Perché volete diventare un membro dell’Unione europea? Cosa significa in fondo l’Unione per l’Ucraina?
In vista del terzo incontro della Comunità Politica Europea, che si terrà la prossima settimana a Granada, è pertinente tornare su questa domanda fondamentale. L’adesione dell’Ucraina non può più essere intesa in termini di desideri o aspirazioni. Oggi sembra impossibile prevedere qualsiasi decisione politica in Europa senza l’Ucraina. Diventa quindi molto importante che il nostro Paese sia presente al tavolo di discussione.
L’Ucraina è un grande Paese e siamo consapevoli che la futura prosperità economica, la ricostruzione e la ripresa postbellica sono possibili solo se procediamo verso l’adesione all’Unione e perseguiamo le riforme che tale processo implica.
Cosa cambierebbe l’adesione dell’Ucraina nell’ordine europeo, nella visione europea del mondo e del futuro? Che tipo di attore vorrebbe essere l’Ucraina?
Lo stile di vita europeo è cambiato radicalmente il 24 febbraio 2022. E tutto questo è iniziato molto prima, nel 2014, con l’annessione della Crimea. Queste sono le date in cui ha smesso di esistere l’Europa, in quanto entità basata sulle regole stabilite dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La trasformazione a cui assistiamo oggi, questo riassestamento, non inizierà solo con l’adesione dell’Ucraina all’Unione, ma si colloca in un processo senza soluzioni di continuità. L’adesione dell’Ucraina all’Unione, e anche alla NATO, è fondamentalmente parte del processo naturale di riunificazione europea: il ritorno allo sviluppo delle nazioni democratiche e il ritorno dell’Ucraina al posto che le spetta nell’architettura europea.
Come membro, non c’è dubbio che l’Ucraina rafforzerà notevolmente la sicurezza europea.
La Commissione europea sta preparando la sua relazione annuale sull’allargamento, che dovrebbe essere pubblicata a fine ottobre, mentre il Consiglio europeo si riunirà a dicembre per decidere se aprire i negoziati di adesione. Quali progressi sono stati fatti?
L’Ucraina ha posto una solida base per la decisione politica di aprire i negoziati di adesione.
Ci siamo concentrati sul programma di riforme interne, che ci permetterà di rafforzare la democrazia, garantire il rispetto dello stato di diritto e migliorare gli strumenti di lotta alla corruzione.
Siamo stati in grado di migliorare e accelerare notevolmente il programma di riforme monitorato dalla Commissione Europea e crediamo che questo fornirà una solida base per un consenso tra i leader europei. L’Ucraina continua a trasformarsi e a prepararsi per la futura adesione, mentre sopravvive all’aggressione russa.
A livello europeo, la questione dell’allargamento è sempre più legata alle riforme istituzionali. Qual è la sua opinione in merito?
È una domanda importante. La questione chiave in tutte queste discussioni è garantire che l’Unione sia efficace e resiliente di fronte a questo nuovo ambiente geopolitico.
In questo contesto, la creazione della Comunità Politica Europea come nuovo formato politico per un consenso più ampio tra tutte le nazioni europee, indipendentemente dalla loro appartenenza all’Unione, è senz’altro una buona idea. A nostro avviso, la CPE contribuisce all’obiettivo di rendere l’Europa più forte e più unita intorno ai suoi valori fondamentali. Ma allo stesso tempo, non abbiamo mai considerato la CPE un’alternativa all’adesione.
Siamo anche consapevoli che il processo di adesione dell’Ucraina ha riacceso l’intero discorso sull’allargamento e che quelle che erano rimaste delle lontane promesse sono ora diventate decisioni future.
Naturalmente, il processo richiede cambiamenti da entrambe le parti. Ci stiamo concentrando sugli adeguamenti politici al mercato interno che ci consentiranno di diventare un partner competitivo e contribuire allo sviluppo del mercato unico.
Per quanto riguarda l’Ucraina, è troppo presto per parlare di riforme politiche o istituzionali, legate alla ricerca di consenso o al processo decisionale.
Sappiamo che attualmente ci sono diverse opzioni sul tavolo e che è già iniziata una seria discussione sulle possibili trasformazioni interne. E saremo naturalmente pronti a contribuire a queste riforme, per quanto potremo.
Per molti aspetti, l’allargamento dell’Unione verso Est avvenuto nel 2004 viene oggi considerato troppo affrettato. Dal punto di vista ucraino, come valuta gli ultimi due decenni di integrazione dei Paesi dell’Europa centrale e orientale?
Se però ricordo bene, il processo non è stato così rapido. Questi Paesi sono stati in lista d’attesa per più di un decennio, quello seguito al crollo dell’Unione sovietica.
Oggi sono diventati attori potenti e Paesi democratici. E questo ha davvero contribuito a preservare l’equilibrio geopolitico dell’intero continente europeo. È stato un passo estremamente importante.
Oggi, per noi è molto importante che la prossima ondata di allargamento sia vista anche come la prossima fase dell’evoluzione dell’Unione, che sta oggi dimostrando una grande flessibilità di fronte alle sfide globali e geopolitiche. Se l’Unione è un’organizzazione paneuropea che cerca di rafforzare e promuovere lo Stato di diritto e un ordine mondiale democratico, non c’è altro modo se non prendendo questa decisione.
