large language models<\/em> (LLM) attualmente disponibili, otto sono stati sviluppati negli Stati Uniti, mentre gli altri due hanno avuto origine in Cina.\u00bb. Questo ritardo minaccia non solo la nostra competitivit\u00e0, ma anche la nostra sovranit\u00e0, in un mondo in cui le dipendenze tecnologiche si trasformano in leve di influenza politica ed economica decisive.<\/p>\n\n\n\nDi fronte a questo divario, Draghi difende la possibilit\u00e0 di una rifondazione del modello economico ed energetico europeo. La risposta deve articolarsi attorno a una necessit\u00e0: affinch\u00e9 l\u2019Europa diventi \u00ab un luogo attraente per l\u2019innovazione, [\u00e8 necessario ridurre] i prezzi dell\u2019energia \u00bb, dato che il costo dell\u2019elettricit\u00e0 nel continente resta \u00ab due o tre volte pi\u00f9 alto che negli Stati Uniti \u00bb.<\/p>\n\n\n\n
Lo sviluppo delle infrastrutture digitali, il finanziamento delle tecnologie di rottura e l\u2019integrazione dei mercati finanziari europei sono condizioni essenziali per fermare l\u2019emorragia di talenti e capitali verso l\u2019estero. L\u2019ex presidente del Consiglio italiano propone una semplificazione normativa, evidenziando come le barriere interne nell\u2019Unione equivalgano a dazi del 45% sull\u2019industria manifatturiera e del 110% sui servizi. Nell\u2019era della guerra commerciale trumpiana, \u00abspesso siamo noi stessi il nostro peggior nemico in questo senso\u00bb.<\/p>\n\n\n\n
Ma Draghi non si \u00e8 limitato alle sole considerazioni economiche. Si \u00e8 detto convinto che queste riforme non possano realizzarsi senza un\u2019azione collettiva forte. In uno dei passaggi pi\u00f9 incisivi del suo discorso, ha sottolineato la necessit\u00e0 di una trasformazione radicale del processo decisionale e della governance. L\u2019Europa deve operare con un livello di coordinamento senza precedenti: \u00abper far fronte a queste sfide, \u00e8 ogni giorno pi\u00f9 chiaro che dobbiamo agire sempre pi\u00f9 come se fossimo un unico stato.\u00bb<\/p>\n\n\n\n
Questo obiettivo implica una decisione storica: l\u2019Europa deve superare i suoi blocchi istituzionali e abbandonare l\u2019immobilismo. Draghi \u00e8 molto chiaro: \u00ab Non si pu\u00f2 dire no a tutto: se rifiutiamo il debito comune, il mercato unico, l\u2019unione dei mercati dei capitali, dobbiamo ammettere che non siamo in grado di difendere i valori fondamentali dell\u2019Unione europea. \u00bb<\/p>\n\n\n\n
In una fase preoccupante, in cui una certa passivit\u00e0 sembra aver contagiato parte delle \u00e9lite politiche del continente, questo appello all\u2019azione si fonda su un\u2019osservazione essenziale: \u00abla forza delle democrazie europee\u00bb nel suo legame con l’innovazione. <\/p>\n\n\n\n
Ma Draghi non si limita a dipingere un quadro allarmante, il punto di partenza \u00e8 chiaro: \u00abdobbiamo essere ottimisti.\u00bb <\/p>\n\n\n\n
\u00abSe agiamo con decisione e rendiamo l’Europa un luogo attraente per l’innovazione, abbiamo l’opportunit\u00e0 di invertire la fuga di cervelli che ha spinto al di l\u00e0 dell\u2019Atlantico i nostri migliori scienziati. Il rapporto individua diversi modi per espandere la nostra capacit\u00e0 di ricerca e, se lo faremo, la nostra tradizione di libert\u00e0 accademica e assenza di orientamento culturale nei finanziamenti governativi potranno diventare il nostro vantaggio comparativo\u00bb.\u00a0<\/p>\n\n\n\n
\u00c8 un piacere tornare qui al Parlamento europeo per discutere il seguito del rapporto sulla competitivit\u00e0 dell’Europa.<\/p>\n\n\n\n
