La dottrina Tusk
La Polonia ha un nuovo Primo ministro. Martedì 12 dicembre, Donald Tusk ha tenuto un lungo discorso prima dell’insediamento del suo governo di coalizione. Si è detto deciso a impegnarsi in un’opera di rifondazione politica e geopolitica per il suo Paese. La dottrina Tusk apre nuove prospettive per l’Europa e l’Ucraina in un momento in cui la guerra sta prendendo una piega preoccupante. Una traduzione commentata, da leggere e discutere.
- Autore
- Il Grand Continent •
- Cover
- © Czarek Sokolowski/AP/SIPA
Martedì 12 dicembre, quasi due mesi dopo le elezioni parlamentari che hanno sancito la sconfitta del PiS, Donald Tusk ha parlato al Sejm, dopo aver ricevuto dal Parlamento l’incarico di formare un governo il giorno precedente. Ha illustrato il suo programma e presentato tutti i ministri della sua coalizione di governo, prima che venissero confermati da un voto di fiducia.
All’inizio del suo intervento, Tusk ha scherzato sul suo primo discorso di insediamento, pronunciato nel 2007 e durato tre ore! Anche se il discorso del 12 dicembre è durato meno, si è trattato comunque di un testo lungo, in cui il nuovo Primo Ministro ha organizzato le sue osservazioni in tre parti: in primo luogo, rendendo omaggio a tutti coloro che, durante gli otto anni di governo del PiS, hanno lottato contro il partito; in secondo luogo, presentando le linee generali del suo programma, collegando costantemente la politica interna a quella estera; in terzo luogo, presentando tutti i venticinque ministri di questo governo di coalizione. Mentre alcuni passaggi dell’ultima parte evidenziano alcuni dei rischi che potrebbero minacciare il nuovo governo Tusk, sono le prime due parti del discorso a spiccare. Nel loro insieme, delineano una dottrina Tusk, la base per condurre una politica e una geopolitica per le classi medie polacche.
All’inzio del suo discorso troviamo un passaggio tanatopolitico, in cui Tusk rende omaggio ad alcuni oppositori del PiS morti negli ultimi anni. Questo apre la strada a una lunga denuncia degli otto anni di governo del PIS, accusato di aver indebolito la Polonia per avidità ed egoismo. In pieno Sejm, questa diatriba può sorprendere, soprattutto perché in altri momenti Tusk si presenta come un unificatore, determinato a unire tutti i polacchi dietro il suo progetto. Ma questi attacchi, che riecheggiano la violenza della campagna elettorale, hanno un duplice scopo: ricordare ciò che unisce i vari partiti della coalizione, ovvero il rifiuto del PiS, e inviare un segnale ai partner europei della Polonia. Infatti, questo è il secondo pilastro dell’argomentazione di Tusk: il rafforzamento del suo Paese richiederà buone relazioni con l’UE e un’Ucraina più forte. In altre parole, il vero nemico della Polonia non è a ovest, ma a est. Ma Tusk va oltre: intende trasformare il suo Paese in un grande Paese europeo. Sotto la sua guida, la Polonia diventerebbe un modello per il continente. Per cominciare, dovrà sbloccare gli oltre cento miliardi di fondi europei che sono stati congelati a causa della politica giudiziaria del PiS. Le istituzioni dell’Unione dovrebbero facilitare questo compito all’uomo che è stato Presidente del Consiglio europeo dal 2014 al 2019.
A tratti leggero a tratti più serio, Donald Tusk sa che sta tenendo un discorso importante per la storia del suo Paese. Nei momenti finali, ha voluto ricordare l’entusiasmo e la determinazione di coloro che si sono opposti al PiS durante la campagna elettorale. Di fronte al Sejm, ha ricordato che, secondo un sondaggio, per la prima volta nella storia della Polonia post-comunista, la maggioranza dei polacchi crede che i cittadini comuni possano influenzare la direzione politica del loro paese. Il punto è chiaro: la vittoria dell’opposizione al PiS ha segnato un momento di ricostruzione democratica per la Polonia, dopo otto anni di abusi e corruzione.
Tra le righe, però, possiamo già vedere le numerose difficoltà che Donald Tusk dovrà affrontare nei prossimi mesi, a partire dall’opposizione che il Presidente della Repubblica, Andrzej Duda, potrà incarnare nel cuore delle istituzioni fino al 2025.
È quindi difficile sapere quale effetto avrà la dottrina Tusk. Tuttavia, si tratta di un testo importante non solo per comprendere l’attuale linea della Polonia, ma anche dell’Unione Europea.
Signor Maresciallo [Szymon Hołownia], membri del Parlamento, illustri ospiti. Sedici anni fa ho avuto l’onore di pronunciare il mio primo discorso da Primo Ministro. Imparai una lezione che mi è rimasta impressa da allora: volevo parlare di tutto. Ero un Primo Ministro alle prime armi e parlai per oltre tre ore. Ricevetti una telefonata dalla mia famiglia che mi avvertiva che avevo parlato per tre ore e oggi, ciò che i polacchi ricordano è che avevo parlato per tre ore. Oggi, permettete che mi concentri sulle questioni più serie.
Il Maresciallo è il Presidente del Sejm, la principale assemblea legislativa della Polonia. In questo discorso solenne, Donald Tusk, che è stato Primo Ministro tra il 2007 e il 2014, ricorda la sua esperienza di governo mentre si imbarca in una difficile transizione politica, dopo otto anni di governo del PiS, e prende le redini di una coalizione che è essenzialmente unita dall’attaccamento all’Unione Europea e dal rifiuto del clientelismo e degli abusi del PiS.
Sono convinto che questo sia un momento solenne, perché è ciò che richiede questo giorno: una narrazione seria. Stiamo uscendo da una campagna elettorale molto brutale e spettacolare. Da diversi anni la politica polacca ha perso la serietà che si addice al dibattito pubblico, nonostante le circostanze esterne e interne, le tragedie che hanno colpito la nostra nazione e il mondo intero in questi anni – la pandemia, la guerra, la crisi migratoria – eppure è stato difficile per noi, e parlo a nome di tutti noi, trovare il tono di serietà e di piena responsabilità che spetta a tutti noi in questi tempi estremamente difficili.
È interessante che Tusk abbia fatto riferimento alla crisi migratoria così presto in questo discorso. Infatti, durante la campagna elettorale, ha inasprito il suo discorso sulla questione. Durante i dibattiti, Morawiecki (PiS) e Tusk si sono continuamente accusati a vicenda di essere a capo del partito più favorevole all’accoglienza degli immigrati clandestini nel paese. A questo proposito, il programma del partito di Donald Tusk, Piattaforma Civica, afferma che intende presentare «un’accusa contro i funzionari del Ministero degli Affari Esteri responsabili della corruzione che ha portato all’afflusso incontrollato di migranti in Polonia».
Ieri ho avuto l’opportunità – e vi ringrazio per la vostra comprensione – di ringraziare le persone a me vicine. Ma oggi vorrei iniziare il mio discorso ringraziando tutti coloro che, nel corso degli anni, non hanno mai dubitato che la Polonia potesse essere migliore, che potesse essere – perché merita di esserlo – il miglior posto sulla Terra. Vorrei ringraziare la Polonia. Sono molto orgoglioso del mio Paese e del popolo polacco. Come sapete, come è sempre accaduto nella nostra storia, siamo stati in grado di mobilitarci in modo straordinario nel momento cruciale – tutti insieme. E grazie a voi, questo momento cruciale è diventato un momento storico.
Sono convinto che il 15 ottobre entrerà a far parte delle date simboliche del nostro calendario polacco: le sue date tragiche – abbiamo appena reso omaggio alle vittime di uno dei momenti drammatici della nostra storia – e i suoi momenti magnifici. E credo che il 15 ottobre passerà alla storia come il giorno di una ribellione pacifica, una ribellione in nome della libertà e della democrazia, un po’ come il 31 agosto o il 4 giugno, quando abbiamo riconquistato l’indipendenza e la libertà dopo la vittoria di Solidarność.
Il 15 ottobre 2023 si tennero le elezioni che segnarono la sconfitta del PiS. Solidarnosc fu fondata il 31 agosto 1980. Il 4 giugno 1989 si tennero le prime elezioni semi-libere per il Sejm e completamente libere per il Senato. Questa fu una tappa cruciale nella caduta del regime comunista in Polonia.
Gli elettori hanno scelto un nuovo governo di coalizione. Inizieremo oggi – in realtà abbiamo iniziato ieri – a chiamarlo, se lo permettete, la coalizione del 15 ottobre. Quello che è successo quel giorno è molto più profondo di un semplice cambio di governo o di coalizione di governo. Il 15 ottobre è stato il culmine di un processo di rinascita civica e nazionale a cui abbiamo partecipato, alcuni come testimoni, altri come oppositori. Per quanto riguarda questi ultimi, permettetemi di non dire troppo oggi.
Vogliamo costruire il nostro futuro sulle nostre speranze, sui nostri sogni e sulle nostre aspettative, che si sono dimostrate più forti del dubbio e dell’apatia. E soprattutto più forti del male che si è diffuso nella vita pubblica polacca negli ultimi anni. Sono molto soddisfatto di aver contribuito, al mio modesto livello, a questo risveglio, chiamando le cose con il loro giusto nome. Perché il movimento del 15 ottobre è nato proprio da questa capacità di dire la verità in modo diretto e sincero. Questo movimento è nato molto prima del mio ritorno allla politica polacca, grazie a tutti coloro che hanno alzato la voce, a volte gridando, fin dai primi giorni del governo uscente.
