Negli ultimi giorni, diversi alleati centrali di Donald Trump hanno pubblicamente espresso la loro opposizione al lancio di una campagna militare americana contro l’Iran. È il caso, in particolare, di Steve Bannon, che ha contribuito in modo determinante alla vittoria di Trump nel 2016, e di Tucker Carlson, che già nel 2019 aveva dissuaso il presidente repubblicano dal condurre attacchi contro l’Iran.
- Ieri, lunedì 16 giugno, la rappresentante della Georgia Marjorie Taylor Greene — una delle elette più fedeli a Trump al Congresso — ha contribuito all’emergere di una scissione all’interno della base trumpista dichiarando: “Chiunque desideri ardentemente che gli Stati Uniti si impegnino pienamente nel conflitto tra Israele e Iran non è un sostenitore dell’America First o del movimento MAGA”.
- Queste dichiarazioni, percepite da Trump e da diversi eletti trumpisti come un attacco al leader, hanno provocato una levata di scudi da parte di alcuni repubblicani che sostengono il potere esclusivo di Trump e si oppongono a qualsiasi contestazione delle sue (non) decisioni.
- È il caso, in particolare, del rappresentante del Texas Chip Roy e del senatore dell’Arkansas e falco sulla questione iraniana Tom Cotton, che pur riconoscendo che il Congresso ha “voce in capitolo” in materia di politica estera e uso della forza armata, lunedì 16 giugno in serata ha affermato che spetta al presidente “dare il tono” 1.
- Anche il vicepresidente J.D. Vance si è espresso pubblicamente sull’argomento, affermando che l’obiettivo principale di Trump è quello di “utilizzare l’esercito americano solo per raggiungere gli obiettivi del popolo americano”, proponendo così una reinterpretazione della dottrina trumpista America First, che potrebbe costituire una giustificazione per un intervento armato americano.
- Trump stesso ha risposto alle accuse sulla compatibilità tra la politica America First e il sostegno a Israele già il 14 giugno, in un’intervista concessa a The Atlantic: “Beh, dato che sono stato io a coniare lo slogan “America First” e che questo termine non era in uso prima del mio arrivo, penso che spetti a me decidere […] Per coloro che dicono di volere la pace — non si può avere la pace se l’Iran possiede un’arma nucleare. Quindi, per tutte quelle persone meravigliose che non vogliono fare nulla contro il fatto che l’Iran abbia un’arma nucleare, questa non è pace” 2.
Temendo che Trump possa trascinare gli Stati Uniti in una guerra contro l’Iran senza prima consultare né il Congresso né l’opinione pubblica, il rappresentante repubblicano Thomas Massie e il senatore democratico Tim Kaine hanno entrambi presentato una risoluzione volta a riaffermare le prerogative del Congresso in materia di uso della forza armata 3. Tuttavia, queste iniziative hanno poche possibilità di successo, poiché entrambe le camere sono controllate dal Partito Repubblicano, la cui grande maggioranza rimane fedele a Trump.
- Secondo il primo articolo della Costituzione, solo il Congresso ha il potere di “dichiarare guerra”. Tuttavia, in materia militare come in quella commerciale, migratoria o delle spese federali, negli ultimi decenni il potere legislativo ha progressivamente ceduto gran parte dei suoi poteri alla Casa Bianca 4.
- Così, durante il suo primo mandato, Trump si era basato sull’AUMF (Authorization for Use of Military Force) del 2002, una risoluzione votata dal Congresso che autorizzava George W. Bush a lanciare l’invasione dell’Iraq nel 2003 — per giustificare l’assassinio con un drone del comandante della Forza Al-Qods del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, Qassem Soleimani, nel gennaio 2020.
- I giuristi della prima amministrazione Trump avevano anche fatto ricorso a un’interpretazione massimalista dell’articolo II della Costituzione, che consacra il presidente “comandante in capo dell’esercito e della marina degli Stati Uniti”, suscitando numerosi dibattiti sulla base giuridica di questo attacco e sulla sua legalità 5.
- In risposta, Tim Kaine aveva presentato una risoluzione quasi simile a quella depositata dal senatore il 16 giugno 2025, che “ordinava il ritiro delle forze armate degli Stati Uniti dalle ostilità contro la Repubblica islamica dell’Iran che non erano state autorizzate dal Congresso” 6. Questa risoluzione non è mai stata promulgata, poiché Trump ha posto il suo veto.
L’autorizzazione di Trump agli attacchi americani contro gli impianti del programma nucleare iraniano susciterebbe nuove contestazioni sulle prerogative del presidente in materia di uso della forza armata. È tuttavia difficile capire perché i deputati repubblicani dovrebbero contestare le decisioni di Trump, mentre il 16 giugno il Government Accountability Office ha accusato la Casa Bianca di aver violato due volte l’Impoundment Control Act del 1974, una legge che mira a impedire al presidente di bloccare o ritardare l’assegnazione di finanziamenti autorizzati dal Congresso, senza suscitare reazioni nelle file repubblicane 7.
Note
- Video condiviso da Tom Cotton suu X, 16 giugno 2025.
- Michael Scherer, «Trump Says He Decides What ‘America First’ Means», The Atlantic, 14 giugno 2025.
- A joint resolution to direct the removal of United States Armed Forces from hostilities against the Islamic Republic of Iran that have not been authorized by Congress, 16 giugno 2025.
- Sarah Burns, The Politics of War Powers. The Theory and History of Presidential Unilateralism, University Press of Kansas, 2019.
- Notice on the Legal and Policy Frameworks Guiding the United States’ Use of Military Force and Related National Security Operations, 2020.
- S. J. Res. 68, 116th Congress.
- Institute of Museum and Library Services—Applicability of the Impoundment Control Act to Reduction of Agency Functions, U.S. Government Accountability Office, 16 giugno 2025.