Curtis Yarvin non ha tutte le risposte, ma quando non si sa da dove cominciare, sbalorditi di fronte alle enormità dell’amministrazione Trump, la risposta è spesso: Curtis Yarvin. Dopo averlo ampiamente commentato e tradotto – prima della pubblicazione del suo Manifesto formalista nel prossimo volume cartaceo della rivista in uscita il 17 aprile – lo abbiamo invitato a trascorrere quasi tre ore nel cuore del Quartiere Latino, nella redazione del Grand Continent.

Durante questa lunga intervista, gli abbiamo posto delle domande cercando di capire essenzialmente due cose: come spiega la sua influenza, il successo delle sue teorie per molti aspetti assolutamente radicali all’interno della nuova amministrazione americana e in particolare presso la nuova élite che cerca di smantellare lo Stato federale – ci confida di aver incontrato più volte J. D. Vance – e per quali ragioni il momento controrivoluzionario che sta attraversando Washington si sta manifestando oggi con tanta forza.

In questa prima parte della nostra intervista, Curtis attacca a lungo la sinistra, facendo risalire le origini del suo fallimento agli anni ’30. Ma in modo più inaspettato, indica un’altra causa, che lo occuperà per quasi un’ora. Secondo lui, è più importante di quanto si creda per spiegare la vittoria di Trump: il Covid-19.

Ci dice:

La pandemia è un momento così significativo che una delle cose che mi colpisce di più delle elezioni del 2024 è che nessuno parla del Covid-19, non perché sia troppo insignificante, ma perché è troppo importante.

Per cercare di capire perché, abbiamo dedicato la prima puntata di questa intervista, che sarà pubblicata in tre parti, a questa domanda.

Per un pubblico europeo che potrebbe non conoscere i suoi scritti, potrebbe presentarci la sua teoria politica?

La mia teoria non è molto diversa da quella di Aristotele. La questione interessante non è come queste nuove teorie siano diventate influenti, ma piuttosto come abbiano potuto andare perdute negli ultimi 250 anni.

Quando la gente mi chiede: “È lei che ha influenzato questo? È lei che ha influenzato quello?”, io rispondo sempre: “La verità non si diffonde in questo modo”. Chiunque può guardare il cielo e vedere che è blu. Quando ci si trova di fronte a qualcosa di falso, a una pura invenzione, questa proviene sempre da un luogo preciso. Ma una scoperta è molto diversa. Quando si fa una scoperta, le prime persone che la vedono sono quelle che hanno constatato le stesse cose.

Quando torno a quel vecchio post, con cui ho lanciato il blog Unqualified Reservations, una delle prime cose che mi ha convinto che ero sulla strada giusta è stata che qualcuno che aveva lavorato per il governo americano per dieci anni mi ha detto: “Non l’avevo mai capito prima di leggere questo”. Le persone vivono in un mondo funzionale e non si pongono domande.

Vedendo tutti i difetti del mondo in cui viviamo, ci si aspetterebbe che questa consapevolezza si diffonda molto più rapidamente del previsto. È come quando si cresce. Dalla nascita fino ai 10 o 11 anni, vediamo i nostri genitori come dei. Poi arriviamo a 15 anni – io stesso ho due adolescenti – e lì iniziamo a vedere i nostri genitori come individui e ci rendiamo conto che hanno dei difetti.

Quindi ho ancora qualcosa da aggiungere alla mia teoria, ma molto meno di quanto pensassi prima. Soprattutto da quando Trump e Vance sono saliti al potere e stanno cercando di imporre questa presidenza — come dite voi in Francia — “giupiteriana”.

Perché Trump e Vance confermano la sua teoria?

Gli americani sono un po’ sorpresi dall’idea che il presidente sia il capo esecutivo del ramo esecutivo, come pure è scritto nella Costituzione, e che lo prenda sul serio. Ma una volta che si prende sul serio l’esecutivo, è molto difficile per i vecchi sistemi opporsi. Elon Musk può scrivere liberamente su Twitter: «Se i burocrati sono permanenti e stanno al di sopra del governo, viviamo in una burocrazia e non in una democrazia».

Se ci riferiamo al mondo politico classico premoderno, le tre forme di governo – democrazia, aristocrazia, monarchia – sono in realtà tre forze di governo. I tre modi in cui il potere può funzionare.

La Costituzione dice solo che ci sono tre poteri — non dice quale sia il più forte.

Curtis Yarvin

Quello che dico sempre è che se si vuole capire il trittico “monarchia, democrazia, oligarchia” oggi, bisogna prendere la parola oligarchia e trasformarla in “meritocrazia”, “società civile”, “istituzioni” o “classe professionale-manageriale” — PMC, secondo l’espressione di Barbara Ehrenreich. Si capisce come tutte queste cose siano in realtà la stessa cosa.

La democrazia è il potere della folla, delle persone agitate. La democrazia è in realtà il populismo: è la forza delle idee che si diffondono al di fuori delle istituzioni, nelle strade, anche se non sono approvate.

