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Key Points
  • L’AfCFTA è il più ambizioso progetto di integrazione economica in Africa. Il suo lancio, lo scorso primo gennaio, offre l’opportunità di realizzare una previsione strategica per immaginare a cosa potrebbe assomigliare un continente integrato e prospero nel 2030.
  • Per garantire un’attuazione riuscita delle promesse dell’AfCFTA, il libero scambio deve essere accompagnato da un miglioramento in dieci settori vitali per lo sviluppo di un’integrazione funzionale: ambiente, digitalizzazione, conflitti, lavoro, urbanizzazione, armamenti, governance, violenza, energia e proiezione marittima.
  • Eppure, allo stato attuale, il futuro non promette bene: se nessuna azione politica è adottata per prevenire e minimizzare le sfide del prossimo decennio, il libero scambio in Africa rischia di crollare. Al centro della soluzione, la leadership politica del continente deve assumersi le responsabilità e adottare le necessarie riforme.

Se sappiamo una cosa sul futuro, è il suo essere pieno di sorprese 1. L’abbiamo capito a nostre spese con la pandemia di Covid-19. All’alba del 2020, l’Africa sembrava avviarsi verso un decennio di crescita economica esponenziale, sostenuta dalla creazione dell’area di libero scambio continentale africana (AfCFTA), dall’ampia diffusione di innovazioni digitali, dalla speranza in transizioni democratiche e dalla nuova preminenza del continente nella geopolitica globale. Poco dopo l’inizio del nuovo decennio, uno shock esogeno 2 proveniente da Wuhan (Cina) ha rimesso in questione tali trasformazioni. Sebbene la pandemia abbia relativamente risparmiato la popolazione africana rispetto agli altri continenti, l’Africa è entrata in recessione (la prima in 25 anni 3), la violenza e i conflitti sono aumentati rapidamente nel corso della pandemia 4, le misure imposte alle frontiere e le restrizioni ai viaggi per contenere la propagazione del Covid-19 hanno messo a rischio i progressi dell’integrazione economica e commerciale. Inoltre, la democratizzazione e lo Stato di diritto sono stati frenati in alcuni paesi dove le misure di contenimento sono state applicate con l’uso della forza e abusi di potere. Se oggi il futuro dell’Africa dovesse essere riassunto in una parola, quest’ultima sarebbe, ora più che mai, incertezza

Previsione strategica: vedete anche voi quello che vedo io?

Eppure, è proprio in questo tempo di incertezze che il futuro dovrebbe essere immaginato, così da poter essere plasmato. Il lancio operativo dell’AfCFTA il 1° gennaio 2021 offre l’opportunità di immaginare a cosa potrebbe assomigliare un continente africano integrato e prospero alla fine del decennio, grazie all’attuazione del libero scambio, e di capire quale traiettoria potrebbe condurre ad un futuro così desiderabile. Nonostante il Covid-19 abbia posto numerose sfide pratiche e logistiche, non ha tuttavia fermato questa iniziativa. Anzi, l’ha resa più urgente da un punto di vista politico. Infatti, l’integrazione continentale appare fondamentale per il riassetto economico e la resilienza dell’Africa. Con l’obiettivo di realizzare tale analisi strategica predittiva, l’Istituto dell’Unione europea per gli studi sulla sicurezza (IUESS) ha riunito un gruppo di lavoro composto da istituzioni africane ed europee di primo piano 5, il cui lavoro ha condotto al rapporto intitolato «African Futures 2030: free trade, peace and prosperity» 6, appena pubblicato.

Come nel film «Ritorno al futuro», gli autori hanno utilizzato una metodologia chiamata «backcasting» 7, per identificare, in dieci campi trasversali mirati (dalla digitalizzazione alla governance), le traiettorie, le svolte e le azioni che sono fondamentali per garantire la riuscita del libero scambio. 

Innanzitutto, che cos’è l’AfCFTA?