Il contributo dei rappresentanti eletti \u00e8 stato cruciale nel processo di preparazione del rapporto, e molti membri del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali mi hanno contattato dopo la sua pubblicazione.<\/p>\n\n\n\n
Le vostre reazioni sono state preziose per contribuire ad affinare le proposte e per dare impulso al cambiamento.<\/p>\n\n\n\n
Il vostro impegno sottolinea la forza delle democrazie europee, cos\u00ec come la necessit\u00e0 che tutti gli attori lavorino insieme per trasformare l’Europa.<\/p>\n\n\n\n
I cambiamenti cui abbiamo assistito dalla pubblicazione del rapporto a oggi sono ampiamente in linea con le tendenze in esso delineate. Ma il senso dell\u2019urgenza di intraprendere il cambiamento radicale auspicato dal rapporto si \u00e8 fatto ancora pi\u00f9 forte.<\/p>\n\n\n\n
In primo luogo, il ritmo dei progressi nell’intelligenza artificiale ha accelerato rapidamente.<\/p>\n\n\n\n
Abbiamo visto modelli all’avanguardia raggiungere quasi il 90 per cento di accuratezza nei test di riferimento per il ragionamento scientifico, superando i punteggi degli esperti umani. E abbiamo visto i modelli diventare molto pi\u00f9 efficienti: i costi di addestramento sono diminuiti di un fattore dieci e quelli di inferenza di un fattore superiore a venti.<\/p>\n\n\n\n
Per il momento, la maggior parte dei progressi sta avendo luogo fuori dall’Europa. Dei dieci principali large language models<\/em> attualmente disponibili, otto sono stati sviluppati negli Stati Uniti, mentre gli altri due hanno avuto origine in Cina.<\/p>\n\n\n\nOgni giorno di ritardo fa s\u00ec che la frontiera tecnologica si allontani ulteriormente da noi. La diminuzione dei costi, tuttavia, \u00e8 anche un’opportunit\u00e0 per recuperare terreno pi\u00f9 velocemente.<\/p>\n\n\n\n
In secondo luogo, i prezzi del gas naturale rimangono altamente volatili, con un aumento di circa il 40% da settembre, e i margini sulle importazioni di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti sono aumentati in misura significativa rispetto allo scorso anno.<\/p>\n\n\n\n
Anche i prezzi dell’energia elettrica sono generalmente aumentati in tutti i paesi, e continuano a essere due o tre volte superiori rispetto a quelli degli Stati Uniti. E abbiamo visto il tipo di tensioni interne cui potremmo andare incontro se non agissimo con urgenza per affrontare le sfide create dalla transizione energetica.<\/p>\n\n\n\n
Durante la grave Dunkelflaute<\/em> del dicembre dello scorso anno, per esempio \u2013 quando l’energia solare ed eolica \u00e8 scesa quasi a zero \u2013 i prezzi dell’energia in Germania sono cresciuti di oltre dieci volte rispetto alla media annuale. Questo, a sua volta, ha causato forti aumenti di prezzo in Scandinavia, con paesi costretti a esportare energia per colmare il divario, il che a sua volta ha indotto alcuni di essi a prendere in considerazione la possibilit\u00e0 di rinviare i progetti di interconnessione.<\/p>\n\n\n\nParallelamente, le minacce crescenti alle infrastrutture critiche sottomarine sottolineano come sia imperativo, dal punto di vista della sicurezza, sviluppare e proteggere le nostre reti.<\/p>\n\n\n\n
In terzo luogo, quando \u00e8 stato redatto il rapporto, il principale tema geopolitico era l’ascesa della Cina. Ora, invece, l’Ue si trova a dover affrontare, nei prossimi mesi, i dazi imposti dalla nuova amministrazione USA, che ostacoleranno l’accesso al nostro principale mercato di esportazione.<\/p>\n\n\n\n