Quando si arriva alla monarchia, si vede che il modo giusto di pensare, o il modo in cui la monarchia esiste come forza reale, non è Carlo III, ma piuttosto… Elon Musk.

Solo l’energia monarchica, l’energia che proviene da un unico punto, può essere efficace.

Questo non ha nulla a che vedere con l’aristocrazia. Napoleone era un monarca, Cromwell era un monarca. Non è necessario essere discendenti dei trenta re che hanno fatto la Francia per essere un monarca.

È sufficiente essere Donald Trump per essere un monarca?

L’altro giorno stavo parlando con una persona a Washington che ha un lavoro, in teoria, molto importante. Mi diceva: “Ora tutto viene gestito dall’Ufficio Ovale. Ed è molto efficace”.

Questo non accadeva dai tempi di Franklin D. Roosevelt (FDR). Ma Roosevelt aveva la stessa Costituzione che abbiamo noi.

Ma se guardiamo alla storia degli Stati Uniti, vediamo che il Paese torna di fatto a essere una monarchia ogni 75-80 anni circa per quanto riguarda il suo funzionamento. George Washington: capo dell’esecutivo. Abraham Lincoln: capo dell’esecutivo. FDR: capo dell’esecutivo. Nel frattempo ci sono state personalità forti, ma nessuno può opporsi a Washington. Nessuno può opporsi a Lincoln. Nessuno può opporsi a Roosevelt, soprattutto durante la guerra. 

Se ci si interessa a questo sistema, in un certo senso, il vero genio della Costituzione americana – e Franklin Roosevelt lo dice nel suo primo discorso inaugurale — è che si tratta di una Costituzione mista. Tutti gli elementi sono presenti. Ma l’equilibrio tra loro non è fisso, può cambiare.

In altre parole: la Costituzione dice solo che ci sono tre poteri — non dice quale sia il più forte.

Perché proprio oggi assisteremmo al ritorno di una “energia monarchica”? Quali sarebbero le cause esterne, o addirittura la ragione di ciò che lei considera un cambiamento storico?

Esiste una profonda divisione tra gli storici. Alcuni credono nelle grandi forze impersonali della storia, facendo in qualche modo della psico-storia alla Isaac Asimov. Se si guarda, ad esempio, alla scuola delle Annales in Francia, tutto ruota attorno a forze economiche e culturali astratte…

Altri storici, anche se è meno di moda, credono che la storia dipenda dagli individui. Che un solo uomo, Napoleone per esempio, abbia creato la Francia o la Francia moderna. Uno dei libri che mi ha influenzato di più è francese, anche se l’ho letto in inglese. Si tratta delle Origini della Francia contemporanea di Hippolyte Taine. La sua analisi di Napoleone è incredibile. Per quanto mi riguarda, penso chiaramente che gli individui possano fare un’enorme differenza e cambiare la storia.

Pensa che Trump sia di questo stampo ?

Si, Trump è di questo stampo. Anche Musk. Penso che vedremo lo stesso da Vance col tempo. E forse Vance lo è già. Tutto questo si ricollega. 

Ma bisogna anche cercare di identificare le forze che rendono possibile l’azione di questi uomini: un grande uomo ha sempre bisogno di un’opportunità.

In un certo senso, il 2020 è un altro dei “Great Awakenings” degli Stati Uniti, una nuova ondata.

Curtis Yarvin

Identifica un momento preciso?

Sì, qualche anno fa è successo qualcosa di molto strano che ha creato questa opportunità.

Cosa?

Nel 2019, in Cina, qualcuno ha fatto cadere una provetta. E il mondo intero è cambiato.

Può spiegarsi meglio?

La vita di tutti è cambiata. Perché qualcuno ha fatto cadere una provetta in un laboratorio P4. Credo fosse il ricercatore Ben Hu, ma non ne sono sicuro. Prima o poi lo scopriremo.

Conosci l’espressione “Great Awakening”? È usata per indicare i periodi in cui l’America è presa da un fervore religioso. Con il Covid-19 ne abbiamo vissuto uno nuovo.

In un certo senso, il 2020 è un altro dei “Great Awakening” degli Stati Uniti, una nuova ondata.

Più precisamente, è un “great awokening”.

Perché?

Vi dice qualcosa il nome James Lindsay? È uno scrittore americano. Parla della “destra woke”. È uno dei miei nemici giurati. Pensa che tutti quelli che stanno alla sua destra siano nazisti. Non è l’unico a pensarla così e ha decretato che noi siamo nazisti, ma anche di sinistra. Bisogna capire che, per lui, anche i nazisti sono di sinistra. Quindi dice che le persone come me fanno parte della “woke right“. Non mi sto inventando nulla. E poi sottolinea che anche i nazisti si descrivono come “woke”, a quanto pare — a questo punto del suo ragionamento mi sdraio per terra dalle risate…

Insomma, comunque sia, in quel momento è successo qualcosa — politicamente –—di incredibile.

