Per la seconda volta nella storia la Repubblica Islamica ha attaccato questa sera Israele dal suo territorio. Questo cambiamento strategico si basa su una nuova dottrina, enunciata in aprile dal regime iraniano: “la nuova equazione”.

  • Il 12 aprile, secondo l’esercito israeliano, erano stati lanciati dall’Iran più di 300 proiettili – droni, missili da crociera e missili balistici. L’operazione è stata un fallimento tattico. La maggior parte delle munizioni (circa il 99%) è stata intercettata fuori dallo spazio aereo israeliano.
  • Il giorno dopo l’attacco, eseguito in rappresaglia dell’assassinio del generale Zahedi nel consolato iraniano a Damasco, l’ufficiale più alto in grado dell’esercito iraniano, Mohammed Hossein Baqeri, ha formulato una nuova dottrina, dichiarando: “con questa operazione è stata stabilita una nuova equazione: se il regime sionista attacca, sarà contrattaccato direttamente dal territorio iraniano”.

Questo cambiamento nella natura del confronto tra Iran e Israele non ha ripristinato l’equilibrio.

  • L’asimmetria tecnologica e militare è ormai fondamentale. Come ha spiegato Ghassan Salamé nelle nostre pagine: “L’Iran ha due leve che gli sono costate diverse decine di miliardi: da un lato il programma nucleare, dall’altro le attività di cinque relè regionali – Hezbollah, l’Hashd, gli Houthi, Hamas e la Jihad islamica. Una guerra generale in cui l’aviazione israeliana potrebbe dimostrare la sua supremazia mette a rischio questo sistema”.
  • Dopo l’attacco di aprile, Israele ha preso di mira diversi membri chiave delle forze di Teheran nella regione, sia in Libano (Fouad Chokor a Beirut il 30 luglio e Abbas Nilforoushan e Hassan Nasrallah ancora a Beirut il 27 settembre) sia in territorio iraniano (Ismail Haniya ucciso a Teheran il 31 luglio).

In una dichiarazione rilasciata dai Guardiani della rivoluzione durante l’attacco di oggi, 1° ottobre, il regime iraniano sembra rivendicare la dottrina della nuova equazione.

  • Nell’annunciare di aver lanciato “decine di missili contro Israele”, i pasdaran affermano che “Israele sarà preso di mira ancora una volta in caso di risposta”, ma considerano questo attacco missilistico come una “rappresaglia per l’assassinio di Haniyeh, Nasrallah e Nilforoushan”.
  • Sebbene ciò possa sembrare controintuitivo, secondo la nuova dottrina iraniana questo attacco sembra quindi rivendica soprattutto di ristabilire un equilibrio.

Mentre i funzionari israeliani hanno affermato che “l’Iran pagherà un prezzo pesante” per l’attacco, la missione iraniana presso le Nazioni Unite ha dichiarato che se Israele “oserà rispondere o commettere ulteriori atti malvagi, seguirà una risposta successiva e schiacciante”.

  • Venerdì scorso, Benjamin Netanyahu, parlando dal podio delle Nazioni Unite dopo avere approvato il raid che avrebbe portato all’eliminazione di Nasrallah, ha dichiarato che nessun obiettivo in Iran era fuori dalla portata delle armi di Israele.
  • Il regime iraniano appare notevolmente indebolito da questa sequenza. Come ha dichiarato una fonte militare al Grand Continent: “In teoria, una dimostrazione di potenza militare dovrebbe dissuadere gli avversari o i rivali. In questo caso, l’incapacità di colpire obiettivi specifici mette semplicemente in evidenza l’inefficienza o i limiti dell’arsenale iraniano. Invece di incutere timore o rafforzare la sua posizione sulla scena internazionale, dimostra un fallimento tecnico e strategico, indebolendo ulteriormente l’immagine del regime sia in patria che all’estero”.