Capitalismi politici in guerra

Studiamo il punto nodale della geopolitica contemporanea, lo scontro tra Cina e Stati Uniti, alla luce della capacità politica dei due sistemi di dirigere, trasformare e sviluppare l’innovazione, l’industria, le tecnologie digitali e la scienza. Domandandoci, davanti a questo, cosa fare

Mario Draghi: “Propongo un cambiamento radicale”

Europa
Lettura estesa

Oggi è il 1° aprile e sono quarant’anni che l’Europa non è tecnologicamente morta. Perché non ne abbiamo tratto le conclusioni culturali?

Partendo dal successo documentato e dalla centralità dell’azienda olandese ASML, cuore dell’ecosistema tecnologico ed economico globale, Alessandro Aresu ci invita a risvegliarci.

“Non c’è un’etica condivisa lungo la supply chain”: stiamo per far deragliare le catene del valore con i nostri valori?

In un mondo rotto e sempre più regolamentato, le multinazionali che avevano puntato su una crescita globalizzata e su un diritto uniforme rischiano di disgregarsi. Per Fabio Londero, General Counsel del gruppo siderurgico friulano Danieli, le conseguenze negative dell'”effetto Bruxelles” potrebbero essere fatali.

Non c’è alcuna distensione nella guerra dei capitalismi politici tra Stati Uniti e Cina. Questa settimana, Gina Raimondo, segretario al Commercio, ha tenuto un discorso molto aggressivo in cui ha illustrato la sua dottrina sulla protezione della conoscenza e della tecnologia americana nello scontro con la Cina. l’idea di fondo è che questa sia «la più grande minaccia» che gli Stati Uniti abbiano mai affrontato. Da leggere per capire le ambizioni e i paradossi della nuova strategia statunitense.

E se l’Europa stesse commettendo un errore cercando di emulare i modelli di capitalismo politico emersi in Cina e negli Stati Uniti? Questa è la seria domanda posta da David Edgerton in questo testo, che considera come l’economia del quotidiano – la Foundational Economy – potrebbe essere molto più incisiva nel migliorare lo standard di vita degli europei nel medio e lungo termine.

L’oscillare dell’attenzione strategica degli Stati Uniti tra diversi teatri regionali, dall’Europa all’Asia, passando per il Medio Oriente, non è un gioco a somma zero. Le conseguenze delle scelte di non intervento degli Stati Uniti si faranno sentire in maniera sempre più estesa nei nostri anni Venti, mettendo il Paese davanti a un dilemma che culminerà nelle elezioni presidenziali del 2024.