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Martedì 19 marzo alle 11:30 a Roma, secondo i nostri calcoli, i governi che hanno espresso le loro congratulazioni al Cremlino per la rielezione di Putin rappresentano una popolazione di 3,7 miliardi di persone, contro gli appena 1,3 miliardi dei Paesi che hanno condannato il processo elettorale – la posizione di questi governi, ovviamente, non riflette necessariamente la posizione dei loro abitanti.
Tuttavia, il rapporto si inverte quando si considera la ricchezza rispettiva dei due gruppi: il PIL totale dei Paesi che si sono congratulati con Putin raggiunge i 26.637 miliardi di dollari (circa il 25% del PIL mondiale), rispetto ai 62.127 miliardi di dollari dei suoi critici (59%).
Chi sostiene la rielezione di Vladimir Putin?
Finora, 32 capi di Stato e di governo si sono congratulati con Vladimir Putin per la sua rielezione.
Possono essere raggruppati in tre categorie:
- Tutte le repubbliche dell’Asia centrale, tranne il Turkmenistan (che non ha ancora preso una posizione ufficiale);
- i piccoli e medi alleati di Mosca che hanno costantemente sostenuto la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina alle Nazioni Unite: Bielorussia, Siria, Venezuela, Corea del Nord, Nicaragua, Emirati Arabi Uniti, ecc.
- Alcune grandi potenze geopolitiche: Iran, Cina e India.
Vale la pena notare che tutti gli Stati membri dell’Organizzazione di Shanghai convergono nel congratularsi con Putin.
IL CASO INDIANO
Il primo ministro indiano Narendra Modi si è congratulato con il presidente russo Vladimir Putin per la sua rielezione: “Non vediamo l’ora di lavorare insieme per rafforzare la comprovata partnership strategica speciale e privilegiata tra l’India e la Russia nei prossimi anni”.
Modi è uno dei pochi leader democraticamente eletti a sostenere esplicitamente la rielezione di Putin, posizione netta che indebolisce ulteriormente un presupposto della dottrina Biden che ha fatto della lotta tra democrazie e autocrazie la pietra angolare della sua politica estera – mentre si apre il terzo vertice sulla democrazia in Corea del Sud.
Dal 24 febbraio 2022, l’India ha mantenuto una posizione di neutralità strategica, rifiutandosi di condannare l’aggressione militare di Mosca o di unirsi all’Occidente per isolare la Russia.
Ci sono tre possibili spiegazioni per questo posizionamento:
- Una dinamica politica interna: i sondaggi mostrano che un’ampia percentuale di indiani ha un’opinione molto positiva della Russia (57%) e “si fida” del Presidente Putin (59%). Anche l’opposizione liberale si è affrettata a sottolineare che lo stile di leadership di Modi ricorda quello di Putin.
- Una dinamica economica: dall’inizio della guerra in Ucraina, gli scambi commerciali tra India e Russia sono aumentati notevolmente. Mantenere l’accesso alle riserve di petrolio e gas della Russia è considerato dal governo indiano molto più importante che manifestare una posizione di fermezza con la Russia sull’Ucraina.
- Una dinamica geopolitica: il posizionamento multipolare dell’India presuppone una Russia forte che, prima della guerra in Ucraina, era il suo principale fornitore di armi. Durante il suo ultimo viaggio a Mosca, il ministro indiano degli Affari esteri, Subrahmanyam Jaishankar, ha dichiarato che i legami tra India e Russia sono “molto forti”. Come ha sottolineato Isabelle Saint-Mézard, “l’India teme che la Russia stia diventando sempre più dipendente dalla Cina”, uno dei principali avversari regionali dell’India.
IL CASO CINESE
Il presidente cinese Xi si è congratulato personalmente con Putin per la sua vittoria. Secondo l’agenzia di stampa Xinhua, gli avrebbe detto: “La tua rielezione è una dimostrazione definitiva del sostegno del popolo russo nei tuoi confronti”.