L’AfCFTA è il più ambizioso progetto di integrazione economica in Africa dalla creazione delle comunità economiche regionali, e uno dei vessilli dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana (UA). L’obiettivo principale è creare un unico mercato continentale per i beni e i servizi con libera circolazione delle persone e degli investimenti, così da promuovere il commercio intra-africano, ridurre la dipendenza nei confronti dei mercati esteri, migliorare la competitività, sostenere la trasformazione economica e aprire la via all’istituzione di un’unione doganale in Africa. Se pienamente attuata, l’AfCFTA permetterebbe ai paesi africani di fare importanti progressi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite.

A tal fine, i membri firmatari dell’AfCFTA sono tenuti a sopprimere progressivamente i dazi doganali e le barriere non tariffarie al commercio dei beni e dei servizi. I membri hanno accettato di liberalizzare almeno il 97% dei codici doganali. Le tariffe doganali dovranno essere eliminate sul 90% dei beni nel corso dei prossimi 5 anni, o dei prossimi 10 anni per i paesi meno avanzati (PMA). I dazi doganali dovranno essere soppressi nei prossimi 10 anni (13 per i PMA) anche sul 7% dei beni restanti. Infine, solamente il 3% dei beni è escluso dal processo di liberalizzazione delle tariffe doganali.

Nel 2020, il continente africano – con una popolazione di 1,3 miliardi e un PIL aggregato da 2,33 miliardi di dollari – presenta caratteristiche simili all’India (1,38 miliardi di abitanti e un PIL da 2,59 miliardi di dollari), la quinta economia mondiale in termini di PIL. Tuttavia, il mercato africano risulta frammentato in 55 paesi; ciò ostacola la loro crescita industriale e il loro sviluppo sostenibile e crea una dipendenza dalle esportazioni verso altri continenti, mentre nel 2017 le esportazioni intra-africane non rappresentavano che il 16,6% del totale delle esportazioni. L’AfCFTA è pertanto considerata una tappa fondamentale per il buon esito e l’attuazione dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana e degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) dell’ONU. Il commercio nell’ambito dell’accordo di libero scambio continentale è iniziato ufficialmente il 1° gennaio 2021.

Immaginare l’AfCFTA nel 2030

Immaginiamo pertanto come potrebbe essere il futuro se l’AfCFTA fosse pienamente attuata. Siamo nel gennaio 2030. L’Africa è un continente di pace, più integrato e prospero, con ricadute notevolmente positive per lo sviluppo umano. La maggior parte dei paesi africani ha soppresso i propri dazi doganali sul 90% o più del loro commercio intra-africano e sta eliminando le tariffe doganali sul 7% dei beni restanti. Un piccolo gruppo di paesi africani è andato oltre e ha agito più rapidamente nella liberalizzazione delle proprie tariffe doganali, sopprimendo i dazi doganali su quasi tutte le importazioni intra-africane.

Il continente conosce una forte crescita economica, innovazioni e progresso sociale. I centri urbani sono all’apice di tale sviluppo. Città come Johannesburg, Addis Abeba, Casablanca e Abidjan sono diventate importanti centri economici mondiali; allo stesso modo, Mombasa, Djibouti e Durban sono divenute centri di connessione e di trasporto di primo piano. Sono state prese alcune misure per migliorare la trasparenza di determinate regolamentazioni nazionali sul commercio dei servizi. Queste ultime includono accordi di riconoscimento reciproco per i fornitori di differenti servizi professionali, come la contabilità e la consulenza legale, e ciò ha fortemente migliorato la mobilità dei talenti su tutto il continente. Nel quadro dell’accordo AfCFTA sono stati adottati ulteriori testi con l’obiettivo di assicurare una maggiore cooperazione sui dazi doganali, sulla proprietà intellettuale, sulla concorrenza e sull’e-commerce. All’inizio del 2030, tali misure hanno già mostrato importanti vantaggi. Per esempio, la maggiore cooperazione sui dazi doganali ha incrementato la velocità con la quale i beni attraversano le frontiere in Africa, mentre la creazione di un mercato continentale più evoluto per l’e-commerce ha permesso la creazione di 20 milioni di posti di lavoro nel periodo 2027-2030. 

