Quella di TikTok è una storia infinita, una saga industriale e politica di cui abbiamo ripercorso i vari passaggi nell’estate 2024 su queste pagine. Vale la pena di tornarci, perché l’annuncio con grande enfasi di un accordo su questo tema tra l’amministrazione Trump e la Cina ci porta al cuore dei rapporti di forza tra le due potenze nell’era del capitalismo politico.
Per vedere in profondità la questione non bisogna però partire dallo “schema” di accordo che dovrebbe prevedere per TikTok negli Stati Uniti un consorzio di investitori statunitensi, tra cui l’onnipresente Oracle — già partner essenziale — Silver Lake e Andreessen Horowitz.
È più utile partire dall’archivio della Casa Bianca. Ci è ancora presente un documento utile, una “dottrina” programmatica ed enfatica dal titolo “Trump on China. Putting America First”.
Il documento è stato pubblicato a novembre 2020 a cura dall’allora consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien, e può essere ancora liberamente consultato 1.
Con una certa enfasi quindi, si afferma nell’ultima pagina che quegli scritti — un insieme piuttosto eterogeneo di discorsi del Presidente Trump, dell’allora vicepresidente Mike Pence, dello stesso O’Brien, dell’allora capo dell’FBI Christopher Wray, dell’allora segretario di Stato Mike Pompeo, dall’allora attorney general William Barr, del vice consigliere per la sicurezza nazionale Matt Pottinger — rappresentino per la nostra epoca quello che è stato il “Lungo Telegramma” di George Kennan nel 1946 per la dottrina del containment dell’Unione Sovietica.
Solo che, si specifica, la Cina comunista è un avversario molto più temibile dell’Unione Sovietica per gli Stati Uniti.
Immaginiamo il giudizio odierno del Partito Comunista Cinese su questo documento.
George Kennan, profondo conoscitore della Russia, ha vissuto 101 anni.
Dove si trovano invece gli autori di quei discorsi, i costruttori di un “consenso” sulla Cina? Il distacco di Pence da Trump dopo i fatti di Capitol Hill è noto. Wray si è dimesso dall’FBI, dopo gli attacchi di molte fazioni trumpiane — già nel 2020, nel periodo in cui veniva pubblicato “Trump on China”, Steve Bannon ne suggeriva la decapitazione —, ed è stato sostituito da Kash Patel. Pompeo e Barr non sono più rilevanti. Soprattutto, il Partito Comunista Cinese può notare che il curatore del documento Robert O’Brien nelle sue attività da consulente, poco dopo aver sostenuto nel 2024 che il commercio di semiconduttori avanzati con la Cina da parte di aziende come Intel e NVIDIA 2 poneva enormi rischi, nel 2025 ha lavorato con NVIDIA per permettere tale commercio — sostenendo la tesi di Jensen Huang sull’importanza dell’accesso al mercato cinese 3.
Su Tik Tok, i due contendenti, Pechino e Washington, si avviano verso un tentativo di accordo, una photo opportunity, una grande stretta di mano per non farsi troppo del male l’uno con l’altro.
Alessandro Aresu
Il Partito Comunista Cinese può ragionevolmente individuare questa confusione. E, allo stesso tempo, può cogliere in termini evidenti l’ascesa negli Stati Uniti di una visione che possiamo chiamare “facciamo come la Cina”.
Ciò significa per essere chiari: investiamo con quote pubbliche nell’industria mineraria come la Cina; tentiamo di imitare il “massimalismo industriale” cinese sostenuto da Lu Feng, di cui Kyle Chan ha fornito un ottimo commento; aboliamo le trimestrali come la Cina — dichiarazione non a caso amplificata dai media cinesi 4. E anche, come ricordato acutamente da Ferruccio De Bortoli, andiamo in Paesi come l’Italia a dire che le statistiche cinesi sono false mentre abbiamo licenziato chi fa le nostre statistiche 5.
Gli esempi potrebbero essere ben più numerosi, in un tentativo di torsione del sistema di capitalismo politico degli Stati Uniti — basato già sull’allargamento della sicurezza nazionale — verso una versione più omogenea a quella cinese.
In sintesi, il Partito Comunista Cinese può osservare questo panorama politico e può vedere i leader tecnologici degli Stati Uniti che rivolgono al Presidente Trump dichiarazioni sintetizzabili in “Mio sire, ti ringraziamo per la tua guida, durante questa seduta di auto-critica alla Casa Bianca in cui sei stato così magnanimo da invitarci, e abbiamo qui portato in dono al tuo cospetto centinaia di miliardi di investimenti”.
Il “quadro” di un accordo di TikTok, oltre che nella lunga storia che dura dal 2017 e negli infiniti passaggi di divieti, contro-divieti, colpi e contraccolpi già ricordati su queste pagine, si svolge in questo scenario e da esso non può essere astratto. I due contendenti, Pechino e Washington, si avviano verso un tentativo di accordo, una photo opportunity, una grande stretta di mano per non farsi troppo del male l’uno con l’altro.
Non è facile eliminare la confusione negli Stati Uniti tra gli incentivi economici e la sicurezza nazionale.
Alessandro Aresu
Questa ricerca del grande accordo viene perseguita attraverso continui rinvii.
TikTok non può essere veramente bandito, bisogna rinviare.
La porzione cinese del Canale di Panama non può essere veramente venduta, bisogna rinviare.