I legami già stretti tra Xi e Putin – che si sono incontrati più di quaranta volte – si sono rafforzati dal 24 febbraio 2022, anche se la Cina ha ripetutamente giocato un ruolo strategicamente ambiguo nella guerra in Ucraina, riconoscendo ad esempio l’aggressione russa in un voto alle Nazioni Unite il 26 aprile 2023.
- Il 4 febbraio, pochi giorni prima dell’invasione, Putin aveva fatto visita a Xi Jinping in occasione delle Olimpiadi invernali di Pechino. I due Paesi hanno dichiarato una partnership “senza limiti”.
- Il volume mensile degli scambi commerciali tra Cina e Russia è chiaramente aumentato.
- Il 2024 segna anche il 75° anniversario dell’istituzione delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica Popolare Cinese e la Russia. Secondo la portavoce del Ministero degli Esteri cinese, quest’anno sono previsti diversi incontri tra Putin e Xi Jinping.
IL CASO IRANIANO
In questa fase, le reazioni iraniane all’elezione di Vladimir Putin sono piuttosto limitate, anche se positive. L’ambasciata iraniana a Mosca ha pubblicato sul suo sito web un brevissimo articolo in cui spiega che il Presidente della Repubblica iraniana Ebrahim Raissi si è “sinceramente” congratulato con Vladimir Putin per la sua “decisiva” rielezione e si è rallegrato per lo sviluppo delle relazioni tra i due Paesi. Questa breve pubblicazione è l’unica fonte di articoli di agenzie di stampa ufficiali che annunciano la vittoria di Vladimir Putin e il messaggio di congratulazioni del Presidente iraniano.
L’apparente discrezione di queste congratulazioni potrebbe essere spiegata dal fatto che i leader della Repubblica islamica dell’Iran non vogliono enfatizzare troppo la somiglianza tra il sistema elettorale iraniano e quello russo, dopo le elezioni legislative iraniane del 1° marzo che, nonostante la manipolazione dei dati elettorali, hanno visto l’affluenza più bassa nella storia della Repubblica islamica, in particolare a causa della squalifica di tutti i candidati moderati.
Mentre alcuni iraniani, come Hassan Abbasi – soprannominato il “Kissinger persiano” – invocano un’alleanza anti-occidentale tra Cina, Russia e Iran, i leader al potere non sembrano voler evidenziare le analogie tra sistemi politici che hanno progressivamente abbandonato ogni pretesa di democrazia.
Contro Putin: l’Occidente resta unito
Venerdì 15 marzo, 56 Paesi si sono uniti all’Ucraina nel condannare “con la massima fermezza i tentativi illegittimi della Federazione Russa di organizzare un’elezione presidenziale in aree temporaneamente occupate all’interno del territorio internazionalmente riconosciuto dell’Ucraina “.
Alcuni di questi Paesi, in particolare dell’Unione Europea, hanno condannato anche la mancanza di pluralità e il fatto che il risultato fosse noto prima dello scrutinio.
- Il Ministero francese per l’Europa e gli Affari esteri ha denunciato un “contesto di crescente repressione nei confronti della società civile e di tutte le forme di opposizione al regime, di restrizioni sempre maggiori alla libertà di espressione e di messa al bando dei media indipendenti “.
- Il Ministero degli Esteri tedesco ha definito le elezioni come una farsa “né libera né equa”, il cui risultato “non sorprenderà nessuno. Il regime di Putin è autoritario, basato su censura, repressione e violenza. Le “elezioni” nei territori occupati dell’Ucraina sono nulle e non valide e costituiscono una nuova violazione del diritto internazionale”.
