Sotto la guida di Sergio Massa, il campo peronista attualmente al potere e unito nella coalizione Unión por la Patria (prima Frente de Todos), ha la possibilità di vincere le elezioni presidenziali di domenica 19 novembre. 

L’attuale ministro dell’Economia argentino, che si è imposto al primo turno con il 36,7% dei voti, rappresenta l’ala destra della coalizione peronista. Antitesi dell’outsider Javier Milei, suo avversario al secondo turno, Sergio Massa è attivo da molti anni negli ambienti del potere – quindici anni fa, è succeduto ad Alberto Fernández come capo di gabinetto sotto il Presidente Cristina Kirchner, dove è rimasto dal 2008 al 2009.

In cima alle preoccupazioni degli elettori argentini c’è la crisi economica che colpisce il Paese. L’inflazione su base annua ha raggiunto il 142,7% in ottobre, con un aumento dei prezzi dell’8,3% nell’ultimo mese.

  • La risposta di estrema destra, libertaria e anarco-capitalista incarnata dal nuovo arrivato in politica Javier Milei ha sedotto una grande parte dell’elettorato, soprattutto nelle settimane precedenti al primo turno, dove Milei è arrivato secondo con il 30% dei voti. 

Alla fine di agosto, nel suo doppio ruolo di ministro e candidato, Sergio Massa ha adottato un’ultima serie di misure volte a compensare gli effetti sociali della crisi economica, tra cui l’innalzamento della soglia dell’imposta sul reddito. 

Trovare delle soluzioni è il motivo per cui, nell’agosto del 2022, Sergio Massa è stato nominato «super ministro» dell’Economia, cumulando anche i portafogli della Produzione e dell’Agricoltura. La sua nomina ha fatto seguito alle dimissioni di Martín Guzmán, criticato dall’ala sinistra della coalizione per le sue politiche «eccessivamente neoliberali». 

  • Il suo mandato da ministro è stato caratterizzato da altre misure, tra cui il rimborso in yuan del debito argentino con il FMI. Ad aprile, Massa ha anche annunciato che l’Argentina avrebbe d’ora in poi condotto le sue transazioni internazionali con la Cina in yuan anziché in dollari, una decisione che dovrebbe ridurre la pressione sulle riserve internazionali del Paese, che sono in caduta libera. 
  • È sempre stato sotto il mandato di Massa che l’Argentina si è ufficialmente unita ai BRICS.  

Il suo avversario Milei ha già dichiarato che se fosse presidente, non farebbe mai affari «con i comunisti [Cina e Brasile]», ma solo con Europa e Stati Uniti. Continuerà il nuovo corso di Massa o assisteremo alla transizione al paleo-libertarismo? Il futuro economico e politico dell’Argentina si decide oggi.