L’aumento dei dazi statunitensi verso la Cina, inoltre, reindirizzer\u00e0 verso l’Europa l’eccesso di capacit\u00e0 produttiva cinese, colpendo ulteriormente le imprese europee. Ed effettivamente le grandi aziende dell’Ue sono pi\u00f9 preoccupate di questo effetto che della perdita di accesso al mercato USA.<\/p>\n\n\n\n
Potremmo anche trovarci di fronte a politiche congegnate in modo da attrarre le aziende europee e spingerle a produrre di pi\u00f9 negli Stati Uniti, attraverso tasse pi\u00f9 basse, energia pi\u00f9 economica e deregolamentazione. Ampliare la capacit\u00e0 industriale negli Stati Uniti \u00e8 una parte fondamentale del piano del governo per far s\u00ec che i dazi non generino effetti inflazionistici.<\/p>\n\n\n\n
E se davvero le dichiarazioni recenti ci dicono qualcosa del nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati sostanzialmente soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa.<\/p>\n\n\n\n
Per far fronte a queste sfide, \u00e8 ogni giorno pi\u00f9 chiaro che dobbiamo agire sempre pi\u00f9 come se fossimo un unico stato. La complessit\u00e0 di una risposta di policy che coinvolge la ricerca, l’industria, il commercio e la finanza richieder\u00e0 un livello di coordinamento senza precedenti fra tutti gli attori: i governi e i parlamenti nazionali, la Commissione, il Parlamento europeo.<\/p>\n\n\n\n
La risposta dev\u2019essere rapida perch\u00e9 il tempo non \u00e8 dalla nostra parte, con l’economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce. La risposta dev\u2019essere commisurata all’entit\u00e0 delle sfide. E dev\u2019essere focalizzata in maniera chirurgica sui settori che potranno in futuro trainare ulteriormente la crescita.<\/p>\n\n\n\n
Velocit\u00e0, scala e intensit\u00e0 saranno essenziali. <\/p>\n\n\n\n
Dobbiamo creare le condizioni affinch\u00e9 le aziende innovative possano crescere in Europa, anzich\u00e9 rimanere piccole o trasferirsi negli Stati Uniti. Ci\u00f2 significa abbattere le barriere interne, standardizzare, armonizzare e semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato dei capitali pi\u00f9 basato sull’equity.<\/p>\n\n\n\n
Spesso siamo noi stessi il nostro peggior nemico in questo senso.<\/p>\n\n\n\n
Abbiamo un mercato interno di dimensioni analoghe a quello degli Stati Uniti. Abbiamo il potenziale per agire su vasta scala. Ma il Fondo monetario internazionale stima che le nostre barriere interne equivalgano a un dazio di circa il 45% per il settore manifatturiero e del 110% per i servizi.<\/p>\n\n\n\n
E abbiamo scelto un approccio normativo che ha privilegiato la cautela rispetto all’innovazione, specialmente nel settore digitale. Ad esempio, si stima che il GDPR abbia accresciuto del 20% il costo dei dati per le aziende dell’Ue.<\/p>\n\n\n\n
In Europa abbiamo anche molti risparmi che potremmo utilizzare per finanziare l’innovazione. Ma i nostri paesi, con poche significative eccezioni, si affidano per lo pi\u00f9 ai prestiti bancari, che generalmente non sono adatti a questo scopo. Questo ci porta ogni anno a investire oltre 300 miliardi di euro di risparmi all’estero, perch\u00e9 qui le opportunit\u00e0 di investimento mancano.<\/p>\n\n\n\n
Dobbiamo aiutare le nostre aziende leader a recuperare il ritardo accumulato nella corsa all’IA, convogliando maggiori investimenti verso le infrastrutture informatiche e le reti digitali. L’Iniziativa sugli “EU AI Champions”, recentemente annunciata, \u00e8 un buon esempio di come il settore pubblico e quello privato possano lavorare insieme per contribuire a colmare pi\u00f9 rapidamente il divario di innovazione.<\/p>\n\n\n\n