- Il contesto italiano è più fluido. Mentre Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri nonché Vicepresidente del Consiglio e Segretario di Forza Italia, aveva aderito alla linea europea condannando “un voto segnato da pressioni e violenze”, il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha dichiarato nella mattinata di lunedì 18 marzo: “Le elezioni sono sempre positive, che si vinca o si perda… quando un popolo si esprime, ha sempre ragione”. Tajani si è dissociato dalla sua posizione, affermando che “la politica estera è definita dal Ministro degli Esteri”.
- In vista del Consiglio Affari Esteri tenutosi questo lunedì mattina a Bruxelles, il ministro spagnolo José Manuel Albares ha dichiarato che il processo elettorale russo è “molto lontano, per dirla diplomaticamente, da quelle che noi nell’Unione e in Spagna consideriamo elezioni democratiche con le necessarie garanzie “. In particolare, Albares ha insistito sul fatto che le votazioni svoltesi nei territori ucraini occupati dai militari erano prive di qualsiasi legittimità.
Israele, la svolta di Nethanayou
Essendo tra i 56 firmatari della dichiarazione che condanna “con la massima fermezza i tentativi illegittimi della Federazione Russa di organizzare elezioni presidenziali russe nelle aree temporaneamente occupate del territorio internazionalmente riconosciuto dell’Ucraina”, il governo di Netanyahu (che nel 2018 è stato tra i primi a congratularsi con Putin per la sua “rielezione”) segna una rottura con la sua ambiguità strategica e si schiera pienamente con la posizione degli Stati Uniti e dell’Unione Europea nei confronti della Russia.
NATO E TURCHIA
Fino alle 19.30, la Turchia era l’unico Paese della NATO a non aver 1) firmato la dichiarazione congiunta di condanna delle elezioni presidenziali russe o 2) criticato o condannato unilateralmente le elezioni. Erdogan è ora l’unico leader della NATO ad essersi congratulato telefonicamente con Putin per la sua rielezione.
Lo spazio intermedio del silenzio
Per il momento, più di 120 capi di Stato e di governo hanno scelto di non prendere posizione. Questo non allineamento, la cui natura e direzione sono oggetto di un intenso dibattito, rimane una tendenza fondamentale dell’interregno.
In questa fase individuiamo tre regioni:
- La maggior parte dei Paesi africani non ha ancora commentato le elezioni – la Liberia è l’unico Paese africano ad aver firmato la dichiarazione ucraina sulle elezioni russe. L’Algeria e il Chad hanno invece preso posizione a favore di Putin.
- Alcuni Paesi dell’America Latina – tra cui il Brasile di Lula, frequente sostenitore di Putin, e il Messico – non hanno ancora preso posizione.
- Parte del Sud-Est asiatico, compresa l’Indonesia, non ha ancora preso posizione, così come l’Oceania.
BRICS
Quattro Paesi BRICS (India, Cina, Iran ed Emirati Arabi Uniti) si sono congratulati con Putin per la sua rielezione. Gli altri (Brasile, Sudafrica, Egitto ed Etiopia) non hanno ancora rilasciato dichiarazioni in merito.
OPEC +
All’interno dell’OPEC +, la maggior parte degli Stati non ha ancora reagito ufficialmente, tra cui Arabia Saudita, Iraq, Brasile e Messico, mentre sette Stati si sono congratulati con Vladimir Putin per la sua rielezione. Tra questi vi sono Stati molto vicini alla Russia (Kazakistan, Azerbaigian, Iran), Paesi non allineati e anti-occidentali (Algeria, Venezuela) e gli Emirati Arabi Uniti, che sono stati ambigui sostenitori della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, rivendicando una forma di neutralità nel conflitto e accogliendo allo stesso tempo oligarchi russi in esilio e fungendo da piattaforma per Mosca per aggirare le sanzioni.
ASEAN
Il Myanmar è l’unico Paese dell’ASEAN il cui Primo Ministro, Min Aung Hlaing, si è formalmente congratulato con Vladimir Putin per la sua rielezione in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa ufficiale russa TASS.
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