Dopo aver ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio Europeo tra il 2014 e il 2019, Donald Tusk è tornato a Varsavia e si è nuovamente impegnato attivamente nella politica polacca come leader di Piattaforma Civica. Questa decisione ha rafforzato il suo partito, che nell’anno successivo ha recuperato quasi quindici punti nei sondaggi, contribuendo a ridare speranza all’opposizione al PiS.
Dal profondo del mio cuore, rendo omaggio a tutti i polacchi. Sono convinto che questa giornata sia stata resa possibile dalle manifestazioni che alcuni di voi hanno osato guidare. Alcuni non hanno avuto paura di rimanere da soli davanti a un tribunale. Era un momento in cui tutti i polacchi sembravano percepire che qualcosa di brutto stava accadendo alla nostra patria, ma non tutti avevano trovato la determinazione o il coraggio di parlarne. Fu proprio in quel periodo che si svolse la prima marcia del Comitato per la Difesa della Democrazia. Vorrei ringraziare tutti coloro che, all’interno del Comitato per la Difesa della Democrazia e di altri movimenti sociali, queste molteplici organizzazioni, a volte composte da poche persone, hanno dimostrato coraggio e un amore genuino e assolutamente disinteressato per la patria, mostrando allo stesso tempo il loro rispetto per lo Stato di diritto.
Dopo la vittoria del PiS nel 2015, il Comitato in Difesa della Democrazia, formatosi inizialmente il 20 novembre 2015 e che ha riunito dei cittadini intorno a Mateusz Kijowski tramite un gruppo Facebook, è emerso in risposta alle decisioni prese dal governo di Beata Szydło, dal presidente Andrzej Duda e da Jarosław Kaczyński, leader del partito di maggioranza PiS, in particolare per quanto riguarda il Tribunale Costituzionale. Questo movimento ha contestato in particolare l’annullamento delle nomine dei giudici del Tribunale, effettuate dalla precedente maggioranza di governo composta da Piattaforma Civica (PO) e dal Partito Contadino Polacco (PSL). Nei mesi successivi, i membri del comitato hanno organizzato numerose manifestazioni (in particolare il 19 dicembre 2015 e il 23 gennaio 2016). La manifestazione più significativa si è svolta il 27 febbraio 2016 e ha attirato circa 80.000 partecipanti a Varsavia. Questa manifestazione non solo ha continuato a contestare le azioni del governo, ma ha anche dato il suo sostegno a Lech Wałęsa, accusato di aver collaborato con il regime comunista tra il 1970 e il 1976. Questi eventi hanno segnato l’inizio di un periodo di profonde tensioni politiche e sociali in Polonia, che sono proseguite durante i due mandati del PiS.
Permettetemi ora di leggere qualcosa che potrebbe, in un certo senso, sostituire il mio discorso di oggi. Non cambierei molto in questo testo, che forse ha già iniziato a svanire dalla nostra memoria. Per me è molto importante ricordare quest’uomo e le parole che ha scritto prima di andarsene. Era un manifesto. Lo leggerò per intero proprio perché sono convinto che la maggior parte di voi qui al Parlamento polacco, così come la maggior parte dei polacchi, potrebbe firmarlo. È stato scritto da un uomo che quel giorno era completamente solo.
Donald Tusk comincia a leggere il manifesto scritto da Piotr Paweł Szczęsny (1963-2017), un chimico polacco che si diede fuoco per protestare contro le politiche del PiS e le crescenti discriminazioni razziste e omofobe. Il 19 ottobre 2017, dopo aver distribuito volantini con su scritto il manifesto, Szczęsny si è tolto la vita gridando «Io protesto!». Dicendo che la maggior parte dei parlamentari appoggerebbe il testo, Tusk sta implicitamente attaccando i quasi 200 parlamentari del PiS – il partito che è stato sfidato da Piotr Paweł Szczęsny.
«Protesto contro la restrizione delle libertà civili da parte del governo.
Protesto contro la violazione della legge da parte del governo, in particolare della Costituzione della Repubblica di Polonia. Protesto contro il fatto che i responsabili di tutto ciò stiano prendendo provvedimenti per modificare l’attuale Costituzione – che rispettino prima quella attualmente in vigore.
Protesto contro una forma di gestione del potere in cui chi occupa le più alte cariche dello Stato esegue gli ordini impartiti da un decisore non identificato che non si assume alcuna responsabilità per le sue decisioni.
Protesto contro il modo in cui è stato portato avanti il lavoro nel Sejm, dove le leggi vengono create in fretta e furia, senza un’adeguata discussione o consultazione, spesso di notte, e poi devono essere corrette quasi immediatamente.
Protesto contro la marginalizzazione del ruolo della Polonia sulla scena internazionale e l’immagine ridicola data del nostro Paese.
Protesto contro la distruzione della natura, soprattutto da parte di coloro che dovrebbero proteggerla, e di altre aree preziose dal punto di vista ambientale.
Protesto contro la divisione della società e il rafforzamento e l’approfondimento di queste divisioni. In particolare, protesto contro la costruzione di una “religione di Smoleńsk” che serve a dividere le persone. Protesto contro le sessioni di odio, contro il linguaggio dell’odio e della xenofobia introdotto dalle autorità nel dibattito pubblico.
Il 10 aprile 2010, un Tupolev Tu-154 si è schiantato vicino alla città russa di Smolensk, uccidendo tutte le 96 persone a bordo. Tra le vittime c’erano il Presidente della Polonia, Lech Kaczyński, e sua moglie, Maria; l’ex Presidente della Polonia in esilio, Ryszard Kaczorowski; il Capo dello Stato Maggiore polacco e altri alti ufficiali dell’esercito polacco; il Presidente della Banca Nazionale di Polonia; funzionari del governo polacco; 18 membri del parlamento polacco; alti membri del clero polacco e parenti delle vittime del massacro di Katyn. Per Jarosław Kaczyński, la scomparsa del fratello è diventata un potente argomento commemorativo che giustifica l’irrigidimento autoritario del suo partito e conferisce una dimensione martirizzante alla sua politica.
Protesto contro la nomina da parte del governo di suoi sostenitori a tutte le cariche possibili, la maggior parte dei quali senza avere le qualifiche necessarie.
Protesto contro la minimizzazione delle realizzazioni, la diffamazione e la distruzione dell’autorità di persone come Lech Wałęsa o gli ex presidenti del Tribunale Costituzionale.
Protesto contro l’eccessiva centralizzazione dello Stato e le modifiche alla legislazione sulle amministrazioni locali e sulle organizzazioni non governative, attuate in base alle esigenze politiche immediate del partito al potere.
Protesto contro l’atteggiamento ostile del governo nei confronti degli immigrati e la discriminazione di varie minoranze: donne, omosessuali, musulmani e altri.
Protesto contro il controllo totale della televisione pubblica e di quasi tutte le stazioni radio, che sono state trasformate in strumenti di propaganda del governo.
Protesto contro l’uso dei servizi segreti, della polizia e dell’ufficio del pubblico ministero per raggiungere i propri obiettivi, siano essi di parte o privati.
Protesto contro una riforma dell’istruzione mal concepita, inconsulta e impreparata.
Protesto contro la negligenza nei confronti delle immense necessità del servizio sanitario».
Sono 15 proteste. Chi le ha scritte, 6 anni fa, stava già dando un nome preciso alle paure, alle preoccupazioni e alla rabbia che covavano nei cuori dei polacchi. Eppure, all’epoca, coloro che si sono espressi in modo forte e chiaro potevano legittimamente sentirsi soli. Quest’uomo ha concluso il suo elenco di proteste con queste parole: «Soprattutto, invito coloro che sostengono il PiS a svegliarsi. Anche se siete d’accordo con i postulati del PiS, considerate che non tutti i mezzi per raggiungerli sono accettabili. Attuate le vostre idee nel quadro di uno stato democratico governato dallo stato di diritto, e non come avviene attualmente. Coloro che non sostengono il PiS, o perché sono indifferenti alla politica o perché hanno altre preferenze, li invito ad agire. Non basta aspettare quello che il tempo ci riserverà. Condividere il proprio malcontento con gli amici non è sufficiente. Bisogna agire e ci sono molte forme e possibilità. Tuttavia, chiedo di ricordare che gli elettori del PiS sono anche le nostre madri, i nostri fratelli, i nostri vicini, i nostri amici e i nostri colleghi. Non si tratta di scatenare una guerra contro di loro. Forse è quello che vorrebbe il PiS. Non si tratta nemmeno di convertirli, perché sarebbe ingenuo, ma di realizzare i loro punti di vista nel rispetto della legge e dei principi della democrazia. Io, un semplice uomo comune, come voi, vi sto chiamando tutti, non aspettate oltre». Piotr Szczęsny, un uomo comune, si è immolato nell’autunno del 2017.
Citando la fine del discorso di Piotr Szczęsny, Donald Tusk si riferisce ai dibattiti che attraversano i partiti e i sostenitori della coalizione del 15 ottobre: è necessario perseguire massicciamente i membri del PiS che si sono resi responsabili di abusi per otto anni o si deve cercare una forma di riconciliazione nazionale? Citando Piotr Szczęsny, Donald Tusk sembra voler creare un cuneo tra gli elettori del PiS e i leader del partito: i primi avrebbero subito abusi dai secondi.
