Con il suo stile eccentrico, Javier Milei ha suscitato un particolare interesse per le idee libertarie di destra, in particolare quelle del movimento paleolibertario americano, e ha persino adottato alcuni dei suoi simboli, come la Gadsden flag. Negli ultimi anni, molti giovani si sono uniti al movimento libertario, che unisce il voto di protesta alla speranza di superare la crisi economica e sociale. Ammiratore dichiarato di Donald Trump e Jair Bolsonaro, e con Victoria Villarruel come vice, che minimizza i crimini della dittatura militare, Milei incarna il tipo di populismo di destra che Murray Rothbard aveva invocato all’inizio degli anni ’90.
La grande incognita rimane la sua capacità di creare un governo stabile: eletto come deputato nel 2021, Milei non ha un governatore o un sindaco tra le sue fila; non avrà più di un terzo del Congresso; non ha un partito politico solido e il sostegno che riceve è piuttosto disorganizzato. Questo è in contrasto con Trump, che aveva il Partito Repubblicano alle spalle, o con Bolsonaro, sostenuto dall’agrobusiness, dagli evangelici conservatori e dalle forze militari e paramilitari. Anche l’élite ha dubbi sulla capacità di Milei di governare.
Le seguenti dieci frasi, pronunciate negli ultimi anni, dipingono il quadro di un novizio della politica che minaccia di scuotere la scena politica argentina.
1 – «Tra la mafia e lo Stato, preferisco la mafia. La mafia ha dei codici, mantiene le promesse, non mente, è competitiva»
Milei afferma di essere un anarcocapitalista e sostiene l’abolizione dello Stato, che considera il male puro. Le sue influenze teoriche provengono dalla scuola austriaca di economia, filtrata attraverso il prisma del libertario americano Murray Rothbard, autore di diverse opere tra cui Il Manifesto Libertario (1973). L’intervista in Cile, in cui Milei ha pronunciato questa citazione, è tanto più interessante in quanto l’intervistatore lo ha posto di fronte allo stesso dilemma di Friedrich Hayek: come reagire a una dittatura come quella di Augusto Pinochet, che promuoveva la «libertà» economica imponendo la repressione politica? Davanti a questa domanda, Milei è riuscito solo a balbettare.
Le utopie libertarie di destra possono spaziare da progetti fantasiosi come la Repubblica di Liberland, situata in una terra di nessuno tra la Serbia e la Croazia; al libertarismo in alto mare, che propone la creazione di colonie senza Stato nelle acque internazionali; o, in alcuni casi, alla richiesta di quasi scomparsa dello Stato, come nel caso della Somalia.
Milei riassume la sua visione dello Stato in modo singolare: «Lo Stato è un pedofilo in un asilo con bambini incatenati e ricoperti di vaselina». Per lui, le tasse sono un retaggio della schiavitù e l’evasione fiscale dovrebbe essere considerata un diritto umano. Questa prospettiva anarco-capitalista lo distingue all’interno della destra globale.
2 – «Quando ho finito di leggere Rothbard, mi sono detto: ’Per più di 20 anni, ho ingannato i miei studenti. Tutto ciò che ho insegnato sulle strutture di mercato è sbagliato. È completamente sbagliato!»
Milei ha vissuto una sorta di rivelazione. Nel 2013, la lettura di Rothbard lo ha portato a ripensare completamente la teoria economica neoclassica. Si è reso conto che le argomentazioni contro i monopoli erano infondate e che «la concorrenza perfetta promossa da questa scuola di pensiero è così assurda che alla fine annienta tutta la concorrenza».
