Il generale Roberto Vannacci, incursore della politica italiana dalla pubblicazione di un best seller estremo autopubblicato nell’agosto 20231, è l’arma finale del segretario della Lega Matteo Salvini per sopravvivere alle elezioni europee. Sono ben lontani i risultati di cinque anni fa, quando la Lega alle Europee superò il 34 per cento; se questa sera riuscirà a raggiungere il 10 per cento sarà un successo. Un tentativo per non soccombere a Forza Italia, ancora in piedi nonostante la scomparsa di Silvio Berlusconi e, soprattutto, per resistere allo strapotere di Giorgia Meloni con i suoi Fratelli d’Italia sempre più al centro dello spazio politico, rivolgendosi alle frange più estreme dell’elettorato italiano. Per questo, il generale è candidato in tutte le circoscrizioni. Capolista al Centro e al Sud, mentre è secondo nelle Isole. Al Nord le cose sono un po’ diverse, anche per via delle polemiche interne che ci sono state negli ultimi mesi sulla scelta di Salvini: nella circoscrizione Nord Est è penultimo, mentre nella circoscrizione Nord Ovest addirittura ultimo. Avendo la Lega scelto di mettere, dopo il capolista, prima gli europarlamentari uscenti e poi, quasi sempre, in ordine alfabetico gli altri candidati, Vannacci è stato penalizzato dal cognome. Il generale dice di voler puntare complessivamente al milione di preferenze (vaste programme: il segretario della Lega cinque anni fa ne prese 2,2 milioni).

Salvini ha tuttavia bisogno «dell’effetto Vannacci» per non soccombere ai potenti governatori del Nord, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, che potrebbero volere cambiare la leadership del partito dopo una sconfitta e che non per caso hanno fatto campagna elettorale contro il generale, autore di due libelli-bestseller, il primo in particolare, come detto, autopubblicato: “Il mondo al contrario”

Molti partiti di estrema destra – come Forza Nuova, un partito dichiaratamente neofascista – avrebbero voluto candidare Vannacci dopo l’exploit saggistico del generale, nel tentativo di trasformare i suoi lettori in elettori. Alla fine se lo è accaparrato la Lega. Vannacci però non ha intenzione di iscriversi al partito di Salvini, il che gli dà una notevole libertà di movimento all’interno di un partito fortemente identitario, soprattutto al Nord e lascia aperte quasi tutte le ipotesi. 

In questi mesi, Vannacci è stato attaccato anche dal ministro della Difesa Guido Crosetto, uno dei fondatori di Fratelli d’Italia, che ha definito “farneticazioni personali” le posizioni espresse nella sua attività pubblicistica. Non è un caso. Il partito di Meloni sta cercando di costruire, insieme ai Conservatori e Riformisti Europei un’offerta politica conservatrice, per molti versi pragmatica, in opposizione al nazional-populismo di Salvini e della parte più estrema del gruppo Identità e Democrazia. 

Dalle classi separate per disabili a dei riferimenti positivi al regime fascista e a Mussolini definito “statista”, dagli attacchi contro i “froci”, alla rivendicazione di un diritto all’odio contro i musulmani, abbiamo selezionato e contestualizzato dieci frasi per comporre le coordinate di un’offerta politica da studiare con attenzione. 

1 — «Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione! La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionale che ha vietato termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale»2.

Salvini ha detto ripetutamente di non condividere le prese di posizione ossessive di Vannacci sull’omosessualità, ma lo ha candidato lo stesso e ne ha mantenuto la candidatura, spiegando di averlo fatto per lasciare libero spazio a tutte le opinioni. In realtà, la candidatura del generale gli è servita perché Vannacci ha detto e dice a ruota libera quello che altri – anche nella Lega – non possono dire.

“Lei Zan che è un omosessuale non rappresenta la normalità per un fatto statistico”3, ha affermato il generale durante un confronto televisivo con il parlamentare del Pd, Alessandro Zan. Vannacci cerca di giustificare molte delle sue posizioni estreme con la statistica; chi non corrisponde ad alcune caratteristiche prevalenti è un divergente, dunque non è normale. Con le sue affermazioni, il militare rivendica il diritto alla totale libertà d’espressione contro “la dittatura del politicamente corretto”.

