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Per molto tempo, tre elementi stabilizzanti hanno tenuto insieme la Germania: il suo sistema politico, la sua identità e il suo modello economico.

Ora che Scholz sta per cadere, tutti e tre sono esplosi, facendo precipitare il Paese in una crisi senza precedenti che lo ha reso il malato d’Europa.

Dall’industria al tasso di natalità, dalle finanze pubbliche alle ferrovie, Guillaume Duval analizza questo malessere persistente e le conseguenze che potrebbe avere sul resto del continente.

Dei 16 progetti di costruzione di impianti di batterie elettriche in Europa da parte di operatori europei, ben 11 sono stati ritardati o cancellati. Il fallimento annunciato a fine novembre dell’azienda svedese Northvolt evidenzia problemi strutturali che riguardano l’Unione nel suo complesso: il ritardo accumulato rispetto ai produttori cinesi, la carenza di tecnici qualificati e gli elevati costi dell’energia.

Una parte significativa dei milioni di persone che hanno abbandonato il social network X (Twitter) nelle ultime settimane ha trovato “rifugio” in Bluesky, un concorrente che offre ai suoi utenti una maggiore libertà nel suggerimento dei contenuti. Al di là della piattaforma acquisita da Elon Musk, il principale perdente di questo esodo potrebbe essere Pechino, che negli ultimi anni ha investito milioni di dollari per diffondere il proprio messaggio su Twitter.

Tre quarti delle applicazioni cinesi hanno ora politiche RNR che obbligano gli utenti a fornire la propria identità al momento della registrazione, in modo che il PCC possa mantenere il controllo sulle attività informatiche della popolazione cinese. Scegliendo quali utenti stranieri possono accedere al suo spazio digitale, Pechino disegna una nuova frontiera i cui contorni corrispondono alla propria sfera di influenza.

Quale generazione rimborserà i dividendi della pace?

La presidenza di Trump è un “elefante nero” per l’Europa: una minaccia evidente ma che si tende a non guardare in faccia. Mentre lo scenario peggiore per il futuro della relazione transatlantica diventa sempre più probabile, una serie di blocchi preannuncia conflitti politici futuri e fa temere l’insorgere di una minaccia su due fronti: una maggiore dipendenza dalla Cina e l’instaurazione di un “racket di protezione” da Washington.

Oltre i confini degli Stati Uniti e del suo elettorato MAGA, la vittoria di Donald Trump è anche una vittoria dei movimenti di estrema destra. In Cina, gli ultranazionalisti vedono il trionfo del Repubblicano (che ha ottenuto 312 voti del Collegio elettorale) sia come una sconfitta per l’“ideologia LGBT”, presumibilmente promossa da Kamala Harris, sia come la vittoria di un’icona virile contro una candidata femminista.