Per Rothbard, invece, i monopoli non sono intrinsecamente cattivi e possono persino essere benefici se sono il risultato di un’azione imprenditoriale. Sono dannosi se sono creati dal potere dello statale. I primi migliorano il rapporto qualità-prezzo, motivo per cui gli imprenditori sono visti come eroi, benefattori sociali. I secondi, per riassumere Milei, sono il risultato delle azioni di «politici ladri che si alleano con imprenditori che approfittano dei privilegi per danneggiare i consumatori e i lavoratori». In seguito a questa presa di coscienza, l’economista afferma di aver acquistato e letto «una ventina di libri» della Scuola Austriaca. Forte della sua lettura degli scritti di Rothbard, Milei ha fatto un ulteriore passo avanti, presentandosi come anarco-capitalista. Ha intrapreso una crociata che lo ha portato prima alla «battaglia culturale» e poi alla «battaglia elettorale».
3 – «Il primo mandato di Menem è stato il migliore della storia argentina»
L’ideologia di Milei è profondamente utopica. Per questo motivo, durante le sue campagne elettorali, prima per la carica di deputato nel 2021 e poi per la presidenza, ha dovuto ancorare le sue teorie a proposte più pragmatiche. Spesso dice: «Sono un anarcocapitalista a lungo termine e un minarchico a breve termine», perché riconosce le attuali limitazioni all’abolizione dello Stato, ma conserva questo obiettivo per il futuro, quando «la tecnologia lo permetterà». In altre parole, per il momento, sostiene uno Stato minimo.
Nel corso degli anni, ha adottato una visione decadente della storia nazionale: la potente Argentina del XIX secolo si è «deteriorata» con la creazione della Banca Centrale negli anni ’30 e la sua tendenza «socialista». Paradossalmente, i liberali del XIX secolo che Milei ammira sono stati quelli che hanno gettato le basi dello Stato nazionale argentino che lui deplora. Alla ricerca di una figura contemporanea in un contesto di alta inflazione, Milei evoca il periodo di stabilità del governo peronista di Carlos Menem (1989-1999), che ha privatizzato gran parte del patrimonio nazionale. La dollarizzazione proposta da Milei era già stata suggerita da Menem durante le elezioni del 2003, dopo oltre un decennio di convertibilità tra il peso e il dollaro. Molti dei potenziali futuri collaboratori di Milei, se dovesse vincere le elezioni, avrebbero già lavorato sotto il governo di Carlos Menem e del suo ministro Domingo Cavallo.
4 – «Sono il Generale AnCap [anarco-capitalista]. Vengo da Liberlandia, una terra creata sul principio dell’appropriazione originale dell’uomo (…) La mia missione è prendere a calci nel culo i keynesiani e i collettivisti di merda»
Milei ha ripreso lo slogan «Che se ne vadano tutti, che non ne rimanga nessuno», (Que se vayan todos) cantato durante gli eventi del dicembre 2001, durante la grande crisi economica e sociale che colpì il Paese. Curiosamente, nei suoi comizi, il libertario utilizza canzoni di gruppi rock progressisti come La Renga e Bersuit Vergarabat. In un contesto di crisi e di discredito della politica tradizionale (sia da parte dei kirchneristi che dei macristi), Milei ha fatto della denuncia della «casta» politica uno dei pilastri della sua campagna. Anche se al momento non ci sono grandi manifestazioni di piazza, si percepisce una forma di implosione sociale e il voto per Milei riflette una sorta di ribellione alle urne. «Non sono venuto per guidare gli agnelli, ma per svegliare i leoni», proclama nei suoi comizi, presentandosi come un leone ruggente. «La casta ha paura», gridano i suoi sostenitori.
Ma lo slogan «Che se ne vadano tutti» ha avuto diverse incarnazioni. Una delle più sorprendenti è stata quella in occasione di un festival otaku nel 2019, dove Milei, vestito come il generale AnCap con l’aiuto di una cosplayer – una persona che si traveste e incarna personaggi della cultura popolare, come quelli dei manga, dei film o dei videogiochi – e attuale figura di spicco di «La Libertad Avanza», Lilia Lemoine, ha pronunciato la suddetta frase, vestito da supereroe con tanto di mantello, maschera e tridente.