In una dinamica fondata su un’interpretazione illiberale del diritto che corrisponde alla “dittatura della maggioranza” descritta da Tocqueville nella Democrazia in America, Vannacci rivendica il diritto all’uso di parole offensive – le persone gay diventano “pederasti, froci o ricchioni” – perché nel frattempo rifiuta il diritto altrui, e in particolare delle minoranze, a non venire discriminato, insultato, attaccato.

2 — «Vogliono destrutturare la società, perché una società destrutturata è più facile da guidare. Vogliono sfasciare la famiglia, anche perché i singoli individui consumano di più…». Ma vogliono chi? «I gruppi di potere. Le lobby. I gruppi di pressione sui vari temi, dai gay all’ideologia green. Ma se abbattiamo le statue di Cristoforo Colombo, se ci vergogniamo delle nostre radici, dei nostri eroi, della nostra identità, addirittura del nostro progresso demonizzato come inquinante, saremo spazzati via. L’Occidente sarà sopraffatto. Perché il resto del mondo, la Russia, la Cina, il mondo arabo, va nella direzione opposta».4

Una dinamica fondamentale per capire la logica del discorso di Vannacci si trova nel suo riferimento a forze occulte e “gruppi di pressione”. In una delle sue prime interviste il generale aveva dichiarato a Repubblica: “una lobby gay guida l’informazione… nulla viene fatto a caso. C’è qualcuno, un gruppo di pressione che opera.” Una matrice complottista con tratti particolarmente inquietanti si trova ugualmente quando dichiara: “C’è stata la Shoah, va bene, ma questo non configura la religione ebraica come protetta”5. Come spiega Zeffiro Ciuffoletti nel suo classico La retorica del complotto, “gruppi politici, partiti, ideologie, apparati, cercano con l’ausilio delle teorie del complotto e dei connessi schemi interpretativi di dominare situazioni che sfuggono dal loro controllo e di spiegare come mai non si sia raggiunto il paradiso in terra, e il miglioramento radicale dei rapporti economici e sociali o anche di spiegare le sconfitte e di individuare i cospiratori. Le forze oscure che impediscono l’instaurazione del paradiso in terra vengono, quindi, presentate come cospiratori”. Nel paradiso di Vannacci non esistono gay e gli Italiani hanno la pelle chiara. 

Quanto all’ostilità alle politiche green, nei suoi saggi e nell’ultimo volume della rivista Jean-Yves Dormagen ha dimostrato che un fenomeno particolarmente eclatante è l’aumento, tra le forze politiche di destra ed estrema destra, di una posizione che si oppone alle politiche green. In questo senso Vannacci per quanto estremo incarna una posizione diffusa. 

3 — «Mussolini è uno statista come lo sono stati anche Cavour, Stalin e tutti gli uomini che hanno occupato posizioni di Stato: è la prima definizione di ‘statista’ sul dizionario»6. E anche: «Il fascismo è finito tanti anni fa. È come se io dicessi di qualcuno che è antinapoleonico: roba da ridere».7

Vannacci ha condotto la sua campagna elettorale nel terreno di gioco del politicamente scorretto, cercando in modo a volte ambiguo ma spesso esplicito – mantenendosi sempre in un gioco con la soglia del dicibile – il voto dei nostalgici del regime. Per la Lega di Salvini si tratta di un’operazione che ha un senso strategico: si tratta di rivolgersi a un elettorato rimasto deluso dal “tecnosovranismo” di una Giorgia Meloni, erede della tradizione missina che era però già ritenuta una “traditrice” da alcuni neo-fascisti prima di diventare capo del governo.