Il Covid ha inaugurato la fase terminale della sinistra.

Perché proprio la sinistra?

È una lunga storia.

Non abbiamo fretta.

La storia della sinistra americana è affascinante. 

In sostanza, da un lato abbiamo la Old Left, che è la sinistra comunista, la sinistra del partito comunista americano, il CPUSA. I genitori di mio padre erano nel CPUSA. È un intero modo di pensare. È un mondo che conosco abbastanza bene — ed è un mondo perfettamente integrato nell’élite americana. Se ne cerchiamo le radici, dobbiamo risalire a John Reed. Cioè alla vecchia sinistra degli anni ’30. Si costituisce come fronte popolare. Diventa molto potente. È il periodo in cui il comunismo americano è più potente: gli anni ’30 sono in qualche modo l’apogeo di questa Old Left.

Ma diversi incidenti la metteranno in difficoltà.

Il primo è il patto Molotov-Ribbentrop, con cui Stalin ordina ai suoi sostenitori di fare questa inversione di rotta rispetto alla Germania. Molti non riescono a digerirlo dopo la guerra. Il secondo è la “lettera Duclos”. Attraverso una lettera scritta da Jacques Duclos, Stalin epura i dirigenti del Partito Comunista Americano, Earl Browder e altri 1 

Si tratta di epurazioni drastiche, non è vero?

Poi inizia la guerra fredda. I liberali americani — all’epoca del Fronte Popolare c’erano due tipi di sinistra negli Stati Uniti: i liberali di FDR e i comunisti che lavoravano per Stalin — pensavano che Stalin lavorasse per loro. Ma si sbagliavano. Non sapremo mai cosa ne avrebbe pensato Franklin Roosevelt, perché morì prima e lasciò al comando quell’uomo molto mediocre, Harry Truman.

Resta il fatto che aveva lasciato dietro di sé una squadra incredibile che è stata davvero in grado di prendere le redini del Paese. È nel 1945 che il sistema americano subisce la sua transizione: è la nascita dello Stato profondo (deep state).

Cos’è per lei lo “Stato profondo”?

Quello che chiamiamo Stato profondo è, in sostanza, la monarchia personale di FDR — senza il re.

E queste persone sono geniali. Sono incredibilmente competenti. Sono degli startupper. Hanno preso decisioni sbagliate? Penso di sì. Hanno anche fatto cose gravi? Penso di sì, ma erano molto bravi nel loro lavoro.

Per lei questo Stato profondo è un’oligarchia.

Sì. Ed è una burocrazia.

Qual è la differenza?

Non c’è differenza: la burocrazia è una forma di oligarchia.

Esiste un altro tipo di oligarchia, che è la cleptocrazia. È quella che vediamo nell’Europa dell’Est, per esempio. Penso che Putin sia in realtà molto debole e che sotto il suo potere ci sia chiaramente questa plutocrazia. La plutocrazia indica la stessa cosa. I baroni ladri negli Stati Uniti. È un tipo di oligarchia completamente diverso, ma rimane comunque un’oligarchia.

L’oligarchia implica semplicemente il governo di una minoranza, ma possono esserci tipi molto diversi di minoranze.

Quello che chiamiamo Stato profondo è, in sostanza, la monarchia personale di FDR — senza il re.

Curtis Yarvin

Non ha finito la sua grande storia della sinistra…

È vero, continuiamo. La sinistra si divide in due nel 1945.

I liberali e i comunisti sono in guerra tra loro, ma sono sempre alleati contro i maccartisti. Un liberale negli anni ’50 è un anticomunista. È in competizione con i comunisti per la supremazia sull’idea di progressismo. Questo dura dal 1945 al 1956.

Nel 1956 accadono diverse cose. C’è il rapporto segreto di Krusciov e c’è l’Ungheria. A quel punto diventa molto difficile per chiunque abbia un briciolo di onore appartenere al Partito Comunista, anche se devo dire che i miei nonni hanno resistito fino agli anni ’70. Quindi nel 1956 c’è un grande cambiamento. È proprio in quel momento che vengono piantate le radici della New Left, negli anni ’60.

Se consideriamo la sinistra come una malattia — forse ricorderete il film Z di Costa Gavras e la conferenza all’inizio in cui l’ufficiale militare parla di “muffa” — se la vediamo come una sorta di cancro, la Old Left è centralizzata. Quando McCarthy cerca di attaccarla, è una brutta sorpresa. Non funziona affatto, per nessuno. Già, perché tra un comunista e un liberale, nel 1944, non c’è alcuna differenza. Frequentano le stesse feste. Quindi i liberali guardano McCarthy e pensano: “Il mio amico sta perdendo la carriera perché un giorno è andato alla festa sbagliata? È ingiusto”. I maccarthisti cercano di attaccare il Partito Comunista come organizzazione centrale. È come se cercassero di tagliare il tumore. Ma cosa fare se il tumore si è diffuso e ora hai tutti questi germi in tutto il corpo? Cosa fare?

