Oggi si aprono i lavori del nuovo Parlamento italiano, risultato delle elezioni di fine settembre. L’ordine del giorno a Montecitorio e a Palazzo Madama prevede l’elezione dei due rami del Parlamento che, per la prima volta, si compone di soli 600 membri – 400 deputati e 200 senatori.

L’elezione del Presidente della Camera e del Senato costituirà il primo test della compattezza della coalizione detta di “centro-destra”. Uscita dalle urne come prima coalizione, al suo interno lo squilibrio è forte, con Fratelli d’Italia in posizione di forza e la Lega e Forza Italia nel ruolo di junior partner. 

Per ora, le opposizioni – il PD, il M5S e Azione-Italia Vivia – avranno un ruolo marginale, limitato alla scelta dei vice-presidenti delle due camere.

Se alla Camera la coalizione di “centro-destra” gode di una maggioranza più solida, gli equilibri al Senato saranno più delicati. E questo non solo per l’elezione per l’elezione del Presidente, ma anche per l’eventuale futuro governo Meloni – per il quale si continua a negoziare. 

Probabile prima donna a diventare Presidente del Consiglio dei ministri, Meloni, nella composizione del suo governo, dovrà tenere conto di una doppia dinamica: da un lato, la necessità di trovare una formula che rispetti gli equilibri interni della coalizione e dall’altro la necessità di trovare delle figure di alto profilo per i ministeri chiave.

Pare che Meloni, in pratica, sembra aver integrato il concetto di vincolo esterno, ovvero di aver preso coscienza di una serie di fattori esterni che ne limitano la libertà di manovra, come l’architettura europeo, soprattutto in campo economico e sul tema del debito pubblico. 

  • Il ruolo del Presidente della Repubblica non deve essere sottolineato in questa fase: sarà lui a dover dare a (molto probabilmente) Meloni l’incarico di formare un governo, conservando comunque una voce in capitolo.
  • Mentre è in pieno svolgimento la formazione del nuovo governo, l’agenda italiana è fitta di appuntamenti internazionali: il Consiglio europeo della prossima settimana, cruciale per le misure di contrasto alla crisi energetica, sarà con ogni probabilità l’ultimo di Mario Draghi.
  • Draghi che si recherà all’Eliseo per una cena con Emmanuel Macron, che a sua volta si dirigerà a Roma la prossima settimana dove sono previsti un incontro con Sergio Mattarella e un’udienza con Papa Francesco.

Se i prossimi giorni saranno gli ultimi per Mario Draghi a Palazzo Chigi, ha comunque lasciato il segnato su questo periodo di interregno italiano. Tra il risultato elettorale e la formazione del nuovo governo si è stabilita una linea di contatto tra lui e Meloni, e pare che l’impronta tecnocratica sarà ben visibile nel prossimo governo sovranista.

Nei laboratori romani si lavora all’alchimia tecno-sovranista: Meloni, dopo aver cambiato linea sull’Ucraina e sull’euro per recuperare l’immagine di parte della tecnocrazia italiana, dei mercati e degli apparati europei e della NATO, è ora chiamata a metterla in pratica. Questo non vuol dire limitarsi a stilare una lista di ministri, ma potrebbe anche includere una potenziale riorganizzazione dell’apparato statale.