Con la scelta del generale, l’obiettivo di Salvini è di fare della Lega il collettore del risentimento anti-meloniano da parte dell’elettorato di estrema destra offrendo la possibilità di non scegliere partiti minoritari ma partiti di governo, come appunto la Lega. Insomma, il regime fascista è senz’altro finito tanti anni fa, ma in giro i nostalgici si trovano. Ogni tanto spunta fuori qualcuno anche nelle istituzioni. Il problema non sono tanto i collezionisti di numerose anticaglie di epoca mussoliniana, come l’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa che rivendica persino di avere un busto di Mussolini, ma i neofascisti che hanno assaltato la sede della Cgil a Roma, nell’ottobre 2021. Come scrive Emilio Gentile, “è fascista chi si considera erede del fascismo storico, pensa e agisce secondo le idee e i metodi del fascismo storico, milita in organizzazioni che si richiamano al fascismo storico, aspirano a realizzare una concezione fascista della nazione e dello Stato, non necessariamente identico allo Stato mussoliniano”8. Per Gentile, fascismo e antifascismo appartengono al passato “ma con una sostanziale differenza. Il fascismo è definitivamente trapassato, perché nessuno oggi, neppure i neofascisti mi pare, vuole restaurare il regime totalitario, che fu abbattuto con la vittoria irreversibile delle forze antifasciste, unite per restituire al popolo italiano la libertà e la sovranità. Questo fu l’obiettivo comune di tutti i partiti della Resistenza, che per raggiungerlo e fondare un nuovo Stato repubblicano e democratico accantonarono le loro diverse e persino opposte concezioni dello Stato e della società. Così è avvenuto con la fondazione della Repubblica e con la Costituzione. Sono queste l’eredità vitale che l’antifascismo, passando alla storia, ha lasciato ai cittadini dello Stato italiano, con il compito di realizzare la simbiosi fra il metodo e l’ideale della democrazia. Contro i democratici senza ideale, è sempre attuale e valido l’ideale democratico che la Costituzione impegna a realizzare: ‘Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese’”.

Comunque anche questa sortita giustificazionista serve a Vannacci per intercettare il voto di una destra estrema che magari non vuole votare per un partito extraparlamentare e men che meno per l’attuale partito della presidente del Consiglio. La quale, peraltro, proprio di recente ha commemorato i cento anni dalla morte di Giacomo Matteotti con parole molto nette: “Il 30 maggio 1924, Giacomo Matteotti difese la libertà politica, incarnata nella rappresentanza parlamentare e in libere elezioni. Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee. Onorare il suo ricordo è fondamentale per ricordarci ogni giorno il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no”. È anche qui che si intravede la differenza fra l’evoluzione di Meloni e l’involuzione di Salvini.

4 — «Questo è il mio secondo comizio. Siete tantissimi, è come avere davanti a se una legione, la Decima legione9

Il curriculum militare di Vannacci è molto lungo, è iniziato nel 1991 con il ruolo di Comandante Plotone allievi Incursori. Attualmente è Capo di Stato Maggiore del Comando delle Forze Operative Terrestri. Tra il 2016 e il 2017 è stato Comandante della Brigata Paracadutisti “Folgore”. Il fatto che sia ancora in servizio induce a porsi qualche domanda su quali siano le regole per un militare. Può rilasciare interviste? Scrivere libri? Ci sono naturalmente delle restrizioni (e quindi è necessario essere autorizzati) in caso di dichiarazioni, interviste, libri, eccetera su questioni attinenti i temi militari o della difesa. È previsto dal Codice militare (COM) e dal Testo Unico dell’Ordinamemto Militare (TUOM). Sul resto non ci sono norme specifiche perché attiene alla libertà d’espressione. Poi esiste un codice non scritto, ma applicato, per cui i militari in servizio non esprimono opinioni politiche. E comunque c’è un tema di coerenza tra il giuramento prestato e le opinioni che contravvengono i principi costituzionali. Tutte cose che sembrano interessare poco però a Vannacci, che negli ultimi giorni della campagna elettorale, ha insistito molto sul richiamo alla X Flottiglia MAS. In uno spot elettorale, si vede il generale che, mimando il simbolo della X, dice: “Sull’apposita scheda fate una Decima sul simbolo della Lega e scrivete Vannacci”, riferendosi alla X Flottiglia Mas, corpo militare italiano che dopo l’8 settembre del 1943 si schierò con la Repubblica Sociale di Salò guidata da Benito Mussolini e con i nazisti nel crepuscolo efferato del regime fascista. 

Molte polemiche, anche nell’esercito. Per evitare ulteriori strumentalizzazioni Massimiliano Rossi, comandante del Raggruppamento subacquei e incursori (Comsubim), erede della X MAS, ha deciso di non far gridare “Decima” – come avviene di solito – al suo reparto quando, in occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno, ha marciato davanti alle tribune d’onore, ai Fori Imperiali, a Roma: “Non intendo sacrificare l’onore del reparto sull’altare delle strumentalizzazioni per fini personali”, ha detto il comandante al quotidiano La Verità. “Un militare, come servitore dello Stato, non deve essere portatore di iniziative politiche perché rischia di far perdere l’autonomia della forza armata. Io queste cose l’ho dette fin dall’inizio: il militare deve fare il militare”, ha detto il capo di Forza Italia, Antonio Tajani. 

