Teresa Ribera (S&D), attuale vicepresidente e ministro per la Transizione ecologica e la Sfida demografica nel governo Sánchez e nominata per la carica di vicepresidente esecutivo per la Transizione pulita, giusta e competitiva nella Commissione von der Leyen II, testimonierà oggi, mercoledì 20 novembre, davanti al Parlamento spagnolo.

  • Il Partito Popolare Spagnolo (PP), membro del PPE, l’ha accusata di essere in parte responsabile dell’impatto catastrofico delle inondazioni a Valencia. Feijóo, presidente del PP, ha chiesto a Pedro Sánchez di ritirare la sua candidatura a commissario.
  • Tra le altre cose, il PP le ha chiesto di presentare pubbliche scuse e di impegnarsi a dimettersi se verrà incriminata per negligenza nella gestione delle inondazioni che hanno ucciso più di 200 persone.
  • Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha anche incontrato la presidente von der Leyen al vertice del G20 di Rio. I socialisti spagnoli hanno dichiarato che non sostituiranno Ribera, che ha guidato la lista per le elezioni europee di giugno.

Al tempo stesso, i leader dei gruppi politici del Parlamento europeo si riuniscono oggi per una discussione a porte chiuse.

  • Mentre i conservatori bloccano la nomina di Ribera, i S&D – ma anche Renew – vorrebbero togliere il titolo di vicepresidente al commissario italiano nominato da Giorgia Meloni, Raffaele Fitto (CRE).
  • Una fonte vicina alla Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha fatto sapere che è pronta a trovare un accordo e che l’obiettivo è che la Commissione si insedi come previsto il 5 dicembre.
  • Le famiglie politiche sarebbero vicine a un accordo che sbloccherebbe la situazione e permetterebbe l’approvazione di tutti i vicepresidenti e del commissario ungherese Olivér Várhelyi, la cui nomina è stata sospesa.
  • “C’è un principio di accordo sulla carta, ma ora deve essere assunto politicamente. Questo non è stato ancora fatto”, ha dichiarato una fonte che ha familiarità con le discussioni de Il Grand Continent.
  • “Ora è il momento di calmare la situazione, qui è in gioco l’entrata in carica della Commissione”, ha dichiarato una fonte parlamentare a Le Grand Continent.
  • Tuttavia, non è detto che l’accordo confermi un patto legislativo scritto.
  • I gruppi S&D e Renew, che a luglio hanno votato per Ursula von der Leyen, accusano il PPE – che ha abbastanza eurodeputati per formare due coalizioni, con l’estrema destra o con i progressisti – di aver violato l’impegno a non lavorare con i gruppi alla sua destra.
  • D’altro canto, il PPE ha votato apertamente con i gruppi di estrema destra in diverse occasioni quest’autunno, in particolare sul bilancio 2025 e sul rinvio di un anno della legge anti-deforestazione.

Il voto sull’intero Collegio dei Commissari è previsto per il 27 novembre, il che consentirebbe alla nuova Commissione di entrare in carica all’inizio di dicembre. In un momento in cui l’UE sta cercando di evitare uno stallo istituzionale in un contesto di tensione causato dall’elezione di Donald Trump e dall’intensificarsi dei combattimenti sul fronte ucraino, in caso di disaccordo, l’inizio del mandato della nuova Commissione verrebbe posticipato a gennaio 2025.