Nell’estate del 2022, Giorgia Meloni è accolta in Spagna dai suoi partner spagnoli di Vox, e partecipa a un comizio a Marbella a sostegno di Macarena Olona, candidata alla presidenza dell’Andalusia – che poi ha lasciato il partito. Il suo discorso, in spagnolo fluente, riprende lo slogan sovranista già utilizzato in quel periodo in Italia, e diventa virale, come in italiano: «No alla lobby LGBT, sì alla famiglia tradizionale», o ancora il famosissimo ritornello: «Sono una donna, sono una madre, sono cristiana, non me lo toglierete». La presenza di Meloni a Marbella getta le basi per il conservatorismo estremo che inizia a prendere forma in Europa. Mentre entusiasma il pubblico di VOX, il video si diffonde a macchia d’olio, e rafforza ancor di più Fratelli d’Italia, già in testa nei sondaggi elettorali italiani dopo una lunga traversata nel deserto cominciata nel 2012, quando Meloni aveva fondato FDI in polemica con Silvio Berlusconi, accomondandosi poi all’opposizione di tutti i governi succedutisi.
Pochi giorni fa, Meloni ha nuovamente dato il suo sostegno a Vox, in piena campagna elettorale per le elezioni del 23 luglio: «È fondamentale una svolta patriottica in cui Vox abbia un ruolo di primo piano». Accolta come una star, ha comunque mantenuto un tono basso nel suo discorso, evitando frasi incendiarie e insistendo solo sul fatto che una vittoria in Spagna sarebbe stata essenziale per rendere più forti i conservatori europei.
Questi due episodi sono importanti per comprendere la differenza tra un partito al potere e uno all’opposizione, e sono uno spunto per esaminare le somiglianze e le differenze tra due partiti che stanno trasformando profondamente il panorama politico della destra in Europa. Le elezioni anticipate in Spagna del 23 luglio saranno una prova generale per le elezioni europee della primavera del 2024, che determineranno il futuro politico dell’Unione europea. Saranno anche l’occasione per capire se l’ascesa dei partiti conservatori e di estrema destra è strettamente legata al contesto nazionale o se è il risultato di una tendenza continentale
1 — Il potere doma le bestie selvagge
Un anno e qualche mese dopo il successo virale di Marbella, Giorgia Meloni è diventata Presidente del Consiglio, prima donna della storia, e leader del partito più di destra che abbia mai ricoperto tale carica.
Riflettendo sull’episodio di Marbella dopo la sua ascesa al potere, Meloni ha cercato di giustificarsi spiegando che i suoi toni erano stati inappropriati. Anche perché, dopo la vittoria del settembre 2023, il suo obiettivo era migliorare la propria immagine internazionale, un tentativo accolto con favore da parte della stampa italiana, come il Corriere della Sera che ha notato una certa tendenza alla moderazione, soprattutto semantica, in questi primi mesi di mandato.
Il rapporto tra Giorgia Meloni e Santiago Abascal è ancora forte, per quanto le posture dei due leader non siano più le stesse. L’italiana non è più il modello di leader estremista che sa come agitare le masse – o almeno non sempre, e non su tutti i temi. All’interno delle istituzioni, i ruoli cambiano. Malgrado questi piccoli cambiamenti, Meloni e Abascal hanno ancora legami evidenti: l’ideologia è la stessa così come le loro ambizioni. Inoltre, la presidente del Consiglio non ha mai rinnegato l’alleato spagnolo: durante il vertice della Comunità politica europea in Moldavia ha teso la mano al partito di Abascal, dicendo di «guardare con grande interesse quello che stanno facendo e quello che succederà in Spagna».
L’Italia seguirà certamente con attenzione l’esito delle elezioni spagnole, poiché l’influenza della Meloni a Bruxelles dipenderà in particolare dal colore politico del governo spagnolo. Una coalizione di centro-destra con il PP e Vox sarebbe un chiaro appoggio al suo progetto conservatore europeo. Tuttavia, non sarebbe sufficiente: Meloni è già stata delusa da alcuni dei suoi potenziali alleati, in particolare Polonia e Ungheria, durante i negoziati sulle quote di distribuzione dei migranti.
