Nonostante la pressione esercitata da alcuni sostenitori del Partito Repubblicano a favore di attacchi americani contro l’Iran, gli elettori di Trump rimangono fermamente contrari a un nuovo coinvolgimento militare americano in Medio Oriente.

  • Un sondaggio condotto all’inizio di maggio da SSRS per l’Università del Maryland indicava che quasi due terzi (64%) degli elettori del Partito Repubblicano erano favorevoli a un “accordo negoziato che limiti il programma nucleare iraniano a fini pacifici, accompagnato da un controllo rigoroso”.
  • Meno di un quarto degli intervistati che si identificano come elettori del GOP (24%) si sono detti favorevoli a un intervento militare “volto a distruggere il programma nucleare iraniano”.
  • Si tratta quindi di una minoranza, anche se molto più consistente rispetto agli elettori democratici (solo il 5% è favorevole a un intervento armato) e agli indipendenti (13%).

Le fila repubblicane sono divise sulla questione di un intervento armato di Washington in Iran.

  • Secondo Tucker Carlson, la donatrice repubblicana Miriam Adelson, il presentatore della Fox News Sean Hannity e il suo fondatore Rupert Murdoch, nonché il fedele di Trump Isaac Perlmutter, avrebbero “chiesto attacchi aerei e qualsiasi altro intervento militare diretto degli Stati Uniti in una guerra contro l’Iran” 1.
  • Il senatore repubblicano Ted Cruz ha invece invocato un “cambio di regime” a Teheran, mentre Lindsey Graham si è detto favorevole all’eliminazione del programma nucleare iraniano a tutti i costi: “Se la diplomazia fallisce e non abbiamo altra scelta che la forza, esorterò il presidente Trump a impegnarsi pienamente per garantire che, al termine di questa operazione, non rimanga più nulla in Iran per quanto riguarda il suo programma nucleare” 2.
  • Carlson e Steve Bannon, uno dei principali artefici della prima campagna di Trump e una delle voci più ascoltate nella costellazione MAGA attraverso il suo podcast War Room, hanno denunciato i “guerrafondai” (warmongers) repubblicani e il sostegno dato a Israele, che sarebbe contrario allo slogan “America First”.
  • Bannon ha in particolare tracciato un parallelo tra il periodo attuale e quello che ha preceduto il lancio delle campagne in Afghanistan e Iraq.

Trump sta cercando di conciliare queste due posizioni all’interno del partito, preparando al contempo il terreno per un possibile intervento a fianco di Israele. In particolare, ieri, domenica 15 giugno, ha dichiarato: “A coloro che dicono di volere la pace — non si può avere la pace se l’Iran possiede un’arma nucleare. Quindi, a tutte quelle persone meravigliose che non vogliono fare nulla riguardo all’arma nucleare dell’Iran, non è questa la pace” 3.

Dal lancio dell‘operazione israeliana Im KeLavi contro l’Iran nella notte tra il 12 e il 13 giugno, Donald Trump ha espresso il suo sostegno a Netanyahu, ribadendo il suo impegno a favore della difesa di Israele, pur riaffermando di essere favorevole a una soluzione negoziata.

  • Trump ha costruito il fondamento del suo programma politico contro le “guerre infinite” condotte dalle precedenti amministrazioni, sia repubblicane che democratiche: la promessa chiave della sua campagna è stata quella di porre fine alla guerra in Ucraina “in 24 ore”.
Note
  1. Post di Tucker Carlson su X, 13 giugno 2025.
  2. Alex Galbraith, «“Regime change”: Cruz, Graham call for US involvement in Iran-Israel conflict», Salon, 15 giugno 2025.
  3. Michael Scherer, «Trump Says He Decides What ‘America First’ Means», The Atlantic, 14 giugno 2025.