È stato considerevolmente migliorato anche il commercio di infrastrutture materiali e immateriali, nonostante in certe zone continui a mancare. Sono stati completati tutti i seguenti tronconi della rete viaria transafricana: Dakar-Lagos, Lagos-Mombasa, Città del Capo-Il Cairo e Il Cairo-Dakar. Allo stato attuale, tutti i paesi rispettano la Decisione di Yamoussoukro relativa alla regolamentazione dei servizi aerei e alla promozione dei mercati aerei regionali. Tutti applicano sanzioni contro le compagnie aeree che non rispettano le norme di sicurezza stabilite dall’Organizzazione dell’aviazione civile internazionale (OACI). Il risultato della liberalizzazione dei servizi aerei intra-africani è l’aumento del commercio sia a livello regionale sia a livello internazionale. Sono stati attivati voli diretti tra la maggior parte delle città africane e su tutto il continente è più che raddoppiato il livello della connettività legato alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). È iniziata la costruzione della rete ferroviaria ad alta velocità integrata attraverso l’Africa e i tronconi-pilota tra Nairobi e Kampala e tra Durban e Johannesburg sono stati completati.

Le imprese africane traggono profitto dalle nuove opportunità e il commercio intra-africano esplode. Grazie all’AfCFTA e alle iniziative e riforme continentali, regionali e nazionali associate, il continente africano offre ormai un mondo degli affari e un quadro commerciale largamente migliorati, che, insieme a una forte crescita economica e a riforme strutturali, hanno contribuito a innalzare il livello del commercio intra-africano tra le grandi imprese africane e le PMI africane. Il valore censito del commercio intra-africano relativo alle merci supera ormai i 100 miliardi di dollari l’anno (due volte il suo valore al culmine della pandemia da Covid-19 un decennio prima). Il commercio intra-africano rappresenta ormai più del 40% di tutto il commercio africano. I paesi africani scambiano un numero sempre maggiore di servizi, compresi il turismo, i trasporti e i servizi commerciali e finanziari. 

Le imprese africane, sostenute da un accesso facilitato a servizi finanziari a buon prezzo, investono sempre di più anche nel proprio paese e negli altri mercati africani. Sono emerse alcune catene del valore regionali nell’ambito di alcune industrie, incluse le industrie farmaceutica, automobilistica, agroalimentare e delle infrastrutture dei trasporti, riducendo in tal modo la dipendenza dell’Africa dalle importazioni di determinati beni.

Infine, servizi doganali e di controllo alle frontiere implicano una gestione delle frontiere africane allo stesso tempo più rapida e meno cara rispetto a dieci anni prima. L’adozione e l’attuazione (per opera della maggior parte dei paesi africani) del Protocollo della Libera Circolazione delle Persone e l’adozione del passaporto dell’Unione Africana – che allo stato attuale è rilasciato dalla maggioranza dei paesi africani – significano che la circolazione dei cittadini africani da un paese africano all’altro risulta molto più facile in confronto a dieci anni prima.

Come arrivarci? Compiere passi in avanti in 10 settori-chiave 

Il futuro dell’AfCFTA non è autonomo né indipendente. Per garantirne un’attuazione riuscita, il libero scambio deve essere accompagnato da un miglioramento in dieci settori vitali per lo sviluppo di un’integrazione funzionale, rispondendo nel contempo ai bisogni di sicurezza e di sviluppo sostenibile, e creando volani per la crescita 8.

