Consulta qui il PDF con tutti i risultati della nostra esclusiva indagine
English version available at this link
Punti chiave
- La guerra sul suolo dell’Unione si avvicina: la maggioranza degli europei (55%) ritiene che il rischio di un conflitto armato sul territorio dell’Unione nei prossimi anni sia elevato.
- Trump è un “nemico”: la maggioranza degli europei considera Donald Trump un “nemico dell’Europa” (51%) e il 63% ritiene che l’elezione di Donald Trump renda il mondo meno sicuro, il 43% ritiene che il presidente americano abbia una tendenza autoritaria e il 39% che si comporti come un dittatore.
- Gli europei vogliono boicottare Musk e Tesla: quasi 8 europei su 10 ritengono che non ci si possa fidare di lui (79%) e il 58% degli intervistati si dichiara favorevole al boicottaggio di Tesla.
- Il sostegno a un balzo in avanti nella difesa è ampiamente maggioritario: il 70% ritiene che l’Unione europea debba contare solo sulle proprie forze per garantire la propria sicurezza e difesa
- Verso l’esercito europeo: gli europei hanno più fiducia in un esercito comune europeo (60%) che nel loro esercito nazionale (19%) per garantire la sicurezza dei loro paesi.
- Gli europei sostengono ampiamente il sequestro dei beni russi: il 61% degli europei si dichiara favorevole al sequestro dei beni russi congelati e al loro utilizzo per finanziare il sostegno all’Ucraina.
- Accordo di pace in Ucraina: il 47% degli intervistati ritiene che l’Ucraina debba accettare di firmare un trattato di pace, anche se ciò dovesse portarla a cedere la parte del suo territorio occupata dalla Russia.
- La condivisione della dissuasione nucleare francese è ampiamente sostenuta: più di 6 europei su 10 sono favorevoli.
In un momento in cui la guerra in un Paese confinante con l’Unione continua, le tensioni internazionali sono in aumento e c’è incertezza sulle alleanze militari, abbiamo deciso di sondare l’opinione pubblica europea con l’Istituto Cluster 17.
In questo momento senza precedenti, ci è sembrato fondamentale capire come gli europei stessero reagendo e se si considerassero portatori di interessi comuni e di un destino condiviso.
Mentre i sondaggi d’opinione a livello nazionale su quasi tutte le dimensioni e le questioni del giorno – anche quelle secondarie, a volte persino banali – sono comuni, è sorprendente osservare che gli “europei” non vengono quasi mai intervistati come gruppo con la vocazione di formare un’unica comunità politica. In un momento in cui ci si interroga su come l’Unione possa dotarsi dei mezzi per una difesa comune, abbiamo ritenuto che conoscere le opinioni dei principali soggetti su un tema così cruciale sarebbe stato un utile contributo alla nascita di uno spazio pubblico continentale.
Per farlo, abbiamo realizzato la prima edizione di Eurobazooka lo scorso novembre su un campione di 7.075 europei in 5 Paesi: Belgio, Spagna, Italia, Francia e Germania.
Questa volta abbiamo selezionato un campione più ampio di 10.572 persone provenienti dai nove maggiori Paesi dell’UE (Germania, Francia, Italia, Spagna, Polonia, Romania, Paesi Bassi e Belgio), oltre alla Danimarca. Questo campione è rappresentativo di circa due terzi della popolazione dell’UE.
Si tratta di un’innovazione nel campo dei sondaggi, che metterà i cittadini al centro del dibattito pubblico europeo.
1 – Gli europei temono lo scoppio di un conflitto armato sul territorio dell’UE
Questa è la prima lezione che si può trarre da questo studio: una maggioranza abbastanza netta (55% contro 40%) considera “alto il rischio di un conflitto armato all’interno dell’Unione Europea nei prossimi anni”.