Desidero esprimere la mia commozione nel leggere queste parole, e anche la commozione nel sentire le grida di disappunto [dei deputati del PiS che lo contestano durante la lettura del manifesto], perché non è facile esprimere parole improntate al rispetto e, in un certo senso, all’amore per chi condivide opinioni diverse, soprattutto in un giorno segnato da un così tragico atto di protesta. In quest’Aula, signore e signori, ci sono anche membri che hanno vissuto in prima persona una tragedia. Non voglio che questa giornata sia dominata da ricordi drammatici e tristi, ma non posso non citare il mio amico, il presidente della mia città, Paweł Adamowicz. Non posso e non voglio cancellare dalla mia memoria quel momento simbolico in cui ha fatto appello alla solidarietà. Quel momento in cui ha parlato di Danzica come di una città generosa e accogliente. È stato il giorno in cui, ogni anno da molti anni a questa parte, i polacchi si riuniscono in un’autentica solidarietà per aiutare i più deboli e i malati. Voglio che ricordiamo tutte le vittime, senza eccezioni, della violenza, del disprezzo, dell’odio e del conflitto, affinché il 15 ottobre – o il giorno in cui darete fiducia al nuovo Consiglio dei Ministri – segni l’inizio di una rinascita. Una rinascita di quello spirito di autentica solidarietà e di rispetto dei diritti all’interno di una comunità in cui le persone sono diverse tra loro. Dopo tutto, abbiamo avuto, abbiamo e avremo opinioni diverse su molte questioni. Ma aspiriamo a essere una comunità. Ed è su questo che si concentrerà il lavoro del nuovo governo. Cosa definisce questa comunità? Perché oggi ci risulta così difficile dire che siamo una comunità? Perché questi anni sono stati segnati da conflitti politici sempre più aspri e da emozioni collettive – e non solo in questa stanza? Ci riuniamo qui, nel Sejm polacco, nel Senato, per discutere. Ma l’essenza della democrazia, l’essenza di uno Stato in cui vivono cittadini liberi, è discutere, combattere qui, in Parlamento, per proteggere la nostra nazione, le nostre famiglie, il popolo polacco da questa incessante guerra politica laggiù, tra la gente comune, nelle nostre case. Non sono parole vuote. Stiamo soffrendo tutti, senza eccezioni.
Paweł Adamowicz (1965-2019) è stato sindaco di Danzica per più di vent’anni, dal 1998 fino alla sua morte. Faceva parte dell’ala sinistra di Piattaforma Civica. È stato assassinato nel 2019 da un uomo che era stato imprigionato per cinque anni per rapine a mano armata e che sosteneva di essere stato torturato dal governo di Donald Tusk. Invocandolo, l’oratore lancia un vibrante appello per un parlamentarismo rinnovato, che abbracci la dimensione agonistica della politica e protegga catarticamente la società polacca dalle divisioni emerse negli ultimi otto anni.
Chiedo a tutti voi di pensare alle basi repubblicane, alle strutture che ci permettono di costruire una comunità politica e nazionale. Siamo così diversi, con tante opinioni e radici diverse. A volte siamo legati a tradizioni diverse. Alcuni credono in Dio, altri cercano altrove l’ispirazione per essere delle brave persone. Sì, questa diversità è la ricchezza della nostra nazione. Tutti meritano rispetto e considerazione, tutti hanno diritto ai loro diritti. Ciò che costruisce davvero una comunità è lo stato di diritto, la Costituzione, i principi della democrazia, un confine e un territorio sicuri. Sono cose su cui non dovremmo mai discutere o dibattere. Sono cose che dobbiamo rispettare senza eccezioni, in modo da poterci contrapporre, in completa sicurezza e con rispetto, in altri ambiti.
Includendo la sicurezza territoriale tra i punti su cui dovrebbe esserci unanimità, Tusk sta cercando di rompere con la brutalità della campagna elettorale e dei due anni che l’hanno preceduta, durante i quali il governo del PiS lo ha dipinto come un agente straniero, accusando Piattaforma Civica di voler indebolire il paese e di fare il gioco della Russia.
Ricordo le parole del nostro Papa, quando ci chiese di non costruirgli monumenti ma di ascoltare le sue parole. Ognuno valuta l’eredità di Giovanni Paolo II in modo diverso. Personalmente ho ottimi ricordi dei nostri incontri e ricordo le parole che disse a Sopot, nella mia Sopot [la città costiera dove Donald Tusk vive dal 2007]. Possono sembrare ovvie, o dovrebbero sembrare ovvie a tutti noi, qualunque parte della stanza siamo seduti. Erano parole che dicevano che non ci può essere solidarietà senza amore. So che molto spesso, quando questa parola amore appare nei discorsi politici, nelle manifestazioni, a volte suscita sorrisi e prese in giro. E sapete cosa? Non capisco questa reazione. Perché, in fondo, cosa c’è di strano? Quando parliamo di amore, non parliamo solo di relazioni tra persone. Quante volte parliamo di amore per la patria? Io amo il mio Paese, la Polonia, incondizionatamente. Non riesco a immaginare la politica senza amore.
È stato dopo la riconquista dell’indipendenza, ma anche prima, nella mia Danzica [la sua città natale], a Zaspa, che Giovanni Paolo II ha parlato di cosa sia la solidarietà. E dedico queste parole a tutti coloro, e qui c’è ancora un gruppo abbastanza numeroso, che hanno co-creato Solidarność. Ricordo quelle parole – non furono comprese appieno da tutti. Qualcosa in me si ribellava, era tempo di lottare. E il Papa ha detto che la solidarietà non è mai essere l’uno contro l’altro, ma sempre uno con l’altro. E vorrei – soprattutto perché qui è stata ricordata la data di uno dei drammatici conflitti della Polonia – che traessimo da queste parole una lezione profonda, autentica, vera. Se vogliamo ricostruire la comunità nazionale, se vogliamo davvero vedere la rinascita della nostra comunità polacca, allora dobbiamo – non c’è altra scelta, non c’è alternativa – rispettare le regole che stabiliamo per tutti noi, tenendo conto della Costituzione, della legge. Ma dobbiamo anche capire che la lezione della solidarietà è la lezione del superamento delle differenze tra le persone. E costruire ogni giorno questa comunità che ci permette di opporci gli uni agli altri, ma anche di lavorare insieme e di assumerci insieme la responsabilità della nostra patria.
Facendo riferimento al suo attivismo all’interno di Solidarność quando era studente, ma anche al suo amore per Giovanni Paolo II, Donald Tusk si propone come unificatore, sfidando sia le rivendicazioni religiose del PiS, che si presenta come difensore dell’identità cattolica della Polonia, sia ricordando il suo percorso di oppositore del comunismo.
Mi riferisco alla particolare importanza delle norme, dello stato di diritto e del primato della legge. Per una nazione moderna, nulla è più essenziale di un insieme di leggi e doveri riconosciuti da tutti come un bene comune, senza eccezioni. Qualcuno potrebbe pensare che le parole che sto per leggere siano state pronunciate da un membro dei Tribunali Liberi o da un manifestante all’epoca dello smantellamento della Corte Costituzionale. Hanno un suono molto moderno, come se fossero state pronunciate solo un anno fa. «Non raggiungeremo la libertà infrangendo la legge, ma rispettandola». Così disse Romuald Traugutt durante la Rivolta di Gennaio. Anche in una situazione del genere, il leader dell’insurrezione non aveva dubbi: il rispetto della legge, il riconoscimento di alcune regole comuni – regole che non possono essere infrante – sono la base della libertà, e quindi la base di una vera comunità. Ecco perché ne parlo, perché oggi, in qualità di Primo Ministro designato ieri dal Sejm, ho l’onore di coordinare il lavoro della coalizione del 15 ottobre a livello di governo. Signore e signori, voglio mostrarvi l’essenza del fenomeno che stiamo costruendo in questo momento: un fenomeno politico positivo, che dimostra che la comunità è davvero concepibile e che il rispetto delle regole comuni è possibile, anche se le persone differiscono tra loro.
Il ripristino dello stato di diritto, che è stato minato dal PiS dal 2015, è stato uno dei temi chiave della campagna elettorale di tutti i partiti di opposizione. Citando Romuald Traugutt (1826-1864), Donald Tusk ha inserito il suo discorso nella lunga storia della lotta per l’indipendenza della Polonia. Traugutt era un ufficiale militare e politico polacco, l’ultimo dittatore della Rivolta del gennaio 1863, che vide insorgere i territori polacchi sotto il dominio russo. Dopo una carriera nell’esercito imperiale russo, Traugutt si unì alla rivolta contro l’Impero russo nel marzo del 1863, diventando l’ultimo leader di una sfortunata insurrezione. Dopo essere stato catturato dalla polizia imperiale russa, fu processato e giustiziato per il suo ruolo nella rivolta. Nonostante il fallimento della rivolta, Traugutt divenne un eroe nazionale polacco.
Si formò una coalizione di partiti molto diversi tra loro, con opinioni differenti su molte questioni. Questa unione, che ha scelto il nome di «Coalizione del 15 ottobre», si è accordata su queste basi, che sono accettabili per tutti voi. Oggi viviamo in un momento storico in cui nessuno può dubitare del nostro compito principale, dei nostri obiettivi supremi. Non possiamo pretendere di vivere in un mondo che tollera litigi e conflitti incessanti. Viviamo in uno spazio e in un tempo che rendono imperativo ricostruire una comunità politica comune e un’azione collettiva.