È in questo momento che si rivela la natura della New Left: non ha un centro. Tutto è decentralizzato, metastatizzato. È una sinistra dello spirito piuttosto che una sinistra organizzata. È la sinistra hippie. 

È la sinistra non dei miei nonni, ma dei miei genitori.

Un buon esempio di questo cambiamento è quello che negli Stati Uniti viene chiamato movimento per i diritti civili. In sostanza, è una ripetizione del movimento per i diritti civili degli anni ’20 e ’30, guidato dal PCUSA.

A questo proposito, c’è un piccolo esperimento interessante da fare. Se cercate su Wikipedia il nome di Stanley Levison, vedrete che fino al 1956 è stato il direttore finanziario del Partito Comunista. Nel 1956, ha lasciato il partito. Invece se ne va e trova un oscuro pastore nero che ha appena ottenuto il dottorato con una tesi plagiata — Martin Luther King — e crea il movimento per i diritti civili. Una delle cose più divertenti di Wikipedia è che se vai sulla pagina web di Stanley Levison, c’è tutta la verità su di lui, compreso il fatto che ha creato il SCLC (Southern Christian Leadership Council), che è l’organizzazione di King. Crea il SCLC, lo organizza. Scrive tutti i discorsi di King. È lui che tira le fila. Ma se vai sulla pagina Wikipedia dedicata alla SCLC, non c’è alcuna menzione di Stanley Levison. 

La Old Left diventa così la New Left: il serpente cambia pelle. La sinistra diventa questa cosa decentralizzata, senza spina dorsale. Diventa, a tutti gli effetti, un movimento — negli anni ’60 si parlava infatti del Movimento con la M maiuscola.

Da voi, i sessantottini — scusate se massacro la vostra lingua — ne sono un buon esempio. Sono stati di fondamentale importanza. Far parte di quel movimento era come una sensazione selvaggia di essere vivi.

Una nuova energia.

Si tratta solo di una questione di “energia”?

A vent’anni ci si sente sempre vivi. Ma allora era ancora più vero che oggi.

Far parte del movimento della sinistra comunista degli anni ’30 era come creare un mondo nuovo. Era incredibilmente esaltante. La gente di oggi non può nemmeno immaginare qualcosa di più esaltante del 1967 o del 1968.

L’esaltazione della New Left è anche un’esaltazione rivoluzionaria. È una sensazione straordinaria. E questo crea una generazione che porta in sé l’energia di un’oligarchia.

È un’energia in cui una minoranza sente non solo il diritto, ma il dovere di governare. Si sente migliore, superiore agli altri.

È così che l’élite americana percepisce le masse popolari degli Stati Uniti.

Secondo lei, negli anni ’60 una minoranza rivoluzionaria ha preso il potere in America?

Sì.

Ma l’oligarchia è sempre terrorizzata dalla democrazia.

Ha paura dei contadini con i forconi. Ha paura della folla, delle masse. Sa di essere nemica di queste persone. Vivono nella paura che queste persone si uniscano e si rendano conto che quel piccolo numero di aristocratici — perché aristocrazia è un altro modo per dire la stessa cosa — verrà semplicemente fatto a pezzi da questi contadini, quasi fisicamente. Hanno in mente la presa della Bastiglia. Questo li porta a sviluppare idee molto ostili nei confronti delle masse.

Quali idee?

Le idee della New Left sono molto più radicali di quelle della Old Left sotto molti aspetti. Perché la New Left prende molto sul serio i principi della Old Left.

Hanno avuto modo di constatare che la Old Left si prestava allegramente a ciò che il mio defunto amico Lawrence Auster  2 chiamava l’unprincipled exception 3: la sinistra non applicava pienamente i propri principi. Ad esempio: “Sono marxista, credo nell’uguaglianza, ma non credo nelle classi”. Altrimenti, perché i miei treni hanno ancora servizi di prima, seconda e terza classe? 

La New Left non vuole questo. Si sta radicalizzando. Se si portano questi principi all’estremo, si ottiene Pol Pot, che è lui stesso un prodotto di questo tipo di comunismo tardivo.

L’oligarchia è sempre terrorizzata dalla democrazia.

Curtis Yarvin

In altre parole: le idee che chiamiamo “woke” non sono emerse nel 2012, ma possiamo rintracciarne le origini cento anni fa. Queste idee “woke” vengono già insegnate nelle università. Io stesso le ho incontrate all’Università di Brown all’inizio degli anni ’90 e lì erano già importanti, anche se non totalmente dominanti. Con il passare del tempo, a tappe, con movimenti avanti e indietro, diventano totalmente dominanti.

Ma è proprio qui che sta il problema: la loro egemonia è ciò che le distrugge.

In che senso?

In sostanza, quando la Critical Race Theory è esoterica, il fascino funziona: un’oligarchia ha bisogno di idee esoteriche. Ha bisogno di idee che le siano proprie e che le masse non condividono. È come con l’elettricità: affinché la corrente circoli, è necessario un differenziale di tensione. Affinché una cascata scorra, è necessario che l’acqua sopra scorra verso l’acqua sotto.

