Ieri, 29 luglio, le Nazioni Unite hanno avvertito che, per la prima volta dal 7 ottobre 2023, è stata raggiunta la soglia della carestia in termini di consumo alimentare “nella maggior parte della Striscia di Gaza” 1. Mentre una persona su tre passa ormai diversi giorni senza cibo, le operazioni militari israeliane continuano.

  • Benyamin Netanyahu ha negato più volte negli ultimi giorni l’esistenza di una carestia a Gaza, definendo queste accuse «bugie spudorate».
  • Lunedì 28 luglio, 78 palestinesi sono stati uccisi da attacchi e sparatorie israeliani.
  • Secondo il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, i cui dati sono utilizzati dall’ONU per valutare il bilancio umano nell’enclave, dall’ottobre 2023 sarebbero stati uccisi dall’esercito israeliano più di 60.000 palestinesi.

La posizione intransigente di Netanyahu e il suo rifiuto di concludere un accordo di cessate il fuoco stanno suscitando un’opposizione crescente e sempre più dichiarata in Europa. La Francia ha annunciato che riconoscerà lo Stato di Palestina a settembre e il Regno Unito potrebbe fare lo stesso in assenza di un cessate il fuoco, secondo il primo ministro Starmer. I Paesi Bassi hanno annunciato ieri, martedì 29 luglio, la decisione di vietare l’accesso al loro territorio ai ministri israeliani della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir e delle Finanze Bezalel Smotrich.

  • La Commissione europea non è tuttavia riuscita ieri, 29 luglio, a trovare una maggioranza a favore della sua proposta di sospendere parzialmente la partecipazione di Israele al programma Horizon Europe.

Il presidente americano continua a considerare Hamas il principale ostacolo a un accordo di cessate il fuoco e la scorsa settimana ha dichiarato che avrebbe “esaminato altre opzioni per riportare a casa gli ostaggi e cercare di creare un ambiente più stabile per la popolazione di Gaza”.

  • Nel frattempo, durante un viaggio in Scozia, Trump ha dichiarato che Israele “ha una grande responsabilità” nell’aggravarsi della crisi nell’enclave.

Il rifiuto di Netanyahu di consentire l’ingresso nell’enclave di quantità sufficienti di cibo, medicinali e beni di prima necessità potrebbe esporlo a critiche più accese da parte dell’amministrazione Trump.

  • Dopo essere riuscito a portare avanti gran parte del suo programma interno nei primi sei mesi e con l’avvicinarsi della scadenza del 1° agosto per l’imposizione dei dazi, Trump potrebbe concentrarsi maggiormente sul Medio Oriente e sull’Ucraina nelle prossime settimane, nella speranza di ottenere una vittoria diplomatica.

I bombardamenti israeliani in Siria del 16 luglio e la parziale distruzione di una chiesa a Gaza avrebbero anche suscitato un’ondata di indignazione all’interno della Casa Bianca. Tra gli alti funzionari e stretti alleati del presidente che hanno espresso la loro incomprensione figura Steve Witkoff, che fino ad ora guidava la delegazione americana nei negoziati tra Israele e Hamas 2.

  • Secondo un esperto americano della regione che dialoga regolarmente con l’amministrazione Trump citato dal Financial Times, il presidente americano avrebbe dichiarato a un importante donatore ebreo: “Il mio popolo sta iniziando a odiare Israele” 3.
  • Tra gli elettori repubblicani di età inferiore ai 50 anni, solo un terzo dichiara di avere “fiducia” in Netanyahu per prendere le decisioni giuste, una percentuale pari alla media della popolazione americana nel suo complesso 4.
  • Negli ultimi mesi, un numero crescente di sondaggi suggerisce che la giovane base di sostegno del Partito Repubblicano ha un’opinione sempre più negativa del primo ministro israeliano.