Annettere il Donbass, neutralizzare l’Ucraina, decapitare il potere: la fine della guerra alle condizioni di Putin. Testo integrale del memorandum russo
Nel «memorandum» indirizzato agli ucraini a Istanbul, la Russia di Putin esprime nero su bianco le sue condizioni per la fine della guerra.
Più che un'apertura alla negoziazione, questo documento è un ultimatum che elenca le tappe della resa dell'Ucraina, che il Cremlino – impegnato da tre anni in una guerra di invasione – continua a non considerare un vero e proprio Stato.
Lo traduciamo e lo commentiamo riga per riga.
- Autore
- Il Grand Continent •
- Traduttore
- Guillaume Lancereau

Lunedì 2 giugno, le delegazioni russa e ucraina si sono incontrate a Istanbul per un secondo ciclo di discussioni dopo la ripresa dei negoziati diretti il 16 maggio. Durante l’incontro, che non ha portato a risultati significativi per l’istituzione di un cessate il fuoco in Ucraina – le due parti hanno principalmente concordato uno scambio di prigionieri e di corpi dei combattenti uccisi al fronte –, Kiev e Mosca hanno scambiato dei «memorandum» che riassumono la posizione dei due paesi e le loro richieste per porre fine alla guerra.
Mentre l’Ucraina aveva comunicato in anticipo il suo piano di cessate il fuoco a Mosca e a Washington, il contenuto del documento russo, tradotto e commentato riga per riga qui di seguito, è stato reso noto solo durante la riunione.
Durante il fine settimana precedente l’incontro, la portavoce del ministero degli Esteri russo aveva dichiarato che i negoziatori avrebbero avuto a disposizione «una bozza di memorandum e altre proposte di cessate il fuoco».
Il documento russo riprende le richieste massimaliste formulate da Putin dalla primavera del 2022 e non presenta alcuna concessione che indichi che Mosca sarebbe favorevole alla fine della guerra, nonostante le ingenti perdite umane: quasi un milione di morti e feriti dal febbraio 2022, secondo l’esercito ucraino.
La posizione russa — che si basa sui negoziati falliti nella primavera del 2022 sfociati nel comunicato di Istanbul, un documento non firmato da entrambe le parti che mira a rendere l’Ucraina uno «Stato neutrale», — consiste nel chiedere la risoluzione delle «cause profonde» che hanno motivato l’invasione, mentre gli ucraini chiedono l’istituzione di un cessate il fuoco di 30 giorni, rinnovabile alla scadenza, prima di avviare i negoziati di pace.
Nel documento presentato dai negoziatori ucraini ai loro omologhi durante l’incontro del 2 giugno, Kiev ribadiva la sua posizione, sostenuta dai paesi europei, che consisteva nel garantire all’Ucraina garanzie di sicurezza, il rispetto da parte di Mosca della sovranità territoriale ucraina nonché il mantenimento di una porta aperta all’adesione di Kiev all’Unione europea e alla NATO nel quadro di qualsiasi accordo. I negoziatori ucraini hanno inoltre manifestato la volontà di organizzare un incontro tra Zelensky e Putin, sistematicamente rifiutato da Mosca.
Sezione I. Quadro fondamentale della soluzione definitiva
1- Riconoscimento giuridico internazionale dell’integrazione della Crimea, delle Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk, delle regioni di Zaporizhia e Kherson nella Federazione Russa; ritiro completo delle Forze armate ucraine (di seguito FAU) e delle altre formazioni militari ucraine dai suddetti territori;
Sebbene l’esercito russo abbia illegalmente annesso la Crimea nel 2014, esso non controlla la totalità delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhia e Kherson sopra citate. Nel settembre 2022, Vladimir Putin ha dichiarato l’«annessione» delle quattro regioni meridionali e orientali del Paese a seguito di pseudo-referendum organizzati pochi giorni prima.
Il «riconoscimento giuridico internazionale dell’integrazione della Crimea» alla Russia sembra qui riprendere sostanzialmente il «piano» elaborato dall’amministrazione Trump a seguito dell’incontro di aprile tra Vladimir Putin e Steve Witkoff. Secondo questo documento, gli Stati Uniti riconoscerebbero il controllo de jure della penisola di Crimea e de facto del territorio che copre le quattro regioni parzialmente occupate.
Inoltre, la Costituzione ucraina non consente a Kiev di riconoscere i territori ucraini occupati come russi. Come spiegato in queste pagine dall’ex ministro dell’Economia ucraino Tymofiy Mylovanov, «l’unica alternativa sarebbe quella di modificare la Costituzione del Paese […] I responsabili della firma di tale ratifica sarebbero accusati di alto tradimento, ed è improbabile che qualcuno se ne assumerebbe la responsabilità».
