Per ampliare la nostra cartografia delle reazioni internazionali alla guerra del Sukkot, questa nuova mappa mostra quali Paesi hanno chiesto l’attuazione di un cessate il fuoco a Gaza dal 7 ottobre.

La metodologia utilizzata è la seguente: 

  • Vengono presi in considerazione solo i Paesi che hanno chiaramente chiesto un cessate il fuoco o una fine duratura dei combattimenti nella Striscia di Gaza.
  • I Paesi che si sono dichiarati a favore di una «pausa umanitaria», di un «arresto temporaneo dei combattimenti», della creazione di un «corridoio umanitario» o altre misure non sono segnati.
  • Data la controversia che circonda le votazioni sulle risoluzioni alle Nazioni Unite (Assemblea Generale e Consiglio di Sicurezza), queste non sono prese in considerazione come traduzione della posizione ufficiale di un Paese.
  • I Paesi membri di organizzazioni internazionali che hanno chiaramente chiesto un cessate il fuoco a seguito di un vertice o attraverso un comunicato (Lega Araba, Organizzazione della Cooperazione Islamica, ASEAN, Comunità Caraibica) sono qui considerati come sostenitori di questa posizione.

In totale 99 Paesi – contando la Palestina – hanno dichiarato pubblicamente il loro sostegno al cessate il fuoco in dichiarazioni ufficiali o attraverso i loro Capi di Stato o di Governo.

  • Più della maggioranza di questi ultimi sono membri dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), che riunisce 57 Stati.
  • Sabato 11 novembre, l’Arabia Saudita ha organizzato un vertice a Riyadh che ha riunito i Paesi membri della Lega Araba e dell’OCI per chiedere congiuntamente un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza.
  • Nell’UE, solo Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Malta, Polonia, Portogallo, Spagna e Slovenia hanno chiesto ufficialmente un cessate il fuoco entro il 17 novembre 2023.
  • In Germania, mentre la prima vice portavoce del Governo federale, Christiane Hoffmann, ha dichiarato l’8 novembre che «siamo a favore di un cessate il fuoco umanitario», il Ministro degli Esteri Annalena Baerbock ha dichiarato pochi giorni dopo di «comprendere l’impulso per un cessate il fuoco»1.
  • Ha aggiunto, tuttavia, che «coloro che cercano un cessate il fuoco devono rispondere a delle domande: ad esempio, come può la richiesta di un cessate il fuoco, acutamente e ora in questa terribile situazione, garantire che la sicurezza di Israele sia assicurata», suggerendo di essere contraria a tale misura2.

Oltre a condannare l’invasione di terra della Striscia di Gaza da parte di Tsahal e a chiedere un cessate il fuoco, diversi Paesi hanno preso misure diplomatiche contro Israele per «protestare contro le violazioni del diritto umanitario internazionale», tra cui il Cile, che ha richiamato il suo ambasciatore per consultazioni il 31 ottobre3.