Per cinquant’anni queste idee hanno funzionato molto bene con questo sistema.

Immaginiamo: avete un figlio. È intelligente, cresce in Ohio — o in qualsiasi altro posto. Non vede queste idee, non le conosce. Frequenta una megachurch cristiana — o qualsiasi altra chiesa. Poi prende buoni voti agli esami. Va ad Harvard e improvvisamente viene travolto dal mondo di Foucault e Derrida. Questo crea un differenziale, un cambiamento, una distinzione che è assolutamente essenziale per la sopravvivenza di questa aristocrazia. Ma quando l’aristocrazia e le sue idee trionfano completamente, diventano incapaci di creare questo tipo di conversione di energia.

In altre parole: quando tutti in Ohio hanno un cartello Black Lives Matter sul prato di casa — Black Lives Matter è morto.

Perché in fondo, quello che quel cartello dice davvero è: io sono migliore e diverso da te. Sono più illuminato di te. Sono più “woke” di te. Io mi sono svegliato e tu dormi.

Ma questo è il problema di fondo: una volta che queste idee sono diventate banali per tutti, la forza che le anima non è — almeno per me — la forza della verità. È la forza del “sono migliore di te”.

Ecco perché quando queste idee diventano accessibili a tutti, quando trionfano, in realtà perdono. Perché la forza che le genera è già superata.

«L’oligarchia è sempre terrorizzata dalla democrazia. Ha paura dei contadini armati di forconi. Ha paura della folla, delle masse. Sa di essere nemica di queste persone. Vivono nella paura che queste persone si uniscano e si rendano conto che quel piccolo numero di aristocratici – perché aristocrazia è un altro modo per dire la stessa cosa – verrà semplicemente fatto a pezzi da questi contadini, quasi fisicamente. Hanno in mente la presa della Bastiglia. Questo li porta a sviluppare idee molto ostili nei confronti delle masse». © Groupe d’études géopolitiques

E vedete che questo sta accadendo oggi?

Una delle cose più incredibili del fenomeno Trump-Vance — è ancora troppo presto per parlare di rivoluzione — è che sta avvenendo senza alcun confronto.

Ricordiamo il 2017: manifestazioni enormi, rivolte durante l’insediamento e una violenza senza precedenti nel 2020. Credo che a un certo punto Trump sia stato portato nel bunker della Casa Bianca perché i manifestanti minacciavano di assalirlo. Tutto questo mentre Trump, in realtà, non fa quasi nulla per disturbare il buon funzionamento del governo.

Oggi sta smantellando tutto, distruggendo tutto. E quelli che ieri si ribellavano oggi non emettono nemmeno un pigolio. Ci sono alcuni gruppi di persone, spesso anziani, che sventolano cartelli cercando di ritrovare ciò che provavano nel 1968. Ma semplicemente non funziona. Sono solo persone anziane che fanno cose da anziani, e i bambini di oggi li guardano stupiti.

I miei figli non riescono nemmeno a immaginare il mondo del 1968. In realtà, non riescono nemmeno a immaginare il mondo del 2017. L’energia è scomparsa.

Non c’è praticamente alcuna resistenza.

Quando tutti in Ohio hanno un cartello Black Lives Matter sul prato di casa — Black Lives Matter è morto.

Curtis Yarvin

Questo dimostra una cosa che dico da tempo: più si agisce con determinazione — non con più violenza, ma con più determinazione — più la resistenza è debole.

I buoni genitori non sono quelli che urlano ai propri figli o li picchiano, ma quelli che sono fermi e chiari e sanno dove stanno andando.

Se siete fermi, chiari e sapete dove state andando, la gente vi seguirà.

È la teoria dell’autorità di Alexandre Kojève…

… e anche quella di Carl Schmitt! Se Kojève e Schmitt sono d’accordo su qualcosa, come potrebbero avere torto?

Scusate, è stata una lunga digressione.

Torniamo a questo “tubo di prova” in Cina. Cosa sta succedendo esattamente nel 2020 per creare le condizioni di questa rivoluzione culturale?

Il Covid-19 e George Floyd avvengono più o meno nello stesso momento.

La frenesia per George Floyd si diffonde in tutto il mondo. È assolutamente incredibile. In Islanda si sentono personalmente coinvolti nella vicenda di George Floyd. È la cosa più divertente che possa capitare a un americano. George Floyd è in Francia, George Floyd è ovunque. E c’è un arco storico che va dal caso dei Scottsboro Boys, al caso Sacco e Vanzetti, fino ad arrivare direttamente a George Floyd. È la stessa cosa a distanza di un secolo. 

Il rapporto tra George Floyd, il “wokismo” e la pandemia è relativamente sottile.

Ma penso che la pandemia permetta tutto. Permette uno stato di emergenza. Spazza via tutto al suo passaggio.