Questo sentimento è maggioritario in tutti i Paesi tranne che in Italia (49% contro 48%). È particolarmente dominante nei Paesi del Nord Europa (Danimarca e Paesi Bassi) e dell’Europa centrale e orientale (Polonia e Romania), questi ultimi senza dubbio a causa della loro vicinanza alla Russia e dei confini condivisi con l’Ucraina. Sia in Polonia che in Romania, più di 7 cittadini su 10 la considerano alta.
La guerra di aggressione della Russia all’Ucraina di più di tre anni fa ha indubbiamente svolto un ruolo importante nella diffusione di tali aspettative. Ma il nostro sondaggio conferma che anche il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sta giocando un ruolo considerevole nel modificare le percezioni europee.
Nei 9 Paesi oggetto dell’indagine, quasi due terzi ritengono che “l’elezione di Donald Trump renda il mondo meno sicuro” (63%, contro solo il 15% che è di parere opposto). Si tratta di un’opinione dominante ovunque, con un’ampia maggioranza in 7 Paesi su 9.
2 – Trump come nemico, Musk come repulsivo: non c’è più nessun amico americano
È ovviamente troppo presto per azzardare qualsiasi tipo di prognosi sul fatto che questo cambiamento di paradigma sia temporaneo o permanente, ma è evidente che gli europei non considerano più l’amministrazione americana come alleata.
La maggioranza (51%) considera Donald Trump “un nemico dell’Europa”, mentre solo il 9% lo considera “un amico dell’Europa”.
Questa valutazione negativa è aumentata rispetto alla nostra indagine di novembre ed è ora maggioritaria in 7 Paesi su 9, ed è particolarmente pronunciata nei Paesi più settentrionali: Paesi Bassi, Belgio e Danimarca. Su questo punto si distinguono la Romania e ancor più la Polonia. In questi due Paesi, le opinioni sul Presidente americano sono meno nette, anche se pochissimi cittadini lo considerano “amico dell’Europa” (rispettivamente 23% e 19%).
Questa percezione negativa si applica anche a una delle figure più note e importanti della nuova potenza americana: Elon Musk.
Nei Paesi intervistati, quasi 8 cittadini su 10 ritengono che non ci si possa fidare di lui (79%). Questo massiccio rifiuto del capo di X – anche in Paesi meno ostili all’amministrazione Trump, come Polonia e Romania – potrebbe avere un impatto duraturo sulla sua attività commerciale e sulle sue aziende: il 58% degli intervistati si è detto favorevole a boicottare Tesla.
Va notato che questa disponibilità al boicottaggio potrebbe rivelarsi ancora più preoccupante per l’azienda americana, poiché è particolarmente forte nei Paesi europei con un elevato potere d’acquisto, come Danimarca, Paesi Bassi e Germania.
3 – “Trump si comporta come un dittatore”: gli europei vedono una svolta autoritaria negli Stati Uniti
È inoltre sorprendente vedere in che misura Donald Trump stia contribuendo a cambiare la percezione della politica americana.
Solo una piccola minoranza (13%) ritiene che “rispetti i principi democratici”. Il 43% ritiene che il presidente americano “abbia tendenze autoritarie” e addirittura il 39% ritiene che “si comporti come un dittatore”.
Questo deterioramento dell’immagine della democrazia americana si può misurare in tutti i 9 Paesi presi in esame, anche se con differenze di intensità: i Paesi del Nord sono anche i più severi su questo punto, con una maggioranza che descrive il suo comportamento come “dittatoriale” in Danimarca, Belgio, Germania e Paesi Bassi.
4 – Affidarsi esclusivamente alle proprie forze: il 70% degli europei è favorevole a una difesa comune
In questo nuovo contesto internazionale segnato dalla perdita di fiducia negli Stati Uniti di Donald Trump, gli europei intervistati sono logicamente molto favorevoli a una difesa comune.
Il 70% degli intervistati ritiene che “l’Unione europea debba fare affidamento esclusivamente sulle proprie forze per garantire la propria difesa e sicurezza”, rispetto ad appena il 10% che ritiene che “l’Unione europea possa fare affidamento sugli Stati Uniti di Donald Trump per garantire la propria sicurezza e difesa”. Questa è l’opinione maggioritaria nei 9 Paesi presi in esame, anche in Paesi come la Polonia, la Romania e l’Italia dove la diffidenza verso il trumpismo sembra meno pronunciata.
