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“La situazione è grave”: Scholz presenta la crisi politica in Germania

La coalizione “tricolore” è caduta. In un discorso brutale ed in netto contrasto con il suo stile politico, Scholz ha difeso il bilancio triennale della coalizione SPD-Verdi-FDP e ha sferrato un attacco frontale a Christian Lindner, licenziato poche ore prima dalla carica di ministro delle Finanze.

Autore
François Hublet, Pierre Mennerat
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Il cancelliere tedesco Olaf Scholz rilascia una dichiarazione dopo una riunione interministeriale a Berlino, Germania, mercoledì 6 novembre 2024. © AP Photo/Markus Schreiber

In un discorso di circa dieci minuti tenuto a Berlino la sera del mercoledì 6 novembre, il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha licenziato il ministro delle Finanze liberale Christian Lindner: un divorzio ch’è stato il risultato di dispute interne di lunga data, ma che ha coinciso con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Questo terremoto politico pone fine a tre anni di coalizione “tricolore” tra SPD, FDP e Verdi e preannuncia un’imminente ricomposizione politica.

Una cosa è certa: essa avrà delle conseguenze dirette e indirette importanti sia per l’Unione europea che per il resto del mondo.

Signore e signori,

ho appena chiesto al Presidente federale di licenziare il Ministro federale delle Finanze. Sono costretto a fare questo passo per evitare danni al nostro Paese. La Germania ha bisogno di un governo che sia capace di agire e che abbia la forza di prendere le decisioni necessarie. Questa capacità di azione e di decisione è ciò che è stato al centro delle mie preoccupazioni negli ultimi tre anni, ed è ciò che mi sta a cuore oggi.

Il governo di Olaf Scholz avrà duranto quindi 3 anni, più precisamente dal novembre del 2021, quando era stato negoziato un ambizioso accordo tra i partiti usciti vincitori dalle elezioni legislative di settembre. Intitolato “Osare di più”, un riferimento al famoso slogan di Willy Brandt “Osare di più la democrazia”, l’accordo si annunciava come un programma per la Germania del dopo-Merkel, con massicci investimenti in settori indubbiamente trascurati dalla Cancelliera: innovazione, sanità, trasporti, welfare, istruzione, ecc. Con Olaf Scholz era stata creata una coalizione che prevedeva di governare dal centro, con un obiettivo chiaro, quello di introdurre importanti misure sociali. Possiamo citare ad esempio la riforma e l’estensione dell’assicurazione contro la disoccupazione sotto il nome di Bürgergeld (reddito di cittadinanza), il rafforzamento dell’assistenza all’infanzia ed altre misure come l’eliminazione dal codice penale dell’articolo 219 che sanzionava l’aborto, l’autorizzazione in linea di principio della doppia cittadinanza ed il riconoscimento del diritto di cambiare sesso nel registro dello stato civile.

Il 2022 è stato l’anno della Zeitenwende, un radicale cambio d’epoca. A febbraio, con le truppe russe che entravano in Ucraina, Olaf Scholz, spesso descritto come noioso, aveva pronunciato un discorso storico. Vi aveva proposto diversi punti fondamentali: il sostegno all’Ucraina, delle sanzioni contro la Russia, l’aumento della spesa della Bundeswehr attraverso un fondo speciale di 100 miliardi ed una ridefinizione della strategia globale della Germania. Ma l’attuazione di questo piano ambizioso è stata difficile. Dopo le prime deludenti dichiarazioni dell’allora ministro della Difesa Christine Lambrecht, Scholz aveva deciso di inviare armi difensive all’Ucraina, rifiutando però a lungo di inviare armi pesanti, consegnando alle truppe ucraine in modo frammentario equipaggiamenti che altri partner della NATO non avevano esitato a fornire ben più rapidamente. 

Il 2023 è stato quindi l’anno delle difficoltà. L’annunciata chiusura delle ultime centrali nucleari è avvenuta in aprile. L’accordo sui carri armati Leopard II, che si era protratto fino al gennaio 2023, aveva visto un Olaf Scholz obbligato ad accettarne l’invio in extremis. Al contempo, il suo governo aveva ancora rifiutato di consegnare i missili da crociera Taurus all’Ucraina, per prevenire un’escalation considerata come ingestibile. In ottobre è iniziata una guerra in Medio Oriente tra Israele e diversi gruppi islamisti (Hamas e Hezbollah): il governo tedesco ha sostenuto con forza Israele, ma la società civile e i campus universitari si sono divisi sulla questione. 

