Si tratta della seconda rata consecutiva in sospeso: già la tranche relativa agli obiettivi da raggiungere nel secondo semestre del 2022, dal valore di 19 miliardi di euro, non è ancora stata versata da Bruxelles, che ha contestato il raggiungimento di alcuni obiettivi da parte del governo. 

  • In particolare, Bruxelles avrebbe rifiutato di versare 300 milioni di euro per la creazione di alloggi per 7.500 studenti universitari, giudicando insufficiente la documentazione che proverebbe il raggiungimento degli obiettivi concordati. 
  • Oltre a questo, diversi giornali italiani riportano che la Commissione europea stia domandando maggiori informazioni su altri progetti, un atteggiamento che complicherebbe i rapporti con il ministero degli Affari europei e del Pnrr retto da Raffaele Fitto.  Bruxelles ha offerto un rimborso parziale anche a Lituania e Romania.
  • La Commissione ha comunque offerto di pagare gran parte della terza rata, ma l’esecutivo ha rifiutato la proposta. Roma, per ragioni di immagine, preferisce ricevere l’intera dotazione, e il ministro Fitto ha spiegato che nelle prossime settimane la situazione si risolverà: «Sono ottimista, siamo nella fase conclusiva». Le difficoltà sono dovute, secondo Fitto, al fatto che la terza rata del piano prevede dei risultati «fisici», e ci sono interpretazioni divergenti sul loro completamento tra l’Italia e gli uffici della Commissione.

Per quanto riguarda invece la quarta rata, Roma non ha consegnato la documentazione perché ritiene che alcuni progetti contenuti in questo primo semestre non sono raggiungibili, e intende dunque modificarli. Il governo ha completato soltanto 10 obiettivi sui 27 necessari per ottenere i fondi relativi, circa 16 miliardi di euro.

Secondo il sito OpenPolis, che ha analizzato la relazione di 400 pagine inviata dal governo al Parlamento, le motivazioni dei ritardi sono due, oltre naturalmente i costi delle materie prime. 

-La prima riguarda i vincoli ambientali agli investimenti, che secondo il governo ostacola il raggiungimento degli obiettivi previsti. Il ritardo è dovuto alla configurazione del PNRR italiano: molti progetti non sono stati scritti e pensati nel 2020, ma sono notevolmente più risalenti, e in alcuni casi non prevedevano il rispetto di normative europee poi entrate in vigore, in particolare, appunto, quella del principio di «non arrecare un danno significativo all’ambiente».

-La seconda motivazione è l’inadeguatezza degli enti territoriali, impreparati a un tale volume di spesa e di adempimenti. I comuni spesso non hanno il personale qualificato per portare a termine i progetti, e dunque i loro ritardi rendono il lavoro del governo centrale più complesso. Questo è uno dei punti deboli del piano, come avevano sottolineato gli economisti Andrea Capussela e Carlo Alberto Carnevale Maffè in una loro intervista sulle nostre colonne. 

Per adesso non è chiaro in che modo il governo intenda modificare il piano, sul quale continua a esserci poca trasparenza. Il ministro Fitto ha spiegato che non c’è nessun ritardo in tal senso: gli Stati membri hanno tempo fino al 31 agosto per presentare le proprie modifiche, e l’Italia rispetterà la scadenza.