In effetti, la coalizione del 15 ottobre riunisce partiti molto diversi tra loro: la liberale Piattaforma Civica, la Terza Via, una confederazione di partiti centristi del centro agrario e conservatore, e la sinistra socialdemocratica. Nonostante le preoccupazioni, espresse alla fine della campagna elettorale, sulla capacità di questi partiti di andare d’accordo, sono riusciti a concordare su un approccio di coalizione.
Il mondo sta diventando un luogo davvero pericoloso. Non c’è bisogno di convincerci che una nazione divisa, in conflitto con un potere costruito sul conflitto, una nazione in cui diversi gruppi rifiutano le regole stabilite, siano esse quelle della Costituzione o quelle stabilite da altre leggi, è molto più vulnerabile ai rischi associati ai conflitti che oggi scuotono il mondo e la nostra regione.
Se rimaniamo divisi, come è accaduto negli ultimi anni, se ci dividiamo in due metà incompatibili, è come se fossimo la metà, come se la Polonia fosse grande la metà. Sapete bene che la sfida che ci attende richiede una concentrazione totale delle nostre forze e della nostra volontà. «L’unione fa la forza» oggi non è più solo uno slogan. È il primo comandamento politico. E voglio dirvi che per il mio governo, per il nostro governo, per il governo della Repubblica, ridefinire queste basi comuni è assolutamente cruciale. E permettetemi di pronunciare alcune parole, che spero siano ovvie.
In primo luogo, sulla guerra ai nostri confini. Probabilmente non devo convincere nessuno della necessità di mantenere solide alleanze con i nostri alleati, dell’importanza di una Polonia forte e rispettata nel mondo e in Europa, una Polonia unita di fronte a questa minaccia. È fondamentale ricordare che il nostro comune dogma nazionale è che la Polonia è e sarà una giuntura chiave, forte e sovrana nella NATO, che la Polonia sarà un alleato leale e stabile, sicuro dei suoi diritti, della sua forza e della sua importanza per gli Stati Uniti, che la Polonia riconquisterà la sua posizione di leader nell’Unione Europea, che la Polonia costruirà la sua potenza, la sua posizione, degna di questo nome, di leader dell’Unione Europea tramite la cooperazione e il rispetto per questa grande comunità che è l’Europa di oggi. Siamo tutti tanto più forti e sovrani quanto più forte è la Polonia, ma anche la comunità europea. Invito tutti a riconoscere questo principio come unificante per i polacchi.
Questo passaggio, uno dei più diffusi nelle ore successive al discorso, segna una rottura netta con il discorso ufficiale polacco. Dopo otto anni di governo del PiS, il cui euroscetticismo si è attenuato solo dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – Mateusz Morawiecki vedeva la guerra come un modo per riconquistare l’influenza continentale e indirizzare l’Europa in una direzione che sarebbe stata gradita al suo partito – Donald Tusk sta chiaramente mostrando la sua eurofilia, in linea con la sua campagna elettorale, e il suo desiderio di rendere la Polonia di nuovo un attore importante sulla scena continentale.
Mi sembra, e non credo sia esagerato dirlo, che uno dei motivi del successo della nuova coalizione del 15 ottobre sia stato il desiderio del popolo polacco di vedere la Polonia riconquistare il posto che le spetta in Europa. Tutti sentivamo che qualcosa non andava, che qualcosa si stava deteriorando, che tutti – e molti erano al governo – stavano mettendo in discussione la posizione della Polonia nell’Unione Europea. La Polonia stava iniziando a giocare il rischioso gioco politico e geopolitico di puntare terribilmente sull’isolamento e sulla solitudine. Qualcuno gridò al «tradimento di Stato». Ma, sapete, c’è del vero in questo. Chiedo a tutti di smettere di fingere che la minaccia alla Polonia provenga dai nostri amici e alleati della NATO e dell’Unione Europea. Questo è un gioco molto rischioso, per non dire sciocco. Oggi la Russia sta attaccando l’Ucraina. Abbiamo tutti la sensazione che la situazione sia ben lungi dall’essere risolta. Tutti sappiamo cosa accadrebbe se la Russia trionfasse in questo conflitto. In questa situazione, in questo contesto, nessuno in questa sala può fingere di ignorare la posta in gioco e tutti i presenti – chiunque abbia completato le scuole elementari e un basilare corso di storia – sanno che una Polonia isolata è una Polonia esposta ai rischi maggiori. Chiedo a tutti i presenti, senza eccezioni, di collaborare con il nuovo governo per dare alla Polonia una base solida all’interno di questa comunità, che è la nostra comunità. Li invito inoltre ad aiutare me e questo governo a ricostruire la posizione della Polonia in modo che sia il nostro paese a contribuire a decidere il futuro dell’Unione Europea. E lo faremo davvero.
Lasciate che vi rassicuri: non ci saranno magheggi, né tentativi di manipolazione, né attacchi ai trattati contrari ai nostri interessi. Ho osservato i vostri sforzi e i vostri fallimenti nell’Unione Europea e in tutta la politica estera. Voglio dirvi che all’interno dell’Unione nessuno ci sminuirà. Voglio dirle che la «Coalizione del 15 ottobre» è fermamente convinta che la Polonia non abbia alcun motivo e che i politici polacchi non debbano avere alcun motivo di sentirsi inferiori a nessun altro in Europa. Questo comportamento nervoso e offensivo nei confronti di tutti coloro che ci circondano, che consiste nel cercare nemici laddove abbiamo amici, nell’indebolirci e talvolta nello screditarci, tutto questo potrebbe costarci molto di più di una semplice perdita di reputazione in campo diplomatico. Ecco perché vi garantisco – la coalizione, il nuovo governo di coalizione garantisce che torneremo al posto che spetta alla Polonia. Questo accadrà.
In un discorso come quello di oggi, dobbiamo parlare ad alta voce, chiaramente e con una sola voce dell’Ucraina. Ascoltate, questo è un altro tema che ci deve unire, perché oggi vediamo il Presidente Zelensky che cerca di convincere il mondo ancora una volta che la guerra e l’attacco della Russia all’Ucraina sono un attacco a tutti noi. Conto sulla collaborazione di tutte le forze politiche. Dobbiamo chiedere con forza e a gran voce una mobilitazione completa del mondo libero e dell’Occidente per aiutare l’Ucraina in questa guerra. Non c’è alternativa. Non ce la faccio più ad ascoltare certi politici europei, di altri paesi occidentali, che dicono di essere stanchi della situazione in Ucraina. Sono stanchi. Dicono in faccia al Presidente Zelensky che non hanno più forze, che sono esausti. Voglio dire che il compito della Polonia, il compito del nuovo governo, ma il compito di tutti noi, è quello di chiedere con fermezza e a gran voce all’intera comunità occidentale la completa determinazione ad aiutare l’Ucraina in questa guerra. Lo farò fin dal primo giorno. E voglio anche dire che l’impegno totale della Polonia nei confronti dell’Ucraina in questo crudele conflitto con l’aggressore russo non significa l’assenza di un’assertività cordiale e benevola quando si tratta degli interessi polacchi – gli interessi degli imprenditori, degli automobilisti, degli agricoltori e dello Stato polacco. Perché il compito non è così difficile. Sto parlando di aiutare il nostro alleato, la nostra sorella, l’amichevole Ucraina, che attualmente sta combattendo una battaglia all’ultimo sangue. Possiamo combattere questa battaglia a testa alta mantenendo un impegno totale nei confronti dell’Ucraina che combatte. Non c’è bisogno di insegnare ai polacchi cosa significhi la solidarietà elementare: più che semplici testimoni, abbiamo contribuito a questo straordinario slancio di solidarietà quando abbiamo aiutato le famiglie ucraine costrette a fuggire dalla guerra. E allo stesso tempo, anche in questo caso, conto sulla collaborazione di tutti, senza eccezioni. Presteremo molta attenzione, e se necessario un’azione decisa, per garantire che gli interessi polacchi siano rispettati nelle relazioni con ciascuno dei nostri vicini, se desiderano continuare a costruire e rafforzare insieme a noi un mondo libero basato sui valori per cui l’Ucraina si batte oggi.
Ancora una volta, questo passaggio del discorso contrasta con la politica perseguita dal PiS. Mentre all’inizio della guerra in Ucraina, il partito nazionalista ha giocato la partita della solidarietà e del sostegno al vicino attaccato, la campagna elettorale lo ha gradualmente portato a deviare da questa linea. Dalla primavera del 2023, la minaccia dell’estrema destra di Confederazione, ostile al sostegno all’Ucraina, ha portato il PiS ad adottare una posizione sempre più ferma nei confronti dell’Ucraina, sospendendo le consegne di armi e utilizzando il ricordo della Seconda Guerra Mondiale per denunciare alcune scelte politiche del governo ucraino. Tusk sembra deciso a tornare a sostenere con forza l’Ucraina in un momento chiave per il paese: negli Stati Uniti, il Congresso sta discutendo sull’erogazione di nuovi aiuti; in Europa, i negoziati sono difficili in seno al Consiglio europeo. Insistendo sul fatto che la minaccia per la Polonia si trova a est e non a ovest, Donald Tusk si presenta come un solido alleato dell’Ucraina.