5 – «Il Papa è il rappresentante del Maligno sulla Terra»
Come il libertario spagnolo Jesús Huerta de Soto, Milei si basa spesso sulla Bibbia per sostenere le sue critiche allo Stato. Huerta de Soto ha cercato di dimostrare che Dio è libertario. Più radicalmente, Milei si unisce al rifiuto di Papa Francesco espresso caratteristico dell’estrema destra globale. «Dovremmo informare l’idiota di Roma che l’invidia, che è il fondamento della giustizia sociale, è un peccato cardinale», ha esclamato nel programma della giornalista Viviana Canosa. «Gli Stati sono un’invenzione del Maligno».
Sebbene queste affermazioni risalgano al 2020, sono riemerse di recente dopo la vittoria del libertario nel PASO (le elezioni primarie aperte, simultanee e obbligatorie dell’Argentina). In risposta, un gruppo di «curas villeros» (sacerdoti dei quartieri popolari) ha organizzato una massiccia messa di espiazione. La grande domanda ora è quale sarà il rapporto con il Papa argentino, che, nonostante sia stato eletto nel 2013, non ha mai fatto visita al suo Paese natale e ha detto di volerlo fare nel 2024.
Recentemente, Milei ha espresso il desiderio di convertirsi all’ebraismo e di diventare il primo Presidente ebreo dell’Argentina. Fa spesso riferimento a Mosè e non nasconde la sua ambizione di «liberare» il popolo argentino.
6 – «Se un’azienda inquina un fiume, che problema c’è?»
Milei ha fatto dell’antiprogressismo il suo marchio di fabbrica. In questo senso, tende a reagire con ostilità a tutto ciò che ha una connotazione progressista. Ha preso in prestito il discorso già pronto dell’alt-right globale, spesso adottando posizioni poco sfumate. In questo contesto, sostiene che il riscaldamento globale è «un’altra bugia del socialismo».
In risposta ai vari problemi ambientali, la sua soluzione è sempre la stessa: la privatizzazione. «Un’azienda che inquina il fiume, dov’è il danno? Il problema è che i diritti di proprietà non sono chiaramente definiti. Questa azienda può inquinare il fiume quanto vuole. Sa perché? Perché non vediamo l’intero problema, che è l’abbondanza di acqua. In una società in cui c’è un eccesso di acqua e il suo prezzo è zero, chi rivendicherebbe la proprietà di questo fiume? Nessuno, perché non c’è alcun profitto da trarne», ha detto Milei al Congresso Economico Argentino 2023. E ha concluso: «Cosa pensate che accadrà se l’acqua si esaurisce? Il suo prezzo non sarà più zero. A quel punto le aziende vedranno l’interesse economico di entrarne in possesso e si stabiliranno i diritti di proprietà. Vedrete come l’inquinamento si fermerà: negozieranno la qualità dell’acqua, troveranno soluzioni, ma risolveranno il problema».
Per Milei tutto dovrebbe essere gestito dal mercato, non dallo Stato.
7 – «Non abbiate paura, combattete contro la sinistra [zurdos], vinceremo perché siamo superiori sia in termini di produttività che di moralità; questa non è una lotta per i pavidi, viva la libertà!»
Milei ha introdotto un discorso innovativo in Argentina: la glorificazione del capitalismo eroico, ispirato ad Atlas Shrugged, il romanzo della filosofa russo-americana Ayn Rand. Nella sua difesa del capitalismo, Milei ha esteso l’uso del termine «socialista» per includere settori moderati del partito di Mauricio Macri e persino l’amministrazione di Joe Biden negli Stati Uniti.
Il suo obiettivo è quello di condurre una «guerra culturale» anti-collettivista in un Paese con una forte tradizione statalista. Milei si oppone vigorosamente alla famosa massima peronista «Dove c’è un bisogno, c’è un diritto». La peggiore incarnazione di questa ideologia, a suo avviso, è «quell’aberrazione chiamata giustizia sociale, ingiusta in quanto implica una disparità di trattamento davanti alla legge ed è preceduta da un furto [tasse]».
