronunciate in inglese alla sua controparte, sono state ampiamente diffuse sui social network: «Il mondo intero è sconvolto dalle immagini che vediamo ogni giorno da Gaza. Il numero di palestinesi uccisi è davvero insopportabile. Bisogna fare una chiara distinzione tra gli obiettivi militari e la protezione dei civili».
  • Netanyahu ha risposto con altrettanta fermezza, affermando che «dobbiamo combattere i barbari affinché non prevalgano».

Dopo aver incontrato anche il Presidente israeliano Isaac Herzog, Sánchez e De Croo si sono recati al Kibbutz Be’eri accompagnati dall’esercito israeliano. 

  • Il Kibbutz Be’eri è uno dei luoghi più devastati dal massacro di Hamas del 7 ottobre. Il 10% della sua popolazione è stato ucciso.
  • Sánchez ha poi raggiunto il Presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, a Ramallah, in Cisgiordania.
  • Il contrasto tra le foto dei rispettivi incontri è impressionante. Prima con Netanyahu, i tre uomini stanno a distanza l’uno dall’altro, con i volti seri e chiusi. Poi con Abbas, i tre sono vicini, sorridono e si tengono per mano. 

Il viaggio di Sánchez in Egitto si è concluso venerdì 24 novembre. Ha parlato da Rafah e le sue parole hanno provocato un’immediata reazione israeliana. 

  • Prendendo la parola per riassumere il suo tour diplomatico nella regione, il primo Ministro spagnolo ha detto: «Riaffermo il diritto di Israele a difendersi, ma entro i parametri e i limiti imposti dal diritto umanitario internazionale. Non è questo il caso. L’uccisione indiscriminata di civili innocenti, tra cui migliaia di bambini, è totalmente inaccettabile. La violenza non farà altro che generare altra violenza. Dobbiamo sostituire la violenza con la speranza e la pace».
  • Alla fine, questi commenti – che erano molto simili a quelli fatti durante l’incontro tra Sánchez e Netanyahu il giorno precedente – hanno provocato una reazione da parte delle autorità israeliane, che hanno ritenuto che la Spagna stesse «sostenendo il terrorismo».
  • Il Ministero degli Affari Esteri israeliano ha successivamente pubblicato un comunicato stampa in cui annunciava che l’ambasciatore spagnolo in Israele era stato convocato per consultazioni per sostenere una «ferma conversazione di riprovazione».
  • Il Ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, ha replicato alla fine della giornata che le accuse di Israele erano «false e inaccettabili».

Pedro Sánchez aveva annunciato nel suo discorso inaugurale che il riconoscimento dello Stato palestinese è parte del suo programma.

  • In effetti, è stato uno dei punti di negoziazione che Sumar ha difeso – e quindi ottenuto – per accettare di formare un governo di coalizione con il PSOE. 
  • La Seconda Vicepresidente del Governo spagnolo e leader del Sumar, Yolanda Díaz, ha accolto con favore la posizione e le parole di Sánchez.

Nel frattempo, il sindaco di Barcellona ha annunciato oggi una «interruzione» delle relazioni istituzionali della città con il Governo israeliano fino a quando non sarà dichiarato un «cessate il fuoco definitivo».