Se agiamo con decisione e rendiamo l’Europa un luogo attraente per l’innovazione, abbiamo l’opportunit\u00e0 di invertire la fuga di cervelli che ha spinto al di l\u00e0 dell\u2019Atlantico i nostri migliori scienziati. Il rapporto individua diversi modi per espandere la nostra capacit\u00e0 di ricerca e, se lo faremo, la nostra tradizione di libert\u00e0 accademica e assenza di orientamento culturale nei finanziamenti governativi potranno diventare il nostro vantaggio comparativo. <\/p>\n\n\n\n
Dopodich\u00e9, dobbiamo ridurre i prezzi dell’energia.<\/p>\n\n\n\n
Questo \u00e8 diventato un imperativo non solo per le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate. Si stima che il consumo energetico dei data center in Europa sar\u00e0 pi\u00f9 che triplicato entro la fine di questo decennio. <\/p>\n\n\n\n
Ma allo stesso tempo \u00e8 sempre pi\u00f9 chiaro che la decarbonizzazione stessa pu\u00f2 essere sostenibile solo se se ne anticipano i benefici.<\/p>\n\n\n\n
Il rapporto individua una lunga serie di motivazioni per gli alti prezzi dell’energia in Europa, anche al di l\u00e0 del fatto che l’Ue non sia un grande produttore di gas naturale: il limitato coordinamento nell’approvvigionamento di gas naturale, il funzionamento del mercato dell’energia, i ritardi nell’installazione di capacit\u00e0 rinnovabile, le reti poco sviluppate, l’elevata tassazione e i margini finanziari.<\/p>\n\n\n\n
Questi e altri fattori dipendono interamente da noi e quindi possono essere cambiati se abbiamo la volont\u00e0 di farlo.<\/p>\n\n\n\n
Il rapporto propone diverse misure al riguardo: la riforma del mercato dell’energia, una maggiore trasparenza nel commercio dell’energia, un ricorso pi\u00f9 diffuso ai contratti a lungo termine per la fornitura di energia e agli acquisti a lungo termine di gas naturale, nonch\u00e9 investimenti massicci nelle reti e nelle interconnessioni.<\/p>\n\n\n\n
Auspica, inoltre, non solo una maggiore velocit\u00e0 nell\u2019installazione di rinnovabili, ma anche investimenti nella generazione di baseload<\/em> pulito e in soluzioni di flessibilit\u00e0 cui poter attingere quando le fonti rinnovabili non generano energia.<\/p>\n\n\n\nAllo stesso tempo, dobbiamo garantire condizioni di parit\u00e0 per il nostro settore delle tecnologie pulite innovative, in modo che possa beneficiare delle opportunit\u00e0 della transizione. La decarbonizzazione non pu\u00f2 voler dire che si perdano posti di lavoro nel settore green perch\u00e9 le imprese dei paesi con maggiori sovvenzioni statali possono conquistare quote di mercato.<\/p>\n\n\n\n
Il rapporto, infine, affronta varie vulnerabilit\u00e0 dell’economia europea, una delle quali \u00e8 il nostro sistema di difesa, dove la frammentazione della capacit\u00e0 industriale lungo linee nazionali impedisce di raggiungere la scala necessaria.<\/p>\n\n\n\n
Anche se collettivamente siamo il terzo maggiore investitore in difesa al mondo, la nostra capacit\u00e0 produttiva non ci consentirebbe di soddisfare un\u2019impennata della spesa per la difesa. I nostri sistemi di difesa nazionali non sono n\u00e9 interoperabili n\u00e9 standardizzati in alcune parti chiave della catena di approvvigionamento.<\/p>\n\n\n\n
Questo \u00e8 uno dei tanti esempi in cui l’UE \u00e8 meno della somma delle sue parti.<\/p>\n\n\n\n
Oltre ad agire per modernizzare l’economia europea, dobbiamo gestire la transizione per le nostre industrie tradizionali.<\/p>\n\n\n\n
Queste industrie rimangono importanti per l’Europa. Dal 2012, i dieci settori che hanno registrato la crescita di produttivit\u00e0 pi\u00f9 rapida sono quasi esclusivamente i cosiddetti settori mid-tech, come l’industria automobilistica e la meccanica.<\/p>\n\n\n\n
