Ieri, giovedì 21 novembre, la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini contro l’umanità e crimini di guerra 1. Il procuratore della CPI Karim Khan aveva presentato una richiesta in tal senso alla fine del mese di maggio del 2024.
- Le reazioni internazionali sono state molto contrastanti. Alle 13 di venerdì 22 novembre (ora di Parigi), circa trenta Paesi avevano commentato pubblicamente l’annuncio.
- Sette Paesi hanno contestato la decisione della Corte: Argentina, Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, Israele, Paraguay e Stati Uniti.
- La Casa Bianca ha dichiarato di “respingere fondamentalmente la decisione della Corte” – aggiungendo: “Rimaniamo profondamente preoccupati dalla fretta con cui il procuratore ha richiesto i mandati di arresto e dai preoccupanti errori procedurali che hanno portato a questa decisione” 2.
- A maggio, in risposta alla richiesta del procuratore della CPI, Washington aveva immediatamente rilasciato una dichiarazione che descriveva la richiesta di Karim Khan come “scandalosa”, aggiungendo: “Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza”.
- Alcuni Paesi, in particolare la Cina, hanno rilasciato dichiarazioni ambigue. Sul Global Times, il tabloid del Partito, Pechino ha dichiarato di “sperare che la Corte penale internazionale mantenga una posizione obiettiva ed equa, eserciti il suo potere in conformità con la legge e interpreti e applichi lo Statuto di Roma e il diritto internazionale generale in modo completo e in buona fede, secondo standard uniformi” 3.
- Anche le reazioni di Germania, Francia, Norvegia, Romania e Regno Unito sono “ambigue”, nel senso che questi Paesi hanno generalmente riconosciuto la decisione della Corte, rifiutandosi però, per i Paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma, di dire se arresterebbero o meno Netanyahu e Gallant nel caso in cui si recassero nei loro Paesi.
- Questo vale in particolare per la Germania, il cui ministro degli Esteri ha dichiarato che “valuterà” come reagire alla decisione della Corte 4 e per la Francia, che afferma di aver “sempre sostenuto le azioni della Corte”, ma avverte che questa situazione “richiede una grande prudenza giuridica” 5.
La maggior parte dei Paesi che hanno reagito alla decisione della Corte ha dichiarato di volerla rispettare (19 su 32 in totale). In Europa, questo include Italia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Irlanda, Estonia, Slovenia e Svezia. Tutti questi Paesi hanno ratificato lo Statuto di Roma e sarebbero obbligati ad arrestare il Primo Ministro e l’ex Ministro della Difesa israeliani se visitassero i loro Paesi.
Note
- Situation in the State of Palestine: ICC Pre-Trial Chamber I rejects the State of Israel’s challenges to jurisdiction and issues warrants of arrest for Benjamin Netanyahu and Yoav Gallant, Corte penale internazionale, 21 novembre 2024.
- Press Briefing by Press Secretary Karine Jean-Pierre, Casa Bianca, 21 novembre 2024.
- “China stands with fairness and intl law on Palestine issue, FM responds to ICC arrest warrants for Netanyahu, Gallant“, Global Times, 22 novembre 2024.
- “Germany ‘Examining’ ICC Arrest Warrant For Netanyahu“, Barron’s, 22 novembre 2024.
- Raphaël Godet, “Guerre au Proche-Orient : que risque Benyamin Nétanyahou après le mandat d’arrêt émis par la Cour pénale internationale ?“, Franceinfo, 22 novembre 2024.