5 — «Che piaccia o no, non nasciamo uguali su questa terra e quindi chi arriva in Italia dovrebbe ringraziare immensamente per la compassione e la generosità. Paola Egonu è italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità».10

Paola Egonu, classe 1998, nata a Cittadella in provincia di Padova è una delle migliori pallavoliste italiane. È figlia di due genitori di nazionalità nigeriana ed è diventata fin dal primo libro di Vannacci uno dei suoi bersagli preferiti. Il generale si è guadagnato così una querela da parte della campionessa di pallavolo alla quale ha risposto con una lettera: “A seguito delle incomprensioni che si sono verificate dal momento della pubblicazione, è mia intenzione fornirle I’interpretazione autentica delle parole e delle espressioni da me usate nei suoi confronti. Senza alcuna intenzione offensiva, ritengo che le diversità e le differenze di religione, di cultura, di origini, di etnia rappresentino una ricchezza per la società e non vadano travisate con la discriminazione. Non ho mai avuto dubbi sulla sua cittadinanza italiana e sono personalmente e convintamente fiero che lei rappresenti il nostro tricolore con la sua eccellenza sportiva ma questo non può celare visivamente la sua origine di cui, sono convinto, lei stessa vada fiera”. Per Repubblica si tratta di una lettera di scuse, ma per il generale non lo è: “Non ho mai scritto una lettera di scuse alla signora Egonu: non ho nulla di cui scusarmi”, ha detto Vannacci su La7. Semmai è stato un chiarimento, ma “ho detto un’ovvietà: che la maggior parte della gente italiana non è nera. Non ho detto che non è cittadina italiana ma che pur essendo una cittadina italiana ha caratteristiche somatiche che non appartengono alla maggioranza degli italiani”.

Il generale rivendica peraltro di essere italiano da generazioni e di avere “gocce di sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare, Mazzini e Garibaldi nelle mie vene”. È il suo modo di resistere a “un lavaggio del cervello da parte di chi vorrebbe favorire l’eliminazione di tutte le differenze, comprese quelle tra etnie, per non chiamarle razze”.

6 — «Per quanto esecrabile, l’odio è un sentimento, un’emozione che non può essere represso in un’aula di tribunale. Se questa è l’era dei diritti allora, come lo fece Oriana Fallaci, rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute».11

Vannacci vuole avere la libertà di dire la propria opinione a scapito della libertà degli altri di non essere insultati. Non vuole ricevere condanne per le posizioni estremiste che assume. Il diritto penale è naturalmente una risorsa scarsa e sarebbe necessario non abusarne, ma un conto è pensare di risolvere qualsiasi problema sociale con l’introduzione di nuovi reati, un altro conto è garantire il diritto all’insulto. Anche in questo caso, sempre molto puntuale è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quando, ad agosto dell’anno scorso, ha detto: “La nostra costituzione nasce per superare, per espellere, l’odio, come misura dei rapporti umani. Quell’odio che, la civiltà umana, ci chiede di sconfiggere nelle relazioni tra le persone; sanzionandone, severamente, i comportamenti, creando, così, le basi delle regole della nostra convivenza”. Pochi giorni fa, in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, il capo dello Stato è tornato a ricordare ai vari Vannacci che si aggirano per il Paese quali sono i principi costituzionali: “I principi di eguaglianza e non discriminazione, sanciti dalla nostra Costituzione, sono un presupposto imprescindibile per il progresso di qualsiasi società democratica e per la piena realizzazione di ogni persona umana. Sono più di sessanta i Paesi nel mondo in cui l’omosessualità viene punita con la reclusione, in alcuni ancora si rischia persino la pena di morte. L’intolleranza per il diverso, l’indifferenza di fronte alle compressioni delle altrui libertà, costituiscono lacerazioni alla convivenza democratica”.