Il 2024 è stato l’anno in cui siamo passati dai litigi ai divorzi. Il numero crescente di polemiche aveva reso queste dispute un fatto quasi banale, alla quale la popolazione si stava quasi abituando. L’FDP, che si vedeva sempre più come un’“opposizione all’interno del governo”, continuava a presentare documenti alternativi provocatori per testare i limiti dei suoi partner.

All’ora di pranzo ho presentato all’FDP una proposta che ci avrebbe permesso di risolvere il deficit del bilancio federale senza far precipitare il nostro Paese nel caos. Un’offerta per rafforzare la Germania in questi tempi difficili. Un’offerta che accoglieva alcune proposte dell’FDP, ma riconosceva anche che, viste le sfide che dobbiamo affrontare, un maggiore margine di manovra finanziario era necessario. La mia proposta si articolava intorno a quattro aree principali:

1 – Rendere i costi energetici più accessibili e fissare un tetto alle tariffe per le nostre imprese, al fine di rafforzare la produzione tedesca.

2 – Attuare misure per proteggere i posti di lavoro nell’industria automobilistica e nei suoi numerosi subappaltatori.

L’annuncio del probabile licenziamento, nel settembre 2024, di diverse migliaia di dipendenti delle sedi tedesche del Gruppo Volkswagen – azienda automobilistica emblematica del successo globale della Germania – ha aumentato la pressione sul governo, chiamato a dare una risposta ad un evento che ha una dimensione che va ben oltre la sfera economica, attaccando direttamente un mito tedesco. 

3 – Introdurre un bonus per gli investimenti e facilitare le agevolazioni fiscali per incoraggiare gli investimenti nell’economia tedesca.

4 – Aumentare il nostro sostegno all’Ucraina, che si trova alle soglie di un inverno difficile. All’indomani delle elezioni americane, è importante inviare un segnale forte: l’Ucraina può contare su di noi.

Ancora una volta, però, ho dovuto constatare che il Ministro delle Finanze federale non ha mostrato alcuna volontà di attuare queste proposte all’interno del Governo federale. Non voglio che il nostro Paese debba continuare a sopportare questi tipi di comportamento.

Cari concittadini, avrei voluto risparmiarvi questa difficile decisione, soprattutto in questi tempi di crescente incertezza. Negli Stati Uniti, Donald Trump ha ottenuto una netta vittoria alle elezioni presidenziali, ed oggi mi sono congratulato con lui. In qualità di Cancelliere, lavorerò ovviamente a stretto contatto con il futuro Presidente degli Stati Uniti. In questo momento di incertezza, è ancora più importante poter contare su una stretta relazione transatlantica. Ma una cosa è certa: la Germania dovrà assumersi le proprie responsabilità e l’Europa, più che mai, dovrà restare unita e continuare a investire insieme nella propria sicurezza e forza sulla scena internazionale.

L’ultimatum finanziario e di bilancio in quattro punti presentato a Christian Lindner si basa su una semplice constatazione: è impossibile mantenere contemporaneamente il “freno al debito” (Schuldenbremse), la spesa sociale ed il sostegno all’Ucraina. Scholz pone così fine a una serie di colpi di avvertimento da parte dell’FDP, restituendo loro l’arma dell’ultimatum che Christian Lindner ha usato in diverse occasioni.

La situazione è grave: la guerra è tornata in Europa, le tensioni aumentano in Medio Oriente. Al tempo stesso, la nostra economia è in stagnazione. Le nostre imprese devono fare i conti con la debolezza del commercio mondiale, l’aumento dei prezzi dell’energia a causa della guerra di aggressione della Russia ed i costi di modernizzazione della nostra economia. I miei colloqui con i rappresentanti delle imprese mi hanno mostrato che le nostre aziende hanno bisogno di aiuto, e ne hanno bisogno ora. In una situazione del genere, rifiutare una soluzione o un’offerta di compromesso è irresponsabile. Come Cancelliere, non posso tollerarlo.