5 – Per garantire la loro sicurezza, gli europei hanno più fiducia in un “esercito comune” che in un “esercito nazionale”
Probabilmente gli europei non sono mai stati così favorevoli a mettere in comune le loro capacità militari e di difesa.
Come emerge dal nostro sondaggio, sembrano molto più fiduciosi in una “difesa europea” basata su un “esercito comune” che in un “esercito nazionale” per garantire la sicurezza del loro Paese: 60% contro 19%.
Quanto a un’alleanza come la NATO, oggi ispira fiducia solo a una piccola minoranza: il 14%.
L’incertezza che regna in Europa dopo lo spettacolare scambio alla Casa Bianca tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky ha portato a un’impressionante accelerazione del sostegno a una difesa comune europea. Dal nostro primo barometro di novembre, il sostegno a una difesa comune europea è aumentato in quasi tutti i Paesi esaminati: +6 punti in Italia, +12 punti in Germania (65%), +9 punti in Belgio (74%), +8 in Francia (54%) e addirittura +15 punti in Spagna (73%).
La Polonia e la Romania, due dei Paesi in cui l’opinione pubblica è più convinta della possibilità di una guerra sul territorio dell’Unione, rimangono più atlantisti – anche se in misura limitata – o più legati a una difesa basata su basi nazionali.
6 – Per uno sforzo di riarmo su base strettamente europea
Diverse risposte hanno indicato che questa difesa comune dovrebbe essere realizzata come parte di uno sforzo prioritario di riarmo.
La maggioranza relativa (43%) ritiene che “sia urgente aumentare la spesa per la difesa al 5% del PIL dell’Unione per proteggersi dalle minacce militari esterne“, contro il 34% che ritiene che “ci siano altri settori di spesa più urgenti della difesa“.
Su questo punto, esistono notevoli disparità tra i Paesi.
La Polonia, senza dubbio a causa dei confini comuni con gli Stati baltici e l’Ucraina e di un maggiore senso di minaccia, è di gran lunga il Paese più favorevole a forti investimenti nella difesa: 62%. Al contrario, gli italiani, che si distinguono dagli altri su questo punto, affermano a grande maggioranza (62%) che “ci sono altre cose più urgenti per cui spendere soldi”. In tutti gli altri Paesi, tra il 43% e il 50% dei cittadini concorda sulla necessità di aumentare le spese per la difesa.
Un’ampia maggioranza di cittadini ritiene che, per ragioni di sovranità europea, gli Stati membri dell’Unione dovrebbero essere obbligati ad acquistare le loro attrezzature militari dagli Stati membri e non, come avviene attualmente, dagli Stati Uniti.
Questo punto di vista è chiaramente maggioritario: 71% contro 20%. Vince anche nei Paesi con una forte tradizione atlantista, come la Polonia e i Paesi Bassi, i cui equipaggiamenti militari provengono in gran parte dagli Stati Uniti.
7 – L’ombrello nucleare francese gode di un ampio sostegno: più di 6 europei su 10 sarebbero favorevoli
Come sappiamo, la possibilità di estendere il deterrente nucleare francese ad altri Paesi dell’Unione è attualmente oggetto di numerosi dibattiti in Europa.
Per questo motivo, è stato particolarmente interessante scoprire la posizione degli europei su questo tema, che li preoccupa così profondamente.
I risultati mostrano un sostegno maggioritario: nell’area oggetto della nostra indagine, più di 6 cittadini su 10 (61%) sono favorevoli a questa prospettiva.
Anche su questo punto si distingue solo l’Italia, con una leggera maggioranza di intervistati contrari: 53% contro 47%. Per il resto, ad eccezione della Francia, il sostegno è ovunque superiore al 60%, e raggiunge addirittura il 74% in Polonia e il 76% in Belgio. Ancora una volta, questi dati testimoniano una crescente domanda di condivisione degli strumenti di protezione e difesa a livello europeo.