La citazione è stata pronunciata all’evento Viva 22 di Vox nel 2022. Tuttavia, la retorica economica di Milei non ha generato tanto entusiasmo in Spagna quanto, ad esempio, le chiamate alle armi dell’italiana Giorgia Meloni, che gioca sui temi nazional-conservatori del partito di estrema destra. Tuttavia, in Argentina, questo discorso ha permesso a Milei di crearsi un’identità mediatica, che lo ha poi spinto sulla scena politica.
8 – «La vendita di organi è un mercato come un altro»
In un’intervista con il giornalista Jorge Lanata, lui stesso destinatario di un trapianto, Milei ha sorpreso tutti suggerendo la creazione di un mercato degli organi nel giugno 2022. In realtà, questa posizione è perfettamente coerente con il suo anarco-capitalismo. «È un mercato come un altro, perché non posso disporre del mio corpo? Lo Stato può ridurmi in schiavitù [è autorizzato], ma se voglio disporre di una qualsiasi parte del mio corpo, qual è il problema?». Milei ha portato questa logica all’estremo, ispirandosi a Rothbard, e non ha escluso la possibilità (futura) di commercializzare i bambini.
Tuttavia, a differenza di Rothbard, Milei si oppone al diritto all’aborto, sostenendo il «rispetto per la vita degli altri». Ritiene che anche Ayn Rand fosse favorevole all’aborto, perché ai suoi tempi non esistevano le ecografie.
9 – «Non lo disprezzerei perché è un venditore ambulante, sarebbe solo un altro concorrente»
In un dibattito con il leader di movimenti sociali Juan Grabois, Milei ha sorpreso tutti difendendo i venditori ambulanti [manteros]. La posizione è in netto contrasto con quella della destra tradizionale, che considera questi venditori una concorrenza sleale, in quanto non pagano tasse, a differenza dei commercianti stabili.
Secondo Milei, i commercianti avrebbero potuto benissimo seguire le orme dei venditori ambulanti e vendere senza pagare le tasse. «Ma no, hanno scelto di utilizzare la forza repressiva dello Stato per eliminare la concorrenza». Questo argomento illustra come il suo grido di battaglia in difesa della libertà possa essere combinato con varie forme di imprenditorialità popolare. Non è così sorprendente quindi che gran parte dei suoi voti provengano dalle classi lavoratrici.
Tuttavia, questa prospettiva anarco-capitalista potrebbe incorrere in una serie di dilemmi una volta al potere. Come lui stesso ammette, tale visione è fondamentalmente utopica e dovrebbe essere riformulata come una forma di minarchismo, una proposta che potrebbe rivelarsi pericolosa in una nazione attaccata all’idea di uguaglianza come l’Argentina.
10 – «Prendete un personaggio di Puccini, mettetelo nella vita reale. Quello sarò io»
È così che si è descritto, alludendo al suo stile magniloquente e appassionato, durante un’intervista che mi ha concesso in uno Starbucks nel quartiere Abasto di Buenos Aires nel luglio 2019, nell’ambito della stesura del mio libro La rébellion est-elle passée à droite? Dans le laboratoire mondial des contre-cultures néoréactionnaires (La Découverte, 2022).
All’epoca non era ancora candidato, ma durante la nostra intervista molti giovani, tra cui alcuni membri dello staff del caffè, gli chiesero una foto. La vittoria elettorale sembrava difficile: «Sono un economista matematico, un liberale in un Paese di sinistra; ho tutti gli ingredienti per essere odiato». Ma Milei si considera un «sorprendente errore di tipo II nella matrice collettivista»: «quando tutto ciò che fai sembra sbagliato, ma va perfettamente» o, in altre parole, «quando l’allarme dovrebbe suonare e non lo fa».