Che questo serva anche da promemoria, perché mi sembra che alcune persone non abbiano ancora capito qual è la vera posta in gioco in questa guerra. Alcuni di voi sembrano aver dimenticato che gli ucraini hanno compiuto notevoli sforzi per integrare il loro paese con il resto dell’Europa. Che questa lotta è iniziata proprio a Maidan e che il suo obiettivo era l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Vi ricordate con quanto entusiasmo i nostri amici ucraini ci dicevano: «Oh, Polonia, ci sei riuscita. È una lezione meravigliosa per noi». Volevano emularci in tutto e per tutto, vedendo cosa significasse adottare un approccio intelligente e unito, unificando un intero popolo per l’integrazione nel mondo libero, in tutto l’Occidente. Oggi l’Ucraina sanguina anche perché gli uomini e le donne ucraini sognavano che il loro paese fosse come gli altri paesi occidentali: uno stato democratico governato dallo stato di diritto. Uno stato in cui i diritti umani e i diritti delle minoranze fossero rispettati: questo era e continua ad essere il loro sogno. Oggi stanno versando il loro sangue per questo ideale, ed è anche un motivo per il nostro impegno. Perché, notate – questa è in effetti l’essenza dell’attuale dilemma politico – guardate quale pericolosa tendenza abbiamo oggi nel mondo. Quasi tutti i leader politici in Europa e altrove che stanno abbandonando i tradizionali valori repubblicani europei come la democrazia, lo stato di diritto, l’indipendenza dei media e la libertà di espressione sono, per una strana coincidenza, gli stessi politici che sono anche anti-ucraini. Inoltre, le reazioni molto positive in quasi tutte le capitali occidentali al cambiamento politico in Polonia sono anche il risultato della convinzione che solo un Occidente e un’Europa uniti, intorno ai valori che ho appena citato, possono aiutare l’Ucraina a vincere questa guerra. Perché viene combattuta in nome di questi valori.
Per questo la futura politica polacca sarà ferma nei confronti di quegli Stati e di quei politici che non solo hanno voltato le spalle a questi valori, ma stanno anche ponendo l’Ucraina davanti al rischio di una sconfitta. Non farò nomi o paesi, perché sto per andare a Bruxelles, sperando di trovare altri modi rispetto a quelli che abbiamo usato in passato per convincere i nostri alleati tradizionali ad adottare una posizione ferma a favore della libertà, dei valori repubblicani e della difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa.
Poche ore dopo il suo insediamento, Donald Tusk si è recato a Bruxelles per una riunione del Consiglio europeo assolutamente fondamentale per garantire la continuità del sostegno europeo all’Ucraina. Dal momento che Viktor Orbán ha notevolmente complicato questi negoziati, è difficile non vedere nel discorso di Donald Tusk un riferimento implicito al Primo ministro ungherese.
Quando parlo della necessità di questa comunità, lo faccio perché sappiamo per esperienza che, di fronte a eventi terribili come quelli che si stanno verificando in Ucraina, soltanto una comunità unita può affrontare tali sfide. Ma ci troviamo di fronte ad altre sfide. La migrazione. È possibile rispettare gli altri popoli, le altre religioni, le altre razze, pur essendo consapevoli dell’enorme minaccia che queste turbolenze rappresentano per l’Europa e per il mondo intero – la minaccia importante rappresentata dalla migrazione incontrollata dei popoli, causata da conflitti, guerre, povertà, fame o cambiamenti climatici. Spero – e questo probabilmente segnerà un cambiamento rispetto agli ultimi anni – che saremo in grado di distinguere molto chiaramente tra gli strumenti e i metodi di azione che appartengono alla comunità nazionale, che servono a rafforzare la sovranità dello Stato polacco, e gli strumenti che dobbiamo anche saper usare a beneficio della comunità europea o globale. Voglio che tutti in quest’Aula sappiano che nessuno Stato può affrontare da solo la sfida della migrazione o della crisi climatica. Persino gli Stati Uniti non possono gestire da soli la pressione migratoria, e sono un Paese molto più grande della Polonia.
Voglio che la Polonia si assuma la sua parte di responsabilità nella protezione dei confini e del territorio europeo. Nel programma del mio governo non ci sarà posto per il commercio dei visti. Non tollereremo che si tratti di un’operazione di facciata. Il confine orientale della Polonia sarà a tenuta stagna. I servizi polacchi, l’amministrazione polacca, tutti noi qui in Parlamento, garantiremo che il territorio polacco – e quindi europeo – e i confini polacchi ed europei siano effettivamente protetti. E questo può essere fatto efficacemente nel rispetto degli altri popoli. È possibile proteggere il confine polacco in modo umano. Non possiamo più nascondere che centinaia di migliaia di persone hanno beneficiato di un sistema corrotto organizzato dal precedente governo. Questa marea di persone, incontrollata – non sappiamo chi e non sappiamo quando – si è riversata in Polonia e nell’Unione Europea. Questo non sarà più tollerato e noi chiariremo ogni dettaglio di questa vicenda. Questa commissione d’inchiesta servirà non solo a individuare i vari responsabili di questa vicenda, ma anche a prevenire una nuova ondata di immigrazione clandestina. Questa è la nostra responsabilità oggi. La Polonia deve essere protetta dal pericolo. E noi raggiungeremo l’ideale di uno Stato sicuro. È davvero possibile rendere il nostro Paese un luogo sicuro e protetto. Non è una finzione, la Polonia può davvero essere il Paese più sicuro del mondo. Ma dobbiamo soddisfare, e lo faremo, queste poche condizioni. Quindi, come ho detto, la Polonia non sarà sola. La Polonia sarà leader e parte integrante della comunità europea. La Polonia collaborerà intensamente con tutti i suoi alleati. E la Polonia manterrà i suoi confini. E nessuno in Polonia commercerà visti con nessun altro nel mondo.
Questo passaggio sull’immigrazione si riallaccia alla retorica della campagna elettorale di Donald Tusk. Sostenendo una linea di fermezza, pur rimanendo rispettoso del diritto comunitario, cerca di distinguersi dal PiS, che attacca anche facendo riferimento al «mercato dei visti»: da agosto, l’opposizione al PiS ha accusato il governo di aver autorizzato un sistema che permette agli stranieri di acquistare visti, per somme fino a 5.000 dollari, per poter venire in Polonia. Due deputati della Piattaforma civica (PO) hanno affermato che potrebbero essere coinvolti 350.000 visti provenienti dall’Africa e dall’Asia…
Il programma del futuro governo, se questa Alta Assemblea ci concederà la sua fiducia. (…), lo conoscete. È stato scritto e redatto da polacchi che abbiamo incontrato negli ultimi due anni. È un programma estremamente concreto. Vorrei dirvi, e lo dico con grande soddisfazione, che in questi due mesi in cui avete – devo dirlo con franchezza – vergognosamente sprecato il vostro tempo, non solo non facendo nulla in questi due mesi, ma anche ritardando il passaggio di potere a coloro che hanno conquistato la fiducia del popolo polacco. Avete usato questi due mesi per – e non voglio usare un linguaggio forte, ma sono sicuro che avete letto cosa facevano i vostri colleghi nei ministeri – mettere materialmente al sicuro voi stessi e i vostri colleghi di partito. L’elenco di ciò che avete fatto negli anni fino agli ultimi due mesi è davvero impressionante. E sarà reso pubblico. Tra poche decine di ore avremo finalmente accesso alla documentazione, alle informazioni sul reale stato del bilancio, sull’ubicazione dei fondi nascosti, su dove e perché il denaro è scomparso. E tra poche decine di ore presenteremo al popolo polacco informazioni precise sulle decisioni prese in merito al futuro della sicurezza energetica, come le piccole centrali nucleari.
Ne ho già parlato pubblicamente, ma quando chiedete i dettagli, immaginate quante cose dobbiamo chiarire se in quest’Aula abbiamo sentito parlare di questo scandalo. Questa sarà una delle prime questioni che dovremo affrontare. Sto guardando il ministro Mariusz Kamiński. Non avrei mai immaginato di poter dire nel mio discorso che gli sono grato. Stiamo esaminando la questione con molta attenzione, signor Ministro. Non mi aspettavo di vedere un conflitto ai vertici della struttura di potere. Che all’ultimo minuto un ministro del governo, un ministro del «non governo» – non so come chiamare l’esperimento di due settimane condotto da Morawiecki – prendesse una decisione contraria al parere unanime dell’Agenzia per la sicurezza interna su una questione che riguarda il futuro dell’energia polacca e la sicurezza energetica delle nostre relazioni con gli alleati. La sua avventura potrebbe rivelare una forma di corruzione su vasta scala. Questo è solo un esempio, ma molto doloroso, che conferma che oltre alle cento azioni concrete che vogliamo intraprendere, oltre ai programmi degli altri tre partiti della «coalizione del 15 ottobre», dovremo fare una pulizia molto coscienziosa. Non è un compito piacevole, ma è impossibile andare avanti senza, senza ripulire queste stalle di Augia che vi state lasciando alle spalle, con il vostro disprezzo per le procedure, la legge e la buona morale. Sapete in che modo questo governo sarà diverso dal precedente? Ieri abbiamo ascoltato il discorso di Mateusz Morawiecki. Ha fatto il suo discorso. Non credeva a una parola di quello che ha detto. Nessuno di voi poteva credere che questo fosse il discorso di un futuro governo. E vorrei che ricordaste come si è comportata questa parte della sala durante quella presentazione. Abbiamo ascoltato questo discorso, queste parole, che in realtà erano prive di significato e di contenuto. Abbiamo ascoltato quelle parole con rispetto e considerazione, e mi aspetto lo stesso da voi. Questa è un’opportunità per tutti noi: prendete esempio dal vostro libro! Anche la filosofia del nuovo governo è interessata. Saremo diversi, ma avremo rispetto. Vi rispetteremo anche quando farete di tutto per non meritare il nostro rispetto. Ma saremo pazienti.
