L’impianto di arricchimento di Natanz è stato colpito fin dalle prime ondate di bombardamenti israeliani. L’AIEA, che inizialmente aveva indicato che gli attacchi avevano colpito solo la parte aerea dell’impianto, ha successivamente rivisto la sua valutazione e confermato che gli impatti diretti avevano probabilmente danneggiato gravemente, se non addirittura distrutto, le sale di arricchimento sotterranee 1.

  • L’agenzia ritiene inoltre che anche il sito nucleare di Isfahan, che ospita in particolare un centro di ricerca nucleare e impianti di conversione del yellowcake in esafluoruro di uranio, sia stato colpito, con quattro edifici danneggiati, tra cui l’impianto di conversione dell’uranio e l’impianto di produzione di piastre di combustibile 2.
  • Secondo l’esercito israeliano, sono stati colpiti anche siti di produzione di componenti per centrifughe e un edificio dove venivano testati i rotori di queste centrifughe a Teheran e a Karaj, a nord-ovest della capitale.
  • A Fordo, il secondo sito di arricchimento dell’uranio del Paese, gli impianti costruiti sotto una montagna e pesantemente fortificati sono stati progettati per resistere ai bombardamenti. Al momento non sono stati segnalati danni significativi da parte di Teheran o dell’AIEA.
  • Diversi siti nucleari sono sfuggiti ai bombardamenti israeliani o hanno subito danni molto lievi. Si tratta in particolare della centrale nucleare di Bushehr e dell’impianto di produzione di acqua pesante di Arak. Anche la miniera di uranio di Gachin, nel sud del Paese, sembra intatta.

Oltre ai siti nucleari, ieri, 17 giugno, Tsahal ha annunciato di aver distrutto “circa la metà” delle rampe di lancio dei missili balistici iraniani, che secondo l’esercito israeliano rappresenterebbero più di 200 lanciatori. Secondo l’Institute for the Study of War, Israele ha probabilmente ridotto la capacità dell’Iran di condurre attacchi con missili balistici. Ciò potrebbe spiegare la diminuzione dell’intensità degli attacchi iraniani nelle ultime due notti.

Israele non dispone delle capacità e dei mezzi sufficienti per distruggere completamente il programma nucleare iraniano, in particolare i siti di Natanz e Fordo. Il coinvolgimento degli Stati Uniti minaccerebbe tuttavia seriamente le infrastrutture nucleari iraniane, poiché l’esercito americano dispone di bombe ritenute in grado di perforare il cemento che protegge le infrastrutture sotterranee.

  • Il leader supremo iraniano Ali Khamenei ha dichiarato mercoledì 18 giugno che Teheran “non si arrenderà”, in seguito alle minacce proferite da Donald Trump il giorno precedente.
  • In una serie di messaggi pubblicati sul suo social network Truth Social, il presidente americano ha chiesto la “capitolazione incondizionata” dell’Iran e ha rivolto un avvertimento diretto a Khamenei: “Sappiamo esattamente dove si nasconde il cosiddetto “Guida Suprema”. Sarebbe un bersaglio facile, ma è al sicuro dove si trova – non intendiamo eliminarlo (ucciderlo!), almeno non per ora”.

In risposta a un possibile intervento armato americano in Iran, la Guida Suprema ha dichiarato mercoledì che “qualsiasi intervento militare [americano] causerà senza dubbio un danno irreparabile” agli americani.