Il settore manifatturiero impiega inoltre circa 30 milioni di persone, contro i 13 milioni degli Stati Uniti. E in questo mondo in cui le relazioni geopolitiche si evolvono e il protezionismo \u00e8 in ascesa, \u00e8 diventato strategico mantenere industrie come quella siderurgica e quella chimica, che forniscono input all’intera economia e sono fondamentali per la difesa.<\/p>\n\n\n\n
Il sostegno all\u2019industria tradizionale viene spesso rappresentato come una scelta binaria. O scegliamo di lasciare che scompaiano e permettiamo alle risorse di spostarsi verso nuovi settori; oppure sacrifichiamo lo sviluppo di nuove tecnologie e, in ultima analisi, ci rassegniamo a una crescita permanentemente bassa.<\/p>\n\n\n\n
Ma la scelta non dev\u2019essere necessariamente cos\u00ec netta. Se realizziamo le riforme necessarie per rendere l’Europa pi\u00f9 innovativa, molti dei compromessi tra questi obiettivi si attenueranno.<\/p>\n\n\n\n
Ad esempio, se sfruttiamo le economie di scala del nostro mercato UE e integriamo il nostro mercato dell’energia, i costi di produzione si abbasseranno ovunque. Saremo quindi in una posizione migliore per gestire gli eventuali effetti collaterali, ad esempio, della fornitura di energia a basso costo alle industrie ad alta intensit\u00e0 energetica.<\/p>\n\n\n\n
Se offriamo in Europa un tasso di rendimento pi\u00f9 competitivo e mercati dei capitali pi\u00f9 efficienti, i nostri risparmi resteranno naturalmente qui da noi. Avremo cos\u00ec un bacino di capitali privati pi\u00f9 ampio per finanziare sia le nuove tecnologie sia le industrie consolidate che mantengono un vantaggio competitivo.<\/p>\n\n\n\n
E se eliminiamo le nostre barriere interne e innalziamo la crescita della produttivit\u00e0, questo ci aiuter\u00e0 ad ampliare il nostro effettivo spazio fiscale. Cos\u00ec facendo avremo una maggiore capacit\u00e0 di finanziare progetti con finalit\u00e0 di interesse pubblico ma che il settore privato difficilmente toccherebbe, come la decarbonizzazione dell’industria pesante.<\/p>\n\n\n\n
Per fare un esempio, il rapporto stimava che un aumento della produttivit\u00e0 totale dei fattori di appena il 2% nei prossimi dieci anni ridurrebbe di un terzo per i governi i costi fiscali connessi al finanziamento degli investimenti necessari.<\/p>\n\n\n\n
Allo stesso tempo, l’eliminazione delle barriere interne aumenter\u00e0 i moltiplicatori fiscali di questi investimenti.<\/p>\n\n\n\n
Vi sono solide evidenze del fatto che i moltiplicatori fiscali si riducono con l’apertura commerciale, perch\u00e9 parte dell’impulso fiscale sar\u00e0 soddisfatta da un aumento delle importazioni. E l’economia europea \u00e8 molto aperta al commercio \u2013 pi\u00f9 del doppio rispetto al livello degli Stati Uniti \u2013 il che \u00e8 un sintomo delle nostre elevate tariffe interne.<\/p>\n\n\n\n
Considerato che l\u2019espansione nel nostro mercato interno \u00e8 di fatto limitata, le imprese dell’Ue hanno cercato opportunit\u00e0 di crescita all’estero, mentre le importazioni sono diventate relativamente pi\u00f9 attraenti con la riduzione delle tariffe esterne. <\/p>\n\n\n\n
Ma se abbassassimo queste barriere interne, assisteremmo a un forte riorientamento della domanda verso il nostro mercato. A quel punto l’apertura commerciale diminuirebbe naturalmente e la politica fiscale diventerebbe proporzionalmente pi\u00f9 potente.<\/p>\n\n\n\n
La Commissione ha recentemente lanciato la sua \u201cbussola della competitivit\u00e0\u201d, che abbraccia questa agenda. Gli obiettivi della Bussola sono pienamente in linea con le raccomandazioni del rapporto e segnalano un necessario riorientamento delle principali politiche europee.<\/p>\n\n\n\n
