La misura, che consente al governo di adottare ordinanze in deroga alla legislazione vigente, si è resa necessaria per «per dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi», ha spiegato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La richiesta è stata avanzata in Consiglio dei ministri dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, principale responsabile del dossier. 

  • Negli ultimi anni, il governo italiano non aveva mai fatto ricorso alla dichiarazione dello stato d’emergenza per gestire i flussi migratori, nemmeno durante l’ondata di sbarchi del 2014-2017, preferendo utilizzare questo tipo di strumento per affrontare catastrofi naturali o la pandemia nel 2020-2022. L’ultimo stato di emergenza per i migranti fu  introdotto nel 2011 dal governo di centrodestra di Silvio Berlusconi.
  • Il provvedimento consente al governo di nominare un commissario che ha il compito di realizzare gli interventi previsti dalla dichiarazione dello stato d’emergenza: il superamento della stessa, la riduzione dei rischi connessi alla situazione straordinaria e così via.
  • Il governo ha immediatamente stanziato 5 milioni di euro, cui si aggiungeranno altre risorse nei prossimi sei mesi, che serviranno a creare nuovi centri di accoglienza, e soprattutto i CPR, i centri di permanenza e rimpatrio. Il governo ne prevede uno per ogni regione.

Dal primo gennaio al 13 aprile 2023, secondo il ministero dell’Interno sono sbarcate in Italia 32321 persone contro le 8432 dello stesso periodo del 2022. Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI di Milano esperto di immigrazione, ha detto alla nostra rivista che  «ISPI stima possibili circa 120.000-140.000 arrivi in Italia» nel corso del 2023.

  • Nelle prossime settimane, il Parlamento esaminerà un nuovo decreto in materia di immigrazione, più restrittivo, emanato lo scorso marzo e che deve essere convertito in legge. Attualmente, il decreto è in discussione al Senato, e il governo ha presentato emendamenti per rendere le possibilità di accoglienza più stringenti.
  • Per adesso il decreto comprime, per esempio, la protezione speciale, la terza forma di tutela per i profughi dopo l’asilo e la protezione per chi fugge dalle guerre, rendendo meno numerosi i casi in cui i migranti possono beneficiarne. 
  • Con questo decreto, il governo ha inoltre inasprito le pene per chi «promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato», che potrà essere punito con la reclusione da 2 a 6 anni (invece che da 1 a 5), e  introdotto un nuovo reato, con una sanzione da 20 a 30 anni di reclusione se l’azione criminale di trasporto dei migranti ha come conseguenza non voluta la morte o lesione di più persone. 

Giovedì 13 aprile, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha incontrato a Roma  il suo omologo tunisino, Nabil Ammar, e invitato il Fondo Monetario Internazionale a finanziare l’economia del paese, in grave difficoltà: «Gli aiuti vanno versati subito. La nostra proposta all’Fmi e ai nostri interlocutori americani ed europei è stata molto chiara: cominciare a finanziare la Tunisia attraverso l’Fmi e consegnare loro, dopo una prima tranche, una seconda tranche con l’andare avanti delle riforme». 

  • Secondo quanto riporta Agenzia Nova, nel 2022, sulle coste italiane sono sbarcate 32.000 persone dalla Tunisia, il 60% in più anno su anno. Nei primi mesi del 2023 sono state circa 15mila persone le persone arrivate dal paese nordafricano.