Negli ultimi tre anni, ho avanzato costantemente delle proposte per garantire che la nostra coalizione, che riunisce tre partiti con profili diversi, possa raggiungere buoni compromessi. Spesso, questo è stato difficile, ed i limiti delle mie convinzioni politiche sono stati talvolta messi a dura prova. Ma come Cancelliere, è mio dovere cercare soluzioni pragmatiche per il bene del Paese. Troppo spesso, però, questi compromessi necessari sono stati soffocati dall’esposizione pubblica dei nostri disaccordi e da richieste ideologiche “rumorose”. Troppo spesso il Ministro Lindner ha bloccato delle leggi senza una buona ragione. Troppo spesso si è abbandonato a meschine tattiche di parte. Troppo spesso ha tradito la mia fiducia. Di recente, è arrivato a rifiutare unilateralmente l’accordo che avevamo raggiunto sul bilancio, nonostante avessimo ottenuto un compromesso dopo lunghi negoziati. Oggi non esiste più la base di fiducia necessaria per continuare l’attuale collaborazione. Non è più possibile portare avanti un serio lavoro di governo comune.

Qui Scholz pronuncia un discorso piuttosto brutale contro il suo ex alleato: mette direttamente in dubbio la probità del suo ex partner Christian Lindner. Lo accusa di aver dato priorità a considerazioni di parte a breve termine e di aver rifiutato, con una mentalità chiusa e di parte, misure di buon senso per la stabilità del Paese. È vero che l’FDP da tempo si considera apertamente come un’“opposizione interna” alla coalizione. I liberali si sono presentati come contrappeso ai due partiti (SPD e Verdi), visti come sprofondati in una vera e propria escalation di misure presumibilmente dannose per la salute economica del Paese.

Nel 2017, Christian Lindner aveva mandato in frantumi i negoziati preliminari di coalizione con i Verdi e la CDU di Merkel citando disaccordi fondamentali con i Verdi, riassunti nella sua famosa dichiarazione:“Es ist better nicht zu regieren als schlecht zu regieren” (“È meglio non governare che governare male”). A quel punto, la CDU della Merkel aveva dunque dovuto rivolgersi disperatamente al suo ex partner, l’SPD, che aveva subito una pesante sconfitta elettorale sotto la guida di Martin Schulz. Nell’ottobre 2021, un selfie postato sui social network di Lindner, accompagnato dal futuro ministro dei Trasporti liberale Volker Wissing e dai due leader del Partito Verde – Annalena Baerbock e Robert Habeck – sembrò indicare la possibilità di voltare la pagina e di poter superare l’intransigenza dell’FDP. Per l’ambizioso leader dei liberali tedeschi, il desiderio di governare sembrava più forte della paura di governare male.

Lindner è ritornato al suo ruolo di distruttore di coalizioni del 2017, senza dubbio con l’idea di salvare l’esistenza del suo partito a livello federale, che secondo i sondaggi rischia di scendere sotto la soglia del 5% necessaria per entrare nel Bundestag – a meno che non ottenga 3 mandati diretti via il collegio uninominale.

I membri di un governo hanno il dovere di agire in modo serio e responsabile, senza prenderne le distanze appena sorgono delle difficoltà. Abbiamo il dovere di trovare compromessi, nell’interesse di tutti i cittadini. Ma evidentemente non è questo che interessa a Christian Lindner. Ciò che gli interessa è la sua clientela, la sopravvivenza a breve termine del suo partito. Oggi, all’indomani di un evento così importante come le elezioni americane, un tale egoismo è del tutto incomprensibile.

Per troppo tempo, la messa in scena di disaccordi all’interno della coalizione ha distratto l’attenzione pubblica dalle azioni concrete di questo governo. Stiamo facendo progressi in materia di migrazione irregolare, con una riduzione degli ingressi illegali di oltre il 50% rispetto all’anno scorso. Stiamo facendo passi da gigante anche sul fronte della sicurezza energetica e della protezione del clima: per la prima volta, la Germania è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di sviluppo dell’energia eolica e solare. L’inflazione è scesa al 2%, ed i salari reali e le pensioni sono tornati a crescere. Abbiamo garantito la sobrietà energetica della Germania e stabilizzato i prezzi dell’energia. Qualche anno fa, quasi una persona su quattro lavorava in posti poco retribuiti; oggi solo una su sette. Queste sono buone notizie, frutto delle politiche portate avanti in maniera congiunta dal governo composto da SPD, Verdi e FDP.

Ci vorrà un po’ di tempo per stilare un bilancio completo della coalizione al potere dal novembre 2021, ma il Cancelliere può vantare una serie di successi economici ed ecologici, come il calo dell’inflazione e l’aumento dei salari reali. Tuttavia, altri indicatori economici sono meno rosei: la crescita oscilla tra stagnazione e recessione a seconda del trimestre, la disoccupazione è in aumento, la bilancia commerciale si sta deteriorando e il livello della consumazione e degli investimenti è in calo.