2 — L’importanza dell’Europa e dell’atlantismo
Il fallimento della mediazione di Giorgia Meloni con i suoi alleati Mateusz Morawiecki e Viktor Orbán è indicativo di come sono cambiate le cose, così come la sua presenza alla firma dell’accordo di partenariato europeo con la Tunisia sulla migrazione. Nella sua storia politica, Giorgia Meloni è sempre stata molto critica nei confronti dell’Unione europea, aprendo anche all’idea di uscire dall’euro. Oggi, queste posizioni sono completamente abbandonate: Meloni vuole semplicemente che l’Italia abbia più autonomia decisionale su alcune questioni. Il suo euroscetticismo si è evoluto e il suo riavvicinamento ad altri leader europei, che prima erano suoi avversari, è una conseguenza della nuova posizione.
A livello internazionale, gli analisti concordano sul fatto che la postura atlantista e relativamente europeista sia riuscita a preservare i legami diplomatici più importanti per l’Italia. Meloni cerca di rendere accettabile la sua leadership tra i 27, e sta provando a mantenere buoni rapporti soprattutto con i paesi contro i quali ha lungo espresso ostilità a causa del loro ruolo predominante nell’Unione, come Francia e Germania. La nuova Meloni sta cercando di affermarsi in Europa e può farlo solo negoziando con i suoi partner europei.
L’ingresso di Vox nel governo potrebbe aiutarla a dare forza alle sue politiche di estrema destra in Europa e a rafforzare il suo blocco a Bruxelles, ma alcune questioni chiave rimarranno irrisolte. Questo vale in particolare per la questione migratoria. Meloni dovrà quindi affrontare, come ha già fatto, il fallimento delle sue promesse elettorali.
3 — Due partiti, due storie
Le storie recenti di Vox e Fratelli d’Italia sono un fattore chiave per comprendere questi fenomeni. Anche se Vox non aspira a diventare il primo partito spagnolo, diventare parte essenziale di un governo di destra sarebbe un gran risultato, perché la partecipazione a un esecutivo con il Partito popular garantirebbe alcuni ministeri chiave o addirittura la vicepresidenza del governo. A questo proposito, il partito ha blindato le proprie comunicazioni, rifiutando la maggior parte delle richieste di interviste o commenti. Il minimo passo falso potrebbe rallentarne notevolmente la crescita.
Per quanto riguarda Fratelli d’Italia, la sua storia ricorda quella di molti altri partiti politici italiani, passati dall’oscurità alla ribalta nel giro di pochi anni, ma la sua classe dirigente non è affatto estranea al potere, e le sue radici affondano nella lunga tradizione missina e post-fascista affermatasi dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Peraltro, la stessa Meloni è già stata ministra in un governo presieduto da Silvio Berlusconi, e nel corso degli ultimi 10 anni FDI ha eletto numerosi amministratori locali, confrontandosi dunque con prove di governo. Insomma, lo sviluppo dei due partiti non è del tutto paragonabile. Vox, invece, è emerso nel 2010, in un momento in cui il PP era travolto dalla corruzione e dalla crisi catalana, e non può vantare questi tratti di prossimità alle istituzioni.
4 —Delle relazioni difficili con la stampa
Entrambe le parti vedono la stampa come un avversario. Vox ha un confronto piuttosto diretto ed esplicito con i giornalisti, mentre la Meloni fa del suo meglio per evitarli, cercando di controllare completamente la propria comunicazione, senza lasciare spazio a domande, per paura di commettere errori. Per entrambi i movimenti, la disputa è di lunga data e tocca il passato militante di molti dei loro leader.
Già nel 2019, ad alcuni media spagnoli identificati come progressisti è stato negato l’accredito a causa della loro «aperta ostilità verso le idee e i principi che Vox difende». Il quotidiano più rilevante a ricevere questo trattamento è stato El País, principale giornale di sinistra del paese. Nel 2021, la Corte Suprema e il Consiglio elettorale centrale hanno stabilito che Vox deve dimostrare il suo impegno nei confronti dell’articolo 20 della Costituzione, che garantisce la libertà di stampa. L’ostilità di Vox nei confronti di El Paìs è nata dalla pubblicazione di un articolo sul passato di Jorge Buxadé, attualmente capo della delegazione del partito a Bruxelles. In precedenza, Buxadé aveva corso con i colori della Falange Española de las Jons, un piccolo partito apertamente franchista. Alla domanda del quotidiano El Mundo, che nel 2019 gli chiedeva se rimpiangesse il suo passato politico, ha risposto: «No. Amo la politica da quando avevo 13 o 14 anni, quando ho iniziato a leggere i libri di Ortega y Gasset, ma dal punto di vista politico ciò che rimpiango è di essere stato membro del PP dal 2004 al 2014. (…) Non mi pento di quello che ho fatto quando ero giovane, entusiasta e con convinzioni patriottiche.
