Nonostante l’impopolarità del regime, gli attacchi israeliani contro l’Iran non stanno suscitando, per il momento, né movimenti popolari di opposizione né mobilitazioni contestatarie, ma piuttosto panico e un riflesso di coesione attorno alla necessità di difendere il territorio nazionale.

  • In assenza di sondaggi affidabili su questioni quali il sostegno al regime o la popolarità dei leader — o ancora la percezione di Israele e degli Stati Uniti — è difficile, se non impossibile, misurare la percezione degli attacchi israeliani da parte della popolazione iraniana.
  • L’analisi di diversi segnali deboli indica tuttavia che, a questo punto, al quinto giorno di attacchi israeliani, la popolazione iraniana è dominata più dalla paura che dal desiderio di vendetta.

I bombardamenti della notte tra giovedì 12 e venerdì 13 giugno hanno preso di mira principalmente generali iraniani, alcuni dei quali erano stati direttamente coinvolti nella repressione della popolazione durante il movimento “Donna, vita, libertà”. Da allora, gli attacchi aerei si sono notevolmente ampliati, colpendo un numero sempre maggiore di obiettivi e luoghi simbolici nei centri delle città iraniane.

  • Martedì mattina, 17 giugno, si contano circa 400 morti e oltre 1.000 feriti, di cui il 90% sono civili.
  • Numerosi video che circolano sui social network mostrano auto bomba che esplodono a Teheran 1, la piazza Tajrish allagata a causa dei bombardamenti 2, o ancora enormi colonne di fumo che si alzano dall’aeroporto di Mashhad, al confine con il Turkmenistan 3.
  • Ieri, lunedì 16 giugno, nel pomeriggio, la diretta della televisione nazionale iraniana è stata interrotta da un bombardamento israeliano 4.

La reazione della popolazione civile — che pure, in un contesto di estrema repressione, meno di due anni fa ha condotto un movimento rivoluzionario — è principalmente quella di fuggire dai bombardamenti.

  • Numerosi video hanno mostrato durante il fine settimana strade completamente bloccate da file di veicoli civili che cercavano di lasciare Teheran 5.
  • Molti cercano rifugio a Mazandaran, sul Mar Caspio: il governatore della provincia ha dichiarato che i panifici rimarranno aperti 24 ore su 24 a partire da domani, 18 giugno.
  • Un attacco informatico ha disturbato nella giornata di oggi alcuni servizi della Bank Sepah, ampiamente utilizzata nelle stazioni di servizio in tutto il paese, il che potrebbe influire sull’approvvigionamento di carburante. 
  • Il Grand Bazaar della capitale iraniana è stato chiuso lunedì 16 e le gallerie della metropolitana sono aperte tutta la notte da domenica per consentire alla popolazione di ripararsi durante i bombardamenti 6.
  • I giornali nazionali e i dibattiti si concentrano principalmente sulla produzione di kit di sopravvivenza e sulla diffusione dei numeri di emergenza 7.

Questa preoccupazione è alimentata anche dalle dichiarazioni di politici israeliani e statunitensi.

  • Il ministro della Difesa israeliano Katz ha dichiarato lunedì 16 giugno: “Gli abitanti di Teheran ne pagheranno il prezzo […] il destino di Teheran sarà quello di Beirut” 8, in messaggi ampiamente diffusi sui social network iraniani 9.
  • Benjamin Netanyahu ha avvertito che gli abitanti di Teheran devono “evacuare la città”, un messaggio ripetuto e amplificato da Donald Trump nella notte tra lunedì e martedì 10.

Parallelamente alla fuga dai centri urbani colpiti dai bombardamenti, si registrano manifestazioni di nazionalismo iraniano.

  • Sui social network circolano sempre più video di manifestazioni – alle quali partecipano talvolta donne iraniane senza velo – che chiedono che il Paese si doti di una bomba nucleare 11.
  • Un’indagine condotta da The Atlantic tra attivisti antiregime in Iran, alcuni dei quali sono stati incarcerati per le loro attività politiche, mostra che, sebbene questi attivisti siano ostili al regime e felici della scomparsa di alcune personalità politiche e militari, non credono affatto che i bombardamenti israeliani miglioreranno la situazione 12.

Un certo numero di personalità politiche chiede anche pubblicamente che l’Iran si doti della bomba atomica.

  • L’editorialista riformista Ali Nazeri spiega: “Prima degli attacchi israeliani, ero contrario all’arricchimento al 60%, ma l’invasione sionista del mio Paese ha profondamente trasformato il mio modo di pensare. Lo dico forte e chiaro: l’Iran deve dotarsi della bomba atomica il più presto possibile. Un test nucleare è il mezzo di dissuasione più efficace e vanificherà tutti i piani di Trump e Netanyahu” 13.
  • Diverse personalità politiche chiedono inoltre l’uscita dal Trattato di non proliferazione nucleare. È il caso, in particolare, del portavoce della Commissione per la sicurezza nazionale del parlamento 14 e del rappresentante permanente dell’Iran presso l’AIEA, Reza Najafi 15.
  • Anche il deputato Ali Shahriari ha inviato una lettera alla Guida Ali Khamenei per implorarlo di autorizzare la costruzione di una bomba 16.

I timori legati alle infiltrazioni dello Stato iraniano da parte dei servizi segreti israeliani o americani sembrano essere utilizzati dal regime anche per giustificare un rafforzamento della repressione nei confronti della popolazione.

  • Il presidente del parlamento, Ghalibaf, ha riconosciuto che le operazioni israeliane sono state rese possibili da infiltrazioni 17.
  • Il sistema giudiziario ha annunciato misure volte a ricercare e punire i complici degli attacchi israeliani 18.