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Al centro del confronto globale dei capitalismi politici, l’Europa non ha ancora trovato il suo posto. Tuttavia, nella sua proiezione internazionale, non può fare altro che partire dal problema centrale: il rapporto con gli Stati Uniti. Secondo Riccardo Perissich, le relazioni transatlantiche devono scivolare verso un nuovo teatro: l’Asia. Ecco come prepararsi.

Le fratture geopolitiche non scompaiono per magia. La sfida a livello planetario degli anni Venti consiste nel coniugare la loro permanenza con la necessità di portare avanti azioni di natura cosmopolita.

È possibile tracciare un parallelo tra il ruolo centrale svolto da Mediobanca, la banca creata nel 1946 da Enrico Cuccia, attraverso il Piano Marshall, e la sfida che l’Europa deve affrontare nell’attuale contesto geopolitico? La storia di Mediobanca e il suo ruolo nella ricostruzione dell’Europa del dopoguerra invita a riflettere sul posto che il Vecchio Continente vuole occupare nel mondo, alla luce del piano europeo di ripresa.

Lo stato neoliberista occidentale sembra ormai esaurito, sacrificato sull’altare della pandemia e della crisi economica. Prendendo ispirazione dal modello cinese e imparando dal passato, Joe Biden e alcuni leader europei si stanno muovendo verso un modello di Stato più interventista, segnando l’inizio di una nuova era – la cui natura, progressista o regressiva, è ancora da determinare.

Eletto alla Presidenza del Parlamento il 3 luglio 2019, 10 anni dopo la sua prima volta da deputato europeo, in un anno e mezzo come Presidente David Sassoli ha affrontato crisi migratorie, la diffidenza dei cittadini per l’Europa che ha dato luogo a movimenti sociali ed al populismo, una crisi sanitaria, la gestione dell’accordo Brexit. Il Grand Continent l’ha incontrato, alla vigilia del lancio della Conferenza sul Futuro dell’Europa. In quest’intervista esclusiva, la più lunga concessa a una rivista, Sassoli presenta il ruolo attuale del Parlamento europeo, così come la propria visione su come affrontare le sfide dell’Unione europea, sia all’interno che all’esterno dei suoi confini.

La partecipazione di Matteo Renzi come ospite di spicco alla conferenza della Future Investment Initiative (FII), un evento finanziato dal Fondo sovrano di investimenti dell’Arabia Saudita, ha sollevato una serie di interrogativi su un possibile conflitto di interessi da parte di un senatore della Repubblica in carica. Ma oltre ai chiari risvolti ‘globali’, la parole dell’ex sindaco di Firenze hanno anche un importante peso di geopolitica ‘locale’, in quanto propongono una visione ben precisa della city diplomacy e dello sviluppo urbano.