A più di 900 giorni dall’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, l’Unione europea è ancora uno dei principali mercati per gli idrocarburi russi. Dal 24 febbraio 2022, gli Stati membri hanno pagato collettivamente più di 200 miliardi di euro a Mosca per petrolio, gas e (marginalmente) carbone, secondo i dati del Centre for Research on Energy and Clean Air.

  • Questa soglia è soprattutto simbolica, dato che i pagamenti effettuati dagli Stati membri sono diminuiti di 6 volte tra la fine del 2022 e l’agosto 2024 (da oltre 1,5 miliardi di euro a settimana a circa 250 milioni di euro).
  • Nelle prossime settimane, inoltre, la Cina è destinata a superare l’Unione Europea come principale mercato per gli idrocarburi russi dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022.

L’andamento dei pagamenti medi effettuati dai Paesi europei dimostra che essi non dipendono più dagli idrocarburi russi. Tuttavia, i dati della Commissione europea mostrano che, dopo aver raggiunto un livello storicamente basso (4,5%) nell’ottobre 2022, la quota del gas russo sul totale delle importazioni europee è di nuovo in aumento (8% nel febbraio 2024).

Più della metà del valore delle importazioni europee di idrocarburi russi è costituito da petrolio greggio, che transita attraverso l’Ucraina verso Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.

  • Nonostante siano stati incoraggiati a trovare alternative, i governi di questi Paesi hanno aumentato le loro importazioni del 2% dall’inizio del 2021.
  • Questo è particolarmente vero per Budapest, le cui importazioni di petrolio russo sono aumentate del 56% nello stesso periodo 1.
Note
  1. Arthur Sullivan, « War in Ukraine: Russian oil still flowing into the EU », Deutsche Welle, 1 agosto 2024.