In Italia, Giorgia Meloni ha risposto a domande simili scrivendo nella sua autobiografia Io Sono Giorgia di aver voltato pagina rispetto al suo passato post-fascista quando il suo partito, Alleanza Nazionale, se ne è allontanato sotto la guida di Gianfranco Fini. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera nel 2021, spiegò che la destra italiana aveva già fatto i conti con il suo passato, aggiungendo che «tornare indietro sarebbe imperdonabile e stupido».
5 — Controversie e censura
Secondo i sondaggi, Vox sarà ancora una volta il terzo partito spagnolo in queste elezioni generali. Ma il partito è già stato profondamente trasformato dalle elezioni locali di maggio. Entrando nei comuni e negli esecutivi regionali, in coalizione con il Partito Popolare, Vox è diventato un partito nazionale. Questa nuova esposizione gli ha permesso di mettere in mostra il suo radicalismo: la rimozione di diverse bandiere LGTBI dalle facciate di alcuni municipi; la censura di diverse opere teatrali, tra cui un adattamento dell’Orlando di Virginia Woolf, e altre iniziative di questo genere mostrano che il partito di Abascal non sembra avere intenzione di moderarsi. Anche perché alle politiche si affiancano le dichiarazioni, come quella di un deputato che ha definito le persone transgender «malate croniche» a causa dei trattamenti ormonali a cui alcune di loro sono sottoposte. In poche parole, ci si aspetta che nell’eventuale governo nazionale Vox porti avanti le stesse politiche già sperimentate a livello locale. I sostenitori di Abascal chiedono «il divieto di maternità surrogata», «la creazione di un ministero della Famiglia» e la «promulgazione di una legge organica per la protezione della famiglia».
In Italia, la maggioranza di destra ha già depositato una proposta di legge per rendere reato universale la gestazione per altri, quindi punibile secondo la legge italiana, che già la vieta sul territorio nazionale, anche se commesso da cittadini italiani all’estero. Per quanto riguarda la famiglia, il governo ha emanato una circolare del ministero dell’Interno in cui si chiede ai Comuni di non trascrivere più gli atti di nascita dei bambini provenienti da famiglie omosessuali. In alcune città, come Padova, il Tribunale ha già deciso di riaprire i registri e cancellare le madri non naturali di oltre 30 famiglie lesbiche.
A nove mesi dal suo insediamento, Meloni sta iniziando a tener fede al suo slogan: «No alla lobby LGTB, sì alla famiglia tradizionale».
6 — Delle convergenze profonde sull’immigrazione
‘’identità nazionale, minacciata dagli immigrati, è al centro delle posizioni dei due partiti. Vox si presenta come il difensore dei «confini nazionali», mentre il governo Meloni ha dichiarato lo stato di emergenza migratoria e negli ultimi mesi ha emanato una serie di decreti che rendono molto più complessa l’attività di salvataggio in mare condotta dalle navi delle Ong, e che riducono la possibilità per i migranti di ottenere tutela dalle autorità italiane anche al di fuori delle convenzioni internazionali sul diritto d’asilo. Allo stesso tempo, tuttavia, l’esecutivo italiano ha aumentato la quota di ingressi legali permessi nei prossimi tre anni, approvando circa 500mila nuovi ingressi.
7 — Unità nazionale e autonomia regionale
Vox e Fratelli d’Italia sono entrambi partiti sovranisti, ma per il partito spagnolo la questione dell’autodeterminazione catalana è una linea rossa insormontabile, un marchio identitario fondamentale. In Italia, la situazione è molto meno netta: Meloni deve scendere a compromessi con la Lega di Matteo Salvini, che porta avanti un’agenda autonomista, un progetto in grado di creare già qualche problema alla maggioranza, sul tema non molto allineata. Però proprio su questo punto, anche le posizioni internazionali di Salvini potrebbero costituire un problema da gestire: i rapporti della Lega con i catalani si sono raffreddati negli ultimi anni, ma più di una volta i leghisti hanno espresso il loro sostegno alla causa catalana.