Con riferimento innanzitutto alla sicurezza, i conflitti armati, la mobilitazione antigovernativa, la militarizzazione (compresa la proliferazione delle armi) e il crimine organizzato costituiranno degli ostacoli e rischiano di minare alla base il processo di integrazione in numerose regioni del continente. Tuttavia, politiche adeguate possono condurre ad un altro esito e prevenire e minimizzare i rischi e le sfide. Per esempio, mobilitazioni non-violente potrebbero creare un circolo virtuoso attorno ad una politica nazionale inclusiva caratterizzata da una vasta condanna della repressione violenta dei movimenti di opposizione e una partecipazione cittadina nell’implementazione dell’AfCFTA. Un «Trattato delle Forze Convenzionali in Africa» potrebbe limitare la proliferazione delle armi e la militarizzazione, con l’obiettivo di «far tacere le armi» e assicurare che le ricchezze non siano impiegate nell’aumento della capacità militare degli Stati, ma reinvestite nella distribuzione dei beni e servizi pubblici, in particolare nei settori della sanità e dell’istruzione. Nella regione del Sahel, un nuovo Piano d’Azione per la Sicurezza dell’Africa potrebbe permettere di collegare l’integrazione economica alla sicurezza umana eliminando gli ostacoli al commercio provenienti dalla violenza e dal crimine organizzato. 

Un secondo pilastro della prosperità è lo sviluppo sostenibile, necessario allo sviluppo umano. Le opportunità e le aspirazioni degli africani sono direttamente influenzate dall’ambiente e dal cambiamento climatico, così come dall’urbanizzazione, dalle prospettive per l’economia blu (38 nazioni africane sono Stati costieri, formando un litorale da più di 48 000 km) e infine dal miglioramento della governance e della fornitura di servizi. Anche in questo campo, l’azione politica può fare la differenza tra un futuro positivo e un futuro negativo. I fattori ambientali costituiranno innegabilmente una sfida enorme per l’Africa, con eventi meteorologici più frequenti e più estremi che avranno effetto sulla produzione alimentare, sulle infrastrutture, sul commercio e sulla vita degli africani. Se i paesi africani lavorano insieme per prevenire e contenere le sfide del cambiamento climatico, ciò potrebbe non solamente rafforzare le loro strategie d’adattamento e di gestione del rischio ma anche stimolare la cooperazione in altri campi. In particolare, l’espansione del settore agroalimentare africano e alcune riforme delle politiche agricole potrebbero fare dell’Africa il «nuovo granaio mondiale».

Inoltre, il futuro dell’Africa non è solamente un futuro rurale. Le città africane frammentate e disfunzionali rischiano di diventare focolai di manifestazioni urbane, di sommosse e conflitti. Invece, se trasformati per diventare produttivi e funzionali, i centri urbani possono generare i benefici delle economie di aggregazione e facilitare il commercio e la competitività. Piani per uno sviluppo urbano sostenibile incentrato sulla mobilità, sul rinnovamento urbano, sullo sviluppo industriale e sull’innovazione potrebbero aiutare a raggiungere tale obiettivo.

Il potenziale marittimo dell’Africa non dovrebbe più essere sottostimato: l’economia blu può diventare la pietra angolare di una crescita economica sostenibile, o direttamente tramite investimenti nella protezione della pesca, dell’acquacoltura e del turismo, o indirettamente tramite grandi opportunità nel campo delle energie rinnovabili e nel commercio marittimo. Tuttavia, una buona governance è senza dubbio il principio fondamentale e la prima tappa affinché tale scenario possa concretizzarsi. Decisioni sbagliate per il benessere della popolazione ostacolano il raggiungimento di una crescita macroeconomica e possono compromettere lo sviluppo umano. Al fine di evitare questa situazione, unire il progresso raggiunto nell’integrazione del commercio a investimenti aventi l’obiettivo di migliorare la distribuzione dei servizi pubblici, con un accesso libero e universale ai servizi di base nei paesi dell’Africa, costituirebbe una priorità d’azione imprescindibile.