8 – La maggioranza degli europei è favorevole al sostegno militare all’Ucraina – tranne che in Italia
Sebbene i cittadini dell’Unione siano inclini al compromesso, la maggioranza è favorevole a un maggiore sostegno militare all’Ucraina di fronte al disimpegno di Donald Trump dagli Stati Uniti: 54% contro 40%. Sebbene questa sia l’opinione maggioritaria tra le popolazioni dei due terzi dell’Unione che abbiamo intervistato, vi sono notevoli disparità tra i Paesi.
Questa posizione è chiaramente maggioritaria in 6 Paesi su 9: in primo luogo nei Paesi del Nord (Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Belgio), ma anche in Polonia e Spagna. È meno netta in Romania e, ancor più, in Francia. Infine, come per la maggior parte delle domande di questo sondaggio, l’Italia si distingue: è l’unico Paese intervistato in cui la maggioranza (59%) è ostile a un impegno militare più forte in Ucraina.
Allo stesso modo, più della metà degli europei intervistati (56%) è favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione entro il 2030. In 8 dei 9 Paesi intervistati, questa è la posizione maggioritaria. Solo la Francia si distingue, con una leggera maggioranza di intervistati contrari a questa prospettiva (55%).
9 – L’opinione pubblica europea è ampiamente favorevole al sequestro dei beni russi per finanziare il sostegno all’Ucraina
D’altra parte, c’è un consenso abbastanza ampio, sia a livello globale che in ciascuno dei Paesi studiati, sul fatto che i 235 miliardi di beni russi attualmente congelati nelle istituzioni finanziarie e nelle banche europee dovrebbero essere sequestrati.
Più di 6 europei su 10 intervistati ritengono che questi beni dovrebbero essere utilizzati per finanziare il sostegno all’Ucraina.
A questo proposito, in tutti i Paesi studiati, senza eccezioni, la maggioranza è favorevole a questa soluzione. È particolarmente popolare nel Nord Europa, in Polonia e in Spagna.
10 – Il futuro della guerra in Ucraina divide gli europei
La nostra ricerca mostra che l’opinione pubblica europea è cambiata rapidamente nelle ultime settimane.
Da un lato, lo scontro tra Trump e Zelensky sembra rafforzare il sentimento pro-ucraino in Europa. Che si tratti di Francia, Spagna, Germania o Italia, il desiderio di aumentare gli aiuti all’Ucraina è aumentato notevolmente da novembre. Il 54% degli europei intervistati si è detto favorevole a un aumento dell’impegno militare dell’Unione in Ucraina.
Tuttavia, questo consenso è fragile. La maggioranza dell’opinione pubblica vuole la fine della guerra.
Il maggior numero di europei intervistati (47%) si è espresso a favore di “un’Ucraina che accetti di firmare un trattato di pace anche se questo significa rinunciare alla parte di territorio occupata dalla Russia” rispetto alla proposta alternativa secondo cui “l’Ucraina dovrebbe essere sostenuta militarmente fino a quando non riprenderà il controllo dei territori occupati dalla Russia” (35%).
È indicativo di una certa incertezza nell’opinione pubblica il fatto che, di fronte a tale alternativa, quasi un intervistato su cinque non abbia scelto (18%).
Anche su questo tema è chiaramente identificabile una peculiarità italiana: solo una netta maggioranza di italiani (62%) sostiene la soluzione della pace al prezzo della perdita dei territori occupati, e una piccola maggioranza di rumeni condivide lo stesso punto di vista.
In Francia e in Germania non c’era una chiara maggioranza, ma l’opzione della pace supera relativamente quella del proseguimento della guerra. In Paesi come la Polonia, la Spagna, i Paesi Bassi e il Belgio, l’opinione pubblica era molto divisa sulla questione. Solo i danesi sono favorevoli alla continuazione del conflitto piuttosto che alla pace, che comporterebbe la perdita di territorio da parte dell’Ucraina.