Quando ho assunto la carica di Cancelliere federale, ho prestato giuramento.

Questo giuramento è di grande importanza per me. Ho sempre in mente gli interessi di tutto il Paese. Sono fermamente convinto che non dovremmo mai contrapporre la sicurezza interna, la sicurezza esterna e la protezione sociale. Ciò metterebbe a rischio la nostra coesione e persino la nostra democrazia.

Il motivo per cui sottolineo questo punto è che il Ministro federale Lindner ha chiesto pubblicamente un riorientamento radicale della politica governativa, che prevede tagli fiscali multimiliardari per un piccolo numero di persone con un reddito elevato e, allo stesso tempo, tagli alle pensioni per tutti i pensionati. Una politica di questo tipo non sarebbe né dignitosa né equa. Allo stesso modo, sarebbe assolutamente inaccettabile far piovere regali fiscali mentre si tagliano le finanze delle nostre città e dei nostri comuni. Christian Lindner intende inoltre rinunciare agli investimenti per modernizzare e migliorare la traiettoria climatica del nostro Paese, aumentando così l’incertezza economica e riducendo le nostre possibilità di essere all’avanguardia sulle tecnologie future. Gli Stati Uniti, la Cina e le altre grandi potenze economiche non ci aspetteranno. Infine, Christian Lindner parla, con parole volutamente oscure, di “sfruttare le riserve di efficienza” del nostro sistema di protezione sociale. Ma dietro questa espressione si nascondono tagli drastici al sistema sanitario ed assistenziale, e quindi una riduzione della protezione per coloro che ne hanno più bisogno. È una mancanza di rispetto per tutti coloro che hanno lavorato duramente per ottenere questa sicurezza, per tutti coloro che pagano le tasse e i contributi sociali.

Nella storia politica tedesca, possiamo ritrovare un solo precedente in cui lo scioglimento di una coalizione di governo ha condotto ad un cambio di Cancelliere. 

Nel 1982, il Cancelliere Schmidt (SPD) al governo con l’FDP, stava affrontando una forte opposizione interna all’SPD a causa del suo sostegno agli euromissili Pershing II della NATO. Nel settembre di quello stesso anno, il ministro dell’Economia Otto Graf Lambsdorff (FDP) pubblicò un manifesto “per una politica che superi le debolezze della crescita e combatta la disoccupazione” (Konzept für Politik zur Überwindung der Wachstumsschwäche und zur Bekämpfung der Arbeitslosigkeit). In esso chiedeva una radicale svolta liberale nella politica economica della Germania occidentale. Il mese successivo, dopo il rifiuto di Schmidt di prendere in considerazione le loro proposte, i ministri dell’FDP lasciarono il governo.

A dicembre, un voto di “sfiducia costruttiva” – l’unico mai riuscito in Germania – aveva portato alla vittoria di Helmut Kohl (CDU), allora sostenuto dall’FDP di Genscher, e quindi a nuove elezioni anticipate nel gennaio 1983.

Oggi, Scholz ha deciso di prendere più tempo prima di porre la questione di fiducia in parlamento, sostenendo la necessità di far passare quelle proposte di legge che non possono essere rinviate, più precisamente la riforma europea del diritto d’asilo, la riforma delle aliquote delle imposte sul reddito, la riforma del sistema pensionistico pubblico. In questa fase, l’adozione di queste riforme, alle quali l’FDP, ora all’opposizione, aveva inizialmente sottoscritto, è comunque incerta.

La politica inizia con l’osservazione della realtà. Per la Germania, la realtà è la seguente: la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha modificato profondamente la situazione della sicurezza per gli anni a venire. Dobbiamo aumentare in modo significativo gli investimenti nella nostra difesa e nelle nostre forze armate, soprattutto sulla scia del risultato elettorale degli Stati Uniti. 1,2 milioni di ucraini hanno cercato rifugio nel nostro Paese dal terrore dei bombardamenti russi. È giusto accoglierli. Sosteniamo l’Ucraina nel suo sforzo di difesa, per una somma di quasi 30 miliardi di euro. La sosteniamo anche perché utile rispetto ai nostri propri interessi di sicurezza. Una vittoria russa ci costerebbe molto di più.

Il sostegno all’Ucraina è e rimane una giusta causa.