Donald Tusk si rivolge direttamente ai parlamentari del PiS, denunciando la decisione del Presidente Andrzej Duda di affidare a loro per primi la formazione del governo di Mateusz Morawiecki, nonostante quest’ultimo non avesse alcuna possibilità di ottenere la maggioranza. Per i partiti della coalizione del 15 ottobre, questa decisione è stata un modo per il PiS di assicurarsi un po’ di più la propria eredità politica e di coprire alcuni casi di corruzione, in particolare attraverso la nomina di giudici. Ad esempio, tre giorni prima della nomina di Tusk, Mariusz Kamiński, Ministro degli Interni tra il 2019 e il 2023, che era stato condannato per corruzione nel 2015 prima di essere graziato dopo l’elezione di Duda, si è visto confermare la grazia dalla Corte Costituzionale.
Quando parlo, tra l’altro, delle cento azioni concrete, sapete che non si tratta solo di una grande soddisfazione per la «Coalizione del 15 ottobre». Sto parlando delle cento azioni concrete della Coalizione Civica, ma come sapete l’accordo di coalizione prevede una sintesi dei programmi dei partiti che compongono questa alleanza. Perché abbiamo iniziato a lavorare quando voi, per due mesi, avete fatto quello che ora è la vostra vergogna, quello che tutta la Polonia ha guardato incredula, incapace di credere che poteste sfruttare il vostro stesso Paese negli ultimi giorni di potere. Abbiamo già preparato l’attuazione di questi progetti e di altre risoluzioni incluse nell’accordo di coalizione. Il nostro governo non è ancora in carica, ma il suo programma esiste già in vitro.
A settembre, la Coalizione Civica ha presentato un ambizioso programma di 100 iniziative, da attuare nei primi 100 giorni in caso di vittoria alle elezioni parlamentari. Le misure di punta comprendevano il raddoppio della soglia di esenzione fiscale, l’abrogazione del divieto quasi totale di aborto, l’aumento del 20% degli stipendi nel settore pubblico e l’abolizione delle sovvenzioni statali alle organizzazioni religiose attraverso il Fondo per la Chiesa. Donald Tusk ha sottolineato che queste iniziative sono state pensate per soddisfare le aspirazioni dei polacchi a una vita dignitosa e normale. Il programma ha riguardato vari settori come la famiglia, le imprese, la salute e l’istruzione, con promesse quali l’aumento del 30% degli stipendi degli insegnanti, la riduzione della burocrazia e l’inversione della politicizzazione delle scuole. Per quanto riguarda l’energia e il clima, il KO mirava a rimuovere le restrizioni sui parchi eolici terrestri e a ridurre le emissioni di carbonio del 75% entro il 2030. In Slesia doveva essere creato un nuovo ministero dell’Industria per promuovere lo sviluppo economico regionale.
Vi guardo e ancora non riesco a capire, né a credere, che abbiate completamente abdicato al vostro ruolo di servizio per lo Stato, di Stato, durante il conflitto alla frontiera tra Polonia e Ucraina. Avete completamente trascurato il vostro ruolo… che eppure è il cuore dell’azione statale. Gestire il confine e proteggere gli imprenditori e gli autisti polacchi era essenziale, ma non siete riusciti a salvaguardare i loro interessi e avete anche trascurato di monitorare il confine con l’Ucraina durante la guerra. È stato un momento così simbolico, che vorrei quindi dirvi che non è stato come parte delle cento azioni concrete, né dell’accordo di coalizione della «Coalizione del 15 ottobre», ma per semplice decenza, che i futuri ministri di questo governo hanno trascorso ore, un’intera notte, con me, cercando soluzioni rapide al problema del confine polacco-ucraino. Abbiamo cercato e trovato soluzioni per soddisfare rapidamente le esigenze degli autotrasportatori polacchi e allo stesso tempo aprire immediatamente il confine con l’Ucraina, devastata dalla guerra, che stava aspettando le attrezzature su questa autostrada bloccata. Non abbiamo aspettato il voto di oggi.
Donald Tusk si riferisce al blocco, nel novembre 2023, dei valichi di frontiera tra Polonia e Ucraina da parte degli autotrasportatori polacchi che protestano contro la concorrenza delle aziende ucraine. In base a un accordo temporaneo dell’UE, queste ultime operavano senza le consuete autorizzazioni. I manifestanti hanno denunciato un aumento significativo del numero di camion ucraini in transito, con ripercussioni sul mercato locale. Alla protesta si sono unite le associazioni di autotrasportatori di diversi Paesi. Alla fine di novembre, migliaia di camion sono rimasti bloccati alle frontiere, con lunghi tempi di attesa. All’inizio di dicembre, l’Ucraina ha aperto un nuovo corridoio per i camion vuoti che rientrano nell’UE. Tusk sembra voler sbloccare la situazione, in particolare chiedendo aiuto ai partner europei.
Ho discusso a lungo con tutti i candidati ministri su come attuare questi progetti, che saranno realizzati senza indugio. Anche le turbine eoliche saranno una fonte di energia alternativa in Polonia. Infine, vorrei dirvi che non abbiamo aspettato questo voto per elaborare e garantire il finanziamento del futuro bilancio dello Stato. Negli ultimi giorni avete preso con estrema facilità decisioni per miliardi di zloty, ma non avete assolutamente pensato a come finanziare queste spese. Ma ho una buona notizia. La «Coalizione del 15 ottobre» ha già preparato progetti e un piano d’azione per attuare al più presto alcune riforme, in modo che gli imprenditori pagheranno l’imposta sul reddito solo dopo aver ricevuto i pagamenti per le fatture emesse, non appena la fattura viene emessa. Sono anni che aspettano questa riforma. E sto parlando di microimprenditori, di centinaia di migliaia di persone che lavorano duramente per un salario modesto. Stanno cercando di tenere a galla le loro piccole imprese, le loro famiglie, in questi tempi difficili. Ed è anche una questione di dignità. E questa vacanza per gli imprenditori non è solo finanziaria. Saranno esentati dai contributi quando le loro piccole imprese e le loro attività commerciali sono inattive, perché anche loro hanno diritto al riposo. Inoltre, ridurremo immediatamente la durata dei controlli sui microimprenditori. Chiunque conosca qualcuno che lavora duramente ed è un imprenditore sa quanto sia difficile per loro sopravvivere sotto la pressione di controlli ingiustificati, interminabili ed eccessivi.
Con questa proposta e con le altre che seguiranno, si vuole dare un’immagine di responsabilità che contrasti con la presunta cattiva gestione dei conti pubblici da parte del governo a guida PiS.
Voi chiedete i dettagli. Sono agli atti, sono noti. Non ho bisogno di leggere le cento azioni concrete o altri elementi dei programmi di governo degli altri partiti politici. Tutta la Polonia conosce questi dettagli. La Polonia ce ne chiederà conto. Non ho paura. A nome del futuro governo, posso dirvi che non abbiamo paura di nessuna delle promesse che abbiamo fatto. Saranno mantenute. Ricordate, la squadra uscente ha spaventato i polacchi – i nuovi stanno arrivando, si prenderanno tutto. Queste sono state le prime azioni – ripeto – del governo prima del voto, quindi di coloro che erano solo candidati ai ministeri. Siamo stati anche seduti per lunghe ore per assicurarci che questa promessa fosse mantenuta: nulla di ciò che è stato dato negli anni, nulla di ciò che è un diritto dei cittadini polacchi, sarà tolto. Ma non basta.
Gli stipendi degli insegnanti saranno aumentati del 30%. E questo aumento entrerà in vigore dal 1° gennaio. Come promesso. Gli stipendi del settore pubblico aumenteranno del 20%. Come promesso. E, come promesso, introdurremo immediatamente un secondo aumento annuale delle pensioni quando l’inflazione supererà il 5%. Avete deriso il «sussidio per le nonne», in realtà quest’anno ci sarà un «sussidio per le nonne», come parte del programma Mamma attiva. Pagheremo 1.500 złotys al mese a ogni madre, a ogni famiglia, a ogni genitore che ha bisogno di questo aiuto per prendersi cura del proprio piccolo. Sto facendo solo alcuni esempi di misure che verranno messe in atto immediatamente, che sono già in corso.
In questo caso, il nuovo governo dimostra di voler competere con il PiS in termini di politica familiare, contrapponendosi alla linea del partito, a volte considerata troppo liberale.