La pandemia è un momento così significativo che una delle cose più notevoli per me delle elezioni del 2024 è che nessuno parla del Covid-19, non perché sia troppo insignificante, ma perché è troppo importante.

Il Covid è anche il momento in cui l’infrastruttura digitale diventa esistenziale. Non è questa la differenza tra la prima e la seconda amministrazione Trump? Oggi la nuova Silicon Valley è entrata alla Casa Bianca.

Non è che queste stesse persone non esistessero o non fossero importanti otto anni fa.

La vera differenza è che otto anni fa Elon Musk era un liberale centrista.

Ciò che è importante delle persone che lavorano nel settore della tech è che non sono culturalmente conservatori

Prendiamo la vita privata di Elon Musk: non è cattolico, non è cristiano. È piuttosto del tipo: “farò figli con i computer”. Queste persone non sono affatto conservatrici ed è questo che permette loro, come a tutta la giovane élite emergente, di sentire crescere in loro una nuova fiducia.

È molto importante per un’élite sentirsi in diritto di governare.

Ma in questo caso, non solo sente il diritto di governare, ma anche, come un tempo la sinistra, il dovere di governare.

Perché pensa che questo sentimento abbia avuto un ruolo così importante nel contesto della pandemia?

Prendiamo una buona vecchia monarchia ereditaria americana: il New York Times.

Nel 2020, questo regno è stato colpito da un male. Un’energia ribelle si è diffusa nei corridoi della redazione. Questi giovani “woksters” pensavano: “Dobbiamo essere tutti ”woke”. Chi se ne frega dei valori giornalistici tradizionali, dell’imparzialità o altro? Quella roba è per i nostri nonni. Noi siamo ispirati. Abbiamo visto la luce. Ci siamo risvegliati e diremo la verità così come la vediamo, anche nelle semplici inchieste di cronaca”.

Uno degli effetti di questo fenomeno è stata la copertura dei temi scientifici da parte del Times.

All’inizio degli anni 2020, questi ribelli hanno infatti organizzato la purga degli ex redattori scientifici come Nicholas Wade o Donald McNeil Jr — che avevano il prestigio e la serietà necessari per porre domande difficili alle loro fonti.

Quindi, quando la virologia crea una pandemia che si diffonde in tutto il mondo — poi la nasconde come sappiamo oggi — e poi viene incaricata di risolvere quella stessa pandemia, dovrebbe essere l’inchiesta del decennio, se non del secolo.

I giornalisti di una volta sarebbero riusciti a farla uscire. Ma sono stati eliminati dai giovani woksters. Penso a persone come Apoorva Mandavilli, che sostanzialmente sostituisce Nicholas Wade su questi argomenti. Mandavilli è prigioniera delle sue fonti, ma deve comunque fare il suo lavoro di giornalista. Conosce i virologi e crede loro quando affermano con autorità: “Questa è la verità”. 

È questa generazione che si occupa del Covid. E penso che questo renda il New York Times davvero molto più debole.

È ancora un po’ difficile vedere il legame tra la pandemia, il New York Times… e la svolta monarchica di Trump.

Il Covid è arrivato perché i virologi governano la virologia.

Quando i virologi governano la virologia, sono in conflitto di interessi. Per me, questa è la storia del Covid: non si può lasciare che i virologi governino la virologia.

È il caso del secolo. È una questione di enorme importanza e rivoluzionaria. È l’equivalente della collana della regina durante la Rivoluzione francese. È l’equivalente di Chernobyl. È una questione che coinvolge un intero regime e il modo in cui è governato.

Dopo il Covid-19, tutti si dicono: “Non può continuare così. C’è un problema”. 

Il problema centrale, secondo me, è che durante il Covid il sistema americano non riesce a immaginare un mondo in cui qualcuno che non è un virologo possa dire al virologo: “Non può continuare così. C’è un problema”.

Qual era questo problema?

La vera storia del Covid è affascinante.

Inizia — come in ogni burocrazia — con una richiesta di sovvenzione.

Nei loro piccoli messaggi Slack che sono stati rivelati in seguito, scopriamo che questi stessi virologi che hanno nascosto le origini prossimali stavano esaminando una richiesta di sovvenzione chiamata DEFUSE, non sto inventando nulla. In sostanza dicono: “È una ricetta per il Covid, assembleremo questo virus e avrà un sito di scissione della furina. Useremo questo enzima per assemblare il virus. Lo costruiremo in sei pezzi con questo enzima”. Dicono letteralmente: “Ecco il virus, è costruito con questi sei pezzi e ha un sito di scissione della furina”. A questo punto, è già un segnale d’allarme. E arriva l’SARS-Cov-1 4

Il SARS-1 è un evento del tutto naturale. Un virus molto pericoloso si diffonde, passa dai pipistrelli alle civette e poi agli esseri umani. Come molti di questi virus, si nota che più è adatto alla popolazione, meno è pericoloso. Ma questo virus è poco adatto. Quindi non si diffonde molto bene. Uccide circa il 20% delle persone che lo contraggono. È molto pericoloso. E poiché è molto pericoloso, è molto importante. 