Vox è nato dalla scissione dell’ala più conservatrice del Partido Popular nel 2013, molto critica nei confronti di Mariano Rajoy, criticato per la sua moderazione sulla questione dell’unità nazionale. In un’intervista del 2019, Jorge Buxadé ha spiegato di aver deciso di lasciare il PP nel 2014 «quando Rajoy ha autorizzato il primo referendum separatista in Catalogna». In breve, la lotta senza quartiere contro l’indipendenza catalana è la principale ragion d’essere di Vox, che nel corso di questa legislatura è stato implacabile nel criticare le misure adottate dal presidente socialista Pedro Sánchez in Catalogna, opponendosi in particolare all’approvazione di indulti parziali e condizionati per i prigionieri del “processo” all’indipendenza catalana, o all’apertura del dialogo per stemperare la tensione.
8 — Violenze di genere
In Spagna, che ha fatto più progressi dell’Italia in questo campo, il femminismo è diventato oggetto di scontro politico durante questa legislatura, con frequenti polemiche tra il ministero per l’Uguaglianza, guidato da Irene Montero di Podemos, e la destra, in particolare Vox, che ha attaccato sistematicamente le leggi approvate in materia. Le posizioni del partito di Abascal non sono una novità: nel 2019, una delle 100 misure presentate da Vox era quella di «abrogare la legge sulla violenza di genere e tutte le norme che discriminano un sesso dall’altro», proponendo invece «una legge sulla violenza domestica che protegga in egual misura anziani, uomini, donne e bambini», una posizione contenuta anche nel programma elettorale. Probabilmente consapevole che questo radicalismo potrebbe costargli caro, Abascal ha recentemente riconosciuto l’esistenza della violenza contro le donne, ma continua a descrivere il termine “genere” come un «concetto ideologico», ponendosi in sintonia con le guerre culturali condotte da alcune destre europee.
In Italia, i membri di Fratelli d’Italia citano spesso l’esempio di Giorgia Meloni per sottolineare che sono a favore dei diritti delle donne. Inoltre, loro e i loro alleati utilizzano regolarmente la tragedia del femminicidio per collegarla al presunto problema di sicurezza pubblica causato dall’immigrazione clandestina. La stessa Giorgia Meloni è stata fortemente criticata per aver twittato, pochi giorni prima di vincere le elezioni, un video che mostrava uno stupro in strada, affermando che «non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questo atroce episodio di violenza sessuale contro una donna ucraina perpetrato in giornata da un richiedente asilo». Nonostante la sfocatura del volto, la vittima poteva essere riconosciuta.
9 — L’aborto
Quando è salita al potere, Giorgia Meloni ha dovuto chiarire le sue posizioni sull’aborto, spiegando che non intendeva limitarne il diritto, ma soltanto rafforzare la prevenzione, già prevista dalla legge, potenziando il sistema delle garanzie, che offre alle donne delle alternative alla scelta di abortire. Meloni fa spesso riferimento alla propria storia personale, raccontando che sua madre stava per abortire quando era incinta di lei, prima di rinunciare. La sua ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, è apertamente ostile all’aborto.
Vox è molto più diretto: il suo programma chiede l’abrogazione della legge sull’aborto, sebbene questa sia stata rafforzata durante la scorsa legislatura. Da questo punto di vista, la capacità del partito di ottenere cambiamenti dipenderà dall’equilibrio dei seggi nel prossimo Parlamento.
10 — Il cambiamento climatico e l’agenda europea
Dal punto di vista economico, i due Paesi sono attualmente strettamente legati ai piani del Recovery Fund e a una dinamica europea, poiché sono due degli Stati che beneficiano maggiormente degli enormi aiuti alla ripresa economica. Ma su altre questioni, come l’agenda verde, i due Paesi rifiutano chiaramente Bruxelles. È il caso, ad esempio, del divieto di produzione di veicoli a combustione dopo il 2035. Michele Barcaiuolo, a capo della Commissione Affari Esteri del Senato, ha chiarito l’opposizione di Fratelli d’Italia: «Siamo patrioti e quindi profondamente ambientalisti. Quello che critico sono le politiche ambientaliste estreme che non hanno nulla a che fare con la difesa dell’ambiente. Va bene raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di CO2, ma la tecnologia che usiamo per raggiungerlo deve essere libera». Questa posizione è stata ripresa quasi alla lettera da Pedro Bestard, a capo di Vox a Maiorca.