Il riferimento a Fallaci è funzionale all’operazione di Vannacci, che cerca il consenso degli elettoralmente scorretti. La scrittrice fiorentina, scomparsa nel 2006, dopo l’11 settembre ingaggiò un corpo a corpo intellettuale con l’Islam, viene spesso citata da Salvini nei suoi interventi pubblici, sui social e non solo, per attaccare l’Islam. L’anno scorso il leader leghista lanciò una manifestazione “a difesa dell’Occidente nel nome di Oriana Fallaci”, di cui Rizzoli ha pubblicato le opere. Nel 2017 per la casa editrice milanese è uscito un volume che raccoglie alcuni articoli e interviste dal titolo “Le radici dell’odio. La mia verità sull’Islam”. 

7 — «Credo che delle classi con ‘caratteristiche separate’ aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare. Non è discriminatorio. Per gli studenti con delle problematiche mi affido agli specialisti. Non sono specializzato in disabilità. Un disabile, però, non lo metterei di certo a correre con uno che fa il record dei cento metri. Gli puoi far fare una lezione insieme, per spirito di appartenenza, ma poi ha bisogno di un aiuto specifico. La stessa cosa vale per la scuola. Chi ha un grave ritardo di apprendimento si sente più o meno discriminato in una classe dove tutti capiscono al volo? Non sono esperto di disabilità, ma sono convinto che la scuola debba essere dura e selettiva, perché così sarà poi la vita. O almeno, così è stata la mia vita.»12

Queste parole sui disabili hanno fatto discutere molto, anche dentro la Lega. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, non le ha apprezzate. Non le ha apprezzate la Conferenza Episcopale Italiana. Ancora una volta, il generale fa riscorso alle statistiche per descrivere che cosa è “normale” e che cosa non lo è. “Le dichiarazioni del generale Vannacci sulle classi separate per i disabili sono assolutamente fuori luogo. Non è pensabile tornare indietro a situazioni dove si evidenziano le differenze. Questo è intollerabile e discriminatorio”, ha detto in un’intervista a Famiglia Cristiana la più giovane eurodeputata italiana, Francesca Peppucci, 30 anni, di Forza Italia, affetta da sclerosi multipla. 

Non è una posizione isolata: i popolari di centrodestra hanno cercato di opporsi al vannaccismo. Ma sopra tutto si è fatto sentire il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per il quale perdurano “le difficoltà di chi sopporta una disabilità, il peso degli oneri di assistenza che non di rado spingono nel bisogno anche famiglie di chi un lavoro ce l’ha. Gli indicatori positivi della congiuntura devono incoraggiarci a proseguire con intelligenza nel senso di una crescita economica fondata su equità e coesione”.

8 — «La proporzionalità della difesa, quindi, dev’essere commisurata con la minaccia percepita dall’aggredito e non con il valore dell’oggetto che poteva essere ingiustamente sottratto. Cosa ne so che il malvivente che aspira al mio portafogli non è pronto ad ammazzarmi anche a mani nude per ottenerlo? Cosa ne so se, anche disarmato, non possa usare oggetti contundenti per mettere in pericolo la mia vita? Cosa ne so se in tasca non abbia un martello o un cacciavite da usare prontamente? E se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce – ammazzandolo – perché dovrei rischiare di essere condannato per eccesso colposo di legittima difesa visto che il povero malcapitato tentava solo di rubarmi l’orologio da polso? Perché devo provare che in quel repentino, concitato e adrenalinico nanosecondo a disposizione per decidere cosa fare non ho potuto valutare un’alternativa meno violenta che preservasse il povero assalitore?»13

Sul diritto alla legittima difesa, la Lega si è esercitata a lungo. Anche se, come spiega questo articolo di Pagella Politica, non sono mancate le contraddizioni. L’anno scorso, a dicembre, fu condannato in primo grado a 17 anni di carcere un gioielliere, Mario Roggero, che nel 2021 in provincia di Cuneo aveva ucciso due rapinatori e ferito un altro. Per il pm fu “un’esecuzione”, ma non lo fu per vari esponenti della Lega: “A meritare il carcere dovrebbero essere altri, veri delinquenti, non persone come Mario” (Matteo Salvini); se uccidi solo due dei tre rapinatori “non devi andare in galera, devi andare al poligono ad allenarti” (Matteo Gazzini). Il Vannacci pensiero è perfettamente in linea con quello leghista, peraltro molto apprezzato dai gruppi pro-armi: Unarmi (Unione degli armigeri italiani), già Comitato Direttiva 477, prima delle elezioni politiche del 2022 aveva pubblicato una sorta di manuale per il voto consapevole, esprimendosi in maniera lusinghiera sulla Lega: “Da sempre in prima linea per la tutela dell’attività venatoria e della legittima difesa (e della detenzione legale delle armi). Decisamente buono il recepimento della direttiva e buona la riforma della legittima difesa del 2019”.