Ma voglio essere molto chiaro: non sono disposto a finanziare il nostro sostegno all’Ucraina e gli investimenti nella nostra difesa a spese della nostra coesione sociale, a spese delle pensioni, della sanità o dell’assistenza. Abbiamo bisogno di entrambi: sicurezza e coesione sociale. Per questo non chiederò ai cittadini di scegliere tra investire abbastanza nella nostra sicurezza o investire in buoni posti di lavoro, in un’economia moderna ed in infrastrutture di qualità. Questa scelta “o l’una o l’altra” è velenosa. O la sicurezza o la coesione. O il sostegno all’Ucraina o l’investimento nel futuro della Germania. Queste contrapposizioni sono false e pericolose. Forniscono acqua al mulino dei nemici della nostra democrazia. Soprattutto, porre una simile alternativa è del tutto inutile, perché la Germania è un Paese forte. Tra tutte le principali democrazie economicamente sviluppate, abbiamo di gran lunga il rapporto debito/PIL più basso. Esistono soluzioni per finanziare in modo solido la nostra comunità e l’azione pubblica. Esistono soluzioni per un bilancio che rafforzi contemporaneamente la sicurezza interna, esterna e sociale.

Questa è la soluzione che ho proposto.

L’articolo 115 della Legge fondamentale prevede espressamente la possibilità di derogare alle norme costituzionali sul freno al debito in caso di un’emergenza eccezionale. La coalizione aveva già deciso di utilizzare questa disposizione. La guerra di aggressione russa, giunta al terzo anno, e le sue conseguenze, costituiscono una tale emergenza. In una situazione di emergenza, il governo federale non ha solo il diritto di agire: ha il dovere di farlo.

Cosa succederà ora? Il Ministro federale Lindner è stato licenziato dal Presidente federale. In accordo con il vicecancelliere Robert Habeck, ritengo che la Germania abbia bisogno di chiarire rapidamente la sua futura traiettoria politica. Le regolari elezioni federali previste per il prossimo autunno sono ancora lontane. Nelle restanti settimane di sessione del Bundestag fino a Natale, metteremo ai voti tutti i progetti di legge che non possono essere rinviati. Tra questi, la compensazione degli effetti dell’inflazione sull’imposta sul reddito, che garantirà ai lavoratori un aumento del loro stipendio a partire dal primo gennaio. Daremo inoltre priorità alla stabilizzazione del sistema pensionistico pubblico e all’attuazione del nuovo sistema comune europeo di asilo. Infine, adotteremo misure immediate per la nostra industria, per le quali sono in corso colloqui con le aziende, i sindacati e le federazioni industriali. Queste decisioni dovranno essere prese entro l’ultima riunione del Bundesrat di quest’anno, il 20 dicembre. Poi, durante la prima settimana della sessione del Bundestag del prossimo anno, porrò la questione di fiducia, in modo tale che il Bundestag possa pronunciarsi il 15 gennaio. I membri del Bundestag potranno quindi decidere se aprire la strada ad elezioni anticipate. Le elezioni potrebbero svolgersi al più tardi entro la fine del mese di marzo, secondo le scadenze previste dalla Legge fondamentale.

La questione di fiducia verrebbe quindi posta a gennaio, eventualmente seguita da elezioni generali anticipate a marzo, anziché a settembre come inizialmente previsto se non ci fosse stata questa crisi di governo. Ci si chiede quindi se i partiti della coalizione non stiano facendo “tanto rumore per nulla”, dal momento che per appena sei mesi addizionali (nel caso di elezioni a settembre come era stato previsto), il governo avrebbe potuto anche continuare a gestire gli affari correnti fino all’estate, mettendo comunque in atto la fine della coalizione. Olaf Scholz si appresta quindi a entrare in una fase di governo provvisorio di minoranza, rendendo ancora più difficile qualsiasi atto legislativo. Questa soluzione implica la gestione degli affari correnti fino a metà gennaio 2025, con due mesi durante i quali il Paese entrerà probabilmente in una campagna elettorale invernale che probabilmente impedirà di raggiungere qualsiasi accordo.

Secondo un sondaggio INSA di martedì 5 novembre, se le elezioni si tenessero questa domenica, la CDU sarebbe in testa con il 33% dei voti, seguita dall’AfD con il 18%, la SPD con il 15,5% e i Grünen con l’11%. Il nuovo partito Bündnis Sahra Wagenknecht, dovrebbe ottenere l’8% dei voti, mentre l’FDP potrebbe essere eliminato, con il 4,5% nelle intenzioni di voto.