Otto anni fa Elon Musk era un liberale centrista

Curtis Yarvin

Importante per la scienza, intende?

Sono stato un informatico — un campo certamente molto diverso. All’epoca pensavo: “Questo sistema è disgustoso. Devo uscirne”. Perché mi ricordava la burocrazia in cui lavoravano i miei genitori. Non è scienza, è burocrazia. In questa burocrazia, quando vuoi fare qualcosa, chiedi un finanziamento. E quando chiedi un finanziamento, devi dire: “Sto risolvendo un problema importante”.

Dopo il SARS-1, i coronavirus dei pipistrelli sono diventati un problema importante.

Non so se avete visto il film Contagion di Steven Soderbergh. È davvero eccellente da vedere dopo il Covid. L’ho visto con mia moglie prima che morisse — non di Covid — durante il Covid. Forse è stato il vaccino a ucciderla — non lo so, ma probabilmente no, la sua salute era molto fragile. Poi l’ho visto con i miei figli dopo il Covid.

Contagion è come il Covid visto attraverso uno specchio deformante. Ci sono lockdown, carenze, ecc. Il virus in Contagion è un coronavirus dei pipistrelli. Il consulente tecnico del film Contagion si chiama W. Ian Lipkin. E Lipkin è uno dei virologi che studiano i coronavirus dei pipistrelli.

Ecco come siamo arrivati a questo punto: i virologi ricevono tutte queste sovvenzioni per studiare i coronavirus dei pipistrelli a causa della SARS-1.

Ma c’è un problema. I coronavirus infettano i pipistrelli. Ci vogliono molte coincidenze e mutazioni perché infettino gli esseri umani e diventino davvero efficaci nell’infettarli. Ci vuole davvero un grande lavoro.

La tesi della sovvenzione è quindi che questi virus sono importanti. Potrebbero mutare per infettare gli esseri umani. Naturalmente, è sempre una questione di fortuna: per dimostrare che questi virus sono importanti, pericolosi, li faremo mutare in laboratorio per renderli più pericolosi. Poi diremo nel nostro articolo: “Questi virus potrebbero essere molto pericolosi se mutassero per includere un sito di scissione della furina”.

È come se un giorno tornaste a casa e vi imbatteste nel vostro figlio di 11 anni che sta dando fuoco alle tende della cucina. Gli chiedete: “Henry, perché lo stai facendo?” E lui risponde: “La scienza ci dice che gli incendi domestici sono molto pericolosi. E oltre il 40% di essi ha inizio in cucina. Cosa succederebbe se le tende della cucina prendessero fuoco? Potremmo uscire? Il cane potrebbe uscire?” 

Poi vi rendete conto che c’è un problema. Come dice il titolo del film: We Need to Talk About Kevin.

La storia del Covid-19 è in gran parte una storia di “We Need to Talk About Kevin”.

Kevin è… la scienza? Il governo?

Amo follemente la scienza. Come si dice negli Stati Uniti, ci fidiamo che si governi da sola. Chi, a parte i virologi, ci dirà quale virologia dobbiamo finanziare?

Se i virologi definiscono quale virologia finanziare — nell’ambito di una sovvenzione che si chiama letteralmente DEFUSE — forse vanno oltre la ricerca del problema e forse si lanciano nella creazione del problema e iniziano a fare cose folli.

Il programma di ricerca sul coronavirus dei pipistrelli si chiamava “Predict”. Era diretto da Fauci al massimo livello, con Peter Daszak sotto di lui.

L’idea generale era la seguente: “prevediamo che potrebbero comparire coronavirus dei pipistrelli”. L’abbiamo previsto, ma questa ricerca è stata utile in qualche modo quando è successo? No, non è stata affatto utile.

Dopo il Covid, il mondo aveva bisogno di qualcuno in grado di dire “no” ai virologi…

Curtis Yarvin

Se leggete il bando di gara DEFUSE 5, vedrete che è diviso in due parti. La prima dice sostanzialmente: “Assembleremo un coronavirus dei pipistrelli che renderemo il più pericoloso possibile”. E non dice che lo faranno in condizioni di sicurezza.

Se si leggono i loro messaggi su Slack, dicono che in teoria dovrebbe essere fatto in condizioni P4, ma che in realtà è molto più economico farlo in Cina. È assurdo. È il disastro perfetto.

Avevano infatti un piano per risolvere il problema del coronavirus dei pipistrelli. Questo prevedeva l’uso di orsetti di gelatina.

Cosa ?!

Piccoli dolciumi. Non me lo sto inventando, lo giuro su Dio. Quando ci ripenso ora, mi sembra tutto così ridicolo, ma so che non l’ho letto in un sogno. Potete andare a leggere il documento. È assolutamente vero. In sostanza diceva: “Andremo nelle grotte dei pipistrelli, metteremo dei gelatine a forma di orsetto contenenti il vaccino; i pipistrelli le mangeranno; questo guarirà tutti i pipistrelli — e così risolveremo il problema”. 

