Oltre l’80% dello stock mondiale di testate nucleari (schierate e non) appartiene a due potenze: gli Stati Uniti e la Russia. Sebbene il volume degli arsenali sia diminuito notevolmente dopo la Guerra Fredda, il piccolo gruppo di paesi dotati dell’arma nucleare è ancora dominato dalle due grandi potenze del XX secolo.
- La Cina, tuttavia, sta sviluppando le sue capacità nucleari e, secondo il Pentagono, potrebbe avere un arsenale di 1.500 testate entro il 2035, cioè circa un terzo delle riserve della Russia.
- Anche il Pakistan e l’India hanno ampliato i loro arsenali da quando hanno ottenuto l’accesso alle armi atomiche negli anni Novanta, mentre Francia, Regno Unito ed Israele hanno mantenuto riserve relativamente stabili dall’inizio del secolo.
- Secondo il ricercatore americano Philipp C. Bleek, dal 2007 l’Iran è l’unico Stato che cerca di dotarsi di una bomba atomica, dopo che la Siria ha abbandonato le sue ambizioni proprio in quello stesso anno 1.
Tuttavia, questo equilibrio potrebbe cambiare. Nella sua analisi apparsa a febbraio di quest’anno, l’autorevole analista tedesco Ulrich Speck aveva presentato un pronostico: dopo la sua rielezione, Donald Trump potrebbe essere in grado di ritirare la protezione nucleare degli Stati Uniti sull’Europa e sull’Asia, lasciando la Corea del Sud ed il Giappone con le spalle al muro 2. Di fronte alle minacce della Cina e della Corea del Nord, è probabile che Tokyo e Seul cerchino di sviluppare un programma nucleare militare.
Secondo Speck, altre potenze potrebbero cercare di acquisire armi nucleari in reazione al deterioramento dell’ambiente strategico.
- L’Ucraina – in cui si trovava una parte importante dell’arsenale sovietico fino al 1991 – potrebbe considerare il ricorso alla bomba atomica come l’unica risposta per scoraggiare ogni velleità russa in futuro.
- Nello stesso modo la Polonia, anch’essa minacciata da Mosca, potrebbe vedere la bomba atomica come l’elemento di alto livello mancante nel suo arsenale, in forte progressione.
- La Germania inizialmente cercherebbe la protezione nucleare di un altro alleato – probabilmente la Francia – ma potrebbe passare all’azione quando gli ostacoli alla non proliferazione cadranno.
- L’Arabia Saudita, da parte sua, potrebbe cercare di acquisire la bomba se l’Iran diventasse una potenza nucleare a tutti gli effetti.
- Infine, nel caso in cui Trump dovesse dare seguito a alcune minacce della sua campagna elettorale, anche la Turchia si potrebbe sentire sostanzialmente indebolita dalla perdita dell’ombrello nucleare americano (tramite l’articolo 5 della NATO), in quanto questo altererebbe l’equilibrio con Mosca 3.
Speck descrive un mondo in cui il numero di potenze nucleari potrebbe quasi raddoppiare, da 9 a 17. Sebbene questo potesse sembrare ancora uno scenario lontano all’inizio di quest’anno, la vittoria di Trump potrebbe renderlo molto più concreto. Ricordiamo che l’ormai presidente eletto Trump aveva messo in discussione la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti in diverse occasioni. In particolare, aveva ribadito che non avrebbe aiutato un Paese della NATO se quest’ultimo non avesse destinato il 2% del PIL alla difesa: “Se non paghi, sei da solo” 4.
Note
- Philipp C. Bleek, “When Did (and Didn’t) States Proliferate? Chronicling the Spread of Nuclear Weapons”, Belfer Center (Harvard), giugno 2017.
- Ulrich Speck, “How a new world order of nuclear-armed nations might develop”, Neue Zürcher Zeitung, 28 febbraio 2024
- Tony Barber, “Nerve-testing times pose question of European nuclear deterrent”, Financial Times, 13 aprile 2024
- ”Read the Full Transcripts of Donald Trump’s Interviews With TIME”, TIME, 30 aprile 2024.