Nonostante abbiate bloccato la formazione del nuovo governo il più a lungo possibile, non abbiamo aspettato un solo istante. Perché questi esempi? Perché perseguiremo contemporaneamente una politica fiscale responsabile e garantiremo la stabilità finanziaria dello Stato. E sapete cos’altro? La mia esperienza parla da sola, così come quella di otto anni di governo del PiS. Conto sull’impegno e sull’aiuto di tutti in quest’Aula – non si tratta di magia, ma richiede comprensione reciproca – in modo da trovare il modo di aiutare dove c’è bisogno di aiuto. Sosterremo tutti i polacchi, quelli che vogliono lavorare e quelli che non possono farlo e hanno bisogno di aiuto. Allo stesso tempo, garantiremo una politica di bilancio responsabile. Questo è uno dei motivi per cui stiamo introducendo il Consiglio fiscale – persone neutrali che daranno il loro parere sulle spese in modo che la nostra politica sociale, per quanto generosa e benevola possa essere, non minacci in alcun modo la stabilità finanziaria dello Stato. La Polonia diventerà uno Stato modello in tutta l’Unione Europea, conciliando queste due esigenze: il benessere dei cittadini e la sicurezza e la stabilità dello Stato.
Oggi farete molte domande. Vorrei dire che risponderò a tutte. Chi ricorda i miei precedenti mandati come Primo Ministro ricorderà che ho risposto a tutte le domande in quest’Aula. E riceverete una risposta a tutte le domande sul programma della «Coalizione del 15 ottobre», sulle tabelle di marcia dei vari partiti, sul ritmo, sui tempi in cui saremo in grado di attuarlo. Non temete. Sono molto preoccupato per il comportamento di alcuni dei miei colleghi qui presenti e per il modo in cui si comportano in aula. Ma sono lieto che abbiate letto con attenzione queste cento azioni concrete. Mi rincuora anche vedere che state prestando attenzione a questo cuore rosso e bianco, perché il cuore polacco è rosso e bianco. Questo simbolo significa davvero molto per noi e rappresenta la genuina empatia di questo governo per tutti coloro che ne hanno bisogno.
Il cuore con i colori della Polonia è stato un simbolo della campagna di Donald Tusk ed è stato esposto durante le principali marce di opposizione al PiS in autunno.
Signor Maresciallo, sono consapevole, come lei, che nel prossimo futuro potrebbero verificarsi situazioni difficili di vario tipo al nostro confine, e forse anche in altri Paesi da cui dipendiamo per la nostra sicurezza. Vorrei sottolineare con molta fermezza che dobbiamo prepararci il più possibile, nei limiti delle nostre possibilità, a garantire la nostra sicurezza, anche militare. Inizierò la presentazione delle persone che faranno parte del nostro governo con Władysław Kosiniak-Kamysz, primo vice primo ministro.
Donald Tusk inizia ora a presentare il suo governo, che rappresenta il compromesso della coalizione. I nuovi ministri rappresentano diversi partiti dei tre blocchi principali: la Coalizione Civica, il primo partito della coalizione, ha 14 ministri, provenienti da Piattaforma Civica (PO), il partito di Donald Tusk, da Moderno (Nowoczesna) e da Iniziativa Polacca (Inicjatywa Polska); Terza Via ha sette ministri divisi tra il Partito Popolare Polacco (PSL) e Polonia 2050 (Polska 2050); e Nuova Sinistra (Nowa Lewica), che fa parte di La Sinistra, ne ha quattro.
Come sapete, Władysław Kosiniak-Kamysz non sarà solo il primo vice primo ministro, ma anche il ministro della Difesa nazionale. Per noi è molto importante che a capo di questo ministero ci sia un politico a tutti gli effetti, giovane ma di grande esperienza. Spero che apprezzerete anche il ruolo positivo svolto da Władysław Kosiniak-Kamysz e dal suo partito nella svolta del 15 ottobre. Signor Presidente, desidero ringraziarla di cuore per questa eccezionale esperienza di lealtà reciproca e solidarietà umana. Mi permetta di dire che lei sarà un esempio o un’illustrazione di ciò a cui tutti noi attribuiamo grande importanza nella nostra coalizione. Non litigheremo. Per 4 anni, collaboreremo con rispetto reciproco – e oggi posso dirlo di tutti i leader dei partiti che formano la «Coalizione del 15 ottobre», con simpatia, forse con amicizia, e con la convinzione che insieme possiamo fare di più – e lo vedrete in questa coalizione, composta da 4 partiti, oltre a vari altri ambienti perché la stessa Coalizione Civica comprende diversi gruppi con le proprie idee e ambizioni. Poiché questa coalizione rispetta le basi comuni che ho menzionato, faremo in modo, insieme al Presidente Władysław Kosiniak-Kamysz, a Włodzimierz Czarzasty e naturalmente al Maresciallo Hołownia, di cooperare in modo armonioso e solidale. Le speranze emerse dietro le quinte, che questo mandato sarebbe stato più breve, sono speranze vane.
Abbiamo assistito a un governo in cui gli interessi e le ambizioni personali hanno impedito di prestare seria attenzione ai problemi. Per molti anni vi siete preoccupati soprattutto di voi stessi. E voglio dire che la nostra coalizione, nella sua diversità, dimostra che una comunità politica è possibile nonostante le diverse opinioni. La nostra coalizione sarà un esempio di eccezionale solidarietà, lealtà e responsabilità. Lo vedrete tra quattro anni. Dimostrerete che ho ragione.
La sorveglianza civile dell’esercito polacco è oggi fondamentale. Soprattutto, questa sorveglianza significa armare l’esercito polacco in modo coerente, nel rispetto di tutti gli impegni e i contratti firmati dai nostri predecessori. Escludo naturalmente le situazioni in cui risulterebbe che alcune azioni sono in odore di corruzione. Spero che la vicenda rivelata da Kamiński non sia indicativa di qualcosa di più importante e non riguardi i contratti di armamento. Questa è la mia speranza ed è per questo che, con convinzione, anche a nome di Władysław Kosiniak-Kamysz, possiamo dire che l’esercito polacco sarà ben armato con l’aiuto dei nostri alleati.
Władysław Kosiniak-Kamysz, 42 anni, oggi ricopre la carica di Vice Primo Ministro e inistro della Difesa, in quota PSL/Terza Via. Nonostante la giovane età, è considerato un veterano della politica polacca, avendo ricoperto la carica di ministro del Lavoro dal 2011 nel precedente governo di Donald Tusk. È diventato leader del PSL nel 2015, ruolo che ha mantenuto nonostante i risultati elettorali contrastanti. Noto per la sua capacità di lavorare efficacemente con diversi partiti politici, Kosiniak-Kamysz è stato persino preso in considerazione dal primo ministro uscente del PiS Mateusz Morawiecki per guidare un governo di coalizione, nel tentativo di mantenere il PiS al potere. Nel suo attuale ruolo al ministero della Difesa, deve affrontare decisioni cruciali, in particolare per quanto riguarda il bilancio. Sotto l’amministrazione PiS, la Polonia ha lanciato una campagna di spesa militare senza precedenti, accelerata dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Quest’anno, la spesa per la difesa ha raggiunto il 4% del PIL, la più alta della NATO. Sebbene l’opposizione abbia espresso preoccupazioni sull’uso di questi fondi, sostiene l’idea che la Polonia debba rafforzare le proprie difese. Tuttavia, in qualità di ministro della Difesa, Kosiniak-Kamysz potrebbe subire le pressioni di altri membri del governo per ridurre alcune di queste spese. Qualsiasi riduzione della spesa militare potrebbe trasformarsi in un vantaggio politico per il partito PiS, che sfrutterebbe i possibili tagli come una mancanza di sostegno alla sicurezza nazionale.
Il secondo vice primo ministro del nostro governo sarà Krzysztof Gawkowski, vice primo ministro e ministro responsabile della digitalizzazione. Non ho bisogno di convincere nessuno dell’importanza della digitalizzazione oggi – è una parola chiave – di ciò che significa per la nostra sicurezza, per la posizione della Polonia nel mondo, per lo sviluppo delle tecnologie più moderne, per ciò che significa sicurezza in questo settore, sicurezza informatica. Potete vedere voi stessi oggi, anche in tempi di guerra tra Russia e Ucraina, quanto siano importanti queste tecnologie più moderne, anche sul campo di battaglia. I due vice primi ministri avranno quindi la responsabilità di costruire il nostro esercito e la nostra sicurezza, nel senso più ampio del termine, su basi moderne, innovative e molto stabili.
Non c’è bisogno di presentare Radosław Sikorski. Non descriverò nei dettagli la sua biografia, perché rischierei di mettere in imbarazzo alcuni degli eroi che hanno operato l’ultimo giorno della rivoluzione. Lo sappiamo. Insieme a Radosław Sikorski, come ho già detto, faremo in modo di preservare la posizione della Polonia sulla scena internazionale, lavorando allo stesso tempo efficacemente a favore dell’Ucraina nella sua guerra contro la Russia. Vorrei anche dirle che stiamo già preparando visite che avranno conseguenze molto concrete. Voglio anche rassicurarvi, perché so che sono state espresse preoccupazioni e timori. Sì, riporterò da Bruxelles i miliardi di euro tanto attesi dagli imprenditori polacchi e dalle autorità locali. Władysław Bartoszewski una volta disse, non so se ve lo ricordate, che è meglio essere onesti, anche se non sempre paga. Forse essere disonesti paga, ma non ne vale la pena. Voglio dirle che tornerò da Bruxelles con questi soldi e sa cosa dirò ai polacchi? Che siamo riusciti, nei primi giorni del nostro governo, ad essere onesti e che questo ha pagato, per tutti noi.