9 — Sull’aborto: «Credo che sia un’infelice necessità alla quale le donne sono costrette a ricorrere. Non credo che sia un diritto. Sono contrario. Si devono trovare tutte le soluzioni alternative che possano spingere e convincere la donna a non abortire. Fermo restando che la scelta resta in mano alla donna. I Pro vita nei consultori? Favorevole, certo. Va offerta qualunque alternativa all’aborto.»14

Roberto Vannacci ha anche firmato il manifesto dei Pro Vita & Famiglia che ha come primo punto “la difesa della vita umana e contrasto all’introduzione dell’aborto come valore comune nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea”. Vannacci ha detto di averlo firmato “convintamente” visto che si tratta di valori “fondanti” e di essere eventualmente pronto al “sabotaggio” di “chi non la pensa come noi”. Tra gli altri punti del documento il “sostegno economico alla famiglia e alla vita nascente”, il “contrasto all’utero in affitto”; la “promozione alla libertà educativa dei genitori e opposizione all’ideologia gender e all’agenda Lgbtq+ in particolare nelle scuole”; “difesa dei risparmi delle famiglie dalle politiche ‘green’ fondate su un ambientalismo radicale anti-natalista”; “contrasto all’iper-digitalizzazione dei minori con maggiore regolamentazione dell’uso degli smart-phone e dei social network”.

10 — «Mi hanno classificato come di destra. Non so perché. Io sono tradizionalista e conservatore. Io sono rivoluzionario. E innovativo. Ma inquadrato nella tradizione, nelle radici, nell’identità. Mi hanno detto che potrei essere il nuovo Chávez

La campagna elettorale di Vannacci è stata un crescendo di frasi a effetto. L’opposizione, a dire il vero, lo ha aiutato lanciando una sorta di boicottaggio e invitando a ignorarlo con un post sui social che voleva essere arguto e si è rilevato invece un boomerang. Il generale ci si è fatto una maglietta e se l’è messa per presentare il suo libro. Il paragone con Hugo Chávez è pittoresco, visto che l’ex presidente del Venezuela, militare come Vannacci, era fra le altre cose un sostenitore  della dottrina panamericanista bolivariana. Con certe derive populiste e finanche con un certo sovranismo di sinistra, comunque, Vannacci sembra trovarsi a suo agio. Ha persino elogiato il rossobruno Marco Rizzo: “Marco Rizzo. Mi piace la sua visione sociale. Mi ha colpito una frase che mi hanno indirizzato sui social: ‘Marx diceva: proletari di tutto il mondo unitevi. La prole si fa con un uomo e una donna. Stalin mise fuorilegge l’omosessualità. Marx diceva che l’immigrazione incontrollata e clandestina sono l’esercito di riserva del padrone…”. Anche sull’immigrazione, infatti, Vannacci ha idee tutt’altro che progressiste. “Immigrazione non è fatale? Ne sono convinto, anche perché ci sono prove su questo pianeta di nazioni altrettanto democratiche come le nazioni europee. Nel mio libro ho citato Australia e Giappone, che hanno risolto definitivamente il problema dell’immigrazione irregolare. Lo hanno risolto con delle politiche muscolari, ma non sono state accusate dai tribunali internazionali. E lo hanno fatto rispettando i diritti dell’uomo”, ha detto ospite a Porta, il generale Roberto Vannacci: “Negli altri paesi del globo non c’è il problema dell’immigrazione. L’Occidente e’  l’eccezione di questo pianeta. La Cina e la Russia non accettano l’immigrazione irregolare”.

Bonus — Chi è il compositore dell’Inno alla gioia? «Vivaldi».

Durante la trasmissione “L’aria che tira” su La7, il conduttore David Parenzo ha introdotto e salutato Vannacci sulle note dell’Inno alla gioia, chiedendogli chi fosse l’autore. 

“Mi fa una bella domanda… Vivaldi?”, ha risposto il generale, dicendo di amare molto la musica.