Tra i grandi leader, a Baku non ci saranno né Xi, né Modi, né Lula, né Putin, né von der Leyen, né Macron, né Scholz, né Biden. Nel 2023, il Presidente americano aveva già ceduto il suo posto alla sua vicepresidente Harris, che quest’anno non potrà più partecipare.

  • Gli Stati Uniti saranno rappresentati da John Podesta, consigliere senior del Presidente Biden per la politica climatica internazionale.
  • Più di cento capi di Stato e di governo saranno presenti nella capitale azera.
  • Complessivamente, alla fine di ottobre erano stati registrati più di 32.000 partecipanti, un numero leggermente superiore a quello della COP 2015, ma di gran lunga inferiore a quello della COP 28 di Dubai (85.000 partecipanti).

Uno dei temi principali sarà la formalizzazione di un nuovo obiettivo di finanziamento per il clima (NCQG) per i Paesi in via di sviluppo, al fine di superare l’importo stabilito alla COP 19 di Copenhagen (2009) di 100 miliardi di dollari all’anno. Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, i Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di circa 500 miliardi di dollari all’anno di finanziamenti. Un’altra cifra di riferimento in circolazione è di 1.000 miliardi di dollari all’anno.

  • Oltre all’aspetto finanziario, la COP 29 ha come obiettivo di portare avanti una serie di impegni industriali: l’aumento della capacità mondiale di stoccaggio delle batterie di sei volte, l’estensione delle reti elettriche, la riduzione delle emissioni di metano dai rifiuti organici, dei piani d’azione per il turismo e l’acqua.
  • Invece, la “transizione via dai combustibili fossili nei sistemi energetici”, uno dei principali progressi della COP 28, sembra essere stata trascurata dal Paese ospitante, che ricava il 90% delle sue esportazioni dai combustibili fossili.

Nel suo ultimo rapporto, pubblicato giovedì 24 ottobre, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ritiene che sia “tecnicamente fattibile” limitare il riscaldamento globale a 1,5°C entro il 2030, in linea con l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi. Per raggiungere questo obiettivo, da qui al 2050 saranno necessari investimenti supplementari tra i 900 e i 2.100 miliardi di dollari all’anno.

La vittoria del futuro 47mo Presidente degli Stati Uniti pesa molto sulla COP: dopo aver abbandonato l’Accordo di Parigi durante il suo primo mandato ed aver fatto una campagna contro la diplomazia climatica ed a favore di un aumento della produzione fossile americana, Trump spingerà probabilmente gli Stati Uniti a ritirarsi dagli accordi ancora una volta. Dopo il relativo fallimento annunciato della COP 29 di Baku, quella di in programma a Belém, in Brasile (la COP 30) aveva finora suscitato grandi speranze. Senza gli Stati Uniti, le prospettive di successo sono meno rosee.