Signore e signori, incontrerò al più presto anche il leader dell’opposizione, Friedrich Merz.

Colgo l’occasione per proporre una collaborazione costruttiva su almeno due questioni decisive per il nostro Paese: il rapido rafforzamento della nostra economia e della nostra difesa. Perché la nostra economia non può aspettare nuove elezioni. In questo momento, abbiamo bisogno di chiarezza per garantire solidi finanziamenti per la nostra sicurezza e la nostra difesa, senza mettere a rischio la coesione del Paese. Sulla scia delle elezioni americane, la questione è più urgente che mai. Dobbiamo prendere le decisioni di cui il nostro Paese ha bisogno. Ne discuterò con i leader dell’opposizione.

Scholz ha basato la sua scelta su valori culturali tedeschi emblematici: l’affidabilità e la continuità dello Stato. La logica sembra paradossale, dal momento che egli stesso si assume la responsabilità dell’instabilità del governo in un contesto di turbolenza economica e geopolitica. A tal fine, chiede anche all’attuale opposizione, la CDU di Friedrich Merz, di collaborare come minimo su misure riguardanti l’economia e la difesa. Non è escluso che Merz, ansioso di dare un’immagine di statista responsabile, possa accettare che la CDU si faccia carico di progetti trasparenti a determinate condizioni. Eppure, forse ci sarebbe da perdere molto di più in termini di capitale politico a collaborare con un Cancelliere “anatra zoppa” come Scholz; soprattutto per un personaggio come Merz che negli ultimi tre anni si è autonominato successore naturale della coalizione uscente e che deve affrontare il pericolo alla sua destra di un AfD alla ribalta.

Cari concittadini, in qualità di Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, continuerò a utilizzare tutte le mie energie per guidare il nostro Paese attraverso questo periodo difficile. Sono convinto che, prendendo le decisioni giuste, usciremo da questa crisi più forti che mai.

Vorrei concludere con una nota personale.

Ho iniziato il mio discorso parlando della necessità del compromesso. È imperativo preservare questa capacità di compromesso. Chi ha osservato gli Stati Uniti nelle ultime settimane ha visto un Paese profondamente diviso, un Paese in cui i disaccordi politici distruggono amicizie e famiglie, in cui l’ideologia ha reso quasi impossibile la cooperazione tra partiti. Dobbiamo fare di tutto per evitare una situazione simile in Germania, tanto più che in futuro dovremo probabilmente affrontare risultati elettorali che ci imporranno di cooperare e scendere a compromessi. Il compromesso è spesso difficile. Ma è ciò che ha reso forte la Germania. È ciò che ci rende unici. Ed è per costruire tali compromessi che sto lavorando come Cancelliere federale.

Il Cancelliere ha concluso il suo discorso, un po’ paradossalmente visto il contesto, elogiando un altro valore politico tedesco: la cultura del compromesso, che contrappone in questo discorso in particolare al modello americano di eccessiva polarizzazione.

Lo stesso Olaf Scholz ha costruito la sua carriera politica sulla capacità di mettere insieme diverse tendenze all’interno del proprio partito e di creare coalizioni eterogenee: sindaco della città di Amburgo, di sinistra ma piuttosto identificata con l’ala destra dei socialdemocratici, è entrato nel governo nel 2017 come capo di una coalizione che né la CDU né il suo partito volevano, dopo il fallimento dei negoziati con l’FDP e i Verdi. Si è distinto per la difesa della disciplina di bilancio nella lunga tradizione di Gerhard Schröder. Sconfitto nella sua corsa alla leadership dell’SPD nel 2019, Scholz ha poi ottenuto la nominazione come Spitzenkandidat nel 2021 per guidare il proprio partito durante le elezioni legislative, pur essendo relativamente impopolare tra i militanti di una base che è più a sinistra rispetto alla sua posizione ideologica.  

Nel programma di governo, ha sostenuto misure per una politica sociale ambiziosa, presentandosi come sostenitore di una politica fiscale espansionistica. Questa malleabilità ha creato l’immagine di un leader indeciso e debole. Proprio per questo, il discorso di oggi che “batte i pugni sul tavolo” e che presenta un bilancio di tre anni di governo, è forse il momento meno “scholziano” della sua carriera.

Grazie mille.

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