A partire dal 1° agosto, a seguito dell’accordo preliminare annunciato ieri, domenica 27 luglio, gli Stati Uniti applicheranno dazi del 15% sulla maggior parte delle importazioni provenienti dai paesi dell’Unione

  • Il Kiel Institute for the World Economy, un istituto di ricerca tedesco, stima che un’aliquota del 15% comporterà una riduzione a breve termine del PIL tedesco di 0,13 punti percentuali rispetto a uno scenario iniziale 1.
  • A livello dell’Unione, l’accordo raggiunto domenica 27 luglio comporterebbe una riduzione del PIL dello 0,1%. La Francia e l’Italia sarebbero meno colpite, con perdite rispettivamente dello 0,01% e dello 0,02% del loro PIL 2.
  • Tali stime non tengono tuttavia conto di eventuali esclusioni per alcuni settori (prodotti farmaceutici, aeronautici, chimici, agricoli…) che non sono state ancora precisate da Bruxelles e Washington.
  • Con oltre 161 miliardi di euro di beni esportati lo scorso anno, la Germania è di gran lunga il principale esportatore europeo verso gli Stati Uniti (oltre il 30% delle esportazioni totali dell’Unione).
  • Berlino è seguita dall’Irlanda (72 miliardi di euro, di cui 35 miliardi di prodotti farmaceutici), dall’Italia (65 miliardi) e dalla Francia (47 miliardi).

Nell’ambito dell’accordo, l’Unione avrebbe accettato di acquistare per 750 miliardi di dollari di “energia” americana (soprattutto GNL, ma anche petrolio e nucleare), di investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti, oltre agli investimenti già esistenti, e di acquistare ingenti quantità di attrezzature militari e processori grafici americani che, secondo von der Leyen, “aiuteranno gli Stati Uniti a mantenere il loro vantaggio tecnologico” 3.

  • L’annuncio della conclusione dell’accordo ha provocato un calo delle azioni delle aziende europee del settore della difesa (Rheinmetall, Thales, BAE Systems…) all’apertura dei mercati lunedì mattina.
  • Il primo ministro francese François Bayrou ha denunciato un “giorno buio” e una “sottomissione” agli Stati Uniti, mentre Viktor Orbán ha dichiarato: “Questo non è un accordo… Donald Trump si è mangiato von der Leyen a colazione, ecco cosa è successo”.
  • Diversi leader europei, tra cui Friedrich Merz, Giorgia Meloni, Pedro Sánchez e Petteri Orpo, hanno invece espresso il loro sostegno all’accordo, sottolineando che porterà “stabilità” nelle relazioni bilaterali.

La Commissione insiste sul fatto che l’accordo annunciato domenica 27 luglio costituisce un “quadro politico” e non un testo giuridico. Alcuni elementi dovranno ancora essere oggetto di negoziati.

  • Secondo un responsabile europeo, l’impegno di investimento di 600 miliardi di euro è solo una “intenzione”. Non si tratta di una garanzia, poiché solo le imprese possono impegnarsi in tal senso.
  • Gli acquisti di GNL dovrebbero in ultima analisi risultare da una decisione presa a livello degli Stati membri e riflettere le esigenze di questi ultimi, mentre gli acquisti di armi rifletterebbero “in larga misura l’ipotesi dell’amministrazione secondo cui gli europei avranno bisogno di capacità supplementari per rispettare gli impegni assunti nel quadro della NATO”.
  • L’accordo finale dovrebbe, secondo la Commissione, includere l’azzeramento dei dazi doganali in entrambe le direzioni per gli aeromobili e i loro componenti, alcuni prodotti chimici, alcuni medicinali, le attrezzature per semiconduttori, alcuni prodotti agricoli, le risorse naturali e le materie prime critiche.
Note
  1. EU-USA-Zolldeal gefährdet regelbasierten Welthandel, Kiel Institute for the World Economy, 28 luglio 2025.
  2. Julien Olk, “Milliarden-Schaden für deutsche Wirtschaft durch Deal mit USA“, Handelsblatt, 27 luglio 2025.
  3. Paola Tamma, “EU pledges to buy AI chips from US“, Financial Times, 28 juillet 2025.