Donald Tusk si riferisce ai 111 miliardi di euro di fondi europei. Il congelamento dei fondi è dovuto alle preoccupazioni dell’UE sull’indipendenza della magistratura polacca, che è stata minata dal governo del PiS. La Polonia deve quindi adottare nuove leggi per soddisfare i requisiti della Commissione, che potrebbero incontrare l’opposizione del presidente polacco Andrzej Duda, allineato con il precedente governo e riluttante a sostenere queste riforme. Johannes Hahn, commissario europeo per il Bilancio, ha espresso ottimismo sulle future relazioni tra Varsavia e Bruxelles in un’intervista a Reuters. Hahn ha sottolineato che la Commissione non intende aspettare la fine del mandato di Duda nel 2025 per trovare una soluzione.
Dopo il ritorno da Bruxelles, il giorno successivo mi recherò a Tallinn per incontrare i primi ministri di Lituania, Lettonia ed Estonia. I temi saranno ovvi: la guerra e una frontiera sicura. Intensificheremo la cooperazione con i Paesi che condividono il nostro punto di vista su questo tema, non solo con i nostri vicini in Lituania, Lettonia ed Estonia, ma anche con Finlandia, Svezia e, al di fuori dell’UE, con la Norvegia. In questa regione nord-orientale, la pressione dell’immigrazione clandestina organizzata da Putin e Lukashenko è particolarmente preoccupante. Vogliamo svolgere un ruolo estremamente attivo come uno dei leader nella moderna difesa del confine polacco e nella protezione di questo confine, in collaborazione con i nostri amici nei Paesi che ho citato.
[…]
Andrzej Domański sarà responsabile delle finanze pubbliche. È uno dei principali autori del programma «Cento azioni concrete», ha lavorato anche al programma «Coalizione del 15 ottobre» e sarà la garanzia personale che tutto ciò che è scritto qui, tutto ciò che abbiamo presentato al popolo polacco, beneficerà anche di un solido sostegno finanziario, evitando di esporre lo Stato polacco a turbolenze economiche. Senza cercare di risparmiare a spese dei polacchi e senza fare nulla che possa mettere a dura prova le famiglie polacche, faremo in modo che le esigenze finanziarie dello Stato siano effettivamente garantite. E state certi che tutto ciò avverrà nei limiti della responsabilità elementare e del buon senso finanziario. Andrzej Domański sarà la vostra garanzia.
Andrzej Domański, 42 anni, ha assunto il ruolo di ministro delle Finanze nel governo polacco. Questo ministero chiave è stato affidato a un membro di Piattaforma Civica, economista di professione ma alle prime armi in politica. Durante le recenti elezioni, Domański si è imposto come elemento chiave della campagna di KO grazie alle sue competenze economiche, presentandosi con lo slogan «Andrzej Domański – l’uomo dell’economia». Il suo contributo principale è stata la stesura del programma economico del partito, che gli ha fatto guadagnare una certa notorietà all’interno di KO. Il suo compito si preannuncia complesso, come suggerisce il discorso di Tusk: storicamente vicino alla linea molto liberale di Piattaforma Civica, deve fare i conti con la popolarità della politica di spesa sociale del PiS e si è già impegnato a proseguire su questa strada. Allo stesso tempo, dovrà affrontare le pressioni di alcuni membri del suo partito e di Polonia 2050, uno dei suoi partner di coalizione, che senza dubbio chiederanno una svolta liberale.
[…]
Riconosco che questa presentazione è insolita e riflette la situazione eccezionale in cui ci troviamo attualmente. Come sapete, è la prima volta nella storia del Parlamento polacco che il Sejm nomina un candidato a Primo Ministro. Domani, spero, grazie alla decisione di quest’Assemblea, avrò l’onore di prestare giuramento davanti al Presidente.
Ho appena commesso un involontario errore. Signor ministro Dariusz Wieczorek, grazie a questa piccola gaffe, questa presentazione resterà nella memoria di quest’assemblea, quindi la consideri un privilegio spontaneo. Sarà a capo del Ministero della Scienza, una nomina molto attesa. Ci ho pensato a lungo, perché non era mia intenzione creare nuovi ministeri, ma la necessità è stata chiaramente espressa dalle comunità educative e accademiche. Abbiamo quindi deciso di ricostituire il Ministero della Scienza e dell’Istruzione Superiore. Dariusz Wieczorek assumerà questo ruolo. So che ha scelto ottimi collaboratori. Vedremo una rapida ricostruzione di questo ministero. Una delle prime decisioni – per tornare alle azioni concrete – sarà il tanto atteso aumento di stipendio per i docenti universitari, paragonabile a quello degli insegnanti della scuola primaria.
Dopo aver presentato tutti i membri del suo governo, Donald Tusk si rende conto di aver dimenticato il suo ministro delle Scienze, Dariusz Wieczorek, che proviene dalla sinistra ed è responsabile dell’istruzione superiore. Ogni nuvola ha il suo lato positivo, perché questa dimenticanza gli offre l’opportunità di ribadire il suo impegno a favore dei docenti.
È un giorno speciale quando posso dire che gli aumenti di stipendio del 30% non si applicano solo agli insegnanti, ma anche ai maestri della scuola materna e, guardando all’altro lato dello spettro dell’istruzione, ai docenti universitari. Il Ministro, che è ancora un membro del Parlamento, sono sicuro che se ne occuperà.
A questo punto del discorso, il governo non è ancora stato eletto dall’Assemblea e i ministri non hanno prestato giuramento al Presidente della Repubblica. Solo allora il nuovo governo polacco entrerà ufficialmente in carica.
Questa presentazione atipica riflette una situazione senza precedenti. Vorrei ringraziare ancora una volta l’Assemblea per la scelta fatta ieri. La Costituzione non prevede normalmente la presentazione di un Primo Ministro designato in questa seconda fase, ma ho insistito per un’azione rapida. Sapete perché. I giorni e le ore contano. Probabilmente incontrerò il Presidente Zelensky a Bruxelles. L’Ucraina conta le ore e i giorni, in attesa di un ulteriore sostegno. La Polonia aspetta miliardi di fondi europei. La Polonia attende anche rapidi segnali di cooperazione con gli altri vicini della Russia. La mia ambizione è quella di guidare, a nome della Polonia, una politica europea per proteggere i nostri confini, su tutti i lati dell’Europa, in modo che la minaccia dell’immigrazione illegale non sia più così preoccupante come lo è oggi.
Vorrei concludere questa insolita presentazione con un fatto eccezionale nella nostra storia. Questo sarà il mio ultimo punto. È qualcosa di straordinario. Ieri avrete letto questa modesta nota dell’agenzia PAP. Si tratta di un breve rapporto sugli ultimi studi del CBOS, un istituto governativo di ricerca sociale. Ieri il CBOS ha pubblicato un rapporto su un’indagine condotta pochi giorni fa. In trent’anni di ricerche del CBOS, dal 1992, questo studio ha misurato che mai prima d’ora così tanti polacchi hanno ritenuto che la gente comune avesse un’influenza sugli affari del Paese: oggi, dopo le elezioni del 15 ottobre, il 54% dei cittadini ne è convinto, rispetto al 26% del precedente sondaggio del febbraio 2020. Il CBOS commenta: le ultime elezioni non solo hanno attirato un numero record di votanti, ma hanno anche rafforzato – o meglio ricreato – tra i polacchi il sentimento di cittadinanza attiva, ovvero la convinzione del potere di una voce individuale e della possibilità di influenzare la realtà politica con il voto. Il cambiamento nell’opinione polacca è rivoluzionario, perché finora, dall’inizio di questo sondaggio nel 1992, i polacchi ritenevano generalmente che i cittadini comuni non avessero alcun impatto reale sulla politica nazionale. Dopo il 15 ottobre, la maggioranza dei polacchi non solo ha riscoperto, ma ha creduto per la prima volta di avere un impatto reale sul destino della propria – nostra – patria.
Cari amici, non sprechiamo questo momento. Questo è un grande impegno per noi. Non si tratta di una presentazione, ma ogni mese riferirò al popolo polacco ciò che abbiamo realizzato, i nostri successi e le nostre difficoltà, con onestà e sincerità. Come sapete, una delle ragioni di questa rinascita, di questa rinnovata fiducia nella propria capacità d’azione, sono state le manifestazioni organizzate dal popolo polacco: il 4 giugno, mezzo milione di persone hanno partecipato; e il 1° ottobre, un milione di persone sono scese in piazza a Varsavia. Anche alle riunioni a cui ho avuto il privilegio e l’onore di partecipare c’erano migliaia e migliaia di persone. È anche un dovere.
Le ultime parole del discorso di Donald Tusk sono al tempo stesso solenni e piene di speranza. Oltre a collegare la sua azione interna alla situazione internazionale, sembra determinato a fare della «Coalizione del 15 ottobre» un progetto a lungo termine. Per lui, l’obiettivo non è altro che la rifondazione del patto democratico polacco. Dopo otto anni di governo del PiS, Tusk deve iniziare a mettere in pratica le sue parole prima di vedere se sarà effettivamente in grado di realizzare il suo programma di rifondazione politica.
Mi impegno con queste parole a trovare ogni, in qualsiasi parte della Polonia, un momento per fare un resoconto aperto e pubblico, davanti a 10.000 persone o a 5 persone, a nome del mio governo, di ciò che abbiamo fatto, dei nostri successi, delle nostre difficoltà – con onestà e senso della verità. Non possiamo, non abbiamo il diritto di sprecare questo grande rinnovamento. Il 15 ottobre è stato un grande giorno di rinascita per i polacchi. L’ora di una Polonia felice è giunta.