Infine, il futuro dell’Africa si appoggia su tre pilastri necessari alla crescita. In primo luogo, vi è la trasformazione digitale. Una digitalizzazione inclusiva accelererebbe le dinamiche di connettività positiva, incidendo in tal modo sulle società e sulla natura del commercio e del lavoro, e poserebbe basi più solide per uno sviluppo autoctono delle tecnologie. L’Africa deve anche trovare il modo di accelerare la creazione di posti di lavoro nell’economia formale, con particolare riferimento ai giovani. Accompagnando il continente nei suoi «Anni Folli», la Quarta Rivoluzione Industriale potrebbe creare un numero senza precedenti di posti di lavoro, aumentando così le entrate disponibili dei governi e quindi la distribuzione dei servizi pubblici. Tuttavia, i servizi e l’utilizzo del digitale richiedono che l’Africa sia alimentata: la mancanza di una disponibilità adeguata di energia, e in particolare l’accesso limitato ai servizi di fornitura elettrica, risulta invero uno dei freni più importanti allo sviluppo del continente africano. L’accesso a servizi elettrici sostenibili, resistenti e umani potrebbe fare dell’Africa il nuovo faro del mondo, con ripercussioni positive sul processo di integrazione del continente.

Alcune lezioni dal futuro

Vi ricordate Doc Emmett Brown che in «Ritorno al Futuro 2» diceva «una rottura del continuum spazio-tempo ha prodotto una nuova sequenza crono-evenemenziale, causando l’emersione di questa realtà alternativa» (una realtà negativa del 1985)? Questo articolo ha ribaltato tale logica proponendo un futuro positivo sotto gli auspici dell’AfCFTA. Tuttavia, la realtà punta verso una direzione differente. Allo stato attuale, il futuro non promette bene nei dieci campi presentati. Se nessuna azione politica è adottata per prevenire e minimizzare le sfide del prossimo decennio, il libero scambio in Africa rischia di crollare sotto la pressione esercitata da fattori quali l’aumento degli estremismi violenti, degli eventi metereologici estremi, l’espansione urbana, il divario digitale, il tasso di disoccupazione, la cattiva governance, l’accesso limitato all’elettricità, la militarizzazione e «la mancanza di visione nei confronti del potenziale marittimo». E se, da adesso al 2030, 70 milioni di africani precipitassero nella povertà estrema, mentre il tasso di occupazione nell’economia informale (con particolare riferimento alle giovani coorti della popolazione) restasse molto elevato (intorno al 90%)? E se il numero di bambini non-scolarizzati aventi l’età per frequentare la scuola primaria raggiungesse i 50 milioni in Africa (95% del totale mondiale), mentre l’accesso ai servizi per la salute non fosse assicurato che al 30% dei cittadini africani? La previsione strategica cerca di allertare e stimolare l’azione pubblica. 

Alcune lezioni possono essere tratte non solamente dal passato, ma anche dal futuro che ci auguriamo di raggiungere, o desideriamo evitare. Una prima lezione dal rapporto IUESS concerne la questione della leadership. Niente è possibile se i leader africani non possono o non vogliono agire per il bene comune e lasciare alle spalle il passato turbolento del continente. La pandemia da Covid-19 può incoraggiare le leadership ad assumere tale responsabilità e ad adottare riforme. 

Una seconda lezione è legata alla connettività. Connettere l’Africa è una priorità politica in numerosi campi, in particolare nell’economia blu, nell’urbanizzazione sostenibile, nel sistema agroalimentare o nell’innovazione digitale. Fornire ai paesi africani le infrastrutture adeguate per accrescere la loro connettività è il motore-chiave della trasformazione necessaria al libero scambio. 

Una terza lezione identifica come priorità strategica la creazione di una «società africana di informazione e di conoscenza», allo scopo di aumentare la condivisione del savoir-faire tecnico, ma anche di migliorare l’istruzione e la formazione per supportare la rivoluzione ecologica, l’innovazione digitale, l’impiego e lo sviluppo delle competenze. 

