La riforma del Patto di stabilità e crescita, in discussione dalla sua sospensione temporanea nel marzo 2020 nel contesto della pandemia di Covid-19 e poi sulla base di una proposta della Commissione presentata nell’aprile 2023, ha visto il 20 dicembre un accordo tra gli Stati membri – e tra Francia e Germania.

  • L’adozione è stata resa possibile da un accordo raggiunto tra Francia e Germania alla vigilia della decisione.
  • La Germania aveva ripetutamente espresso il suo disaccordo con l’introduzione di regole flessibili, assumendo la leadership tra i cosiddetti Stati «frugali», a favore del mantenimento di obiettivi rigidi e unificati simili a quelli contenuti nella vecchia versione del Patto.

Diversi principi che modificano il quadro operativo generale delle regole di bilancio, enunciati nella proposta della Commissione, sono stati mantenuti nell’accordo finale.

  • La valutazione della situazione del debito degli Stati membri non si baserà più su un unico obiettivo fisso, ma su un’analisi della sostenibilità del debito – un modello che tiene conto delle caratteristiche macroeconomiche e strutturali (comprese quelle demografiche) specifiche dello Stato in questione.
  • La riforma introduce un orizzonte temporale più lungo – di 4 o 5 anni, estendibile a 7 – per gli Stati membri che devono adeguarsi ai criteri di bilancio del 60% di debito rispetto al PIL e del 3% di deficit1.
  • Sulla base di questi piani nazionali a medio termine, la «spesa pubblica netta» sarà il nuovo parametro chiave per valutare la traiettoria degli Stati membri. Questo sarà oggetto di raccomandazioni e di monitoraggio da parte della Commissione per gli Stati membri sottoposti a procedure di riduzione del deficit.

Tuttavia, in linea con i principi difesi dagli Stati «frugali», il nuovo Patto mantiene un certo numero di obiettivi quantificati vincolanti e uniformi per gli Stati membri.

  • L’introduzione di un «margine di resilienza del disavanzo» comune impone di fatto agli Stati membri un obiettivo di disavanzo strutturale aggiuntivo dell’1,5%, volto a fornire un margine di sicurezza per garantire il rispetto del criterio del 3%, anche in caso di spese impreviste o eventi economici. Viene inoltre fissato il ritmo di riduzione del deficit per raggiungere questo obiettivo, tra lo 0,25% e lo 0,4% del PIL all’anno.
  • Come concessione dei «frugali», l’aumento del costo del debito legato al contesto globale di alti tassi di interesse sarà tuttavia temporaneamente dedotto dal calcolo del deficit, dal 2025 al 2027.
  • Gli Stati membri il cui rapporto debito/PIL supera il 90% dovranno ridurlo in media di almeno 1 punto percentuale all’anno durante il periodo di aggiustamento – 0,5 punti percentuali all’anno per quelli il cui rapporto supera il 60% ma rimane inferiore al 90%.
  • Secondo le prime stime pubblicate da Bruegel, gli obiettivi di riduzione del deficit potrebbero raggiungere, nell’arco di 4 anni, una media dello 0,3% del PIL all’anno per la Germania, dello 0,9% per Francia e Spagna e dell’1,2% per Italia e Belgio, a seconda dei criteri contenuti nella riforma2.

L’altra grande innovazione attesa dalla riforma riguardava il trattamento riservato agli investimenti strategici considerati prioritari, in particolare agli investimenti verdi.

  • L’orizzonte di aggiustamento di bilancio di 4 o 5 anni potrebbe essere esteso a 7 anni, a condizione che le riforme e gli investimenti rientrino nel quadro definito dalla riforma, comprese le misure in grado di «migliorare il potenziale di crescita» e «migliorare strutturalmente le finanze pubbliche», nonché gli investimenti allineati agli obiettivi dell’Unione, tra cui la transizione ecologica e digitale, la sicurezza energetica e, «se necessario», il rafforzamento delle capacità di difesa.
  • Tuttavia, questi investimenti non sono esclusi dal calcolo degli obiettivi di deficit e debito/PIL, che era una delle principali richieste politiche relative alla riforma, in particolare da parte dei partiti verdi, anche in Germania3.

Sulla base di questo accordo in Consiglio, la parte preventiva della riforma sarà discussa con il Parlamento a gennaio, in vista dell’adozione prima delle elezioni del giugno 2024.