Mediterraneo

Lettura estesa

L’embargo imposto dai Paesi arabi esportatori di petrolio dopo la crisi del 1973 ha trasformato tutti gli equilibri e le dottrine geopolitiche, una tendenza che si è rafforzata nel 1979. Se la graduale normalizzazione del ruolo di Israele nella regione poteva far sperare in una semplificazione della mappa energetica, la guerra con Hamas e la minaccia di una conflagrazione regionale hanno rimescolato tutte le carte. È quello che spiega Helen Thompson in questa informata prospettiva storica.

Yair Golan è un generale riservista ed ex deputato del partito di sinistra Meretz. Si è opposto alla legge di riforma della giustizia di Benyamin Netanyahu ed è stato fortemente criticato dai membri del governo, con alcuni parlamentari che hanno persino chiesto il suo arresto. La mattina del 7 ottobre, quando Hamas ha lanciato il suo attacco contro Israele, è salito sulla sua auto e si è diretto verso il Nova festival, dove sono stati uccisi più di 260 giovani. È riuscito a salvare molti di loro, che si erano nascosti nei campi e nella boscaglia. Lo abbiamo incontrato per conoscere le ripercussioni della guerra di Sukkot in Israele.

Nel 1972, Pier Paolo Pasolini comincia a scrivere Petrolio, che compare vent’anni dopo come opera postuma. In questo saggio, Dominique Saatdijan cerca di cogliere ciò che la concezione e la formalizzazione di questo testo ci dicono sull’intreccio, per Pasolini, tra poetica e politica. Nel suo cuore c’è una domanda: come confrontarsi alla verità?

La guerra scatenata da Vladimir Putin contro l’Ucraina ha avuto un effetto importante sulle fonti di approvvigionamento energetico italiane. Nella fase in cui l’asse energetico orizzontale Est-Ovest si frattura, un asse verticale Sud-Nord potrebbe emergere, trasformando profondamente la penisola italiana. Facciamo il punto su un’evoluzione che potrebbe toccare tutta l’Europa.

Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, il conflitto israelo-palestinese potrebbe tornare a diventare un conflitto arabo-israeliano, suggellando così il fallimento della politica di Benyamin Nethanyau. Abbiamo intervistato Henry Laurens, titolare della cattedra di storia contemporanea del mondo arabo al Collège de France per tentare di definire la nuova fase apertasi con la guerra del Sukkot in questa lunga storia.

Tra Israele e Hamas, la guerra potrebbe svoltare questa settimana. Se la fiammata al confine tra Libano e Israele dovesse diffondersi, quale sarebbe la reazione di Hezbollah? Per capire meglio cos’è e cosa vuole questa organizzazione creata quarant’anni fa per resistere a Israele, Aurélie Daher, specialista della questione, propone una panoramica in 10 punti.

L’attacco su larga scala contro Israele da parte di Hamas la mattina del 7 ottobre è stato un momento che ha cristallizzato le linee di faglia del mondo. Pubblichiamo la prima versione di una mappa inedita – che aggiorneremo sistematicamente – che ci permette di tracciare e studiare le posizioni globali. Sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina da parte di Putin, questa mappa ci aiuta a comprendere i deboli segnali delle nuove alleanze dell’interregno

Ex ministro della Salute e oppositore di Benjamin Netanyahu, Nitzan Horowitz è al centro della vita politica e intellettuale di Tel Aviv. In quest’intervista, denuncia la responsabilità dell’attuale Primo ministro facendo allo stesso momento un appello all’unità necessaria davanti alla guerra.

Almeno 150 persone sono state rapite dopo l’attacco scatenato da Hamas il 7 ottobre. Perché un numero così impressionante? Bisogna capire che l’organizzazione sfrutta la la dottrina dello Stato ebraico sugli ostaggi e i dispersi, facendone un’arma. In dieci punti sintetici Étienne Dignat, autore di La Rançon de la guerre (PUF, 2023), ci fornisce il contesto di questa guerra degli ostaggi: ci spiega cosa significa questo rapimento di massa e perché pone a Israele un dilemma politico e militare cruciale

In Israele, l’unità nazionale prevale per il momento di fronte all’attacco terroristico di Hamas. Solo Haaretz ha scelto di rompere questa tregua politica per lanciare un attacco molto violento a Benyamin Netanyahu, il Primo Ministro israeliano. La sua argomentazione in due tempi ne fa il principale colpevole di una situazione che il movimento islamista è stato capace di sfruttare.