Una quarta lezione porta sulla mobilitazione pacifica. La resistenza non-violenta può essere canalizzata e contenuta e può servire allo stesso tempo da stimolo per lo sviluppo democratico e da antidoto per prevenire un’escalation di violenza e conflitti, rafforzando l’impegno cittadino locale. 

Infine, l’Africa ha bisogno d’aiuto. Non sempre, o non più, nella forma di aiuti allo sviluppo, ma attraverso nuove forme di cooperazione multilaterale con l’obiettivo di limitare la «Spartizione dell’Africa» e di assicurare una migliore governance transnazionale e una migliore cooperazione tra i settori privato e pubblico per supportare la portata dei progetti di infrastrutture che possono sostenere il blocco nel suo percorso verso il 2030.

Sono queste delle idee chimeriche? Noi non siamo di questo avviso. Nel bene o nel male, come diceva Plinio il Vecchio, c’è «sempre qualcosa di nuovo che viene dall’Africa» 9, compreso, immancabilmente, l’ignoto. L’attuazione efficace dell’AfCFTA costituisce uno dei possibili futuri e potrebbe ben rappresentare un vaccino fondamentale contro le conseguenze socio-economiche del Covid-19. Anticipare il futuro e sforzarsi di plasmarlo in modo positivo è incontestabilmente meglio che soffrire le avversità della sorte.

Note
  1. L’autore vorrebbe ringraziare Jeanne Ramier per il suo prezioso aiuto nella ricerca.
  2. Florence Gaub et Lotje Boswinkel, How Covid-19 changed the future, EUISS Chaillot Paper 162, Decembre 2020. Disponibile [al link]: https://www.iss.europa.eu/content/how-covid-19-changed-future
  3. Albert Zeufack, Cesar Calderon, Gerard Kambou, Megumi Kubota, Catalina Canales Cantu, Vijdan Korman, Africa’s Pulse, No. 22, October 2020 : An Analysis of Issues Shaping Africa’s Economic Future. World Bank. Disponibile [al link]: https://openknowledge.worldbank.org/handle/10986/34587 
  4.  Katariina Mustasilta, From bad to worse? The impact(s) of Covid-19 on conflict dynamics, EUISS Policy Brief, 11 Juin 2020. Disponibile [al link]: https://www.iss.europa.eu/content/bad-worse-impacts-covid-19-conflict-dynamics
  5. Development, Concepts and Doctrine Centre (DCDC) du Royaume Uni, Research ICT Africa, Institute for Security Studies (ISS) en Afrique du Sud, Istituto Affari Internazionali, ENEL Foundation, Chatham House, Institute for Peace and Security Studies (IPSS) de l’Université de Addis Ababa, European University Institute School of Transnational Governance (EUI-STG), African Centre for Economic Transformation (ACET), European Centre for Development Policy Management (ECDPM) et Thinking Africa.
  6. Tutti i dati e gli scenari presentati in questo articolo provengono da Giovanni Faleg (ed.), African Futures 2030: free trade, peace and prosperity, EUISS Chaillot Paper n. 164, February 2021.
  7. Su questa metodologia: Florence Gaub (ed.), What if…? 14 futures for 2024, EUISS Chaillot Paper 157, Janvier 2020. Disponible sur: https://www.iss.europa.eu/content/what-if-14-futures-2024.
  8. L’autore vorrebbe salutare e ringraziare gli autori del rapporto « African Futures 2030 » per i propri scenari tematici, in particolare : Melanie Robinson et Joachim Isacsson (ambiente), Patryk Pawlak e Enrico Calandro (digitalizzazione), Katariina Mustasilta (conflitti), Jakkie Cilliers (lavoro), Carlo Palleschi (urbanizzazione), Clara Portela (armamenti), Bernardo Venturi (governance), Paul M. Bisca ee Oliviel Lavinal (violenza e crimine), Carlo Papa e Nicolò Sartori (energia), Alex Vines e Fergus Kell (ambito marittimo).
  9. «Ex Africa semper aliquid novi».