È completamente folle.

Proviamo a riassumere quello che sta cercando di dirci: secondo lei, il Covid-19 sarebbe dovuto alla burocrazia?

Ho un punto di vista divertente sulla questione.

In un’altra vita, sono un informatico e un imprenditore. Ho questo progetto chiamato Urbit, a cui lavoro da vent’anni. È molto ambizioso e ho regolarmente a che fare con investitori di capitale di rischio. Ho appena ottenuto un finanziamento da Andreessen-Horowitz per questo progetto, cosa che è stata molto difficile. Marc Andreessen non ti dà soldi solo perché sei suo amico. Non funziona così.

Quando sei un tecnico che cerca di raccogliere fondi nella Silicon Valley e dici “ho un’idea con un vero contributo scientifico”, all’inizio è molto deludente perché gli investitori non sono interessati alla scienza. Per niente. Preferiscono di gran lunga guardare i vestiti che indossi perché vogliono sapere che tipo di persona sei.

In ogni caso, se avessimo presentato questa richiesta di sovvenzione a un investitore di capitale di rischio totalmente profano in materia di virologia, avrebbe detto: “È una follia. Fuori dal mio ufficio”.

Nel 2020, il problema era che non c’era nessuno che potesse fermare i virologi.

Così funzionava il sistema: i virologi si occupano di virologia, i chimici si occupano di chimica, i ricercatori sull’Alzheimer si occupano della ricerca sull’Alzheimer, ecc.

Recentemente ho parlato con un amico che lavora all’intersezione tra fisica e informatica. Mi ha spiegato come la teoria delle stringhe in fisica fosse diventata molto di moda e come avesse preso il controllo dell’intero campo. Mi ha spiegato che non avevamo idea della gravità della situazione. La gente scrive articoli il cui contenuto non ha nulla a che vedere con la teoria delle stringhe, poi li ricopre con un po’ di teoria delle stringhe in modo che nominalmente siano teoria delle stringhe. Poi vanno a un convegno sulla teoria delle stringhe dove tutti gli articoli dovrebbero riguardare questo argomento, ma in realtà non hanno nulla a che vedere con esso. Ma bisogna fare finta che sia teoria delle stringhe.

Questo è ciò che succede dopo ottanta o cento anni se si lascia che la scienza si autogoverni.

Questo ci riporta alla domanda di Thomas Hobbes: «quis interpretabitur»? Pensate che sia necessario governare la scienza?

Esattamente. Dopo la pandemia, il mondo era maturo: era giunto il momento della monarchia. Avevamo bisogno di un monarca.

Dopo il Covid, il mondo aveva bisogno di una persona in grado di dire “no” ai virologi…

La seconda parte di questa intervista sarà pubblicata la prossima settimana e verterà sulla teoria dell’autorità di Curtis Yarvin. Per riceverla in anteprima, abbonatevi al Grand Continent

Note
  1. Nel 1945, con la fine della grande alleanza e l’inizio della guerra fredda, il «browderismo» viene attaccato dal resto del movimento comunista internazionale. Nell’aprile 1945, la rivista teorica del Partito Comunista Francese, Les Cahiers du communisme, pubblicò un articolo del leader francese del partito, Jacques Duclos, in cui affermava che le convinzioni di Browder su un mondo postbellico armonioso erano «conclusioni errate che non derivavano in alcun modo da un’analisi marxista della situazione». I comunisti americani si resero poi conto che la lettera di Duclos era stata promossa dalla Russia, che era rimasta in gran parte isolata dal mondo dopo aver sciolto il Comintern nel 1943. Ritenevano inoltre che Duclos non avesse alcun motivo di criticare l’attività di un partito fratello. Inoltre, Duclos citava direttamente la lettera Foster-Darcy, un documento noto solo a una manciata di alti dirigenti del partito americano, di cui una copia era stata inviata a Mosca.
  2. Lawrence Auster (1949-2013) è stato un saggista conservatore statunitense, che si autodefiniva razzista e preoccupato per «la causa della razza bianca». Vedi ad esempio: «The cause of the white race will not go away», Lawrence Auster, View from the Right, 5 marzo 2009.
  3. Sul suo blog View from the Right, Lawrence Auster definiva l’«unprincipled exception» come «un valore o un’affermazione non liberale, non esplicitamente identificata come non liberale, che i liberali utilizzano per sfuggire alle conseguenze scomode, personalmente dannose o suicide del proprio liberalismo senza mettere in discussione il liberalismo stesso». «The Unprincipled Exception defined», Lawrence Auster, View from the Right, 14 giugno 2006.
  4. Thomas P. Peacock et al., «The furin cleavage site in the SARS-CoV-2 spike protein is required for transmission in ferrets», Nat Microbiol 6, 899–909, 2021.
  5. «Project DEFUSE: Defusing the Threat of Bat-borne Coronaviruses», EcoHealth Alliance, Marzo 2018.