L’operazione Prosperity Guardian, il cui lancio è stato annunciato lunedì 18 dicembre dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, riunisce dieci paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Bahrein, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna e Seychelles.

  • Posta sotto l’egida della Task Force 153 – che si concentra sulla sicurezza marittima internazionale – delle Combined Maritime Forces, questa nuova iniziativa mira ad «affrontare le sfide della sicurezza nel Mar Rosso meridionale e nel Golfo di Aden, con l’obiettivo di garantire la libertà di navigazione per tutte le nazioni e migliorare la sicurezza e la prosperità della regione»1.
  • Il Canale di Suez e il Mar Rosso, attraverso i quali transita il 12% del commercio mondiale secondo l’International Chamber of Shipping, sono fondamentali per la sicurezza degli approvvigionamenti dell’Unione Europea, ragione alla base del significativo coinvolgimento degli Stati membri nell’operazione2.

I recenti attacchi degli Huthi alle navi mercantili nel Mar Rosso hanno contribuito a deviare parte del traffico marittimo della regione. Dopo aver annunciato la sospensione temporanea di tutti i suoi transiti attraverso il Mar Rosso, la compagnia petrolifera BP ha sottolineato che l’aggiramento del Canale di Suez «aumenterà i tempi di trasporto e potrebbe esercitare una pressione al rialzo sulle tariffe di trasporto se questa situazione persiste»3.

  • Durante il fine settimana, MSC – la principale compagnia di navigazione di container al mondo – ha annunciato che le sue navi non passeranno più attraverso il Canale di Suez, in seguito all’attacco alla MSC Palatium III del 15 dicembre.
  • In considerazione dell’elevato numero di navi che transitano nel Mar Rosso meridionale (circa 400), la coalizione non le scorterà, ma posizionerà le proprie navi per fornire «un ombrello di protezione al maggior numero di persone possibile»4.
  • Nelle ultime quattro settimane, 12 navi sono state attaccate o sequestrate dai ribelli yemeniti e 25 membri dell’equipaggio sono attualmente tenuti in ostaggio.

Questa serie di attacchi sta avendo un forte impatto sui flussi commerciali internazionali e in particolare sull’Egitto. Il regime del presidente Al-Sissi, ampiamente rieletto per un terzo mandato dopo le elezioni del 10-12 dicembre, fa affidamento sui proventi generati dai diritti di passaggio del Canale di Suez per finanziare i suoi mega-progetti.