Una volta che parliamo di “carte”, ognuno ha le sue “carte” — e può svelare il bluff dell’altro. Ognuno rafforza i suoi strumenti di guerra economica, dal potere politico dell’antitrust cinese ai controlli sulle esportazioni dell’uno e dell’altro, in modo da farsi male a vicenda, ma non farsi troppo male. Non in modo definitivo. Nel mentre, il nostro mondo deve continuare a girare, le merci debbono arrivare a destinazione, anche attraverso tappe indirette.
In questo contesto, quali sono gli elementi strutturali da considerare?
Da un lato, come abbiamo già ricordato per la vicenda TikTok, non è facile eliminare la confusione negli Stati Uniti tra gli incentivi economici e la sicurezza nazionale. Ed è divenuto più difficile, se guardiamo ai casi concreti.
Se ByteDance ha azionisti e consiglieri di amministrazione statunitensi e se questi azionisti possono finanziare la politica degli Stati Uniti, avranno sempre un incentivo a fare — e far fare — i propri interessi. Se si dice che l’operato di un algoritmo o una infrastruttura di calcolo è un’esigenza imprescindibile di sicurezza nazionale ma se allo stesso tempo tutto ciò può essere comprato, allora da ultimo il potere della sicurezza nazionale deve segnare il passo.
Se la competizione tra Stati Uniti e Cina non è uno scatto, ma una maratona — come in un’immagine adottata anche da Jensen Huang — bisogna dare grande rilievo a questi elementi. Non solo, certo. Per esempio, nei conti di ByteDance l’operazione negli Stati Uniti non è il fattore più importante.
La Cina può sempre vedere la prospettiva secondo lo schema dell’insuperabile titolo di Wang Huning del 1991: “America contro America”.
Alessandro Aresu
Per capire il futuro di ByteDance non dobbiamo guardare solo a TikTok negli Stati Uniti, ma all’operato della sua struttura di ricerca ByteDance Seed, a quanti ricercatori sarà in grado di attrarre, a quanti paper sarà in grado di portare alle conferenze come NeurIPS, a come andranno gli investimenti sulla robotica, alle prospettive della progettazione di chip attraverso unità interne 6.
L’altro tema strutturale è che, come ha sottolineato Kevin Xu in un commento brillante 7, un accordo su TikTok espone la differenza tra ideologia e pragmatismo verso la Cina all’interno del sistema degli Stati Uniti.
Secondo la tesi pragmatica, occorre abbandonare gli stereotipi di superiorità verso la Cina, almeno in alcuni ambiti, e avviare anche la possibile condivisione di tecnologia cinese, per esempio nelle filiere industriali delle energie pulite. Se entrambi i giocatori hanno le carte, allora una carta può essere scambiata con un’altra, mentre i giocatori tentano di rafforzarsi a vicenda in quelle che sono le loro temporanee debolezze.
Nel mondo dell’accordo di TikTok, la Cina può sempre vedere la prospettiva secondo lo schema dell’insuperabile titolo di Wang Huning del 1991: “America contro America”.
Figure come Marco Rubio — o ancor più Jacob Helberg — fino a qualche mese fa consideravano il divieto di TikTok un obiettivo esistenziale degli Stati Uniti nella lotta esistenziale contro il Partito Comunista Cinese. Bloomberg ricordava la scelta dei “falchi di TikTok” 8 come elemento per leggere le linee della politica estera di Trump.
Che cosa fanno adesso queste persone?
Si ritrovano come ingranaggi di un sistema in cui chiaramente non c’è nulla di esistenziale, nulla di ideologico: si tratta di fare politica in modo che tutti possano fare un po’ di soldi, e basta. Si può ovviamente indorare la pillola, ma la realtà è questa. Ed è una realtà degli Stati Uniti che gli altri attori, dal Vietnam agli Emirati Arabi Uniti, dall’Arabia Saudita al Partito Comunista Cinese, conoscono ormai molto bene e sono pronti a sfruttare.
Inoltre, se Trump persegue il suo accordo cerimoniale con Xi Jinping, per cui già si preparano le scenografie, i palazzi, gli esercizi di ospitalità dorata e millenaria, non va dimenticato che le fazioni del “pensiamo solo a fare soldi” e della “battaglia esistenziale e apocalittica con la Cina” negli Stati Uniti continueranno a litigare.
E perciò potranno continuare a suonare lo spartito “America contro America” — una musica così assordante da coprire i problemi interni della Cina.
Note
- Casa Bianca, Trump on China; Putting America First.
- «China’s Comprehensive Threat to American Security: A Conversation with Amb. Robert C. O’Brien», American Enterprise Institute, 26 settembre 2024.
- Lingling Wei, Raffaele Huang e Amrith Ramkumar, «With Billions at Risk, Nvidia CEO Buys His Way Out of the Trade Battle», The Wall Street Journal, 11 agosto 2025.
- «Trump urges end to quarterly reporting, pointing to China’s management; remarks spark discussion as many Chinese companies also publish quarterly reports», Global Times, 16 settembre 2025.
- Ferruccio de Bortoli, «Quanto sono grandi le bugie cinesi?», Corriere della Sera, 15 settembre 2025.
- «ByteDance chip design staff suddenly find out they report to Singapore unit, sources say», The Strait Times, 5 settembre 2025.
- Kevin Xu, «The TikTok Template», Interconnected Blog, 17 septembre 2025.
- Anna Edgerton, «TikTok Hawks Tapped for Jobs Contrast With Trump’s Murky Stance», Bloomberg News, 14 décembre 2024.