Tutti gli aggiustamenti precedenti hanno avuto successo, compresa la riforma dei trattati e il processo di allargamento. Dall’inizio dell’aggressione russa, abbiamo assistito a trasformazioni significative nella Politica di sicurezza e difesa comune.
Credo che la prossima ondata di allargamento sarà anche una risposta alle crescenti tensioni mondialo e sarà un passo importante verso la creazione di un ordine basato su regole e valori democratici.
Ritiene che la data del 2030 proposta da Charles Michel sia un obiettivo credibile per l’allargamento?
Ciascuno dei Paesi candidati si trova in un diverso stato di avanzamento. Alcune decisioni potrebbero essere prese anche prima di questa scadenza. Nel caso dell’Ucraina, data la nostra valutazione del lavoro che deve essere fatto dal nostro lato, penso che questo sia del tutto realistico.
Come pensa che sia possibile sviluppare una narrazione positiva sull’allargamento?
Penso che ci sia già un discorso positivo. Non sarebbe nemmeno possibile concepire l’allargamento se il processo non fosse sostenuto dagli europei, dai cittadini dell’Unione europea. Questa è la base per qualsiasi decisione futura.
Naturalmente, l’Ucraina è il Paese più grande e più forte in questo gruppo di Paesi candidati. E siamo consapevoli che stiamo entrando nell’Unione europea per contribuire a rafforzare contemporaneamente i nostri legami politici ed economici.
Ma siamo in un periodo di guerra e abbiamo bisogno di un significativo sostegno finanziario e militare per sopravvivere. Credo che il processo di recupero e ricostruzione porterà a un boom di investimenti in tutta Europa.
Il nostro Paese ha già dimostrato, anche in tempo di guerra, di contribuire alla sicurezza alimentare ed energetica globale. Credo che tutto questo debba essere visto solo in una luce positiva.
In quali aree politiche o priorità strategiche giudica il contributo dell’Ucraina come potenzialmente cruciale per la costruzione dell’Europa?
L’Ucraina è uno dei mercati più grandi al di fuori dell’UE. La sua competitività è estremamente elevata. Si possono trovare in Ucraina tutte le opportunità legate alla transizione verde e alla ricostruzione del Paese dopo la guerra.
L’Ucraina è anche un Paese agricolo e uno dei maggiori esportatori mondiali di cereali e prodotti agricoli. L’UE non è il mercato principale per le nostre esportazioni. Accettando l’Ucraina, l’UE acquisirà un importante attore globale e rafforzerà la sua posizione nel commercio mondiale.
Pensa che la ricostruzione del Paese debba far parte dei negoziati di adesione?
Esiste una piattaforma di coordinamento tra tutti i principali attori del G7, l’Unione europea, gli Stati Uniti e altri partner, dove stiamo stabilendo la tabella di marcia e le priorità per la ripresa e le riforme associate.
Questo processo è già in corso, e tutti i partner mondiali concordano sul fatto che deve essere allineato con l’iter di adesione dell’Ucraina e con le riforme che lo accompagnano. E questa, ovviamente, dovrebbe essere la priorità per gli aiuti finanziari dell’Unione europea.
Tra Polonia e l’Ucraina c’è al momento una grave crisi sulla fornitura di aiuti militari e sulle importazioni di cereali. In che modo questo influisce sullo sforzo bellico ucraino? Come pensate di trovare una soluzione?
Per il momento, il dialogo è stato depoliticizzato e la questione è stata discussa a livello dei ministri della politica agricola interessati e dei colleghi dei ministeri economici. Credo sia molto importante non vedere queste tensioni come una crisi generalizzata nelle relazioni ucraino-polacche.
Ci sono state effettivamente delle dichiarazioni emotive, ma quello che posso confermare è che finora non c’è il minimo segno di una riduzione o di una diminuzione del sostegno della Polonia in termini di assistenza militare.
Ritiene che questo sia un segnale delle difficoltà che l’Ucraina dovrà affrontare nel percorso di adesione all’UE?
È senza dubbio una lezione da imparare. Allo stesso tempo, comprendiamo che è molto importante trovare soluzioni ai problemi bilaterali prima dell’adesione, cosa che renderà l’intero processo politico successivo più facile.
Abbiamo imparato la lezione, ci siamo adattati. Il punto chiave dei futuri negoziati sarà quello di trovare un equilibrio sulle questioni più difficili prima dell’adesione.
Qual è secondo lei il pericolo maggiore per lo sforzo bellico ucraino?
È chiaro che i nostri partner sosterranno l’Ucraina fino a quando sarà necessario. Abbiamo compiuto sforzi considerevoli per difenderci e scoraggiare l’aggressione russa.
Ora dobbiamo davvero trasformare questa nostra comprensione in un fatto: ci dirigiamo verso la vittoria.
Sebbene le manovre di controffensiva non siano state così incisive come quelle di un anno fa e l’occupazione di alcune regioni sia ancora una realtà, si tratta di un processo in continuo e sostenuto progresso. Il sostegno e l’impegno possono solo aumentare, in modo che l’attuale controffensiva porti al ripristino dei confini ucraini del 1991.