A Rio de Janeiro, nel giugno 1992, 154 Paesi hanno adottato un testo fondamentale: la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Questo documento, firmato oggi da 198 Parti, riconosce il ruolo storico svolto dai “Paesi sviluppati” nell’inquinamento globale a partire dal XIX secolo. I firmatari hanno concordato sulla necessità di “fornire nuove e ulteriori risorse finanziarie per far fronte ai costi totali concordati sostenuti dai Paesi in via di sviluppo” 1.

  • Dopo il ritiro della Turchia nel 2001, 23 Paesi fanno ora parte del cosiddetto “Allegato I”: 18 Paesi europei, Australia, Canada, Stati Uniti, Giappone e Nuova Zelanda.
  • A Copenaghen, nel 2009, questi Paesi si sono impegnati a mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 per finanziare la lotta al cambiamento climatico nei Paesi più poveri. Questo obiettivo è stato raggiunto per la prima volta nel 2022.

L’ammontare dei finanziamenti per il clima è oggetto di intense discussioni alla COP 29, attualmente in corso in Azerbaigian. Da quando è stato fissato il primo obiettivo nel 2009, l’importo stimato necessario per finanziare la transizione è aumentato considerevolmente, ed è ora valutato tra i 500 e i 1.000 miliardi di euro all’anno. A Baku, l’obiettivo di 200 miliardi attualmente in discussione è stato categoricamente respinto dai principali Paesi in via di sviluppo 2.

La Cina, le cui emissioni cumulate di CO₂ dal 1850 hanno superato per la prima volta quelle dell’Unione Europea lo scorso anno, è tra i Paesi “in via di sviluppo” che hanno definito questo obiettivo “inaccettabile”.

  • Secondo i dati dell’ultimo aggiornamento del dataset coordinato da Matthew Jones, ricercatore dell’Università dell’East Anglia, dalla metà del XIX secolo la Cina ha rilasciato nell’atmosfera 316 gigatonnellate di CO₂ equivalente, contro le 307 dei Paesi europei 3.
  • Gli Stati Uniti rimangono di gran lunga i maggiori emettitori storici di CO₂, con 536 GtCO₂eq dal 1850. Le proiezioni basate sui dati dello scenario STEPS dell’Agenzia Internazionale dell’Energia suggeriscono che la Cina dovrebbe comunque raggiungere – ma non superare – gli Stati Uniti entro il 2075 4.

Sebbene la Cina non sia uno dei contributori ai finanziamenti per il clima riconosciuti dall’UNFCCC, l’Overseas Development Institute (ODI) stima che nel 2020 Pechino abbia contribuito con 1,2 miliardi di dollari ai finanziamenti per il clima attraverso le banche multilaterali di sviluppo e vari fondi – più di Norvegia, Svizzera e Australia 5. La cifra finale dei finanziamenti per il clima erogati dalla Cina è certamente più alta se si tiene conto dei flussi bilaterali.

Note
  1. United Nations Framework Convention on Climate Change, 1992.
  2. COP29 Bulletin Day 9: Developing nations draw “super red line” on climate finance goal“, Climate Home News, 20 novembre 2024.
  3. Jones et. al., National contributions to climate change due to historical emissions of carbon dioxide, methane and nitrous oxide, 13 novembre 2024.
  4. Simon Evans e Verner Viisainen, “Analysis: China’s emissions have now caused more global warming than EU“, Carbon Brief, 19 novembre 2024.
  5. Sarah Colenbrander, Laetitia Pettinotti, Yue Cao, Michai Robertson, Merylyn Hedger e Lorena Gonzalez, The New Collective Quantified Goal and its sources of funding. Operationalising a collective effort, Overseas Development Institute (ODI), ottobre 2023.