2- Neutralità dell’Ucraina, che sancisce la sua rinuncia ad aderire a qualsiasi alleanza o coalizione militare e il divieto di qualsiasi attività militare di paesi terzi sul territorio dell’Ucraina (compreso lo schieramento di formazioni, basi e infrastrutture militari straniere);
La richiesta di «neutralità dell’Ucraina» riprende sostanzialmente le richieste massimaliste formulate dalla parte russa durante i primi negoziati tra l’Ucraina e la Russia, infine falliti, condotti nella primavera del 2022. Tali discussioni avevano portato alla produzione di un documento intitolato «Comunicato di Istanbul», denominato in alcune versioni rese pubbliche «Trattato sulla neutralità permanente e le garanzie di sicurezza per l’Ucraina». Tuttavia, al termine di questa serie di negoziati non era stato firmato alcun accordo vincolante.
Il documento prevedeva, in particolare, il divieto per l’Ucraina di aderire alla NATO — a cui Kiev si oppone —, nonché una riduzione delle dimensioni dell’esercito ucraino al minimo indispensabile: l’esercito sarebbe stato limitato a 85 000 uomini, contro i 200 000 prima della guerra e il milione attuale, 342 carri armati, 102 velivoli e 519 pezzi di artiglieria.
3- Uscita dai trattati e dagli altri accordi internazionali incompatibili con le disposizioni della presente sezione; rinuncia a concludere tali trattati e accordi in futuro;
4- Conferma dello status dell’Ucraina come Stato non nucleare e non dotato di armi di distruzione di massa; divieto di ricezione, transito e dispiegamento di tali armi sul territorio ucraino;
5- Istituzione di un contingente massimo all’interno delle FAU e delle altre formazioni militari ucraine; definizione delle caratteristiche e della quantità massima di armi e materiale militare autorizzati;
6- Piena garanzia dei diritti, delle libertà e degli interessi della popolazione russa e russofona; riconoscimento dello status di lingua ufficiale alla lingua russa;
7- Divieto legislativo di glorificazione e propaganda del nazismo e del neonazismo; scioglimento dei partiti e delle organizzazioni nazionaliste;
La volontà russa di «denazificare» l’Ucraina fa parte di ciò che Putin considera la risoluzione delle «cause profonde» del conflitto, condizione preliminare fissata da Mosca prima della conclusione di qualsiasi accordo di cessate il fuoco.
8- Revoca delle sanzioni economiche, dei divieti e delle misure restrittive tra la Federazione Russa e l’Ucraina; divieto di introdurne di nuove in futuro;
L’economia russa sta soffrendo notevolmente a causa delle sanzioni occidentali imposte dal febbraio 2022. La Russia è oggi di gran lunga il Paese più colpito al mondo da misure restrittive che prendono di mira, tra l’altro, i settori bancario, energetico e tecnologico.
Il ritorno al potere di Trump il 20 gennaio e la sua volontà di porre rapidamente fine al conflitto, possibilmente in cambio della fine delle sanzioni statunitensi, ha suscitato un’ondata di entusiasmo in Russia, ma anche sui mercati internazionali, che vedono nella futura riapertura del Paese agli investimenti un’opportunità per una nuova corsa all’oro.
9- Risoluzione delle questioni relative alla riunificazione delle famiglie e agli sfollati;
10- Rinuncia a tutte le reciproche rivendicazioni relative ai danni causati dalle operazioni militari;
Questo punto è in diretta contraddizione con il memorandum ucraino, che stabilisce tra i temi da affrontare in un potenziale incontro tra Zelensky e Putin la questione del risarcimento dell’Ucraina e della ricostruzione del Paese.
11- Revoca dei divieti nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina;
12- Graduale ripresa delle relazioni diplomatiche ed economiche (compreso il transito del gas) nonché dei collegamenti di trasporto e delle altre comunicazioni tra la Russia e l’Ucraina, anche con paesi terzi.
Sezione II. Condizioni del cessate il fuoco
Opzione n. 1
1- Ritiro completo delle FAU e delle altre formazioni armate ucraine dal territorio della Federazione Russa, comprese le Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk e le regioni di Zaporizhia e Kherson;
2- Ritiro di tutte le truppe a una distanza dai confini della Federazione Russa che dovrà essere determinata dalle parti in causa, conformemente alle disposizioni approvate.
Al fine di limitare la capacità dell’esercito ucraino di sferrare attacchi in Russia, Putin ha aperto la porta alla fine di maggio all’annessione parziale o totale della regione di Sumy, al confine con l’oblast russo di Kursk. Nelle ultime settimane, il comando russo ha ammassato 50.000 soldati in questo settore in vista del lancio di una potenziale offensiva su larga scala volta a creare una «zona cuscinetto» in territorio ucraino.