Ora \u00e8 importante che la Commissione riceva tutto il sostegno necessario sia nel l’attuazione del programma che nel suo finanziamento. Il fabbisogno finanziario \u00e8 enorme: una stima prudente si aggira tra i 750 e gli 800 miliardi di euro all’anno.<\/p>\n\n\n\n
Per accrescere la capacit\u00e0 di finanziamento, la Commissione propone un’apprezzabile razionalizzazione degli strumenti di finanziamento dell’Ue. Ma non sono in programma nuovi fondi europei. Il metodo proposto \u00e8 quello di combinare gli strumenti europei con un uso pi\u00f9 flessibile degli aiuti di stato coordinati da un nuovo strumento europeo.<\/p>\n\n\n\n
Se da un lato ci auguriamo che questa struttura riesca a fornire il necessario sostegno finanziario, dall\u2019altro il successo dipender\u00e0 dal fatto che gli stati membri utilizzino lo spazio fiscale a loro disposizione e siano disposti ad agire nell\u2019ambito di un quadro europeo.<\/p>\n\n\n\n
La Commissione \u00e8 solo uno degli attori. Pu\u00f2 fare molto nelle sue aree di competenza esclusiva, come il commercio e le politiche di concorrenza. Ma non pu\u00f2 agire da sola. Il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e i governi nazionali devono essere al suo fianco.<\/p>\n\n\n\n
Il Parlamento ha un ruolo fondamentale nel rendere pi\u00f9 rapide le decisioni dell’Ue. Se seguiamo le nostre procedure legislative consuete \u2013 che spesso richiedono fino a venti mesi \u2013 le nostre risposte di policy potrebbero risultare gi\u00e0 obsolete non appena verranno prodotte.<\/p>\n\n\n\n
Contiamo anche sul fatto che il Parlamento agisca da protagonista: per costruire unit\u00e0 politica, per dare impulso al cambiamento, per chiedere conto ai policymaker<\/em> delle loro esitazioni e per dare attuazione a un programma d’azione ambizioso.<\/p>\n\n\n\nPossiamo rinvigorire lo spirito innovativo del nostro continente. Possiamo riacquistare la nostra capacit\u00e0 di difendere i nostri interessi. E possiamo dare speranza ai nostri cittadini.<\/p>\n\n\n\n
I governi e i parlamenti nazionali del nostro continente, la Commissione e il Parlamento europeo sono chiamati a essere i custodi di questa speranza in un momento di svolta nella storia dell’Europa.<\/p>\n\n\n\n
Se saremo uniti, saremo all’altezza della sfida e la vinceremo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
Dopo le parole di Sergio Mattarella contro il \u00ab vassallaggio felice \u00bb, il gi\u00e0 presidente del Consiglio e banchiere centrale ha pronunciato ieri a Bruxelles un discorso chiave: un manifesto europeo per l\u2019era Trump. <\/p>\n
Questo appello all\u2019azione parte da un imperativo: \u00abdobbiamo essere ottimisti\u00bb. <\/p>\n
E da una direzione chiara: \u00ab \u00abper far fronte a queste sfide, \u00e8 ogni giorno pi\u00f9 chiaro che dobbiamo agire sempre pi\u00f9 come se fossimo un unico stato.\u00bb<\/p>\n
Ne proponiamo qui la traduzione integrale.<\/p>\n","protected":false},"author":7,"featured_media":29823,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"templates\/post-speeches.php","format":"standard","meta":{"_acf_changed":false,"_trash_the_other_posts":false,"footnotes":""},"categories":[2265],"tags":[],"geo":[2086],"class_list":["post-29848","post","type-post","status-publish","format-standard","hentry","category-rapporto-draghi-un-dibattito-europeo","staff-il-grand-continent","geo-europa"],"acf":[],"yoast_head":"\n
Che fare nell\u2019era Trump? Il manifesto europeo di Mario Draghi - Il Grand Continent<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n