Opzione n. 2: Proposte aggregate
1- Divieto di ridispiegamento delle FAU e di altre formazioni militari ucraine, ad eccezione degli spostamenti necessari per il loro ritiro a una distanza dai confini della Federazione Russa determinata dalle parti in causa;
2- Cessazione immediata della mobilitazione e inizio della smobilitazione;
3- Cessazione delle forniture di armi straniere e di qualsiasi aiuto militare straniero all’Ucraina, compreso nel settore delle comunicazioni satellitari e dell’intelligence;
4- Ritiro di qualsiasi presenza militare di paesi terzi dal territorio dell’Ucraina e cessazione del coinvolgimento di specialisti stranieri nelle operazioni militari sul lato ucraino;
Questa richiesta è in contraddizione con la volontà dei paesi europei membri della «coalizione dei volontari» di costituire un contingente terrestre da schierare in Ucraina per garantire il rispetto del cessate il fuoco.
Inoltre, Mosca mantiene una presenza militare in Transnistria, una regione separatista all’interno del territorio della Moldavia situata a ovest dell’Ucraina, che potrebbe essere notevolmente rafforzata nei prossimi mesi. Secondo il primo ministro moldavo Dorin Recean, Putin vorrebbe schierare 10.000 soldati nella regione per insediare un governo filo-Cremlino a Chișinău, esercitando al contempo ulteriori pressioni sull’Ucraina.
5- Garanzie della rinuncia dell’Ucraina a qualsiasi attività di sabotaggio o sovversione contro la Federazione Russa e i suoi cittadini;
Il secondo ciclo di negoziati tra Ucraina e Russia si è svolto il giorno dopo l’operazione denominat Ragnatela. Secondo le nostre stime, questa avrebbe portato alla distruzione o al danneggiamento di 16 aerei russi, tra cui 14 bombardieri strategici, per un costo vicino a 1,3 miliardi di dollari.
Al di là delle conseguenze finanziarie, questa operazione dovrebbe anche indebolire in modo significativo le capacità dell’aviazione russa a breve e medio termine, dato che Mosca non è in grado di sostituire questi velivoli.
6- Istituzione di un centro bilaterale di monitoraggio e controllo del cessate il fuoco;
7- Amnistia per tutti i partecipanti («prigionieri politici») e liberazione delle persone detenute;
8- Revoca della legge marziale in Ucraina;
9- Organizzazione di elezioni presidenziali e legislative e annuncio della data di svolgimento, entro 100 giorni dalla revoca della legge marziale;
Firma di un accordo di attuazione delle disposizioni contenute nella sezione 1.
Sezione III: Sequenza e scadenze di attuazione
1- Avvio dei lavori sul testo del trattato;
2- Istituzione di una tregua di 2 o 3 giorni per il rimpatrio delle salme dei defunti nella «zona grigia»;
Negli ultimi mesi, il rifiuto di Putin di istituire un cessate il fuoco totale sulla linea del fronte – richiesta formulata dall’Ucraina nel suo memorandum e sostenuta dai paesi europei e dagli Stati Uniti – è stato punteggiato da temporanee sospensioni dei combattimenti, in particolare per Pasqua, o mirate a determinati obiettivi, come le infrastrutture energetiche.
Questa strategia, denunciata dall’Ucraina, mira a rassicurare Donald Trump sulla volontà di Putin di porre fine alla guerra, pur mantenendo le operazioni militari in Ucraina. Nel corso del mese di maggio, Mosca ha conquistato 450 chilometri quadrati di territorio ucraino in più, ovvero 2,5 volte di più rispetto al mese precedente.
3- Restituzione unilaterale all’Ucraina dei corpi di 6.000 soldati delle FAU;
4- Firma di un memorandum di cessate il fuoco che include scadenze precise per l’attuazione di tutte le sue disposizioni e per la firma del futuro trattato di pace definitivo;
Si noti che il «Trattato» in questione non sarebbe un trattato di pace, dato che il termine «pace» non compare mai nel testo, mentre è presente fin dal primo paragrafo del documento ucraino.
L’espressione «trattato che sancisce una soluzione definitiva» riprende la formulazione del famoso trattato «quattro più due» – o trattato di Mosca – che stabiliva lo status della Germania in vista della sua riunificazione.
Implicitamente, questa espressione mostra, come chiarisce ulteriormente il punto 6- infra, che la Russia non considera questi negoziati come una discussione tra pari, ma continua a considerare l’Ucraina «meno di uno Stato».
5- Istituzione di un cessate il fuoco di 30 giorni a partire dall’inizio del ritiro delle FAU; ritiro completo delle unità delle FAU dal territorio della Federazione Russa e piena attuazione delle «proposte aggregate» entro 30 giorni;
6- Organizzazione di elezioni e formazione di organi di governo in Ucraina;
Il cambio di regime in Ucraina è una costante nelle «condizioni» di Vladimir Putin.
7- Firma del trattato;
8- Approvazione del trattato che stabilisce una soluzione definitiva mediante una risoluzione giuridicamente vincolante del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
9- Ratifica, entrata in vigore e attuazione del trattato.